Ieri a Milano si rivede il solito film. Il corteo, composto da quattrocento, cinquecento persone, attraversa il centro congestionando le strade già congestionate dal blocco del trasporto pubblico. E così la città già al tappeto subisce un altro ko, però di stampo democratico. Allietato da lancio di uova e bottiglie di vernice, come alle prime ruggenti della Scala. Gli agenti in tenuta antisommossa devono intervenire per arginare il corteo. I creativi, forse convinti di essere gli eredi dei dadaisti, raggiungono poi il Castello e colorano di rosso l'acqua della fontana. Quindi, degno finale, raggiungono la sede della Regione e qui quattro di loro, spalleggiati da due professori, interrompono la riunione del consiglio fra urla, striscioni, slogan. Quattro poliziotti vengono medicati in ospedale. Siamo al solito armamentario della cultura progressista: alzare il volume per coprire la voce degli altri. Una volta c'era l'eskimo, e in tasca le biglie di ferro, oggi, per fortuna, basta una felpa e magari un cappuccio. I dimostranti «emeriti» se lo possono permettere perché l'immunità è garantita, perché le loro ragioni galleggiano sul mare dolciastro della retorica, perché sono considerati antropologicamente diversi. Perché la colpa della Moratti, della Gelmini, mentre se i piccoli imprenditori strozzati dalle tasse alzano un dito allora vengono bollati, denunciati, verificati da Equitalia come cave di laboratorio. E se lo fanno gli agricoltori dei Forconi, i giornali scattano nell'ipotizzare infiltrazioni della criminalità e dell'estrema destra, i sociologi scuotono la testa, la polizia indaga, la magistratura punisce. Due pesi e due misure: dipende dal colore del serpentone. Blocchi, scioperi, prove di forza: c'è qualcuno cui è permesso tutto e chi viene bloccato prima ancora di fare un passo. I ragionamenti degli studenti di sinistra vengono classificati come ragionevoli; gli altri vengono marchiati con un vocabolario più apocalittico: anarchia, corporazione, deriva estremista. Di qua giovinezza e generosità vanno a braccetto, anche se sfasciano e devastano; di là sono solo rigurgiti dell'egoismo di lobby ripiegate su se stesse. Arrivederci al prossimo scontro.
(il Giornale)
2 commenti:
ma so' boni a studia'
MA CHE STUDIENO!
A li m … sua e de de sunonno in carrioma!
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Anonimo Anonimo ha detto…
ma so' boni a studia'?
MA CHE STUDIENO!
A li m … lua e de de su nonno in carriola!
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