venerdì 28 aprile 2006

Processo Sme, la Corte d'Appello fischia la fine. Stefano Zurlo

http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=85265

La legge Pecorella non è anticostituzionale perché accusa e difesa non hanno le stesse prerogative nel processo

venerdì 21 aprile 2006

Minoranza e minorata?

Rimango esterrefatto quando leggo nei commenti ai miei post che molti elettori di sinistra hanno una visione distorta e "preconfezionata" degli avversari politici.
Secondo costoro noi saremmo: ignoranti o comunque refrattari alla cultura, egoisti, insensibili, rimbecilliti dalla televisione ( quella del Caimano ) che assumeremmo in dosi da cavallo, adoratori del Cavaliere, incapaci di ragionare con la nostra testa, evasori fiscali, sfruttatori di manodopera, bigotti clericali, incompetenti in economia, razzisti, nemici dell'ambiente e di conseguenza inquinatori, carrieristi e sgomitatori, fascisti e antidemocratici, guerrafondai e chi più ne ha più ne metta.
Mi permetto, sommessamente, di far notare che, essendo l'elettorato diviso a metà, è difficile supporre che i "buoni" stiano tutti da una parte e i "cattivi" tutti dall'altra.
Farei notare anche che il voto prescinde spesso da considerazioni economiche o situazioni personali e che non sempre si esprime per categorie o stato sociale.
Insomma, lo sborone col fuoristrada vostro vicino di casa, libero professionista, con villa in montagna e casa al mare, potrebbe essere un elettore di Bertinotti, mentre il metalmeccanico che incontrate tutte le mattine in bicicletta, potrebbe votare Lega.
Sicuramente non siamo tutti omologati, anche se si possono - a grandi linee - circoscrivere delle categorie, e gli elettori di centrodestra non sono certo persone diverse da quelli di centrosinistra.
E' bene tenere presente che la metà delle persone che incontriamo per strada, al lavoro, in vacanza e tra le conoscenze occasionali, non ha le nostre stesse idee politiche: è giusto, allora, che impariamo a rispettare chi non la pensa come noi, soprattutto considerando che non è una minoranza e nemmeno minorata.

giovedì 20 aprile 2006

un anonimo ha detto...

Sti professoroni che scrivono sul forum dovrebbero farsi un bel bagno di umiltà.Le persone non si misurano con i titoli di studio.Rassegnatevi, non basta aver letto Proust per essere una persona migliore....
Se ascoltaste coloro che ritenete ignoranti, ne imparereste di cose, ma siete solo degli snob, che non mettete mai in discussione niente, che mentre disprezzate il denaro misurate tutto con quello, e non ne siete neppure coscienti. Votate a sinistra perchè è trend, non cambiate mai partito, prima arrivate alle conclusioni e poi cercate di trovare delle premesse, che sono vere solo nel vostro piccolo mondo, che dimostrino che le conclusioni erano esatte.
La gente semplice molte volte tutti questi castelli non se li fa.E ha ragione, quanto ha ragione.

Noi co ... i di centrodestra

Qualcuno ha letto o sentito levarsi da sinistra una qualche critica a Romano Prodi?
A sinistra sono uniti solo nel demonizzare Berlusconi ed evitare accuratamente di giudicare Prodi. Noi, invece, siamo quelli che puntualizzano, chiedono discontinuità, criticano il conflitto di interessi, ammettono le leggi ad personam e prendono le distanze dal Presidente se commette una gaffe. Noi siamo i co... siddetti!
E dire che gli argomenti contro Prodi non mancherebbero.
In quanto a gaffe l'ultima è stata con Hamas, ma possiamo ricordare che a Roma non vivrebbe "manco morto" e che il Patto di stabilità è "stupido"; senza contare le cadute di stile tipo Berlusconi "deve andare a casa".
Le critiche e le "figuracce" come Presidente della Commissione europea si sprecano: il coinvolgimento nello scandalo Eurostat, l'apertura alla Cina, l'atteggiamento anti-italiano per attaccare Berlusconi che ha danneggiato il nostro Paese con la quasi assegnazione dell'Autorità alimentare alla Finlandia e la perdita di denominazioni tipiche di nostri prodotti. Per non parlare dei giudizi negativi della stampa di tutta Europa al termine del mandato.
Il conflitto di interesse: ricordo le consulenze milionarie affidate a Nomisma e gli strani legami di questo centro studi con l'ex Unione Sovietica, i rapporti con De Benedetti nell'affare Sme per cui Berlusconi è sotto processo e Prodi quasi Presidente del Consiglio, il ruolo non chiaro nell'acquisto di Telecom Serbia e la "brillante" carriera all'Iri.
I rapporti con la Magistratura: tutti sanno che fu tolto dalle "grinfie" di Tonino Di Pietro dall'emerito Presidente della Repubblica Oscar Luigi, che al tempo del sequesto Moro si dedicava a sedute spiritiche e che il suo"risanamento"dell'Iri non ha mai interessato i P.M.
Quanto a"statura"politica Prodi non mi pare che possa passare alla storia: ha sempre vivacchiato all'ombra del potente di turno trovandosi al posto giusto nel momento giusto e prestandosi a qualsiasi compromesso pur di emergere. Considerando che dovrebbe essere un professore universitario di economia, dopo le ultime uscite in campagna elettorale c'è da mettersi le mani nei capelli.
Ma la sinistra non vede, non sente e non parla.

Quanti voti ha preso Prodi?

Quasi venti milioni sono i voti per l'Unione, ma il partito di Prodi quanti voti ha preso?
Come si chiama il partito di Prodi?
Quanti voterebbero il suo partito, se lo avesse?
Dove si colloca il partito di Prodi?
Se fossi un elettore del centrosinistra mi porrei queste domande, perché votando Bertinotti, Fassino o Rutelli, sceglievo un altro Presidente del Consiglio.
Votando Fini o Casini potevo sperare che uno dei due diventasse Presidente, se avesse avuto più voti di Berlusconi.
Berlusconi ha totalizzato nove milioni di voti con Forza Italia: quanti ne ha incassati Prodi personalmente?
Se, per accidente, il prossimo Presidente del Consiglio non sarà il professore di Bologna, nessuno si scandalizzerà: il partito di Prodi non ha voti, perché non esiste.
Prodi sarà schiacciato da una "macchina da guerra" non gioiosa , ma speranzosa e che non ha raggiunto l'obiettivo di annientare l'avversario.
Ha traghettato al potere le sinistre con una vittoria risicata e senza convincere: ora non serve più.

mercoledì 19 aprile 2006

La politica culturale che il Centrodestra non ha fatto. il Domenicale

http://www.ildomenicale.it/articolo.asp?id_articolo=539

I baluardi della "rivoluzione culturale": informazione, formazione, televisione, cinema, arte, letteratura, musica, fondazioni e ambiente.
Gli errori del Centrodestra spiegati da esperti in poche pagine che devono far riflettere.

Crisi da astinenza

A giorni Berlusconi non sarà più Presidente del Consiglio ed è innegabile che per noi del centrodestra sarà un dispiacere. Ma sono certo che sarà una vera e propria crisi da astinenza quella che colpirà gli elettori di sinistra. Per anni si sono accaniti contro il Premier dando sfogo alle più pesanti offese, usando i termini più volgari e vomitando tutto il loro disprezzo nei confronti di chi aveva sbarrato la strada del potere a quella classe politica che già per anni lo aveva esercitato, in modo consociativo, con la Democrazia cristiana.
Oggi si apprestano a riconquistarlo, sempre per interposta persona di un democristiano (ammesso che sia Prodi il designato).
Sarà dura mettere d'accordo tutti e trovare un terreno comune senza il collante dell'antiberlusconismo.
Più che i politici della sinistra, saranno gli elettori i più spaesati senza Berlusconi: certo troveranno il modo di insultarlo anche come capo dell'opposizione, ma non sarà la stessa cosa. Scopriranno di avere opinioni e programmi molto diversi ed una concezione assai variegata dello Stato, senza contare estremismi e radicalizzazioni che contraddistinguono alcuni partiti.
I visitatori di questo blog che lasciano un commento sono prevalentemente di sinistra ( bontà loro) : a costoro ho chiesto più volte di parlare in positivo del futuro Governo e del loro Presidente del Consiglio, ma non c'è verso, riescono a parlare solo contro il Caimano di cui credono di conoscere vita, morte e miracoli.
Agli elettori di sinistra, privati di Berlusconi, va tutta la mia solidarietà.

martedì 18 aprile 2006

Calma compagni

Non capisco tutta questa insistenza nel voler accelerare i tempi della proclamazione ufficiale dei risultati elettorali.
A sinistra si sono sempre riempiti la bocca con le leggi da osservare e le regole da rispettare: giustissimo, ma vale per tutti.
Il centrosinistra non dovrebbe essere diverso dal centrodestra di fronte alla legge.
Allora aspettiamo il verdetto della Cassazione anche se quasi certamente il risultato non cambierà.
L'arroganza del leader di una coalizione che avrebbe dovuto stravincere e invece non arriva ad avere il 50% dei suffragi, la dice lunga su quello che ci aspetta.
Berlusconi ha fatto una proposta sensata e chiara per il bene del Paese proponendo un accordo a tempo per risolvere insieme i problemi più urgenti: Prodi, che a parole predica l'unificazione del Paese e poi con i fatti dimostra il contrario, ha respinto al mittente l'offerta di aiuto. Questo significa che la CdL è autorizzata a fare un'opposizione intransigente e serrata. Questo dimostra che a qualcuno interessa il potere per il potere e non tiene in nessun conto l'interesse dell'Italia.
Arroganza, disprezzo, spocchia e alterigia hanno sempre caratterizzato l'atteggiamento degli elettori della sinistra nei confronti degli avversari politici: passato di moda l'antifascismo ora imperversa l'antiberlusconismo. Purtroppo per loro, anche se Berlusconi dovesse ritirarsi a vita privata, rimarrà l'orgoglio di essere berlusconiani, cioè anticomunisti che credono nella libertà e nella centralità della persona, nella solidarietà, nella lotta alla povertà e non alla ricchezza e in uno Stato non oppressivo e invadente, ma sussidiario.
Non ci siamo fatti plagiare da Berlusconi: è lui che ha interpretato un sentimento che in noi era inespresso.

venerdì 14 aprile 2006

Per favore non occupatevi di me. Leila

Vengo or ora da un'animata conversazione con un colto amico e collega che si riconosce in questa sinistra, miope e spocchiosa.Il bravuomo,che non può negarmi un profilo culturale e professionale superiore(senza di me lo studio chiude)non si fa ragione che io abbia votato (convinta e dopo una seria riflessione sui due modelli di vita proposti dai due leader) niente meno che Berlusconi: il mostro che si rifiuta di "scomparire" (Grazie!). Nella discussione gli ho chiarito che l'analisi del voto spiega chi si è schierato di qua, chi di là. L'Italia è divisa ma non tra colti intelligenti e lungimiranti a sinistra e furbi ignoranti a destra, come piace pensare a loro; è invece divisa tra assistiti di stato (vero popolo bue impantanato dalla disinformazione in stolida perenne attesa di chi gli organizzi la felicità!) e uomini e donne liberi, capaci di scegliere e mettersi in gioco. Voglio essere felice o infelice da sola.

Comunicato stampa del Viminale

Comunicato stampa del 11/04/2006
Il Viminale precisa che i risultati elettorali comunicati dal Ministero dell'Interno sono provvisori e non ufficiali
Il potere di definire i dati ufficiali spetta per legge agli uffici centrali circoscrizionali della Camera ed agli uffici elettorali regionali per il Senato
COME È NOTO, I RISULTATI ELETTORALI COMUNICATI DAL MINISTERO DELL´INTERNO SONO PROVVISORI E NON UFFICIALI.
LA LEGGE INFATTI ATTRIBUISCE AGLI UFFICI CENTRALI CIRCOSCRIZIONALI PER LA CAMERA DEI DEPUTATI ED AGLI UFFICI ELETTORALI REGIONALI PER IL SENATO DELLA REPUBBLICA - ENTRAMBI COSTITUITI DA MAGISTRATI – IL POTERE DI DEFINIRE I DATI UFFICIALI, DECIDENDO ANCHE SU OGNI EVENTUALE CONTESTAZIONE.
I DATI COSÌ VERIFICATI VERRANNO POI TRASMESSI ALLA CORTE DI CASSAZIONE CHE PROCEDE ALLA PROCLAMAZIONE DEGLI ELETTI.
INFINE, LA CONVALIDA DEGLI ELETTI È RISERVATA ALLA GIUNTA DELLE ELEZIONI DELLA CAMERA E DEL SENATO, CHE SI PRONUNCIANO DEFINITIVAMENTE SU OGNI ALTRA EVENTUALE CONTROVERSIA O RECLAMO.
CON RIFERIMENTO ALLE VOTAZIONI DEL 9 E 10 APRILE SCORSI, SI COMUNICA CHE I DATI PROVVISORI PERVENUTI AL MINISTERO DELL´INTERNO EVIDENZIANO PER IL SENATO DELLA REPUBBLICA 1.093.277 VOTI NON VALIDI, DI CUI 488.403 SCHEDE BIANCHE, 39.822 SCHEDE CONTESTATE E 565.052 SCHEDE CONSIDERATE NULLE; MENTRE PER LA CAMERA DEI DEPUTATI RISULTANO 1.102.188 VOTI NON VALIDI, DI CUI 448.002 SCHEDE BIANCHE, 43.028 SCHEDE CONTESTATE E 611.158 SCHEDE CONSIDERATE NULLE.
A CONFERMA DEL PREANNUNZIO DATO IERI DAL MINISTRO PISANU, SI COMUNICA CHE I VOTI NON VALIDI SONO COMPLESSIVAMENTE DIMINUITI DI CIRCA IL 60 % AL SENATO E DI CIRCA IL 66 % ALLA CAMERA.

Grazie Prodi! Magna Carta

Romano Prodi ha fatto molta confusione ieri sulla questione dei rapporti con Hamas, ma il governo palestinese ha colto la sostanza dei fatti e ha subito ringraziato il leader dell'Unione.
Il ministro degli Esteri dell'Anp, Mahmoud Al Zahar, riferendosi all'intervista di Prodi ad al Jazeera ha detto tra l'altro: 'Spero che il signor Prodi riesca a correggere l'errata posizione europea nei confronti del popolo palestinese e del suo governo eletto. Le sue dichiarazioni nei confronti di Hamas sono da considerarsi un progresso positivo'.
Il portavoce di Prodi, Silvio Sircana si era dato un gran da fare per correggere ed emendare le dichiarazioni del quasi-premier: ha fornito trascrizioni, diffuso comunicati, sbianchettato gli errori, ma è stata una fatica di Sisifo. I diretti interessati hanno capito che il clima è cambiato e che Prodi può essere il grimaldello per riaprire la partita diplomatica tra Hamas e l'Unione Europea e lo hanno subito caldamente incoraggiato.
Così Sircana ha dovuto anche provvedere a rispedire quegli imbarazzanti ringraziamenti al mittente. E non siamo neppure all'inizio .

giovedì 13 aprile 2006

Il conteggio

Sarebbe il caso, una volta per tutte, di far sapere agli zucconi di destra e di sinistra che la verifica della regolarità di trasmissione dei numeri delle schede scrutinate e dei risultati viene fatta sempre. Nella notte degli scrutini i dati possono essere incompleti o male interpretati, ma la necessità di conoscere l'esito, consente qualche sbavatura: si sa che verranno controllati con calma in seguito e certificati dalla Cassazione.
Si sono sempre verificate discrepanze in ordine ad alcune decine di migliaia di voti che, però, non decretavano la vittoria o la sconfitta di una parte, in quanto lo scarto dei voti era di centinaia di migliaia. Si sapeva subito chi aveva vinto, ma il computo esatto dei voti era comunicato a distanza di giorni.
E' quindi talmente ovvio l'atteggiamento del centrodestra che non avrebbe bisogno di giustificazioni: il centrosinistra ha vinto con uno scarto di circa 25.000 voti alla Camera, al Senato i voti per la CdL hanno superato quelli dell'Unione di circa 300.000 ed, infine, ci sono circa 40.000 schede contestate.
Prodi non avrebbe chiesto la verifica se Berlusconi avesse vinto con uno scarto così esiguo?
Allora, per favore, le persone che non sono in malafede smettano di gridare allo scandalo e dire che Berlusconi non vuole mollare il potere.

un anonimo ha detto...

La critica di un anonimo alle continue provocazioni che i nostri avversari scrivono nei commenti ai post

La sinistra deve smetterla di trattare da deficiente metà del paese, che ha paura di voi e della vostra intolleranza alle altrui idee, tanto da mentire nei sondaggi per paura di ritorsioni.Dopo la figura di merda di Michael Moore in America e quella di Nanni Moretti in Italia, dovreste riflettere di più sulla realtà.Saper ascoltare le ragioni degli altri e non abbaiare continuamente contro.Io sapevo che si sarebbe verificato un risultato del genere perchè ricordo che ai tempi della DC chi faceva casino erano i comunisti e chi prendeva voti, magari a naso turato, erano i democristiani.Smettetela di pensare di essere più intelligenti perchè ci spiegate filosoficamente quanto siamo stupidi e quanto voi siete intelligenti partendo da assiomi che sono veri sono nella vostra mente e sui quali costruite poi tutto un castello ideologico, che rappresenti la realtà come vorreste che fosse e non come realmente è.A parte il fatto che odiare così profondamente una persona che non ci ha fatto alcun torto personale grave non è normale.Nessuno che io sappia nel centrodestra odia Bertinotti o Romano Prodi o Fassino o D'Alema in maniera così viscerale come è odiato Berlusconi.Questo non è normale.Se vi foste fermati a pensarci un momento ve ne sareste accorti.Qualcuno è riuscito a farvi odiare una persona che neppure conoscete e con la quale potreste andare d'accordo(oppure no)se la conosceste meglio.Non è una normale divisione politica, è proprio una questione personale.La politica non è la vita, se non siamo capaci da soli di ritagliarci dei momenti di felicità non possiamo aspettare che sia Prodi a regalarceli...Questo governo è già caduto.Le prossime elezioni sono già perse per voi.Il programma non significa niente, quando si parla di cifre cambia tutto.Per non parlare della politica estera.Se sarà un programma di centro, alle prossime elezioni perderete la sinistra antagonista, se sarà un programma più di sinistra perderete i voti moderati.E siccome i voti moderati sono circa il 15% fate voi.

mercoledì 12 aprile 2006

Berlusconian pride

Adesso basta cambiare argomento quando, tra amici, qualcuno attacca Berlusconi.
Basta rinnegare la nostra appartenenza al centrodestra per evitare discussioni con i colleghi o in famiglia.
Dobbiamo essere orgogliosi di Berlusconi e del voto dato alla Casa delle Libertà.
Se prima la nostra fede politica era vissuta nella convinzione di essere dalla parte giusta ma in minoranza, oggi abbiamo il riscontro dei numeri.
Crediamo in un uomo liberale che rispetta tutti e non impone la propria dottrina come certi leader, che ha avuto grande successo ed ha saputo interpretare il comune sentire di mezza Italia.
E noi dovremmo subire lo sberleffo di chi si crede superiore solo perché incapace di analisi e accecato da un odio che gli hanno inculcato?
Dovremmo continuare a venerare Marx, Mao, Che Guevara, i palestinesi, la "resistenza" irachena, l'ecologismo integralista ed il buonismo forzato?
Possiamo credere in un uomo che ammiriamo e apprezziamo per quello che ha fatto, per come la pensa, per la fiducia che ispira, per le promesse che ha mantenuto e per la capacità di governare che ha dimostrato? Possiamo crederci senza essere considerati esseri inferiori?
Chi vuole imporci i propri modelli è prepotente e autoritario: noi rispettiamo chi non la pensa a modo nostro, ma pretendiamo il rispetto delle nostre idee.
Quindi orgogliosi di essere berlusconiani. Berlusconian pride!

Un pugno alla rosa senza voti. Christian Rocca

http://www.ilfoglio.it/uploads/camillo/unpugnorosa.html

Il fallimento elettorale della Rosa nel pugno è clamoroso e ampiamente meritato

Le spine nel pugno. Filippo Facci

I voti della Rosa nel pugno non sono né tanti né pochi: sono i voti che sono mancati al Polo perché potesse vincere. Se preferite, sono i voti che lo hanno fatto perdere. Quei commentatori che ora si compiacciono di un voto radicale giudicato comunque inferiore alle aspettative (forse le loro) personalmente mi paiono stucchevoli, e fanno il paio con chi ha fatto di tutto per mortificare ogni pulsione libertaria che pure nel centrodestra c'è, e continuerà a esserci. La sostanza è che a sinistra hanno Emma Bonino e noi Bruno Tabacci: quest'ultimo lunedì pomeriggio ha detto che Berlusconi era la causa dell'insuccesso del centrodestra, fate vobis.
Un Paese diviso non è necessariamente un male: una tensione sociale e politica può anche essere benefica a fronte dell'inclinazione italica al compromesso e alla mediazione, può evidenziare le contraddizioni, smuovere le acque limacciose del consociativismo caro ai democristiani: ciò che resta impensabile, come invece è stato fatto, è pretendere di bipolarizzare e spaccare il Paese anche su tutte le questioni civili ed etiche (dal divorzio breve alla procreazione assistita,dalle pillole abortive sino ai pacs) che implicano piuttosto una comprensione delle mille sfumature che colorano un Paese. Sia il Polo che l'Unione hanno argomenti per dire di aver vinto le elezioni, ma forse sarebbe più utile capire in che misura le hanno perse.

Gli irriducibili. Mario Sechi

http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=81481

L'Unione non accetta la mano tesa di Berlusconi: presto ne avrà bisogno

Il veleno della deberlusconizzazione. Giuliano Ferrara

L’ eugenetica democratica di Zagrebelsky che vuole ripulire le coscienze

Il presidente emerito della Corte costituzionale, Gustavo Zagrebelsky, ha colto l’occasione del commento al film di Nanni Moretti, per sviluppare la teoria della “deberlusconizzazione”. Non si tratta semplicemente di una presa di posizione politica ostile, che è del tutto lecita in una democrazia, ma dell’indicazione, come esigenza “di civiltà”, di espungere dalla storia degli italiani un’esperienza reale, che ha segnato un lungo periodo nel pieno rispetto delle libertà democratiche. In passato obiettivi di questo tipo sono stati indicati per combattere fenomeni politici che avevano creato danni incalcolabili. Ci si pose il problema di denazificare la Germania, di demilitarizzare il Giappone, di defascistizzare l’Italia, dopo che quei paesi, di cui si erano impadroniti regimi dittatoriali, erano stati condotti alla rovina e avevano causato una guerra con decine di milioni di vittime.
Silvio Berlusconi non ha costruito alcun regime, ha immesso nella vita politica italiana devastata da Tengentopoli, un’alternativa reale, che è stata declinata dal governo e dall’opposizione. Parlare, come fa Zagrebelsky di una “corruzione” delle coscienze determinata dal “carattere infimo degli spettacoli di intrattenimento”, di una “sottocultura” demagogica estranea alla democrazia, allude a un modello di comportamento privato e pubblico “virtuoso” da imporre dall’alto, secondo il classico stile giacobino (magari riadattato alla nuova moda girotondina). Gli altezzosi pregiudizi etico-estetici di Zagrebelsky tendono a presentarsi come etica pubblica obbligatoria, e questo è davvero pericoloso.
Descrivere un’esperienza collettiva, un’ispirazione politica e culturale che non si condivide come una sorta di malattia da estirpare, i suoi sostenitori come degni di una sorta di “derattizzazione”, si apre la strada a una specie di razzismo politico. Sembra di sentire l’eco sinistro delle invettive hitleriane contro la Repubblica di Weimar “degenerata”. Nessuna enfasi retorica, nessuna esagitazione elettoralista può giustificare atteggiamenti di questo genere, specialmente quando ne è ispiratore chi ha ricoperto elevatissime funzioni istituzionali. Fra le lezioni sulla “vera” democrazia che Zagrebelsky impartisce da tutti i pulpiti, dovrebbe trovare spazio il principio elementare della pari dignità delle formazioni politiche, il giudizio sulle quali spetta agli elettori. Se invece gli elettori altrui non sono considerati liberi ma irretiti, si prende una strada che va in senso opposto alla democrazia.

martedì 11 aprile 2006

Il più grande statista del XXI secolo

E' stato un trionfo per il berlusconismo: lo ammettono a denti stretti anche gli avversari.
I sondaggi "americani" del Cavaliere erano gli unici attendibili, la previsione di un testa a testa si è avverata, l'appello a non disertare le urne è servito, la frustata finale dell'abolizione delle tasse e le uscite dell'ultima settimana hanno fruttato; infine, l'appello a non fare i coglioni votando nel proprio disinteresse - rivolto agli elettori del centrodestra e non riferito agli avversari - è stato vincente.
Chi si ostina a considerare Silvio Berlusconi un imprenditore prestato alla politica commette un macroscopico errore.
Non c'è stata una mossa, un discorso, una presa di posizione che abbia nuociuto alla rimonta della Casa delle Libertà: persino la legge elettorale, tanto vituperata, è stato un capolavoro; i voti si debbono contare e vince chi ne ha di più, soprattutto all'interno delle coalizioni.
La differenza tra noi e loro, alla Camera, è il pubblico di uno stadio di serie B.
Adesso la richiesta della verifica delle schede è il calcio di rigore finale di una partita che il centrodestra ha stravinto anche se non servirà per passare il turno.
Dobbiamo festeggiare per la grande rimonta nella quale purtroppo in pochi hanno creduto, per la quasi vittoria e, in particolare, per non dover gestire l'ingovernabilità.
Berlusconi, noi lo sappiamo da sempre, si rivela un grande politico ed il miglior statista di questo secolo: grazie Presidente per aver creduto in noi e grazie per averci ridato l'orgoglio dell'appartenenza.

lunedì 10 aprile 2006

Noi perdiamo, ma loro non vincono

Mi viene, così, a caldo dopo i primi exit poll, porterà anche sfiga, ma è lo stesso, mi viene, dicevo, da dire: adesso sono cazzi vostri!
Perderemo, ma di poco: loro, però, non vincono. Solo formare il Governo sarà un'impresa e poi mettere insieme uno straccio di programma vero, approvare le leggi, rilanciare l'economia...
Finalmente potremo insultare il loro leader, come hanno fatto con Berlusconi in tutti questi anni, potremo prenderli in giro, smascherare le loro malefatte e quando diremo che non si arriva a fine mese... ci faremo quattro risate perché da domani non esisteranno più famiglie indigenti. Poi se si lamenteranno delle troppe tasse, del precariato, delle liste d'attesa negli ospedali, del caro vita e dell'euro troppo valutato, faremo loro notare che non governa più il Cavaliere e che le responsabilità vanno cercate altrove.
Che bello fare opposizione!

Promesse

A meno di cinque ore dalla chiusura dei seggi desidero fare una sola riflessione: Prodi e la sua coalizione hanno promesso tasse per abbassare il cuneo fiscale e rilanciare l'economia. Hanno indicato da dove le preleveranno, anche se si sono contraddetti, e alla fine non si è capito bene quanto e da dove incasseranno.
Berlusconi ha promesso di togliere l'Ici sulla prima casa e, colpo di teatro, anche la tassa sull'immondizia. Berlusconi promette da sempre il taglio delle tasse, Prodi da sempre dice che bisogna aumentare le tasse per far funzionere lo Stato.
Il centrodestra preferisce uno Stato leggero e più soldi in tasca ai cittadini, il centrosinistra è per uno Stato che amministra e gestisce i soldi prelevati ai contribuenti per rendere tutti più uguali.
Sono programmi ambiziosi, forse solo promesse.
Personalmente preferisco uno Stato che garantisca a tutti l'essenziale e lasci i soldi in tasca per il superfluo.

venerdì 7 aprile 2006

Il voto e gli interessi. Christian Rocca

http://www.ilfoglio.it/uploads/camillo/votointeressi.html

A proposito del voto disinteressto e idealista

Caro elettore dell'Unione,

mi dispiace che la "parolaccia" del Cavaliere ti abbia offeso, ma lo sai che non era rivolta a te e sinceramente il tuo lamento è proprio... palloso.
Da quando il "nano di Arcore", come lo definisci tu, è sceso in politica, come dice lui, le cose sono cambiate e parecchio. La politica adesso è fatta di programmi che hanno nome e cognome, realizzazioni che non sono sulla carta, vantaggi con i quali si può fare la spesa ( i pensionati al minimo hanno soldi veri e non la solidarietà ), strade che si possono percorrere, servizi che servono e vantaggi che si toccano.
Non è strano, dunque, che il Presidente faccia appello agli indecisi e li consideri"masochisti"( visto che coglioni non ti piace ) se fanno il loro disinteresse.
Se un candidato promette più libertà, meno Stato, meno tasse, più efficienza e ha già dimostrato di essere in grado di mantenere le promesse, è proprrio da coglioni voltargli le spalle.
Lo so che tu non ci credi, che per te non è possibile ridurre la pressione fiscale, che a te interessa più il rapporto deficit Pil che la pensione del nonno o che tuo figlio non faccia il militare, sei preoccupato per i "migranti", della "precarietà" del lavoro, della quarta settimana del mese e dei palestinesi oppressi. Però non ti accorgi che i lavori non precari e a tempo indeterminato sono a disposizione...dei migranti. Nella quarta settimana non ci sono i soldi per il latte, ma le pizzerie sono piene. I poveri sono sempre esistiti, purtroppo, e non sono certo aumentati, mentre il benessere è senza dubbio più diffuso.
Dicevo che la "parolaccia" non era per te e ti garantisco che nemmeno io lo penso: sei rimasto così legato agli ideali come la solidarietà, la pace, la concertazione e la giustizia sociale che a te non interessa seguire un imprenditore che ha avuto molto successo nel suo campo, ma preferisci dare ascolto a chi ti promette la felicità gestita e garantita dallo Stato.
Sei proprio un idealista.

mercoledì 5 aprile 2006

La frase

«Be', ho troppa stima dell'intelligenza degli italiani per pensare che ci siano in giro così tanti coglioni che possano votare facendo i propri disinteressi». Subito aggiungendo: «Scusate il linguaggio rozzo, ma efficace».
Questa la frase pronunciata da Silvio Berlusconi all'assemblea della Confcommercio.
1) Berlusconi non pronuncia mai una parola o una frase senza averla valutata e soppesata, soprattutto quando parla a braccio.
2) Se avesse usato il termine "stupidi" anziché "coglioni", non ci sarebbe stata la reazione che si è scatenata.
3) Il linguaggio rozzo ha quindi sortito l'effetto desiderato.
4) Non ha detto che chi vota a sinistra è un co...ne, ma chi vota contro il proprio interesse; essendo di fronte a commercianti il messaggio era: se votate a sinistra voi, lo fate contro i vostri interessi e quindi siete .... poco furbi.
5) Tutti coloro che votano a sinistra ed hanno interesse a farlo ( economico, morale, ideale, affettivo, culturale ecc.) NON sono co....ni.
6) Berlusconi spera che molti italiani, non avendo svantaggi dal suo programma elettorale, non siano così stupidi da votare la concorrenza.
7) Per essere ancora più analitici B. usa il termine "disinteresse" proprio per il rispetto che porta agli italiani che, a suo avviso, non dovrebbero votare dandosi una martellata nei co...siddetti.
8) Concludendo, a dimostrazione del fatto che la frase era tutt'altro che buttata lì, Berlusconi dice che non è stupido chi vota per il proprio interesse, ma chi lo fa contro.
E il messaggio era rivolto, a mio parere, agli indecisi che dovrebbero valutare quale dei due schieramenti li danneggia meno.

Lo Stato creativo. Magna Carta

Forse in Italia non si è colto appieno il senso di ciò che è accaduto in Francia nella vicenda del 'contratto di primo impiego', il famigerato Cpe.
Il presidente della Repubblica, Jaques Chirac aveva il problema di dare il via libera alla legge per impedire che il primo ministro De Villepin perdesse del tutto la faccia e insieme di tenere aperta una porta per la trattativa con i sindacati e il movimento studentesco. La soluzione trovata è a dir poco creativa: la legge è stata promulgata e pubblicata sul Journal Officiel (la gazzetta ufficiale) del 2 aprile, ma il presidente ha invitato a non applicarla. Nel frattempo il ministro dell'interno Sarkozy potrà riaprire le trattative e introdurre le modifiche richieste dai manifestanti.
Per essere sicuro che a nessuno venisse in mente di disobbedire, Chirac ha dato disposizioni al poligrafico di Stato di non stampare i moduli necessari a sottoscrivere il nuovo contratto. C'è insomma una legge dello Stato, approvata dal Parlamento e pubblicata sugli atti ufficiali ma è una legge che non va applicata fin quando non piacerà ai sindacati.
Forse rischiamo anche noi essere definiti degli 'asini', come Chirac ha fatto durante lo scorso Consiglio Europeo con chi lo accusava (Berlusconi) di essere protezionista. Ma certo non vorremmo prendere lezioni da Chirac su cosa sia lo Stato di diritto.

Ecco come coprire le spese. Renato Brunetta

http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=79541

La vendita degli immobili dello Stato e degli Enti locali è la soluzione per rimpiazzare l'Ici e uscire dal debito statale

martedì 4 aprile 2006

L'Unione, l'Ici e il voto di scambio

Prodi & Co. hanno perso un'ottima occasione per stare zitti.
L'impraticabilità della riduzione dell'Ici è stato il leit motiv sin dalla fine dell'incontro Prodi-Berlusconi. Nessuno si è preoccupato di quantificare il gettito dell'Ici sulla prima casa e quindi tutti a chiedere dove Berlusconi avrebbe preso i soldi, quali tasse avrebbe introdotto e quali servizi sociali tagliato. Poi serafico arriva Tremonti e "svela" che con meno di cinquemila miliardi in lire ci togliamo il pensiero.
Prodi & Co. hanno perso un'ottima occasione per parlare: avrebbero potuto proporre loro l'abolizione dell'odiosa tassa. Ma per questi signori, statalisti fino al midollo, abbassare le tasse è un atto contro natura: hanno provato con il "cuneo" fiscale che dava molto ai datori di lavoro e pochi spiccioli ai dipendenti ( poi si dicono di sinistra ), ma si sono fatti un autogol clamoroso. E' più forte di loro: il solo parlare di tagli alle tasse li manda nel pallone.

A proposito del faccia a faccia di ieri sera, alzi la mano chi voterebbe Prodi se fosse il leader del centrodestra? Personalmente, per quanto possa essere lontano dalla sinistra e convinto sostenitore del centrodestra, se il curato di campagna fosse il mio leader, mi vergognerei a votarlo e preferirei astenermi. Qualsiasi essere raziocinante, ieri sera, non poteva non accorgersi dell'abisso che divideva i due aspiranti Presidenti: Prodi non ha detto una cifra, non ha presentato un progetto, ha allungato il brodo per far passare il tempo, ha cincischiato e girato intorno agli argomenti, ha solo attaccato il Governo spesso con falsità, ha sfoderato un'infinità di luoghi comuni e di buonismo all'ingrosso ed ha dimostrato tutta la sua rancorosità.
Berlusconi ha parlato di fatti, di realizzazioni, di numeri, di progetti tangibili e di vantaggi per i cittadini. Berlusconi aveva vinto, a mio avviso, anche il primo incontro: questo non ha avuto storia per manifesta inferiorità dell'avversario.
Ora mi chiedo: chi vota Prodi? Berlusconi ha detto i co....ni. Forse ha ragione, ma a parte la battuta, sicuramente votano per lui tutti coloro che odiano Berlusconi e l'odio acceca a tal punto da nascondere i limiti del professore bolognese.
Poi ci sono quelli che sono legati al passato, al comunismo, alla prima Repubblica, alla contestazione e a quando si era giovani e come era tutto più bello...
Infine ci sono i marpioni interessati, quelli che danno il voto in cambio di favori, prebende e potere. Per loro non esistono idee o ideali, poveri, proletari o ricchi, giovani, precari o disoccupati, donne o pensionati: per loro esiste solo il potere per fare affari, per arricchirsi e per continuare a manipolare i loro eletti.
Purtroppo per i nostri avversari è difficile trovare un elettore di sinistra in buona fede che scelga il professore per le sue doti di statista.

La sinistra e il regime ipocrita. Arturo Diaconale

http://www.opinione.it/pages.php?dir=naz&act=art&edi=72&id_art=1492&aa=2006

I giornali si schierano ma vogliono continuare a fare gli arbitri

Le due società e il 9 aprile. Christian Rocca

Ci sarebbe da scrivere un manifesto della società libera, contro la società del divieto. L’Italia dell’iniziativa privata versus l’Italia delle regole. L’una e l’altra si confrontano il 9 e 10 aprile prossimi alle urne, ma è dalla discesa in campo di Silvio Berlusconi che queste due Italie sono emerse con qualche chiarezza. Non è una questione di destra o di sinistra, di Polo o di Unione, nemmeno di mettere in discussione quei fondamentali paletti etici sulla vita e sulla morte che appassionano questo giornale. Il problema è lo stato, anzi la funzione del governo nella vita pubblica. Una società libera è libera quando è libera dagli intralci posti da politici e burocrati che si arrogano il diritto di pianificare, programmare, scegliere al posto di chi è legittimato a decidere, cioè i cittadini, le famiglie e le imprese. Il problema è l’idea malsana che il governo del paese debba occuparsi di tutti gli aspetti della vita quotidiana, in particolar modo del bene dei suoi cittadini. Una parte del mondo politico e intellettuale continua a pensare che la complessità della nostra società abbia bisogno di un maggior ruolo dello stato per poter essere governata al meglio, quando è vero il contrario.
Più poderoso è l’intervento dello stato, più pericoli corre la libertà dei cittadini. Il dibattito sul conflitto di interessi, sulle tasse e sulla flessibilità del lavoro, al di là dei tecnicismi, verte esattamente su questo punto. A grandi linee, c’è chi preferisce che sia l’opinione pubblica a sanzionare le violazioni dell’interesse pubblico, mentre gli altri non si fidano del libero arbitrio del popolo sovrano e si battono per regolare a priori e vietare per legge un eventuale conflitto di interessi, a patto che sia quel particolare conflitto di interessi a cui sono particolarmente interessati. Sulle tasse c’è un’Italia che crede sia ingiusto lavorare metà anno per sé e gli altri sei mesi per lo stato, contrapposta a un’Italia che vuol tassare ancora di più i ricchi perché convinta che la povertà si sconfigga combattendo la ricchezza, non favorendola. E, non contenta di ciò, questa Italia inquadra nel mirino quel ceto medio costretto a lavorare in nero non perché mascalzone, ma a causa dell’eccessiva tassazione.
C’è, infine, chi pensa che la libertà di poter licenziare in realtà significhi libertà di assumere, e non penserebbe mai di risolvere il problema del cosiddetto “precariato” proponendo di tassare i precari salvaguardando i già garantiti, come da programma dell’Unione. Il direttore uscente dell’Economist, Bill Emmott, un giornalista molto amato dalla sinistra italiana, nel suo commiato ha scritto di una “apparente incapacità dei francesi ad adattarsi a un mondo che cambia”, a proposito del tentativo di “iniettare una piccola dose di liberalismo nel rigido mercato del lavoro” che, peraltro, il governo Berlusconi ha già ampiamente iniettato, ma che è pronta a essere depotenziata in caso di vittoria dello schieramento delle regole e della rigidità.C’è chi crede che un paese si governi liberando i cittadini dal controllo dello stato e dall’altra c’è chi, al contrario, pensa che il modo migliore sia regolamentare ogni aspetto della vita civile e sociale. Gli uni credono che bisogna fare da sé, gli altri aspirano a dare il buon esempio per decreto. I primi immaginano un governo che intralci il meno possibile la ricerca del proprio benessere personale, gli altri pensano che lo stato sia uno strumento capace di poter dispensare la felicità.
“Contratto con gli italiani”, si chiamava il programma-simbolo dei berlusconiani. “Per il bene dell’Italia”, si intitolano le 281 pagine dell’Ulivo. Sono due visioni della realtà opposte e incompatibili, sebbene questa netta divisione culturale sia meno evidente nell’offerta elettorale. Nel centrodestra, infatti, restano ampie fette statocentriche, più che altro dentro An e l’Udc, mentre nell’Unione ci sono i libertari e liberisti della Rosa nel Pugno che un liberale integrale come Antonio Martino, a 8 giorni dal voto, vedrebbe volentieri con i berlusconiani. Nel linguaggio politico corrente lo schieramento delle libertà viene definito conservatore, quello delle regole invece progressista. E’ vero il contrario. Archiviato nella pattumiera della storia il socialismo reale, l’inganno semantico nasce in America, ovvero nel paese che non ha mai conosciuto né fascismo né comunismo. Gli Stati Uniti sono una società liberale, nella quale i conservatori vogliono conservare le proprie libertà e i progressisti, che peraltro si chiamano liberali, si limitano a voler temperare gli eccessi del capitalismo, per farlo diventare più equo, più stabile e metterlo quindi al riparo da controrivoluzioni socialiste. Entrambi condividono la necessità di proteggere la società capitalista e il libero mercato. In Italia e in Europa quelle libertà non ci sono.
Viviamo, piuttosto, in società rigide, ingessate e ingabbiate da regole che l’omicidio di Marco Biagi e le rivolte di piazza a Parigi dimostrano quanto siano difficili da superare. Eppure c’è un’Italia che a queste difficoltà replica proponendo, anzi minacciando, ulteriori regole che necessariamente limiteranno le nostre libertà. E’ un’Italia che non si limita a voler normare tutto il normabile, ma espropria i genitori del diritto di scegliere l’istruzione dei figli, decide dove è più conveniente investire i propri risparmi, impone il servizio civile obbligatorio ai diciottenni, spiega agli imprenditori come si fa il loro mestiere.
Tutto ciò, si badi, “per il bene dell’Italia” e, come ha detto lo stesso Romano Prodi, per “organizzare anche un po’ di felicità”. Ecco, ce la lasci organizzare a noi italiani adulti la nostra felicità. Anche perché in agguato c’è sempre il rischio di arrivare a quella Nord Corea chic proposta da un ex candidato a sindaco di Milano, Nando Della Chiesa, che si era presentato con un programma di governo cittadino contro la grande distribuzione alimentare e a favore delle latterie e delle osterie.La laicitàQuesta campagna elettorale ha avuto uno dei suoi punti focali nel tema della laicità dello stato, sicché si fa un gran parlare della necessità di separare lo stato dalla chiesa. Si dimentica però di aggiungere che quel principio costituzionale in America è nato per difendere la libertà religiosa dall’invadenza dello stato, non viceversa. Si dimentica inoltre che in una società libera vige anche la separazione tra lo stato e l’economia, tra lo stato e la vita quotidiana dei suoi cittadini. Noi, invece, viviamo in una società dei divieti che a destra, con Girolamo Sirchia, ci impone di non fumare, mentre a sinistra, con i coniugi Prodi, vuol togliere le merendine dalle mense scolastiche. C’è il paradosso per cui risulta legittimo che un interesse economico organizzato come il sistema coperativo possa fare politica, mentre il proprietario di tre televisioni (e molto altro) rischia di essere fatto fuori per legge. Ma anche che il sindacato possa intervenire nel dibattito politico, mentre per qualche strano motivo la Conferenza episcopale italiana no. C’è sempre, o almeno quando conviene, un allarme ingerenza, un allarme democrazia, un allarme rincretinimento degli italiani. Come dice Sergio Ricossa, mai una volta che il partito delle regole e dei divieti dimostri stima dell’intelligenza altrui o che faccia fiducia agli elettori, alle loro capacità, alla loro libertà di espressione.
Questo, ovviamente, non vuol dire che il conflitto di interessi berlusconiano non esista, ma non si può non tenere conto che, malgrado ciò, metà degli italiani continua a votare liberamente per il Caimano. Tanto più che l’anomalia berlusconiana ha origine da un’anomalia precedente, anch’essa unica al mondo, quella di un sistema televisivo bloccato, di proprietà dello stato, finanziato dai contribuenti, che le televisioni private hanno contribuito a rompere e a modernizzare contro la volontà del partito delle regole e dei divieti. Un partito che, successivamente, ha pure provato a far fuori la tv privata con tre referendum punitivi. La società libera allora disse di no.

lunedì 3 aprile 2006

Una risposta a tante critiche. Paolo di Lautréamont

Ecco come un "collega" blogger chiosa una serie di osservazioni fatte da commentatori di questo blog.
Dio mio, che troll incompetenti e pieni di sé... Mi dispiace per il blog, ma evidentemente dai fastidio. Questi illusi che credono nella settimana rossa con le sette domeniche NON sanno di cosa parlano. A partire da Berlusconi, che non è l'11mo uomo più ricco del mondo, e che comunque non ha una colpa di questo, ma semmai un merito.Secondo accecati dai sacerdoti della lobby unionista, criticano un Berlusconi che ha come dipendenti Mediaset un totale di 5600 persone. Questo quando le ccoperative rosse, più quelle bianche, raggranellano qualcosa come 1.000.000 di dipendenti con 100 miliardi di euro di fatturato annui, senza contare l'impero delle banche (una cosa molto cattocomunista...). Poi sono del tutto educati, e questa è un'altra conferma della qualità di ciò in cui credono. Io non dico che Bertinotti o Diliberto debbano stare nelle fogne... Però dico che essi sono figli e cugini del fascismo molto di più della stessa Mussolini, figli della variante internazional-socialista, che i nazifascisti mutuarono da Lenin e ridussero allo stato nazional-socialista. Mussolini, inventore dei sindacati come sono ancora oggi, della Confindustria e compagnia bella... Quanto al signor Prodi, che sarebbe il campione da opporre a Berlusconi, fu ministro dell'industria di Andreotti nel 1978, era collegato con qualche rinnegato che prendeva soldi dall'Unione Sovietica, uno stato nemico collegato con le BR, autrici del sequestro Moro... altro che "seduta spiritica". La carriera democristiana di Prodi è esemplare: capo dell'IRI, il più grande carrozzone di boiardi e di mazzette di Stato negli anni '80, uomo di De Mita, di cui tutto si può dire tranne che non abbia saputo fare bene commerci e affari, Prodi che ha un castelletto del 1300, Prodi che negli anni 80 guadagnava 200 milioni all'anno (con la differenza che questi soldi erano pagati dal contribuente, mentre quelli di Berlusconi sono pagati dalle aziende grazie alla pubblicità). Insomma: guardino le travi che hanno negli occhi... E continuino pure a volere una scuola e una sanità "pubblica e gratuita", quando invece ci costano il doppio, rispetto al sistema privato, ma con una qualità da amebe... Vogliono tornare a Mosca? Ma sanno cosa è stata Mosca e il comunismo reale? No! Vergogna! Dicono che non vogliono tornare all'Unione sovietica e che sanno che il comunismo ha massacrato 100 milioni di esseri umani? Dicono di amare l'Europa e la Francia? Ma di cosa parlano, questi asini che parlano come dottori muti? Lo sanno nevvero che il Tesoro dello Stato francese gestisce (oggi non nel 1950) le monete di tutti gli stati dell'Africa occidentale ex colonie? Lo sanno che il "compagno Chirac", l'idolo dei pacifisti, è un fascista che ha eserciti coloniali in Africa, che impianta dittatori quando e come vuole, e che solo due anni fa ha DELIBERATAMENTE FATTO MASSACRARE DAI SUOI CARRI ARMATI un centinaio di inermi civili della Costa d'Avorio (con mille feriti). Lo sanno che i famosi "stati pacifisti" che nel Consiglio di sicurezza, votarono CONTRO la guerra "amerikana" in Irak, sono i VERI stati che hanno armato Saddam? Nell'ordine (inchiesta del Parlamento svedese, non di Ignazio della Russa) non gli americani, ma per primi Urss/Russia, poi Cina, Francia e le due Germania, dal 1967 al 2000...Però Gino Strada, quel razzista che è, invita a boicottare la Esso. Peccato che finché c'era il dittatore fascista (fascista per davvero, visto che suo zio era in combutta col Gran Mufti di Gerusalemme, zio di Arafat, amico di hitler e organizzatore di alcune divisioni di SS arabe che combatterono in Europa al fianco dei nazifascisti...)... Peccato dicevo che finché c'era il dittatore fascista Saddam gli affari petroliferi (denominati "oil for food" per la felicità dei gonzi) erano gestiti da BNP Paribas a Parigi, e dalla Total-Aquitaine-ELF... Alla faccia della Esso...Dunque continuate così... ma non sperate di vincere così facilmente: noi non stiamo con l'Unione in quanto ANTIFASCISTI CONVINTI e non perché lo siamo a parole soltanto... mentre coi fatti non sponsorizziamo i peggiori criminali della storia e i peggiori criminali di oggi...

Appello a 2.931.636 elettori

Quasi tre milioni sono i giovani che voteranno per la prima volta alle politiche del 9 e 10 aprile.
A loro desidero rivolgermi per consigliarli di andare a votare.
Siccome per eleggere i Senatori occorrono 25 anni, non mancate alle elezioni dei Deputati!
Se non avete le idee chiare, se i vostri genitori e i vostri amici non vogliono o non sanno darvi indicazioni, consultate i siti dei partiti su internet, navigate tra i blog di tutte le tendenze e, quest'ultima settimana, non perdete le trasmissioni televisive e radiofoniche, gli incontri e i comizi che si tengono nella vostra città: diventate cittadini a pieno titolo con il privilegio di poter scegliere chi vi deve governare.
Per scegliere è necessario conoscere.
Voglio brevemente ricordare le principali riforme e i provvedimenti del Governo uscente che riguardano in particolare voi giovani, tralasciando i programmi futuri che saranno illustrati questa settimana.
La riforma più importante è la legge Biagi che favorisce l'occupazione e rende più flessibile il mercato del lavoro.
L'abolizione delle imposte di successione e sulle donazioni consente agli eredi di non pagare tasse in caso di lutto familiare o nel passaggio di beni in ambito parentale.
L'aumento delle pensioni minime gratifica i vostri nonni, ma è di buon auspicio per il vostro lontano futuro.
La riforma della Scuola e della docenza universitaria consente vari percorsi formativi per ottenere un diploma o una qualifica professionale, porta a 18 anni il diritto/dovere all'istruzione e formazione, introduce lo studio dell'inglese e dell'informatica sin dalle elementari e riordina i concorsi per cattedre universitarie eliminando nepotismi e privilegi. Il sostegno alla scuola paritaria, l'aumento delle risorse per la ricerca e il bonus per l'acquisto di un computer, rendono la nostra Istruzione in linea con gli standard europei.
L'abolizione del servizio militare obbligatorio, cari giovani, vi rende liberi di scegliere una professione ben retribuita che era un obbligo mal pagato.
La patente a punti ha salvato molte vite ( giovani soprattutto ) e la legge antifumo nei locali pubblici rende migliore l'aria che respiriamo e più consapevoli i fumatori.
I bonus fiscali, le detrazioni e le deduzioni di cui i vostri genitori usufruiscono per i figli a carico, consentono di avere più soldi in tasca da spendere.
Finanziamenti per il Sud e incentivi per l'occupazione permettono ai giovani meridionali di trovare più facilmente lavoro senza dover andare lontano da casa.

Nessun Governo ha fatto tanto anche grazie al fatto che è rimasto in carica cinque anni ( record assoluto). Vi garantisco che è stato il migliore dal dopoguerra e sono convinto che nei prossimi cinque anni, se vorrete votarlo, saprà fare ancora meglio.
Grazie per l'attenzione e per la fiducia.

L'aria è cambiata. Mario Sechi

http://www.mariosechi.net/2006/04/03/laria-e-cambiata/

La rimonta del Cavaliere e il problema delle tasse

Mi consenta quattro consigli. Maurizio Belpietro

http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=79073

I suggerimenti a Berlusconi del direttore del Giornale per il confronto con Prodi

Dov'è questa crisi? Vincenzo Merlo

http://www.ragionpolitica.it/testo.5250.dov_questa_crisi.html

I numeri veri della crisi: quella che vede solo la sinistra

Legge Biagi? Io ci pago il mutuo. Valentina Meliadò

Da precaria in piena regola, sono stanca di sentir parlare della Legge Biagi come causa delle incertezze e delle paure dei giovani italiani rispetto al futuro. Tanto per cominciare la scelta delle parole ha la sua rilevanza: «precarietà» al posto di «contratto a termine» o «flessibilità» contiene un giudizio negativo e suggerisce l'idea di uno stato permanente. Ed anche la dicitura - usata spesso dal centrosinistra - di «Legge 30» invece che «Legge Biagi» contiene in sè un'ipocrisia, perché, omettendo il nome di colui che, ideandola, ha firmato la sua condanna a morte, si cerca di denigrarla creando una distanza che non esiste tra ciò che la legge effettivamente è, e ciò che Marco Biagi avrebbe voluto che fosse.
Se il centrosinistra predilige la terminologia più vaga è solo perché la Riforma del lavoro è uno dei capitoli più controversi del programma dell'Unione, che rispecchia la diversità di posizioni al suo interno. Tutta la sinistra radicale vorrebbe abolirla in toto, Ds e Margherita solo riformarla, mentre da Confindustria parte il monito a non toccarla e, in questo contesto, l'ambiguità dei leader dell'Unione impedisce di farsi un'idea chiara sul futuro di questa legge in caso di vittoria dell'attuale opposizione. Intanto, però, le si spara grosse: è meglio la precarietà o lo stare a casa? La precarietà, grazie, perché io (ma certo non solo io) ci pago le rate del mutuo, vivo comunque un'esperienza lavorativa, «ingrasso» il mio curriculum, vedo sento e parlo con tanta gente, vengo a conoscenza di notizie, fatti e cose che standomene a casa forse non saprei, e tutto questo aumenta considerevolmente le mie possibilità di trovare in futuro un lavoro magari più vicino ai miei desideri, o semplicemente meglio retribuito e più garantito.
Si vedrà, ma intanto non mi abbrutisco e non passo la giornata ad arrovellarmi e disperarmi. Tutto questo astio della sinistra nei confronti della legge Biagi poi è proprio fuori luogo; fu il pacchetto Treu della precedente compagine governativa ad introdurre la flessibilità in Italia, e fu una cosa buona, ma mentre i Co.Co.Co non prevedevano alcuna garanzia relativa alla maternità, le ferie e l'assistenza sanitaria, la legge Biagi è un considerevole passo in avanti in questo senso, senza contare che i tipi di contratti che prevede non si possono reiterare a vita, e quindi buona parte si trasformano, in un certo arco di tempo, in occupazioni stabili.
La sinistra non è credibile quando asserisce che il governo Berlusconi ha fatto della flessibilità (una sorta di male necessario) una condizione permanente; è una sciocchezza smentita dai dati del Sole24Ore di qualche giorno fa, secondo cui in Italia la percentuale di lavoro precario si attesta sotto il 12%, soglia invece superata sia da Francia che Gran Bretagna, per non parlare della Spagna tanto cara alla sinistra radicale, che vanta una percentuale più che doppia rispetto all'Italia. Il lavoro è certamente un diritto che un qualsiasi governo deve cercare di facilitare e tutelare. Ma il terrorismo psicologico sparso a piene mani contro la flessibilità è servito, negli anni, solo a rafforzare l'idea secondo cui i giovani, magari appena conclusi gli studi universitari, devono trovare un posto che duri tutta la vita, presumibilmente con le stesse garanzie di intoccabilità, a prescindere dei loro padri, che poi sono forse la causa principale dell'immobilismo e della difficoltà del mercato del lavoro italiano.
Non può più essere così perché, in un mondo globalizzato che produce nel segno della concorrenza, della capacità e dell'innovazione, i Paesi che non sono in grado di concorrere con gli altri affrontano crisi economiche che si ripercuotono sul livello di vita di milioni di persone. Forse non è del tutto giusto, ma imbarcare il pianeta in qualche utopia alternativa al capitalismo mi sembra poco probabile - oltre che poco auspicabile - e dunque la meritocrazia dovrà per forza fare il suo ingresso nel mercato del lavoro. Soprattutto in quello italiano, perché lavorare è un diritto, ma lavorare bene è un dovere, e cambiare mentalità rispetto all'idea secondo la quale lo Stato deve provvedere a tutte le nostre esigenze, da quando nasciamo a quando moriamo, è necessario.
Qualcuno avrebbe dovuto dirlo anche ai giovani francesi; essere licenziabili per due anni se si è minori di 26 (ma in quanti hanno conseguito la laurea al compimento del ventiquattresimo compleanno?) non è un insulto e men che mai presuppone una vita da precari. È un esperimento che potrebbe aiutarli ad acquisire le conoscenze e l'esperienza necessarie per essere non solo occupati, ma anche utili. A se stessi, alla propria famiglia, ma anche al lavoro ed alla collettività. Lo Stato ha molte pecche, mille lacune, innumerevoli colpe, ma la legge Biagi è una scelta sacrosanta e deve rimanere un punto fermo. Parola di precaria doc.