venerdì 8 agosto 2014

Orlando e la riforma della giustizia errata. Arturo Diaconale



Ha ragione Carlo Nordio quando sostiene che introdurre la pena pecuniaria nella responsabilità civile dei magistrati non serve a nulla e che l'unico deterrente è la penalizzazione della carriera per le toghe che sbagliano per dolo o colpa grave. Ha sempre ragione il procuratore aggiunto di Venezia quando rileva che per eliminare la piaga della politicizzazione per correnti del Csm l'unica formula da adottare sia quella del sorteggio dei nomi scelti tra i giudici che si sono più distinti nella loro carriera.
Ma sono anni che Nordio predica al deserto. Ed è facile presumere che anche questa volta le sue parole , condivise non da un qualche schieramento politico ma dalle persone di buon senso che hanno a cuore lo stato della giustizia in Italia, cadranno di nuovo nel vuoto. Le prime anticipazioni fatte filtrare accortamente dal Ministero di via Arenula indicano che la strada imboccata dal Guardasigilli Andrea Orlando va nella direzione esattamente contraria a quella indicata da Nordio e dalle persone di buon senso.

Nulla da dire sull'accortezza politica del Ministro. Che per ingraziarsi l'opinione pubblica da sempre favorevole alla responsabilità civile dei magistrati ha lanciato la proposta di aumentare al cinquanta per cento dello stipendio la soglia di rivalsa dello stato nei confronti del magistrato che sbaglia . E lo ha fatto ben sapendo , come ha spiegato Nordio, che la misura non spaventa affatto la corporazione delle toghe pronta ad usare le assicurazioni per coprire gli eventuali esborsi.. Ma tanta accortezza non riesce a nascondere la vera ispirazione di Orlando. Che non è quella di realizzare una riforma capace di correggere le storture del sistema giudiziario provocate da alcuni decenni di cultura giustizialista. Ma è quella di proseguire lungo la strada indicata dai forcaioli e dai manettari in toga ed in borghese realizzando una riforma gattopardesca condivisa con le componenti più oltranziste del giustizialismo giudiziario.

Orlando usa la responsabilità civile come specchietto per le allodole dell'opinione pubblica ma punta ad una riforma concordata con gli esponenti più intransigenti della corporazione dei magistrati . La conferma viene dall'annuncio che ai primi posti della riforma ci sarà l'allungamento dei tempi della prescrizione. Il tutto, ufficialmente, per eliminare le tattiche dilatorie degli avvocati e rendere più certo e breve il percorso della giustizia. I propositi sono sicuramente sacrosanti e condivisibili. Gli eccessi nelle tattiche dilatorie rendono la giustizia incerta ed infinita. Ma tornare per la prescrizione all'heri dicebamus dei tempi lunghi significa ignorare lo strame dei diritti dei cittadini imputati provocato in passato dai giudizi senza precisi limiti di tempo. Non è vero, infatti, che nel 2005 i tempi della prescrizione sono stati accorciati solo per assicurare l'impunità a Silvio Berlusconi. Chi predica questa vulgata sa bene che la misura fatta ad personam per il Cavaliere era in realtà rivolta a risolvere una distorsione di cui era vittima la stragrande maggioranza dei cittadini caduti nel tritacarne giudiziario. Quella rappresentata dalla possibilità offerta dal sistema ai magistrati di portare avanti all'infinito inchieste e processi senza freni e controlli di sorta e senza alcuna garanzia di conclusione certa per gli imputati.

I tempi brevi della prescrizione, in pratica, dovevano porre un freno ad uno strapotere che si scaricava drammaticamente sui diritti civili dei cittadini e che , non a caso, veniva regolarmente contestato e sanzionato dalla Corte Europea. I primi segnali provenienti dal Ministero e dalla stampa compiacente indicano che Orlando, in pieno accordo con l'Anm, vuole tornare al passato. Se è così è bene prepararsi a dare battaglia e ad attrezzarsi per il referendum abrogativo di una riforma regressiva e da stato di polizia!

(l'Opinione)

 

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