«Date un luogo comune a un fanatico e ne farà un dogma». Così, sommessamente, Roberto Gervaso salmodiava per esorcizzare la malattia culturale del nostro tempo.
«È sempre più difficile - spiega l'attore, reduce da una lunga tournée lungo tutta la penisola dove ha portato il fortunato spettacolo Gabriele d'Annunzio, tra amori e battaglie - difendere l'originalità e l'indipendenza di giudizio. Quasi che il paradosso fosse più raro e costoso di un diamante. Aveva ragione Longanesi a dire che il paradosso è il lusso delle persone di spirito, mentre la verità è il luogo comune dei mediocri». Le invettive, i paradossi, la libertà e l'indipendenza di un artista di razza non possono che scontrarsi con il muro di gomma tirato su da chi ha fatto della verità culturale prima un monopolio e poi un dogma. «Si può parlare di tutto, beninteso. Però la chiave di lettura dominante su ogni argomento la dettano i giornali di sinistra - aggiunge Sylos Labini -, forti di una tradizione che ha origini lontane. E contro questo monopolio è giusto sempre scendere in guerra e combattere. Ancor di più oggi che la sinistra appare divisa, annacquata e disorientata».
Al suo impegno di attore, regista e promotore culturale (a Sylos Labini si deve, tra l'altro, la nascita del foglio Il Giornale Off, che dà conto come poche altre testate del fervore di una culturale e di un'arte d'avanguardia e non allineata) l'attore ha affiancato recentemente l'impegno più propriamente politico. Dallo scorso marzo fa parte del comitato di presidenza di Forza Italia e onora il suo ruolo con battaglie sempre più cogenti sul futuro culturale e sulla valorizzazione artistica del nostro Paese. «Tra i luoghi comuni più odiosi - ricorda l'attore, che oggi sarà al fianco di Silvio Berlusconi nella presentazione del nuovo dipartimento Cultura del partito - c'è quello che da decenni identifica l'artista di valore come naturalmente schierato a sinistra. Una sciocchezza che è sempre stata venduta come oro colato. Mai come oggi, però, questa falsità mostra la sua pietosa debolezza dal momento che sono in molti a uscire allo scoperto. Insomma siamo all'outing collettivo di tanti artisti che finalmente possono mostrare tutto l'orgoglio del loro non essere allineati. Oggi è possibile rivendicare questa autonomia. Ed è proprio da qui che, secondo me, bisogna ripartire. Non solo per sdoganare i grandi maestri e i valori immortali della cultura liberale, ma anche per dare vita a una politica del fare che punti sul nostro patrimonio artistico e culturale come volano per la crescita». Di idee Sylos Labini ne ha molte e azzarda: «A me, come a tanti altri, non basta più smascherare il vizietto del doppiopesismo e del miope allineamento ai dogmi. Vogliamo un rilancio che sia incubatrice di nuove idee. Bisogna tornare, insomma, a essere originali, inventivi, lucidi e liberi come ai tempi di Marinetti (altro nume tutelare e cavallo di battaglia della carriera teatrale dell'attore, ndr)».
(il Giornale)
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