Finalmente la sinistra ha un leader. Un passaggio storico di non poco conto. Ha un leader giovane, brillante e incisivo; un leader non conformista e non impaludato nella ritualità della vecchia politica ma che dalla vecchia politica ha preso la migliore abitudine: quella di dire una cosa e fare esattamente l'opposto.
Semplice: la leadership. E la questione non è solo politica ma psicologica. Dalla morte di Berlinguer la sinistra italiana non si è mai confrontata con la complessità di un leader, di un capo, di uno statista. Per trent'anni, un'intera generazione di dirigenti politici e burocrati di partito ha liquidato il suo rapporto con la storia attraverso le idee: che queste fossero infarcite di antiberlusconismo o costruite attorno alle fumose parole del Novecento (progresso, uguaglianza, solidarietà, redistribuzione, Stato) andava bene comunque, perché seguire un'idea è molto più facile che seguire un uomo. Le idee sono ecologiche, non sporcano, sono sempre stirate, anche quelle sgualcite dagli anni. Un'idea è pulita, maneggevole, comoda per ogni evenienza; la usi, la ricicli, la riadatti alle circostanze. L'idea è democratica e rassicurante perché consente a tutti di credere di saper pensare qualcosa. Le idee sono accomodabili perché aiutano a costruire la realtà non partendo da ciò che è ma da ciò che tu credi che sia; le puoi proiettare sul maxischermo della tua mente e far apparire il mondo come un posto dove tu non sei, basta che ci siano gli altri: gli ideologi sono per loro natura degli alienati. Al contrario la leadership non è ecologica, è antidemocratica e non rassicurante. Il leader sporca, si sgualcisce nel tempo che scorre sulla sua vita. Seguire un'idea è facile, seguire un leader è difficile, perché di un leader devi seguire tutto: non solo il suo potere ma anche le sue contraddizioni, le sue umane cadute, le sue difficoltà, i suoi entusiasmi e le sue sconfitte. Un leader lo devi amare, temere, odiare, rispettare; lo puoi tradire o conquistare, ma la sua parabola storica diventa inevitabilmente anche la tua, perché un leader è carne e anima; qualcosa con cui ti devi mischiare se vuoi far parte di lui. Il genio pensatore di Jean Guitton immaginava Socrate parlargli così: «Mille miliardi di idee non valgono una sola persona. È per le persone che bisogna vivere e morire». Chi segue un leader segue un uomo e quindi può amare oltre se stesso; chi segue un'idea sa amare solo se stesso. Non sappiamo se la leadership di Renzi cambierà l'Italia; ma forse riuscirà a cambiare la sinistra, trasformandola in qualcosa di meglio dell'impersonale macchina di odio che abbiamo conosciuto in questi anni.
(il Giornale)
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