lunedì 2 febbraio 2015

Arcore anno zero. Fabio Raja

 
 

Sergio Mattarella è stato eletto dodicesimo Presidente della Repubblica Italiana. Con questa designazione la mia vita come per altri sessanta milioni d' Italiani non cambierà di un'acca. Così sarebbe successo chiunque fosse stato eletto al suo posto.
Per lui, invece, muterà, eccome se cambierà. E tutto l'ambaradan che ruota attorno alla sua carica istituzionale, come del resto è accaduto per tutti i suoi predecessori, costerà agli stremati contribuenti qualche centinaio di milioni ogni anno.
 
Mattarella è un reperto archeologico di un'altra era geologica ma d'altro canto il candidato del Cavaliere, Giuliano Amato ne era coevo.
 
Avremo tempo e modo di giudicare nei fatti il nuovo inquilino del Quirinale. Temo che dovremo aspettarci delle sorprese e Matteo Renzi più di tutti. Accade spesso che persone riservate, taciturne, schive sino alla timidezza si rivelino una volta raggiunta una carica di potere, inflessibili, granitiche e determinate al limite del dispotismo. Tanto più che per età, storia e formazione culturale il nuovo Presidente è mille anni luce lontano da Matteo Renzi e mal sopporterà il fatto d'essergli in qualche modo debitore. Così invece di nutrire sentimenti di gratitudine verso il Premier potrebbe sviluppare una certa ostilità nei suoi confronti.
 
Cosa significhi questa elezione per la vecchia nomenclatura del PD è ancora tutto da verificare. Una cosa è certa, che l'esultanza e i sorrisi di Pierluigi Bersani non depongono a favore della sua perspicacia. Cosa di cui già dubitavamo fortemente. Al contrario certificano la sua incapacità politica se, con un Parlamento formato esattamente come lo era nel 2013, allora le cose andarono in modo disastroso e oggi sono andate lisce come l'olio.
 
Suppongo che la cosa che interessi più all'uomo di Bettola, come alla congrega dei suoi compagni comunisti, fosse quella di far saltare il patto con Berlusconi e riacquistare potere negoziale nei confronti del Premier e centralità all'interno del PD.
Non sarà così. Renzi ha mostrato di essere cinico sino al sadismo, sleale e opportunista pronto a tradire l'alleato un secondo dopo stretto un'intesa. Ma questi sono fatti loro.
 
Una cosa ci interessa più di tutte: chi e come potrà ricostruire il centrodestra, la casa dei liberali, di milioni di italiani che per vent'anni si sono attaccati alla speranza che Berlusconi pretendeva rappresentare?
 
In quello spazio politico oggi ci sono solo macerie, un Leader finito, logorato da vent'anni di battaglie politiche e giudiziarie, umiliato e sconfortato. Senza eredi. Un partito, anzi due col Ncd, spappolati, privi di personalità di peso, anch'essi infarciti di resti del periodo giurassico e giovani tanto ambiziosi quanto presuntuosi e scialbi.
 
Lo schiaffo patito ad opera di Renzi forse è un bene che potrebbe far precipitare le cose verso un esito da anni prevedibile, e ormai inevitabile. Il collasso totale del centrodestra Berlusconiano. Perché la cosa migliore non è ricostruire il partito, ma ripartire da zero.
 
(LSBlog)
 
 

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