domenica 31 dicembre 2006

mercoledì 27 dicembre 2006

Il coraggio di un progetto. Paolo Del Debbio

http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=144453

Berlusconi ha in mente di fondare l'Università del pensiero liberale.

martedì 26 dicembre 2006

Il fattore "B"

"B" come Berlusconi o come bipolarismo.
Non sono il solo a parlarne ed il fenomeno non va sottovalutato: da quando il Cavaliere è entrato in politica il bipolarismo si è "scatenato" immediatamente. Infatti si sono creati due schieramenti opposti: quelli contro e quelli a favore di Berlusconi. Nessuno spazio intermedio, niente centro e nessuna possibilità di sottrarsi alla scelta se non chiamandosi fuori.
E' un fatto incontrovertibile ed una rivoluzione per le italiche consuetudini di voto. Ci eravamo abituati a votare per il nostro partito prediletto, a scegliere i candidati con le preferenze e sperare che ottenesse voti sufficienti per "pesare" il più possibile nella formazione del governo o, in caso di sconfitta, perché facesse una efficace opposizione.
Da Berlusconi in poi cambia tutto. Intanto sparisce il consociativismo, che consentiva all'opposizione comunista di concordare le leggi in cambio di pace sociale e favori di vario tipo; poi scatta la necessità di coalizzarsi per effetto della legge maggioritaria ed infine l'uscita di scena dei partiti storici, rimescola le carte della politica e vede la nascita di Forza Italia.
L'uomo nuovo della politica italiana catalizza immediatamente attorno alla sua figura carismatica approvazioni e dissensi, spesso ambedue di forte intensità: il Cav. non è personaggio da suscitare sentimenti tiepidi e flemmatici.
Detto questo (frase abusata dai politici) non rimane che analizzare il motivo del fattore "B".
A mio avviso B. rappresenta l'antipolitico che vuole portare efficienza alla macchina dello Stato, che non ha bisogno di "rubare" perché è ricco di suo, che pensa e vede tutti i problemi come il cittadino comune e non da politico, che vorrebbe eliminare le storture, le ingiustizie e le lentezze della burocrazia, che capisce da imprenditore di successo le priorità, che privilegia il fare e non il parlare: insomma l'uomo della Provvidenza per gli uni, l'imprenditore che difende e persegue i propri interessi, per gli altri. Tertium non datur.
Ecco perché in Italia non esiste elettore che non abbia preso posizione su Berlusconi ed ecco perché qualsiasi scelta di campo non può prescindere da: con o contro, destra o sinistra, di qua o di là. E' possibile e spesso comodo dichiararsi di centro quando si discute di politica tra conoscenti, le posizioni moderate vanno per la maggiore e tolgono dall'imbarazzo della scelta di campo, ma quando si entra nella cabina elettorale è impossibile non scegliere.
Un'ultima considerazione: Berlusconi è stato massacrato dalla stampa ostile sin dalla prima uscita pubblica; ritengo che molti suoi oppositori siano vittime dello stillicidio mediatico di calunnie che ha loro impedito un giudizio sereno e imparziale.
La partita è appena cominciata ed il gioco si fa appassionante.


venerdì 22 dicembre 2006

Quando i disoccupati diminuiscono. Davide Giacalone

L’occupazione aumenta e la disoccupazione scende ai livelli più bassi da quando si sono adottate le nuove serie storiche, nel 1992. E’ una bella notizia, resa ancora migliore dal crescere del tasso d’occupazione femminile, ma è sparita dalle prime pagine dei giornali, è relegata fra le note economiche, come se l’aumento dell’occupazione non sia una grande conquista per tutti.
Infatti non lo è, giacché molti, specie nella maggioranza di governo, guardano a questo dato con sospetto, quando non con fastidio.
L’Italia riassorbe disoccupazione nel mentre non riesce a far decollare la produzione, attraversa periodi di crescita lenta, qualche volta di non crescita, ma aumenta i posti di lavoro. Di più: siamo quelli che ci riescono meglio in Europa, trovandoci, una volta tanto, a far da esempio virtuoso. Ma questo fa storcere la bocca a molti perché, come sottolinea la Cgil, “aumenta la precarietà”. A me pare che aumenti davvero, ma quella mentale di molti politici e sindacalisti. I posti di lavoro si creano consentendo elasticità al mercato. Certo, diciamolo in modo piatto: più si consente di potere licenziare e più s’invoglia ad assumere. C’è a chi piace un mercato molto regolato, molto corporativizzato e con alta disoccupazione. Noi preferiamo un mercato deregolamentato (ma controllato), dove i lavoratori sono liberi di amministrarsi e con bassa disoccupazione. Lascio ai cultori della materia stabilire quale sia la posizione di sinistra, ma avverto che un tempo sarebbe stato bestemmiare assegnare tale bollino alle politiche conservatrici ed alla protezione dei più garantiti.
Prima il pacchetto Treu, poi la legge Biagi, hanno rimesso in moto l’assorbimento di disoccupazione. A Biagi, che ha pagato con la vita, si deve la svolta che mette l’Italia all’avanguardia. Si tratterebbe di andare avanti, non solo assorbendo ancora disoccupati, ma spingendo anche i molti non occupati che non cercano lavoro a prendere in considerazione l’opportunità di guadagnare. Nel momento in cui si tocca il record positivo di bassa disoccupazione non dobbiamo, infatti, dimenticare che in Italia lavorano ancora troppo poche persone, per troppo poco tempo e con troppo poca produttività. Insomma, di cose da fare ce ne sono ancora molte, ma è un pessimo segnale che una tale notizia venga occultata e che ancora si sentano le voci regressive, corporative e conservatrici che vorrebbero tornare indietro.

sabato 16 dicembre 2006

Orgoglio e pregiudizio. Monica

L’attuale Governo ha più volte sostenuto di aver ereditato una nazione allo sbando, con un rapporto deficit/PIL molto superiore a quel 3% fissato dai parametri di Maastricht.Questo il principale problema per far digerire ai contribuenti il varo di una Manovra finanziaria piuttosto “pesante” finalizzata, si è detto dalle stanze del Palazzo, a portare il rapporto al 2,8% ovvero sotto la soglia del 3% fissata dalla UE.La convinzione e l’insistenza con le quali l’Unione ha asserito che il rapporto deficit/PIL fosse al 5% ha finito per diventare una verità riconosciuta ed accettata. La realtà tuttavia è ben diversa e, date le premesse, sorprendente. Chi vorrà sobbarcarsi per qualche minuto la lettura di pochi numeri ne riceverà in cambio una piacevole sorpresa…
L’OCSE stima il rapporto deficit/PIL per il 2006 al 4,8%. Su di esso grava la decisone del Consiglio europeo del 14 settembre 2006 relativa all’IVA sugli automezzi aziendali. Essa pesa per 17 mld, secondo l’OCSE pari all’1% del PIL, e si riferisce al periodo 01.01.2003-14.09.2006.A carico del bilancio 2006 ci sono quindi 9 mesi su 45, pari allo 0,2%. Il rapporto deficit/PIL, di pertinenza 2006, è perciò di 4,8% – 1,0% (effetto sentenza IVA su oltre 3 anni) + 0,2% (quota sentenza IVA per il 2006). Cioè 4,0%.Questo dato non tiene conto delle maggiori entrate finanziarie dei primi 11 mesi dell’anno pari a 33,8 mld che corrispondono al 2,4% del PIL.Il rapporto deficit/PIL reale è dunque: 4,0% - 2,4% = 1,6%. Ciò al netto dell'aumento delle entrate di dicembre e dell'andamento della spesa nel 2006..
La Finanziaria 2007 viene così ad avere il grottesco obiettivo, attraverso un gigantesco prelievo, di portare il rapporto deficit/PIL dall’1,6% al 2,8% !.
Il Governo però, per evitare che la propria credibilità subisca il definitivo colpo di grazia, sembra orientato ad imputare le maggiori entrate del 2006 all’esercizio 2007. Cosa tecnicamente consentita ma che resta pur sempre un tentativo di nascondere la verità ai cittadini contribuenti sullo stato dei conti dell’anno in corso. Questa decisione avrà l’effetto ulteriore di ottenere un Bilancio 2007 eccezionalmente buono permettendo all’Esecutivo Prodi di attribuirsi i meriti del Governo Berlusconi..
posted by Monica at 19:05 28 comments

giovedì 14 dicembre 2006

Le trasmissioni riprenderanno il più presto possibile...

Mi sarebbe piaciuto cominciare con un "dove eravamo rimasti", ma la persona che pronunciò questa frase merita tanto rispetto che non oso scriverla.
Insomma sono tornato tra gli amici blogger e debbo dire che mi sono mancati, anche se un periodo di forzata lontananza da internet, lo consiglierei a tutti.
La cosa più entusiasmante che mi è capitata in questo periodo? Aver partecipato, a Roma, alla grande adunata del popolo di centrodestra del 2 dicembre. Non si poteva mancare! Tra qualche anno diremo: c'ero anch'io.
La fase politica è in movimento e credo che nessuno sappia cosa succederà: personalmente ritengo che il governo Prodi sia destinato a cadere, ma è molto probabile che succeda più per qualche banale faccenda che per un mancato voto di fiducia.
Sono sempre più convinto che alle elezioni il centrosinistra non abbia vinto ( in tutti i sensi ) e che, semmai, il centrodestra si è messo nelle condizioni di non vincere. In questi giorni Casini lancia una sua strategia che sarebbe valida se non ci fosse il bipolarismo: gli elettori, giustamente, non vogliono più dare deleghe in bianco. Per quanto vicini, addirittura sovrapponibili, certi schieramenti del centro non hanno futuro se non dichiarano da che parte stanno. Persino il buon Pannella ha dovuto scegliere, purtroppo schierandosi a sinistra.
Ritornerò su questi argomenti. Per il momento mi fermo qui, risalutando gli amici blogger e i "clienti" sinistri. Nei prossimi giorni, anche se a ritmo ridotto per le festività, vedrò di riprendere la cadenza regolare.
Alla prossima.