mercoledì 30 novembre 2005

I frutti di una giustizia alla bancarotta. Davide Giacalone

http://www.opinione.it/pages.php?dir=naz&act=art&edi=270&id=5447&aa=2005

Sul caso Sofri non prendo posizione, però le considerazioni di Giacalone mi sembrano interessanti

Alla radice dei problemi del paese. Arturo Diaconale

http://www.opinione.it/pages.php?dir=naz&act=art&edi=270&id=5446&aa=2005

Sia nell'ultra sinistra che nell'ultra destra esiste una fazione dedita al culto dell'odio

Survey sul modello Danimarca. Stefano Cingolani

Il 20% vive di sussidi pubblici

Sa bene di quel che parla Romano Prodi, la flexicurity del resto, ha conquistato Bruxelles durante gli anni in cui il Professore era mr. Europa. Se ne sono innamorati soprattutto i paesi piccoli, ha cercato di imitarla l’Olanda e l’Austria, dal primo gennaio presidente di turno della Ue, vuol metterla in cima alla sua agenda. Non siamo così sicuri che sappia altrettanto bene di quel che parla Giorgio Cremaschi il quale minaccia uno sciopero generale al giorno se il centro-sinistra proverà a seguire il modello danese. Secondo il leader rifondarolo dei metalmeccanici, è l’ultima variante del solito modello neoliberista e si basa sulla libertà di licenziare un operaio con tre giorni di preavviso, senza buona uscita. Al confronto, la riforma dell’articolo 18 era socialista (anzi giapponese perché il posto a vita c’è, o meglio c’era, solo nell’impero del Sole).
Le cose non stanno così. Cremaschi metterebbe cento firme in bianco se il futuro governo di centrosinistra varasse una legge secondo la quale un operaio licenziato può ricevere una indennità pari al 90% del proprio stipendio per quattro anni. Negli ultimi vent’anni i danesi in età lavorativa che vivono di sussidi pubblici sono arrivati a un milione, pari al 20% della popolazione. Nell’insieme, il 61% degli adulti in Danimarca vive di trasferimenti o è occupato nel settore pubblico. Il sogno dei disoccupati organizzati di Napoli.

I processi e la ex Cirielli. Davide Giacalone

La legge che si chiama, nella toponomastica politica, “ex Cirielli”, non potendosi più chiamare “salva Previti”, è stata varata. Contiene tre principi e due corollari. Prima di giudicare vediamoli, perché di chiacchiere se ne son fatte una sacco ed una sporta.
1. Si aumentano le pene per i recidivi, cioè per quelli che commettono più reati in tempi successivi, il che è giusto: l’amministrazione Clinton fece la stessa cosa, sebbene con più severità. 2. I tempi di prescrizione per i recidivi, si fanno ancor più lunghi di quelli già provocati dall’aumento delle pene. 2.a Tale maggiore lunghezza della prescrizione non si applica a nessuno dei processi oggi in corso, in quale che sia grado di giudizio o stadio del procedimento, quindi nessun odierno imputato ne farà le spese. Il che è giusto. 3. Al contrario, i tempi di prescrizione si accorciano per gli imputati cui non è contestata la recidiva, rimanendo pari al massimo della pena, scomputate le eventuali aggravanti, ma aumentabili solo di un quarto, e non più della metà. 3.a. Tale nuova modalità di calcolo, benché sia favorevole agli imputati e, quindi, possa anche essere retroattiva, si applica solo ai procedimenti dove il dibattimento non si sia mai aperto, restando esclusi quelli pendenti in ogni grado di giudizio.

La prescrizione, anche questo va detto perché di corbellerie ne ho lette di tutti i colori, non è la barriera temporale oltre la quale il colpevole non può essere punito, ma il limite oltre il quale il reato si estingue e si rinuncia a stabilire se l’accusato sia colpevole. L’accusato, bene ricordarlo, come prescrive la civiltà del diritto e la nostra Costituzione, è sempre innocente fino a sentenza definitiva che attesti il contrario.

La legge, allora, è una buona legge? No, la legge contiene principi giusti, semmai è sospettabile d’incostituzionalità l’esclusione dei procedimenti pendenti dalla modalità favorevole di calcolare la prescrizione, ma non è una buona legge perché non solo non tiene conto, ma aggrava due mali profondi della giustizia italiana: a. nel nostro codice penale le pene sono troppo alte, quindi si sente il bisogno di renderle certe, non di accrescerle ulteriormente; b. i tempi della giustizia italiana sono il ritratto dell’ingiustizia, perché inumanamente lunghi, pertanto si sentirebbe il bisogno di accorciarli (per tutti) e non renderli ancora più laschi (per certuni).
Non solo non mi scandalizza, ma è giusto che i recidivi subiscano pene più dure, ma non è giusto che patiscano tempi più lunghi. I tempi andrebbero dimezzati, e forse anche di più, per tutti. Questo ha a che vedere con il meccanismo della giustizia penale, oggi inesorabilmente incriccato, con gli ingranaggi inceppati dal corporativismo togato e dalla politica pusillanime.

La legge non mi piace, e non mi piace per la ragione opposta che ha acceso le critiche della sinistra. Aggiungo, a tal proposito, che opporsi ad una profonda e sana riforma della giustizia, agitando la bandiera di questo o quel procedimento penale, che riguardi gli zingari od un sodale di Berlusconi, è una condotta da demagoghi irresponsabili e destrorsi. Concentrarsi solo su alcune riforme, immaginandole utili in questo o quel procedimento specifico, di converso, è da irresponsabili e da incompetenti.

martedì 29 novembre 2005

Caro Berlusconi

la campagna elettorale è cominciata e, se me lo consenti, vorrei darti qualche consiglio.
La tua immagine è da ricostruire(non parlo di lifting) perché compromessa sin da quando hai deciso di "scendere in campo". Allora giornali e televisione scatenarono un'offensiva subdola e denigratoria nei confronti di Silvio Berlusconi imprenditore che osava sfidare Achille Occhetto politico navigato e segretario di partito. A proposito che fine ha fatto?
Una parte degli italiani, sono convinto in buona fede, credette a tutte le bugie che venivano diffuse dai media e cominciò a non vederti di buon occhio. Eri diventato antipatico per definizione senza un preciso motivo. I motivi divennero parecchi quando poi osasti sconfiggere la "gioiosa macchina da guerra". Quelli a cui avevi tolto il potere, che già sentivano in mano, cominciarono ad odiarti e gli elettori delusi a detestarti, mentre iniziava l'offensiva giudiziaria con avvisi di garanzia, processi, accuse infamanti nei confronti tuoi e dei tuoi collaboratori. A questo punto l'avversione verso la tua persona trovava giustificazione anche nell'elettore in buona fede.
Siccome dici di essere innocente e infatti non sei mai stato condannato, e lo sa anche Beppe Grillo, devi farlo sapere. Consiglio: compera una pagina di Repubblica e spiega perchè non sei ladro, mafioso e corruttore.
Quelli che hanno un' immagine falsata di Berlusconi uomo, non potranno credere a Berlusconi politico. I tuoi avversari politici, anzi i tuoi nemici, hanno sempre attaccato la persona perché sanno che sul piano operativo non possono competere: allora contrattacca difendendo l'uomo Berlusconi e la sua integrità morale. E' necessario ricostruire la figura di Berlusconi sin da quando si è affacciato alla finestra della politica: a suo tempo hanno attaccato la Fininvest perché indebitata come se non fosse normale per un'azienda in espansione ricorrere al credito bancario, hanno detto che dovevi salvare le tue televisioni quando non avevano bisogno di essere salvate, hanno detto che dovevi salvarti dai processi quando questi sono arrivati dopo l'entrata in politica, ti rimproverano i guadagni delle tue aziende proprio quando non le amministri.
Per certa gente qualsiasi cosa tu faccia non andrà mai bene perché per loro non sei "pulito".
A me, che non ho pregiudizi nei tuoi confronti, basterebbero i cantieri tra Bologna e Firenze o sulla Salerno Reggio Calabria per capire che il governo Berlusconi ha lavorato, per vedere la differenza con i cinquanta governi che ti hanno preceduto: per chi non crede nell'uomo Berlusconi non esistono programmi realizzati o promesse che tengano.
Togliti di dosso la rete di calunnie che ti ostacola e vedrai che una parte degli elettori che si è astenuta o che ha creduto alle falsità di certi media saprà ascoltare le tue proposte e terrà conto delle tue realizzazioni.
Questo blog, come sai, è nato per aiutare la CdL a vincere le elezioni. Insieme a Blog4CdL lavoriamo per una causa in cui crediamo, senza interessi personali, nella massima collaborazione e nel rispetto della verità: dacci una mano anche tu! Lasciati consigliare e ascolta le nostre critiche.
In bocca al lupo!

lunedì 28 novembre 2005

Dalla golden share alla dorata truffa. Davide Giacalone

L’Italia s’appresta a sopprimere la golden share, introdotta da una legge del 1994, anche perché in tal senso sollecitata dall’Unione Europea. Ma quell’“azione d’oro” fu solo una dorata fregatura, una presa in giro, se non una truffa. Fu il monumento all’incapacità della politica italiana, nella sua nuova versione, nata dalla falsa rivoluzione, non solo di affrontare i problemi del mercato, ma anche d’essere trasparente e conseguente.
L’originaria funzione della golden share non era quella di impedire le scalate delle società pubbliche consegnate alla quotazione, mediante un veto del governo, che la deteneva, bensì quello di garantire i risparmiatori investitori che sarebbero state rispettate le condizioni che il governo stesso aveva posto per la privatizzazione. Non solo non è stato così, ma, come nel caso di Telecom Italia, è successo l’esatto contrario, con il governo che ha mancato di parola e di credibilità, danneggiando le casse pubbliche, i risparmiatori ed una società, la Telecom, che ancora oggi s’appresta a cambiare assetto proprietario.
Qualche data e qualche numero, tanto per capirci. Nel 1997 il governo Prodi vende il controllo di Telecom Italia per 11,82 miliardi. Quattro anni dopo l’Enel, una società posseduta dallo Stato, che gestisce un monopolio, compera Infostrada impegnandosi a spendere 11 miliardi, a favore di Vodafone (ne pagherà 7,5, ma non per proprio merito). Insomma, a cifre equivalenti lo Stato vende un grattacielo per acquistare una cabina al mare. Che senso ha? Possibile che un simile passaggio non abbia destato ogni tipo di sospetto?
Infostrada, a sua volta, teneva in corpo la rete telefonica delle Ferrovie dello Stato, che era stata venduta, sempre nel 1997, alla Olivetti, per 700 miliardi di lire, pagabili in quattordici anni. L’anno successivo Olivetti vende la stessa rete a Mannesmann, per 14 mila miliardi di lire, da pagarsi immediatamente.
Bastano queste poche cifre per rendere evidente che con quel tipo di privatizzazioni lo Stato ci ha rimesso una montagna di quattrini. Montagna che è mancata nel far diminuire il debito, la cui imponenza ancora ci pone in grave difficoltà con l’Unione Europea.
E non è finita: al momento della vendita delle azioni di Telecom Italia il Governo disse che era stato trovato un partner internazionale, la AT&T, e, in effetti, due consiglieri d’amministrazione, nominati dal Ministero del Tesoro, furono assegnati ai soci stranieri. Quella partnership era parte stessa del valore delle azioni che venivano vendute ai risparmiatori. Ma solo pochi mesi dopo si scopre che quell’accordo non c’è mai stato, che AT&T non intende investire in Italia. Ma, allora, cosa hanno fatto, per mesi, quei due consiglieri d’amministrazione, seduti nel board di una società concorrente?
Ancora oltre: al momento della cessione del controllo il governo stabilì che la nuova società doveva essere una public company, e che nessuno ne avrebbe dovuto possedere, allora e per il futuro, più del 3 per cento, altrimenti si sarebbe utilizzata la golden share, per impedire che un solo proprietario dominasse la società. D’Alema, presidente del Consiglio, nel dare il determinante appoggio alla scalata di Colaninno, criticò pesantemente il fatto che la Fiat, per il tramite dell’Ifil, poteva avere un ruolo dominante possedendo solo lo 0,6 per cento del capitale Telecom ed a Colaninno fu consentito di lanciare un’Opa, superando alla grandissima il 3 per cento. Il governo applaudì (e spiace ricordare che Carlo Azelio Ciampi si unì al tradimento degli impegni presi). Successivamente, però, si è considerata Telecom Italia come una proprietà di Pirelli, che ha acquistato, fuori Borsa, senza alcuna tutela per i diritti dei piccoli azionisti, meno dello 0,3 per cento del valore di Telecom Italia. Ed oggi, dopo avere varato la fusione fra Telecom e Tim, essendo in forte ed insanabile squilibrio dei conti, è ancora una volta in cerca di un assetto futuro, con una diversa proprietà.
Ecco, questa è la storia della fregatura d’oro, data all’intero sistema-Italia. Ragion per la quale ai funerali della golden share non ci saranno le masse, ed i pochi partecipanti potranno solo festeggiare.

C'eravamo tanto armati. Christian Rocca

http://www.ilfoglio.it/uploads/camillo/tantoarmati.html

Nessuno metteva in discussione la presenza di armi di distruzione di massa prima che Bush intervenisse in Iraq...

Sinistra malata di programmismo. Dario Di Vico

http://www.clubeconomia.it/articoli/articolo.php?id=390

In economia non basta lo spirito di iniziativa, ma servono provvedimenti e non seminari

Decalogo per un sindacato moderno. Carlo Cerofolini

http://www.ragionpolitica.it/testo.4158.html

Più trasparenza, più responsabilità e meno soldi per un sindacato evoluto

La falce e martello sono apologia di reato? Francesco Pasquali

http://www.ragionpolitica.it/testo.4156.html

Chissà perché ci sono dittatori meno dittatori di altri?

La sinistra e le tasse universitarie. Luciano Gandini

http://www.ragionpolitica.it/testo.4138.html

Della serie: come ti rivolto la frittata
ASSEMBLEA NAZIONALE
DI RIFORMATORI LIBERALI
Roma - 30 novembre 2005, ore 10.00 - 18.00
Spazio Etoile, Piazza San Lorenzo in Lucina, 41

Relazioni:
Benedetto Della Vedova, Marco Taradash,
Peppino Calderisi, Carmelo Palma

Interventi:
Alberto Beretta Anguissola, Ernesto Caccavale, Cinzia Caporale, Giuliano Cazzola,
Alessandro Cecchi Paone, Luca Cesana, Piero Craveri, Biagio Crescenzo, Enzo Crialesi,
Raimondo Cubeddu, Alessandro Dalla Via, Roberto De Nardo, Alessandro De Nicola,
Arturo Diaconale, Dario Fertilio, Oscar Giannino, Ivan Maravigna, Piero Milio,
Carlo Monaco, Piero Ostellino, Bartolo Pellegrino, Giuseppe Pennisi,
Matteo Pradella,Gaetano Quagliariello, Emilia Rossi,
Alessandro Tapparini, Sofia Ventura

Alfredo Biondi, Sandro Bondi, Antonio Martino, Stefania Prestigiacomo,

Conclusioni:
Silvio Berlusconi


Per informazioni: Tel 06.6795606 - info@riformatoriliberali.org

Per contributi e iscrizioni: San Paolo - Banco di Napoli c/c 100000009421 intestato a Riformatori Liberali abi 1010 - cab 3201

venerdì 25 novembre 2005

Maddalena, l'Unione riesce a mettere nel programma il ritiro annunciato dagli Usa a Martino. Mario Sechi

Coprirsi di meriti altrui è pratica politica diffusa, ma la sinistra italiana non finisce di stupire perchè secondo l’agenzia Apcom Piero Fassino avrebbe assicurato che “l’effettiva realizzazione del trasferimento della base Usa della Maddalena sarà una delle questioni inserite nel programma di governo dell’Unione”. Ai cronisti risulta che il segretario della Difesa Rumsfeld abbia concordato il ritiro con il ministro della Difesa Antonio Martino. Non ci risulta che Martino sia passato all’opposizione. Non ci risultano consultazioni al Pentagono tra Rusmfeld e il presidente della Regione Sardegna Renato Soru.Ci risulta invece che sono tornati alla grande i tempi della disinformatia.

Battaglia continua. Nicola Matteucci

http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=45336&START=0

La sinistra si appropria di De Felice dopo averlo denigrato quando era in vita

Nulla da aggiungere. Filippo Facci

Otto e Mezzo, mercoledì 23 novembre, ore 21.32. Ritanna Armeni: «Perché secondo lei la sinistra è sedotta da questa Cina?». Lucia Annunziata: «Perché è uno Stato comunista». Armeni: «Comunista? ma per piacere: uno Stato dove non ci sono i diritti sindacali, c'è la repressione, la pena di morte». Annunziata: «Per Bertinotti, non avendo dietro impresari, sarà facile chiedere conto dei diritti civili. Detto questo, però, tutte le posizioni di politica estera prese dalla sinistra negli ultimi anni avevano un punto in comune:
se il Paese di cui si parlava, il Paese aggredito, il Paese messo sotto accusa internazionalmente, se questo Paese era ex comunista, la sinistra era sempre dalla sua parte. Belgrado: un ex Paese comunista. La storia della Russia: non ne parliamo. I ceceni: ma vi rendete conto che nessuno nella sinistra, salvo casi isolati, si batte sulla questione dei diritti civili in Cecenia? È perché dall'altra parte c'è la Russia che è comunista. E per quanto riguarda Saddam che cosa c'era? Un vecchio Paese socialista-comunista.
Questa è la mia disperazione con la sinistra, Ritanna. Perché c'è un non-detto dentro la loro scelta di politica estera: che tutti i Paesi ex comunisti vanno difesi. La Cina: la sinistra è orgogliosa della Cina, perché sono ancora comunisti e stanno fottendo i capitalisti sul loro terreno. Giuliano, è ovvio che so' contenti, no?».

La Finanziaria taglia le spese sociali?

A me piace andare a fondo e verificare quando vengono fatte dichiarazioni contrastanti.
Quando la sinistra parla di "macelleria sociale"( al solo scriverlo mi fa venire i brividi), ed il Governo, invece, nega i tagli allo stato sociale, è opportuno andare a leggere le carte.

La legge finanziaria, come sappiamo, è stata approvata dal Senato l'11 novenbre scorso ed attualmente è alla Camera per l'approvazione finale.
Sono 232 pagine che potete leggervi qui :http://www.finanze.it/comunicare/2005/c6177.pdf

A me interessa evidenziare l'articolo 94 e seguenti.
Dice il testo: "Il complesso delle spese correnti, CON ESCLUSIONE DI QUELLE DI CARATTERE SOCIALE, ....non può essere superiore, per l'anno 2006, al corrispondente ammontare di spese correnti dell'anno 2004 diminuito del 3,8 per cento...."

Questo è scritto nella Finanziaria presentata dal Ministro Tremonti.

giovedì 24 novembre 2005

I provvedimenti del Governo Berlusconi

Sempre nell'intento di dare una mano al Governo del Comunicatore che fatica a farsi sentire, ecco un elenco non completo delle principali leggi approvate in questa legislatura.
Per approfondire i dettagli consiglio di andare su: http://www.governo.it/GovernoInforma/Dossier/

*Abolizione dell'imposta di successione
*Abolizione dell'imposta sulle donazioni
*Detrazioni, deduzioni e bonus fiscali per figli, coniugi e anziani a carico
*Aumento delle pensioni minime
*Incremento del fondo nazionale per sostegni alle famiglie
*Riforma del mercato del lavoro (legge Biagi)
*Esenzione e riduzione IRPEF
*Contrasto dell'immigrazione clandestina e legge Bossi-Fini
*Regolarizzazione di lavoratori immigrati
*Missioni di pace nel mondo
*Poliziotto e carabiniere di quartiere
*Carcere duro per i mafiosi, terroristi e trafficanti di esseri umani
*Attivata la procedura per le espulsioni rapide dei clandestini
*Finanziamenti per il Sud: istituito il Fondo per le aree sottoutilizzate (FAS)
*Incentivi per l'occupazione nel Mezzogiorno
*Finanziamenti per la ricerca, l'innovazione e lo sviluppo del Mezzogiorno
*Riforma della Costituzione
*Riforma della Giustizia
*Riforma della Scuola
*Riforma delle pensioni
*Blocco del prezzo dei farmaci fino al 2007
*Tutela dei non fumatori con il divieto di fumare nei locali pubblici
*Patente a punti
*Abolizione del servizio militare obbligatorio
*Codice dei Beni culturali
*Riforma delle leggi per l'ambiente
*Contributi per internet, computer ai docenti e alle famaglie, decoder
*Contributo alle famiglie che iscrivono i figli alle scuole paritarie
*Riduzioni IRAP per le imprese
*Riduzione dell'imposta sulle imprese
*Semplificazione di norme e procedure per le imprese
*Riforma del diritto societario
*Legge per le grandi opere (legge obiettivo)
*Riforma del sistema radiotelevisivo
*Garanzie per il made in Italy
*Agevolazioni per le imprese
*Agevolazioni per le società sportive di base e per le associazioni non profit
*Creazione del portale nazionale per il cittadino: www.italia.gov.it

I censori illuminati. Cristiano Gatti

http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=45096&START=0

Quando la censura arriva da sinistra nessuno grida allo scandalo

Mister Hu, butta giù quella muraglia. Christian Rocca

http://www.ilfoglio.it/uploads/camillo/misterhu.html

La nuova politica di Bush verso la Cina

mercoledì 23 novembre 2005

L'annuncio a pagamento pubblicato sull' International Herald Tribune da Beppe Grillo

“Basta! Parlamento pulito.
Chi è stato condannato in via definitiva non deve più sedere in Parlamento. E se la legge lo consente, va cambiata la legge.
Migliaia di sottoscrittori dell’appello lanciato da Beppe Grillo sul blog http://www.beppegrillo.it/ chiedono che i condannati in via definitiva non possano più rappresentare i cittadini in Parlamento, a partire da quello europeo.
E' profondamente immorale che sia loro consentito di rappresentarci.
Questo è l'elenco dei nomi dei rappresentanti italiani in Parlamento, nazionale o europeo, che hanno ricevuto una condanna(nella pagina non ci sono i nomi, ma il link[nota di maurom]):
Berruti Massimo Maria (deputato FI)
Biondi Alfredo (deputato FI)
Bonsignore Vito (eurodeputato UDC)
Bossi Umberto (eurodeputato Lega Nord)
Cantoni Giampiero (senatore FI)
Carra Enzo (deputato Margherita)
Cirino Pomicino Paolo (eurodeputato Udeur)
Dell'Utri Marcello (senatore FI)
Del Pennino Antonio (senatore FI)
De Michelis Gianni (eurodeputato Socialisti Uniti per l'Europa)
De Rigo Walter (senatore FI)
Frigerio Gianstefano (deputato FI)
Galvagno Giorgio (deputato FI)
Jannuzzi Lino (senatore FI)
La Malfa Giorgio (deputato PRI)
Maroni Roberto (deputato Lega Nord)
Rollandin Augusto (senatore Union Valdotain-DS)
Sgarbi Vittorio (deputato FI, passato al centrosinistra)
Sodano Calogero (senatore UDC)
Sterpa Egidio (deputato FI)
Tomassini Antonio (senatore FI)
Visco Vincenzo (deputato DS)
Vito Alfredo (deputato FI)
Per conoscere le imputazioni:
http://www.beppegrillo.it/archives/immagini/Parlamentari%20Condannati.pdf

martedì 22 novembre 2005

Torture in Iraq, scoperto un carcere segreto
La chiamano 'la nuova Abu Ghraib', la prigione scoperta domenica sera da soldati americani: in uno scantinato del ministero degli Interni sono stati trovati 173 iracheni, malnutriti e con segni evidenti di tortura. Il Partito islamico iracheno ha richiesto all'Onu un'inchiesta internazionale. Denunce anche da parte di poliziotti iracheni, che dicono di aver subito violenze da uomini del governo.
data: 17-11-2005
fonte:Ap autore:Iraqi Islamic Party luogo:Iraq

Veneziani e "la bella destra". Marcello Veneziani

http://www.ildomenicale.it/breaking_news.asp?id_news=49

Scambio di opinioni tra Veneziani e Crespi sugli intellettuali di destra

La vera opzione laica siamo noi. Marco Taradash

http://www.riformatoriliberali.org/dettaglio.asp?id=65

Il "manifesto" dei RiformatoriLiberali

Il nuovo scenario politico. Domenico Mennitti

http://www.ideazione.com/quotidiano/6.altro/2005/2005-11-21_rivista_dmennitti.htm

Le elezioni alla luce della nuova legge elettorale

Tagli agli enti locali, finalmente. Jimmy Greselin

Gli amministratori si lamentano per la mancanza di fondi? Si dimettano. Non si può governare senza i trasferimenti dello stato? Chi lo dice? Da amministratore sono in grado di smentire chiunque lo sostenga. In realtà da decenni gli amministratori pubblici governano con una leggerezza che è sotto gli occhi di tutti. Gli sprechi degli enti locali sono talmente tanti e tali che nessun trasferimento sarebbe comunque in grado di mantenere una politica del genere.

Guardiamo allo sviluppo di cui tanto ci vantiamo degli anni 70-80. Paesi di poche migliaia di abitanti governati da sindaci che pur di farsi ricordare hanno disintegrato il territorio facendo costruire senza logica zone residenziali e industriali un pò ovunque. Paesi che con 5 mila abitanti vantano 2 o 3 zone industriali, spesso non collegate con quelle dei paesi confinanti i quali a loro volta ne hanno realizzate altre più d'una. A guardare certe province dall'alto sembra di essere a San Paolo del Brasile. Province che sembrano megalopoli e che in realtà sono semplicemnte ad urbanizzazione diffusa ed illogica. I costi. Provate a pensare a quanto può costare portare acqua, gas, energia elettrica, rete fognaria in ordine sparso per l'intero territorio di un paese piuttosto che attraverso direttrici principali dare gli stessi servizi concentrandone le diramazioni. E quanto costerà in futuro la loro manutenzione? Chi paga? Nessun problema, ci sono i trasfrimenti dello stato. Risultato? Costi stratosferici e territorio violentato. E i Verdi sbraitano come dei barbari contro l'alta velocità?!! sic!

Proviamo a cercare quali siano state le politiche di gestione del patrimonio di cascun comune volte a valorizzarlo per trarne dei benefici e dei capitali volti a finanziare le opere pubbliche. Troveremo poco di tutto ciò e molti, molti, troppi mutui accesi per lo scopo, facendone gravare i costi sul bilancio anno dopo anno. Cercando in questa direzione troveremo migliaia di immobili di proprietà dei comuni fatiscenti ed inutilizzati, spesso pericolanti. Nei consigli comunali fior fior di ignoranti, si stracciano le vesti ad ogni tentativo di alienazione da parte di qualche maggioranza adducendo la scusa del depauperamento del patrimonio della comunità.

A me è capitato di subire attacchi da parte di ex amministratori che dopo aver lasciato che il tempo distruggesse buona parte degli immobili del mio paese, alla mia decisione di cederli in cambio di opere quali case per anziani o opere pubbliche senza indebitare ulteriormente l'ente, mi accusavano di alienare la storia del paese. La stessa storia che lorsignori avevano reso un cumulo di macerie. Ho governato con una buona maggioranza assieme ad un buon sindaco per un decennio ed il mio comune pur vedendo anno dopo anno ridurre i trasferimenti dello stato non ha mai avuto momenti di difficoltà, realizzando decine di miliardi di opere pubbliche, aumentando considerevolmente il proprio patrimonio, mantenendo l'ici ai livelli minimi, non applicando l'addizionale irpef e non applicando tasse come la tosap. A questo si aggiunga un numero di dipendenti motivati al di sotto della media di tutti i comuni d'Italia.
Non ci sono trucchi, basta una giunta capace. Governare bene si può anche se è scomodo e tanti troppi sindaci inetti non lo vogliono ammettere. Non ci sono soldi? A casa.E la prossima finanziaria mi auguro la faccia ancora questo governo, con ulteriori tagli agli incapaci.Jimmy Greselin

Giorgio Napolitano, un vile. Davide Giacalone

La viltà è il desiderio, sempre e comunque, di sfuggire al pericolo. La viltà è il desiderio di non portare mai il peso delle proprie azioni. Giorgio Napolitano è un vile, talmente pieno di sé da consegnare alle stampe un’autobiografia (“Dal Pci al socialismo europeo”, Laterza) che lo documenta. Scrivo questo senza nessuna soddisfazione, anzi, con molto rammarico, perché Napolitano è un uomo cui guardammo con interesse, sperando in un possibile, e sempre necessario, dialogo a sinistra. Non immaginavo quanto profonda fosse la malattia morale indotta, nel comunismo italiano, dalla lunga pratica della doppia verità.
La raccolta delle proprie memorie, quando si raggiunge una certa età (l’autore ha superato gli ottanta anni, ed è anche stato nominato senatore a vita), può essere un atto di generosità. Lo sforzo di rileggere gli eventi e le passioni alla luce di una maturazione giunta a compimento. La voglia di cogliere la verità dei fatti, al di là delle interpretazioni di comodo. Ma per vergare pagine di questo tipo occorre un coraggio ed un’onesta che a Napolitano mancano. Il lettore, in un certo senso, viene messo sull’avviso proprio alla prima pagina, dove si trova scritta una strana frase: “Parlo della storia –tra il 1944 e il 1991- della sinistra italiana e del suo maggiore partito, collocato nel movimento comunista internazionale e poi distaccatosene attraverso un tormentato sforzo di ricerca e di revisione”. E’ strana perché il lettore ha come l’impressione che sia esistita una storia di rottura fra il comunismo italiano e quello sovietico, o internazionale, mentre, invece, i comunisti italiani tennero un congresso a Roma, nel marzo del 1989, dove ancora rivendicarono con orgoglio di essere il “grande Partito Comunista Italiano”, e cambiarono nome, non cambiando altro che il nome, un anno dopo, con il congresso di Bologna. Fu la storia a trascinarli, non certo loro a precederla, avendone compreso il percorso. Ciò significa che le vicende raccontate da Napolitano riguardano, per quarantasei quarantasettesimi il Pci, mica quella circonvoluta roba che si legge nella prima pagina.
Andando avanti, pagina dopo pagina, vicenda dopo vicenda, ci si rende conto che Napolitano è un maestro di dissimulazione ed omissione, del dire e non dire, senza mai affondare il coltello della critica, dell’analisi originale, di un dietro le quinte che non riguardi inutili episodi tratti dalle vacanze capresi di Togliatti. E la viltà raggiunge la sua monumentale consistenza quando si arriva al tema dei finanziamenti sovietici al Pci. Una storia interessante, tutta da scrivere, e che Napolitano deve conoscere assi bene, perché fu giovane influente inviato in missione a Mosca, perché fu responsabile organizzativo del Pci, ne fu vice segretario, fu responsabile economico e fu responsabile della sua politica estera. Una testimonianza interessante, la sua.
Ma tutto si riduce ad una pagina, una pagina, la 173. Una pagina su 331. Ed in quell’unica pagina mente. Mente perché, con il tono delle grandi rivelazioni, scrive che i comunisti italiani furono finanziati da quelli sovietici, poi, però, si nasconde dietro le parole di Gianni Cervetti (“L’Oro di Mosca”, Baldini & Castoldi, pubblicato nel 1993) per affermare che quei finanziamenti furono interrotti, per volontà di Berlinguer, Chiaromonte e Cervetti, nel 1978. Il che è falso. Totalmente falso.
E’ falso perché lo ha documentato Vladimir Bukovskij (un dissidente che se ne stava nei Gulag, mentre Napolitano ed i suoi compagni riscuotevano i soldi sporchi di sangue, elargiti dalla medesima mano che edificava i campi di concentramento), che ha raccolto documenti importanti e non smentiti (“Gli archivi segreti di Mosca”, Spirali), ed alcuni di questi riguardano la Interexpo, società guidata dal “compagno L. Remigio”, per il tramite della quale, nel 1983 il Pci chiede a Mosca “ulteriori finanziamenti”. Prego osservare la data, 1983, ed il non secondario “ulteriori”. E li ebbero, giacché quelli sono gli anni in cui i comunisti italiani sono impegnati a colpire la sinistra democratica italiana, rea di avere consentito alla giusta scelta di schierare i missili nucleari occidentali, contro gli SS20 sovietici. Sono gli anni in cui vestono una delle loro giubbe “pacifiste”. La pace di Gulag, solo appena più operosa di quella dei cimiteri.
E’ falso perché lo ha documentato Giuseppe Averardi (“Le carte del Pci”, Piero Laicata Editore), utilizando appunti e note di Eugenio Reale e descrivendo il meccanismo di finanziamento illecito che utilizzava una fitta rete di società d’intermediazione (come la Interexpo, appunto), che non intermediavano un bel nulla ma riscuotevano tangenti per i comunisti italiani.
E’ falso perché il magistrato russo Sergej Aristov parla di finanziamenti giunti fino al 1991, così come risulta da un documento datato 17 gennaio 1898, classificato come rigorosamente segreto e destinato a Vladimir Chruscev, uno dei capi del Kgb, un documento intitolato: “Aiuti finanziari supplementari per il Pci”. Prego notare la data, 1989, ed il suggestivo “supplementari”. Di tutto questo ha mai sentito parlare, l’onorevole Napolitano? Lo sa che Aristov aveva chiesto l’assistenza e la collaborazione di Giovanni Falcone, e che questo era l’incontro in programma al suo rientro a Roma, se non lo avessero ammazzato a Capaci? Ha mai letto niente, di tutto questo, l’onorevole Napolitano? Riesce ad immaginare cosa si sarebbe scritto e fatto se al rientro a Roma Falcone avesse dovuto incontrare Aristov per scandagliare le amicizie di Andreotti o i conti di Craxi?
Certo, so che queste cose non si leggono spesso, talché io stesso, scrivendole, mi conquisterò il compatimento di chi m’immagina giapponese renitente all’armistizio, in guerra contro comunisti immaginari che esistono solo nella mia malata fantasia ed in quella corrotta da Arcore. Capita, difatti, che la grande forza dei preti senza più un dio, dei comunisti senza più comunismo, ancora si esercita sul mercato italiano delle idee e delle conoscenze, complice una destra di analfabeti d’andata e ritorno. Ma Napolitano è uomo di cultura, di buone letture, è escluso che ai suoi occhi non siano mai comparse queste notizie, e, allora, perché non commentarle, perché non smentirle, perché tenere tutto in una ridicolissima e rivelatrice pagina? Per viltà. Perché il passato che questi uomini hanno alle spalle fa così orrore, copre ancora le grida delle vittime, da non consentire loro di guardarlo in faccia senza perdere la capacità di guardarsi in faccia. Quindi meglio affidarsi ad un linguaggio che avrei definito democristiano, se non fosse che non conosco un solo democristiano che abbia da tacere tanto sul passato proprio e dei propri compagni di partito.
Altri uomini, altri comunisti, come Giovanni Pellegrino, hanno avuto la forza ed il coraggio di rimestare criticamente nella nostra storia recente, non si sono autorisparmiati, pur compiendo lo sforzo di collocare i propri comportamenti nel clima e nel contesto in cui i fatti si svolsero. Il capitolo dei finanziamenti sovietici ai comunisti italiani è uno di quelli senza il quale non si è in grado di capire nulla, né del dibattito politico nella sinistra, né della storia italiana del dopoguerra. Ma, evidentemente, al contrario di quel che Pellegrino ha fatto per gli anni del giustizialismo, queste altre sono cose di cui è ancora difficile e pericoloso rivelare dimensioni reali e complicità taciute. Alcuni canali di scolo dei dollari russi ancora non si sono prosciugati. O, comunque, non è compito che abbia assolto la debole penna di Grigio Napolitano.

A lezione da Bush. Magna Carta

http://www.magna-carta.it/editoriali/2005_11_21_70159,8.asp

Quando Bush parla di libertà e diritti civili in Cina, viene ignorato da certi media

Io mi vergogno per loro. Christian Rocca

In un articolo iper giustizialista sull'arresto in Austria del professore negazionista dell'Olocausto (non revisionista, come scrive facendo confusione il suddetto articolo), Andrea Tarquini riesce a scrivere la seguente frase: "E´ anche, se non soprattutto, l´estrema liberalità delle leggi della "comunità anglosassone" esaltata da George W. Bush e Tony Blair in materia di libertà d´opinione, ad aver consentito a Irving, da decenni, di sfruttare la sua fama di storico per diventare la più influente voce della propaganda neonazista nel mondo". La colpa delle idiozie propagandate da Irving, per Rep è di Bush e Blair e della loro leggi troppo liberali che i due, sfrontati, vorrebbero anche esportare nel mondo. Tre pensieri: Quando c'è da mandare qualcuno in galera, Rep. è sempre in prima fila.Per Rep, la colpa è comunque di Bush e di Blair: se "esaltano" leggi troppo liberali, aiutano a propagandare tesi naziste. Se fanno il Patriot Act sono loro stessi nazisti.Per Rep, arrestare uno che nega uno sterminio di 60 anni fa è giusto, invece fermare uno che nega quello attuale e propaganda e incita e recluta allo sterminio degli ebrei e dei crociati qui e ora, signora mia, non è multiculti-chic

lunedì 21 novembre 2005

Lo spirito del '94 e i nostri fondamenti programmatici. Raffaele Iannuzzi

http://www.ragionpolitica.it/testo.4125.html

La sinistra è sicura di vincere le elezioni, ma nella CdL ritorna l'entusiasmo e tra gli indecisi la paura di un regime di sinistra

La Fallaci a processo...per troppo coraggio. Stefano Doroni

http://www.ragionpolitica.it/testo.4133.html

Il doppiopesismo della sinistra anche nella denuncia di Agnoletto alla scrittrice

Le riforme dell'istruzione, la sinistra e l'informazione. Carlo Cerofolini

http://www.ragionpolitica.it/testo.4131.html

La riforma Moratti non è poi così lontana da quella Berlinguer, ma alla sinistra proprio non piace

venerdì 18 novembre 2005

Sinistra giustizialista e contro il progresso. Ferruccio Formentini

Adoratori del giustizialismo e non vogliono il ponte sullo stretto di Messina; non gradiscano l’alta velocità convinti che nasconda il panorama quando non provochi tumori; si sbellicano dal ridere quando qualcuno propone di fare le case per gli sfrattati; gongolano se la Consulta vieta i tagli agli sprechi di comuni e regioni; amano il centralismo statale –come quello che sta mettendo in ginocchio la Francia –e aborrono le autonomie locali; sono contro chi tenta di far pagare meno tasse mentre vanno fieri per le imposte che hanno ideato; combattano ogni tentativo di ridurre alcuni dei troppi privilegi a favore di caste e corporazioni, …solo per ricordare alcuni loro vizietti.

Per meglio confondere l’elettore si presentano come “riformisti” e sovente pomposamente si dicono “progressisti” ma sono solo dei “conservatori” cattocomunisti.

giovedì 17 novembre 2005

Manifesto di protesta sindacal-politichese ad uso di tutti i dimostranti di sinistra

Questa nostra grande manifestazione unitaria è il messaggio di protesta che noi mandiamo al governo Berlusconi.
I provvedimenti presi da questo Governo sono contro la parte debole del Paese e violano la Costituzione. Ecco perché noi oggi siamo scesi in piazza in decine di migliaia con tutte le nostre rappresentanze assieme alla società civile.
La parte sana del Paese reagisce al regime berlusconiano e denuncia l'approvazione di leggi fatte solo per una parte degli elettori.
L'opinione pubblica deve sapere che porteremo avanti la nostra protesta finchè non venga aperto un tavolo per stabilire un percorso di uscita da questo stato di cose.
Il Ministro deve dimettersi!
Non possiamo tollerare che provvedimenti impresentabili vengano adottati a scapito della parte sana della popolazione e che non tengano conto delle istanze dei lavoratori.
Autorevoli giornali stranieri hanno già criticato questa normativa che ci porta indietro di decenni, ma questo Governo ignora persino gli ammonimenti che ci giungono dall'Europa.
Il Parlamento non può approvare le leggi a colpi di maggioranza: quando governava il centrosinistra si è sempre tenuto conto delle esigenze della classe lavoratrice.
Purtroppo l'informazione in Italia soffre di un'anomalia che non esiste in nessuna nazione civile: il Presidente del Consiglio controlla tutte sei le televisioni e buona parte della stampa.
Un Governo che ha mandato in rovina l'Italia, che taglia le tasse ai ricchi, precarizza il lavoro, aumenta la povertà e pensa solo al ponte sullo stretto di Messina, merita di andare a casa subito. Milioni di famiglie non arrivano a fine mese perché tutto è aumentato non per colpa dell'euro, come vuol far credere Tremonti, ma della speculazione messa in atto dai commercianti e non controllata da chi avrebbe dovuto farlo.
Ecco perché noi oggi manifestiamo.

Giustizia di classe l'ultima trovata del centrosinistra. Francesco Damato

http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=43469

Per la sinistra non più "salva Previti", ma legge debole con i forti e forte con i deboli

mercoledì 16 novembre 2005

E' una legge giusta e di destra, perciò ci piace. Italo Bocchino

http://www.destra.it/

La ex Cirielli o Cirielli, ma non più salva Previti. Adesso piace alla destra

Parte il pilastro pacifico della dottrina Bush. Christian Rocca

http://www.ilfoglio.it/uploads/camillo/bahrain.html

Ai Paesi "arabi democratici" non piace espandere troppo le pratiche democratiche e incoraggiare lo sviluppo

Addio ciclo dell'ansia. Carlo Pelanda

http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=43170&START=0

Siamo forse usciti dalla stagnazione, ma sicuramente dal pessimismo

Autonomia dello sperpero. Mario Giordano

http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=43168

La sentenza della Consulta è l'alibi per spendere senza freni?

martedì 15 novembre 2005

Bombe al fosforo a Falluja: una storia di ordinario antiamericanismo di Rainews-24. Massimo Teodori

http://www.massimoteodori.it/articoli/590-RAINEWS24.rtf

Le bombe al fosforo presunte e la faziosità verificata

Gli esperti sul fosforo biancoAndrea Nativi e John Pike (sul Corriere). Non è un'arma chimica, non è illegale, brucia anche i vestiti, le immagini di Rainews non dimostrano niente, semmai il contrario e, soprattutto, averla usata "per uccidere" non ha alcun senso logico, strategico e militare. Glauco Maggi, su Libero, racconta perché New York Times e Bbc non hanno dato spazio allo scoop di Rainews. Uno scoop, ricordiamolo fatto da chi durante l'attacco a Falluja non era presente, al contrario di 200 giornalisti americani (certamente non filo Bush) che non hanno visto nessun uso di armi chimiche. Christian Rocca

Ilaria Alpi e Miran Hrovatin: ecco come sono morti. Cristina Del Tutto

http://www.opinione.it/pages.php?dir=naz&act=art&edi=257&id=5184&aa=2005

La Polizia scientifica è riuscita a ricostruire le fasi della sparatoria

Una Finanziaria, due fischi. il Foglio

Un sistema regionale e uno federale. Così si accontenta anche la Consulta

La Corte costituzionale ha bocciato un aspetto formale della norma con la quale si imponevano risparmi agli enti locali. La legge chiedeva loro di non eccedere nelle spese per consulenze esterne, missioni all’estero, relazioni pubbliche eccetera. La Corte ha reputato questa un’“inammissibile ingerenza nell’autonomia degli enti quanto a gestione della spesa”. Sarà “inammissibile”, ma sembra di buon senso prescrivere che i risparmi necessari non si facciano sulle spese indispensabili o sui servizi sociali, ma sulle attività che servono prevalentemente alla propaganda delle amministrazioni o al foraggiamento di clientele già denunciato, tra gli altri, da Piero Fassino.
Il problema di fondo è sempre lo stesso, la finanza “derivata”, cioè emanata dallo Stato, delle Regioni e degli enti locali, che risale alla legge Visentini. E’ urgente passare a un sistema che porti le autonomie a finanziarsi con tasse proprie, in modo che i cittadini contribuenti possano valutare più da vicino l’impiego delle risorse. Insomma, servono due fischi, uno federale (statale) e uno regionale. E’ quel che si chiama federalismo fiscale. Bisogna che gli amministratori non spendano più denaro che non hanno, per poi lamentarsi dell’avarizia del governo. Qualche compensazione per le Regioni più povere può servire a equilibrare il sistema, che però deve essere basato soprattutto sulla responsabilizzazione degli amministratori, che oggi sono ridotti nelle condizioni di postulanti lamentosi e spesso spendaccioni. Se questo fosse l’effetto della sentenza puntigliosa della Consulta, non sarebbe male.

Chi ha detto che il comunismo è morto? Ida Magli

http://www.italianiliberi.it/Edito05/comunismo20051113.htm

L'unificazione europea è, nella sua essenza, un'idea comunista?

Condi Rice chiede a Damasco di liberare i prigionieri politici. Maurizio Molinari

http://www.mauriziomolinari.org/it/article_view.asp?IDarticles=154

Le pressioni del Dipartimento di Stato a favore dei " prigionieri di coscienza"

lunedì 14 novembre 2005

Povero sindacato ( e poveri lavoratori ). Don Abbondio

http://www.tempi.it/archivio_dett.aspx?idarchivio=8890

Dove finiscono i soldi dei lavoratori dati ai sindacati?

Questo sindacato aiuta i forti e snobba i deboli. Benedetto Della Vedova

“A me pare anche di vedere un mondo di garantiti che, impugnando i diritti dei non garantiti, li fottono e li tengono alla larga dalle redazioni”, parole grosse, che vengono dal direttore di un giornale politically correct come “Europa”, organo della Margherita. Si parli di giornalisti o di pubblico impiego o di impiego privato, il potere del sindacato in Italia costituisce un’anomalia perversa.
Perché da noi, il paese più sindacalizzato al mondo, la “costituzione materiale” ha assegnato alla trimurti un potere costituzionalmente abusivo. Una politica tremebonda di fronte alle piazze traboccanti di scioperanti convocati con ingente dispiego di mezzi, assegna alla trattativa con i sindacati un’importanza superiore a quella del confronto politico interno alle coalizioni e tra coalizioni. Che si ascoltino i sindacati sulle questioni del lavoro, anche in senso lato, va benissimo. Altro conto è “negoziare”. Altrimenti, come diceva il compianto Presidente della Consulta Vincenzo Caianiello a proposito della concertazione, “il Parlamento si riduce a mettere un timbro su decisioni prese altrove”.La concertazione prevede un ruolo importante anche per la Confindustria, che non sciopera e non riempie le piazze ma ha buoni mezzi - di stampa, per esempio - per fare pressione. Il ruolo è diverso, ma è chiaro che noi vorremmo un disarmo bilaterale: meno sindacato ma anche meno Confindustria.Torniamo al punto: un ruolo anomalo, quello del sindacato, ma soprattutto perverso. Nessuno disconosce meriti storici al movimento sindacale o prefigura una situazione in cui non vi sia spazio per le organizzazioni dei lavoratori: qui si discute di altro.
Oggi il sindacato, rigonfio di pensionati e dedito alla politica, non è strumento di lotta per l’emancipazione e la promozione dei lavoratori più deboli o dei disoccupati, ma una pietra angolare su cui si sta costruendo una società duale. Il sindacato difende oltre il ragionevole chi ha già - articolo18, pensioni di anzianità, cassa integrazione - ben sapendo che i costi di queste rigide garanzie si scaricano sui più deboli: a partire dei giovani che faticano a trovare contratti di lavoro standard o che non trovano lavoro punto e basta o che avranno pensioni da fame.Ma la perversione sta anche in settori cruciali come quello della scuola, sfiancata da decenni di contratti sindacali pensati sempre e soltanto in funzione nella scuola lavora e mai in funzione di chi dovrebbe imparare. Nella scuola è massimo il contenuto “assicurativo” nell’accezione usata da Pietro Ichino: stipendio basso ma garanzia assoluta del posto di lavoro fino alla pensione e senza alcun premio al merito individuale. Una pazzia in un settore cruciale come quello dell’istruzione, dove massima dovrebbe essere l’attenzione alla qualità dei docenti.
Si potrebbe parlare di molto altro, compresi i finanziamenti pubblici ai patronati, le trattenute sulle pensioni effettuate dall’Inps e i fondi per la formazione malamente utilizzati.Il fatto è che in Italia esiste, grande come una casa, una “questione sindacale” di cui nessuno sembra volersi fare carico. Il centrosinistra non potrebbe per ragioni di scambi elettorali e di sostanziale omogeneità politico culturale. Spetta ad un centrodestra che voglia essere paladino di riforme e libertà, prendere di petto il sindacato. La Thatcher lo fece tanti anni fa, con benefici enormi per il suo paese e per il “delfino” Tony Blair. I tempi sono cambiati, certo, ma da noi la questione resta. I sindacalizzati sono tanti e visibili; ma coloro, a partire dai giovani, che ne subiscono lo strapotere sono di più.

La formazione degli uomini liberi. Andrea Bonacchi

http://www.ragionpolitica.it/testo.4079.html

Il predominio dell'ideologia unica rende la vita difficile alla libertà di pensiero

giovedì 10 novembre 2005

Il comunismo non è morto, perché l'ideologia e lo statalismo non solo non sono stati sconfitti, ma trovano nuovi spazi di affermazione. Il totalitarismo della falce e martello viene semplicemente sostituito, nella lotta politica, da quello delle nuove frontiere del relativismo. Permangono, infatti (e spesso accanto ai miti di un passato criminale) tutti i contenuti essenziali dell'odio alla realtà che si nasconde dietro le bandiere dell'utopia.

L'ONU resta in Iraq. Christian Rocca

http://www.ilfoglio.it/uploads/camillo/ONURESTA.html

Niente più alibi per la sinistra: la missione di pace in Iraq si prolunga su richiesta ONU e governo iracheno.

Un'ampia sintesi del discorso di Silvio Berlusconi in occasione della prima festa della libertà

http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=41815

Aiuto, anche Di Pietro fa il revisionista. Filippo Facci

http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=41814

Bisognerebbe, ogni tanto, fare autocritica e trarne le conseguenze.

mercoledì 9 novembre 2005

Alle radici dell'incredulità. Rodolfo Casadei

Giudicata col senno di poi, l'incredulità di cui furono oggetto trent'anni fa le notizie sul genocidio compiuto dai khmer rossi può apparire una svista tanto clamorosa quanto incomprensibile. In realtà, Pol Pot e il suo comunismo rurale sono soltanto uno dei tanti miti, poi caduti nella polvere e nel sangue, davanti a cui intellettuali e movimenti politici occidentali si sono prosternati prima di ricredersi a fatica: Mao Zedong, Ho Chi Minh, Samora Machel, Yasser Arafat, Fidel Castro, Aristide e per un breve periodo persino Khomeini sono stati considerati icone venerabili e le loro realizzazioni modelli a cui ispirarsi. La ragione di tutti questi folli innamoramenti sfociati in cocenti delusioni dopo fasi più o meno lunghe di accecamento l'ha spiegata Pascal Bruckner una ventina di anni fa nel suo libro Il singhiozzo dell'uomo bianco. Bruckner ha spiegato che il terzomondismo - oggi ribattezzato "altermondialismo" - è una religione secolarizzata che scimmiotta il cristianesimo. E' infatti centrata su di un peccato originale, quello compiuto dai popoli del Nord ai danni di quelli del Sud e che consiste nello sfruttamento e nell'asservimento di questi ultimi; e su di una figura di redentore: gli stessi popoli del Sud, che proprio per la loro natura di oppressi e vittime innocenti hanno tutte le qualità politiche e morali per redimere se stessi e tutta l'umanità, attraverso rivoluzioni che sono vere e proprie palingenesi morali. In nome di questa visione giornalisti come Tiziano Terzani non potevano credere nemmeno a quello che si compiva sotto i loro occhi: era semplicemente impossibile che chi era innocente per natura si macchiasse di crimini; era semplicemente impossibile che i complici del sistema globale di oppressione dicessero la verità.

Questo meccanismo fideistico continua a funzionare anche oggi, al cospetto della minaccia jihadista: è di capitale importanza per gli altermondialisti sottolineare che Osama Bin Laden, i talebani, la monarchia saudita, Saddam Hussein, ecc. sono stati in un momento o nell'altro alleati o soci degli americani. Questo permette infatti di confermare il dato di fede secondo cui gli esseri umani del Sud sono buoni e innocenti, e diventano cattivi e colpevoli solo quando si fanno corrompere dal potere del capitalismo finanziario e dell'imperialismo. Perché la religione secolarizzata del terzomondismo-altermondialismo esercita tanta presa in Occidente? Perché, almeno in Europa, l'Occidente non crede più alle sue religioni di un tempo: non crede alle "magnifiche sorti e progressive" promesse dall'illuminismo e dal positivismo, e da più tempo ancora non crede alla formula storica della cristianità e alla sua promessa di "pace frutto della giustizia". E siccome non soltanto la natura, ma anche la storia non tollera vuoti, alle religioni di un tempo se ne è sostituita una nuova, fondata sull'odio di sé: le distruzioni delle guerre mondiali e del colonialismo dimostrano che la nostra storia è sbagliata, la salvezza può soltanto arrivare dal di fuori, dall'Altro. Ma l'Altro che arriva si rivela sempre un falso messia.
Rino CAMMILLERI Fregati dalla scuola-Resistenza
tratto da: "Fregati dalla scuola", Effedieffe, Milano 1999

E' ormai acquisito alla storiografia più seria che la Resistenza non fu affatto un'epica lotta di popolo ma riguardò solo una minoranza, e fu un fenomeno localizzato in alcune zone del Nord. La mitologia resistenziale ha invece occultato il ruolo svolto dall'esercito regolare italiano che combatté a fianco degli Alleati. I comunisti in breve riuscirono a egemonizzare i comitati di liberazione e, nei cosiddetti «triangoli della morte», ne approfittarono per sbarazzarsi di avversari politici. Oltre a ex fascisti, anche preti, e perfino partigiani non comunisti finirono uccisi in questi regolamenti di conti ideologici, tesi a sgombrare preventivamente il terreno da futuri oppositori. Al confine con la Jugoslavia i partigiani titini procedevano alla «pulizia etnica» degli Italiani nelle famigerate foibe. L'attentato di via Rasella, a Roma, veniva perpetrato per scatenare, con la rappresaglia tedesca, l'odio della popolazione civile. E anche per eliminare quella componente comunista «di sinistra» che non aveva intenzione di obbedire alle direttive politiche di Stalin. Infatti gli attentatori, malgrado le ripetute intimazioni tedesche, non si consegnarono (tra l'altro la bomba aveva ucciso solo Italiani, cioè Altoatesini arruolati a forza dai Tedeschi, nonché alcuni civili, tra cui un bambino) e la rappresaglia riguardò un gruppo di Ebrei e molti partigiani della formazione «Bandiera rossa» detenuti nelle carceri romane. Nel Nord la brigata partigiana «Osoppo» (di cui faceva parte il fratello del regista Pasolini) fu trucidata dai partigiani comunisti. Tutto sommato la Resistenza non accelerò affatto la dipartita dei Tedeschi; anzi trasformò in un calvario di rappresaglie (ai danni dei civili inermi) quella che poteva essere una ordinata ritirata. Lo scopo era quello di permettere ai comunisti, che non avevano fino a quel momento alcun ruolo rilevante nella vita politica e sociale italiana, di guadagnarsi un posto di primo piano nel futuro assetto del paese. Anzi l'idea era quella di prendere il potere tramite la «rivoluzione», come era stato in Russia (qui, infatti, i bolscevichi approfittarono dello sbandamento cagionato dalle prime disastrose sconfitte russe nella Grande Guerra per sbarazzarsi prima dello zar e poi dei menscevichi). I socialisti, di cui faceva parte il futuro presidente Pertini, prima dell'avvento di Craxi erano praticamente loro succubi. Finita la guerra i comunisti scateneranno la guerra civile in Grecia. L'Italia se la cavò perché ormai Stalin a Yalta vi aveva rinunciato.
E le chiamavano priorità
- di FILIPPO FACCI -
Michele Serra è un accidioso e simpatico signore che pone dei quesiti ricorrenti. Ieri, su Repubblica, erano questi: «È più importante fare le grandi opere o investire nelle periferie? Viene prima l'alta velocità o il trasporto dei pendolari?». Il 3 marzo 2004, su Repubblica, si chiedeva pure: «Come può, un Paese che difetta nell'ordinario, cimentarsi nello straordinario?». Sono dubbi di cui è piastrellata tutta la pubblicistica di sinistra del dopoguerra. L'Unità, ottobre 1964: «Abbiamo l'autostrada del Sole,
ma mancano le strade normali». L'Unità, settembre 1977: «Occorre capire se la Tv a colori è conciliabile con la necessità di case, scuole, ospedali». Le risposte sono retoriche come i quesiti: non c'è Paese occidentale dove le infrastrutture non si sviluppino a velocità differenziate; ossia: se è vero che nelle metropoli stanno mettendo la fibra ottica, mentre a Ginostra, per esempio, hanno appena messo l'elettricità, il punto è che stanno progredendo sia le metropoli che Ginostra: e però non ci si può fermare ad aspettare tutte le Ginostra d'Italia,
perché da qualche parte ci sarà sempre una strada dissestata, un acquedotto insufficiente, qualcosa che non impedisca ad altri, tuttavia, di fungere da locomotiva. Ha ragione Serra nel temere che le due velocità possano divergere troppo; ma c'è da sperare che il Paese delle Gioia Tauro e delle opere perpetue, a destra come a sinistra, abbia imparato qualcosa. Noi ci speriamo. Lui forse non più.

La sinistra. Lodovico Festa

http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=41630&START=0

La sinistra si crede depositaria delle regole: chi è contro la sinistra si pone fuori dallo Stato.

I dimenticati del gulag. Gabriele Nissim

http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=41631

Gli ex comunisti non sono capaci di fare autocritica e, mentre pretendono atti di pentimento a destra, tacciono sugli orrori dei gulag.

Una pagina da leggere oggi 9 novembre giorno della prima festa della libertà.

http://www.ildomenicale.it/articolo.asp?id_articolo=454

martedì 8 novembre 2005

Caso Sme. Poniamo che il Cav. sia un sadomaso...

E' interessante rileggere questo articolo pubblicato dalla rivista Tempi nel febbraio 2003. A volte l'evidenza dei fatti non è sufficiente ad aprire gli occhi a chi non vuole vedere. Aspetto SMEntite dai soliti ben informati dalla propaganda di sinistra.

Se il Cavaliere avesse sul serio corrotto un giudice (che gli diede torto); gli avesse trasferito il denaro (due anni dopo la sentenza sfavorevole); avesse fatto guadagnare 2.000 miliardi allo Stato (e nessuno alla Fininvest), il Cavaliere non sarebbe Berlusconi ma, scusate, sarebbe il più grosso pirla dell'Italia del Dopoguerra. Ma se Prodi fosse davvero quel benefattore d'Italia che l'Ulivo dice che sia, egli dovrebbe avere la santa pazienza di spiegarci finalmente perché, il 30 aprile di quella pazza primavera del 1985, da presidente dell'Iri, si mise in testa di svendere la Sme a Carlo De Benedetti, uscendosene con quella conferenza stampa in cui dichiarò di aver raggiunto un accordo per la cessione della Sme all'editore di Repubblica. La Sme era la finanziaria che controllava le migliori aziende alimentari di Stato (tra cui Motta, Alemagna, Pavesi, Cirio, De Rica, Bertolli, Gs, Autogrill).

Era la prima grande privatizzazione dell'Iri e il suo annuncio provocò ovvio furore quando si conobbero i termini dell'accordo. A cominciare dal prezzo.

De Benedetti avrebbe versato 393 miliardi a rate, pari a 333 miliardi netti, per un gruppo che aveva 2.800 miliardi di ricavi e soprattutto 630 miliardi di liquidità. Prodi dice che la cifra era stata calcolata in base a una stima affidata al rettore della Bocconi. Sì. Però la perizia era in funzione di una fusione tra la Sme e la controllata Sidalm (quella di Motta e Alemagna), non di una vendita.
Tant'è che nove anni dopo, quando la Sme fu venduta a pezzi, nelle casse dell'Iri finirono complessivamente 2.400 miliardi. Il sestuplo.
E poi lasciamo perdere i finaziamenti all'Ingegnere (30 miliardi rimborsabili in tre anni al tasso del 5%) e le collaborazioni con (le statali) Agip e Società Autostrade per Autogrill. I documenti parlano di una valutazione complessiva per il gruppo Sme di 497 miliardi. Però 104 miliardi (ecco perché la vera cifra dell'accordo è di 393) vengono garantiti da Mediobanca e Imi, che si impegnano ad acquistare il 13% delle azioni Sme senza le dilazioni concesse all'Ingegnere. E siccome Mediobanca era controllata dall'Iri (per tramite Bancoroma, Credit e Comit), alla fine lo Stato con una mano vendeva tutte le azioni, con l'altra se ne ricomprava una parte. Craxi (giustamente) sbarrò la strada all'operazione, l'Ingegnere chiese i danni e se ne andò per tribunali (che non gli diedero mai ragione) finché non arrivarono quelli là e, oplà. Ora, supponiamo pure per assurdo che Berlusconi sia l'imprenditore più pirla che c'è.

Domanda: ma perché De Benedetti non ha mai citato in giudizio personalmente Prodi?

Perché le inchieste romane su Prodi si sono arenate mentre quelle su Berlusconi (il pirla corruttore di giudici romani) sono al punto in cui sono?

Perché nessuno si è mai interessato degli altri membri della cordata Sme?

Perché l'inchiesta del Pool è rimasta a Milano e non è stata trasferita a Perugia, sede competente per le accuse ai magistrati di Roma?
Tutte le immaginette di Oscar Luigi Scalfaro a chi indovina.

L'irresponsabilità di Prodi l'incendiario. Arturo Diaconale

http://www.opinione.it/pages.php?dir=naz&act=art&edi=251&id=5052&aa=2005

Il centrodestra deve incalzare Prodi imponendogli di spiegare all'opinione pubblica da che parte si colloca: con la polizia o con gli incendiari.

Il fuoco che arriva da Parigi. Davide Giacalone

L’ideologismo dopo la morte dell’ideologia comunista è l’abito che insipienza e minchioneria politiche indossano per credersi presentabili in società. Così la Parigi che brucia diventa eco dei disagi, delle emarginazioni, del riscatto dei diseredati. Così da Parigi si vogliono far giungere ancora le suggestioni di quel maggio, mentre basterebbe conoscere per sapere che questo novembre racconta una storia del tutto diversa.

I fatti, perché i fatti esistono, mica solo le opinioni sballate. Il 27 ottobre muoiono due ragazzi, di quindici e diciassette anni. Era in corso un controllo della polizia e i due, cui nessuno torce un capello, per sottrarsi si nascondono dentro una cabina elettrica, morendo fulminati. C’è qualcuno così svampito da potere sostenere che la polizia non deve mai fare controlli per evitare che chi voglia fuggire si faccia del male? Il 28 cominciano i primi disordini, ed il 29 sfila un corteo con in testa i genitori dei ragazzi e della gente con indosso una maglietta dove si legge “morti per niente”. Ed è difficile dargli torto, sono morti proprio per niente. Al corteo prendono parte solo poche centinaia di persone. Il 30 un lacrimogeno finisce dentro la moschea, creando un comprensibile panico. La polizia parigina nega risolutamente di averlo mai tirato e, comunque, la Fédération National del Musulmanes de France invita alla calma ed a non alimentare gli scontri.

Intanto le notti hanno il colore del fuoco, perché bande di criminali continuano a dar fuoco alle automobili.

Danno fuoco, dicono gli alticci d’ideologia divenuta aceto, al simbolo del capitalismo e del consumismo, si rivoltano contro chi li opprime. Imbecilli, in realtà danno fuoco alle utilitarie della gente per bene, francesi ed immigrati, che vive in quelle periferie, tant’è che più di una volta sono proprio i cittadini ad indicare alla polizia chi arrestare.
Ma la tragedia politica arriva tra il 31 ottobre ed il primo novembre, quando a gente come Begag e Villepin viene in mente la bella idea di utilizzare gli scontri per azzoppare Sarkozy nella gara verso la presidenza. Sono questi genialoni ad alimentare l’idea che si tratti di uno scontro con i mussulmani di Francia, i quali ce l’avrebbero con Sarkozy, fautore della linea dura. Il fatto è che ci sono davvero dei mussulmani, in Francia, che ce l’anno con il ministro degli interni, ma sono i fondamentalisti ed i cuginetti dei terroristi, e ce l’hanno con lui perché, violando i tabù del laicismo francese, Sarkozy s’era messo a distribuire soldi per fare moschee ed avere mullha, a patto che questo avvenisse in accordo con le autorità francesi. Il che andava bene agli immigrati di fede mussulmana, ed andava assai meno bene a quelli che, in Francia come in Italia, volevano usare le moschee e le scuole islamiche per farne fucina di nemici della libertà e della convivenza. Con Sarkozy ce l’anno anche molti delinquenti di strada, a cominciare dagli spacciatori (che talora, ma non sempre, coincidono etnicamente con i sostenitori del fondamentalismo) i quali detestano l’innovazione della “police de proximité”, che da noi sarebbe il poliziotto di quartiere, perché questo tipo di presenza disturba i loro affari.

Lo scontro nel governo diventa effetto e causa degli scontri di piazza, e la piazza se ne accorge, al punto che gli stessi genitori dei ragazzi morti (morti non uccisi) vanno ad abbracciare de Villepin, mentre si rifiutano di ricevere Sarkozy, che aveva chiesto di andarli a trovare.
Questa, dunque, non è una storia di disagi e di rivolte, non è una storia di emarginazione e non è neanche un capitolo dello scontro fra civiltà, questa è una faccenda che vede contrapposte bande di criminali e polizia. E la polizia, a nome e per conto dello Stato, non ha altra scelta che vincere lo scontro e reprimere, reprimere la delinquenza.

Può, tutto questo, accadere anche da noi? Ma certo che può, basta che qualche irresponsabile si metta a dare coloritura politica a quei quattro teppisti scemi che davano fuoco ai motorini di Roma, o si metta a trovar ragioni filosofiche per “comprendere sebbene non giustificare” le bombe in Val di Susa. Basta che si speculi su quel che accade a Bologna per il solo gusto della polemicuzza politica, dove il più furbo era deficiente alla nascita, ed ecco che anche da noi ce la si può fare.
Vedete? La malapolitica non è sempre inutile, talora riesce anche ad essere pericolosa.

Quella Carta tradita. Geronimo

http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=41379&START=0

Il Presidente della Repubblica non dovrebbe "negoziare" le leggi con la maggioranza, ma eventualmente rimandarle alle Camere.

Donne, un graffio con la penna. Cristina Missiroli

http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=41380

Altro che quote rosa! in America alcune giornaliste mettono in crisi, con la loro grinta, gli intellettuali di sinistra nei talk show e per radio.
A Est di Paperino
- di FILIPPO FACCI -
Mortificazione è l'unica espressione che possa accompagnare la più sfortunata micro-campagna civile di tutti i tempi, campagna che questa rubrica tempo fa cercò di condurre per difendere (nota bene) i diritti degli uccelli. Raccontammo le modalità di preparazione del foie gras italiano (anatre col becco tagliato, immobilizzate, ingozzate con un tubo di 28 centimetri sinché il fegato gli si gonfi sino a dieci volte) e spiegammo che la legge contro il maltrattamento degli animali era stata elusa.
Poi l'aviaria, o meglio la sua sindrome. Manifesti apocalittici su pandemie da milioni di morti, oche, polli e gabbiani prefigurati come bio-terroristi, ornitologi cui viene chiesto se sia possibile bloccare gli uccelli migratori o in alternativa sterminarli tutti, squadre di uomini in mascherina che radunano volatili e li asfissiano nei bidoni della spazzatura, tremila galline sotterrate vive in Albania, addirittura raccomandazioni affinché il pollo venga cotto: come se al mondo esistesse qualcuno disposto a mangiare polli crudi.
E noi, tre o quattro giorni prima, con gente che se vede un pulcino cerca il napalm, noi qui con la nostra campagnina: non siate crudeli con gli uccelli. Siamo stati sfortunati. Le campagne civili sono un lusso dei tempi, schiumetta che galleggia sul mare di bonaccia, sono un pianeta che sonnecchia pacifico prima della tempesta. È arrivata.

lunedì 7 novembre 2005

La sfida del 2006: tutta una questione di libertà. Letizia Bandoni

http://www.ragionpolitica.it/testo.4065.html

Alla sinistra serve il potere per far durare il clientelismo.

Un esempio di autocensura da parte di Beppe Grillo

Protagonista è Beppe Grillo, ospite della" notte bianca "di Napoli del 29 ottobre, intervistato poi dal Corriere del Mezzogiorno. Grillo non accenna a quanto è accaduto, ma ci divertirebbe immaginare se il suo atteggiamento sarebbe stato lo stesso nel caso in cui l'amministrazione fosse stata di centrodestra invece che, come tutti sappiamo essere, di sinistra. La questione spinosa questa volta riguarda la privatizzazione del servizio idrico della città. In scaletta ci sarebbe stato anche un intervento di padre Alex Zanotelli, a nome del Comitato che si batte contro tale privatizzazione. Ebbene, i responsabili dell'organizzazione della serata hanno semplicemente esortato il comico genovese a non esprimersi sulla questione dal palco, poco prima dello spettacolo. Ed il comico cos'ha fatto? E' stato ben zitto, e non solo, anche dopo, nelle interviste, non ha fatto cenno a questa censura preventiva da regime, pur essendo individuo spesso fiero di andare controcorrente, di cantarle ai potenti. La questione è stata presentata come invito a tenere uno spettacolo non politico da parte degli organizzatori e accettazione da parte dell'artista, ingenuo, che su indicazione dei primi non ha toccato l'argomento privatizzazione perché «non importante». E qui, per vedere la morte della satira, basta leggere le dichiarazioni confuse e angelicamente innocenti di Grillo al giornalista che lo intervista: «Mi sarei potuto opporre, ma non sono andato oltre. Se avessi capito che la questione dell'acqua a Napoli era così sentita, probabilmente avrei insistito sulla necessità di leggere il comunicato. Forse sì, sarebbe stato meglio intervenire. Però subito dopo lo spettacolo avevamo un dibattito sempre sul tema dell'acqua, così al momento non me la sono sentita di insistere. Ma, ripensandoci, forse ho sbagliato...Però il discorso è che in questa faccenda dell'acqua a Napoli ormai non ci capisco più niente. Credo che Bassolino debba spiegare quale sarà la sua posizione».

L'emendamento dell'Udc alla "ex Cirielli " e l'autodifesa di Previti.

La notizia diffusa dall'agenzia AdnKronos sarà certamente oggetto di discussione: chi lo desidera può cominciare a farlo in questo blog.

L'emendamento dell'Udc vuole penalizzare solo me. Il parlamentare di Forza Italia Cesare Previti prende carta e penna per una lunga dichiarazione contro l'emendamento sulla 'ex Cirielli' depositato dai centristi. Una proposta che prevede l'applicazione della nuova legge solo ai processi che si trovano in primo grado. In questo modo si escluderebbero dall'applicazione i processi in Appello e in Cassazione. Ovvero quelli che riguarderebbero il parlamentare di Forza Italia Cesare Previti, al momento in Appello per il processo Sme e in Cassazione per quello Imi-Sir.L'ex ministro della Difesa, dunque, tuona contro la proposta annunciata ieri dal segretario dell'Udc Lorenzo Cesa. ''Mi sembra che l'emendamento proposto dall'Udc sulla ex Cirielli - dice Previti - suoni piu' o meno in questi termini: la legge e' giusta e come tale va varata nell'interesse di tutti gli italiani, belli e brutti, bravi e intelligenti, stupidi e ignoranti, eccellenti e poveri cristi, il tutto a condizione che ne resti escluso Cesare Previti''. ''Cosi' la coscienza turbata dell'accusa di approvare una legge ad personam - continua il parlamentare di Forza Italia - sara' mondata, senza nemmeno ricorrere a giaculatorie e battimenti di petto, tramutandola in una legge 'contra personam unam', il gia' citato Cesare Previti. Poiche' infatti, tale provvedimento 'rischiava' di applicarsi anche nei miei confronti, esso era stato battezzato 'salva-Previti' grazie all'uso perverso della grancassa mediatica che, per altro verso tace proprio oggi, dopo che la Ariosto, esaltata per un decennio dagli organi di informazione come 'vate' depositario della verita' assoluta (solo perche' mi accusava), ha ritrattato le sue false accuse''. Previti è un fiume in piena. ''La trovata lava-coscienze -aggiunge - consiste in un emendamento che dovrebbe escludere dall'applicazione della nuova legge i processi pendenti in appello e in Cassazione e, quindi, guarda caso, proprio i miei. Il ragionamento e' semplice: una volta che non 'salva' piu' Previti, la legge diventa cosi' magicamente giusta, come proprio oggi sottolinea l'esponente di Magistratura Indipendente, Antonio Patrono. E' questo che e' invitato a fare l'intero Parlamento, anche per evitare il paventato ostracismo del Presidente della Repubblica''. ''Francamente -continua l'esponente di Fi- un percorso di tal genere fa orrore a qualunque coscienza civile e, soprattutto, a quella cristiana alla quale mi sono sempre ispirato nel corso della ormai lunga vita vissuta, e quindi ancora di piu' non puo' non fare orrore al Capo dello Stato, anche per la sua evidentissima incostituzionalita'. Ritengo che sarebbe stato molto piu' corretto e meno ipocrita arrivare al paradosso di scrivere nell'emendamento, chiaramente e senza tanti fronzoli, che questa legge non si dovrebbe applicare ad un solo cittadino e parlamentare italiano, e cioe' al sottoscritto''. Previti accusa di essere vittima di un ''processo politico'' e che come tale non può che avere ''un esito simile a quelli nei confronti di Andreotti, Mannino, Musotto, Carnevale, Contrada, e tanti altri ancora''. Ma se così non fosse, il parlamentare azzurro si dice pronto ad ''accettare con dignità ogni tipo di conseguenza''. Ma avverte: ''Nessuno osi mai chiedermi di arrendermi all'ingiustizia e alla persecuzione. Del resto non manchero' di intervenire nel dibattito parlamentare dei prossimi giorni''. In serata, la replica del segretario dell'Udc, Lorenzo Cesa: ''Non c'è alcun obbligo di votare questa legge'' ha detto. Prima, comunque, una bocciatura dell'emendamento centrista era arrivata anche da Forza Italia. Premettendo che l'ex Cirielli non è una legge ad personam, il responsabile della Giustizia Giuseppe Gargani accusa la modifica dell'Udc di ''introdurre delle discriminazioni''. ''L'ex Cirielli ha il merito - dice Gargani - di fissare un periodo certo, e anche del tutto congruo, per la prescrizione dei reati, mentre l'emendamento dell'Udc fisserebbe condizioni discriminatorie e certamente incostituzionali, che non soddisferebbero tali esigenze. Sono questi i rilievi di fatto da tener presenti. Tutto il resto e' solo inutile strumentalizzazione politica''. Parla di ''emendamento contra personam'' il vice coordinatore di Fi, Fabrizio Cicchitto. ''Mi sembra paradossale che sulla ex Cirielli - dice - si arrivi a formulare emendamenti contra personam, nel senso che nessuno li avrebbe stilati se non avesse studiato in modo approfondito una singola posizione processuale da esorcizzare''.Anche il ministro della Giustizia Roberto Castelli attacca via Due Macelli. "Se sulla ex Cirielli ci fosse una correzione da fare - ha detto il Guardasigilli - credo che andrebbe fatta da tutta la Cdl e non solo da questa o quella componente''. "L'emendamento - dice il Guardasigilli - andrebbe firmato almeno da tutti i capigruppo, altrimenti andra' visto come non deve essere visto", ha aggiunto, dichiarandosi convinto che ''questa legge tanto strumentalizzata e mediaticamente importante rimane una buona legge ma non fondamentale

venerdì 4 novembre 2005

Virus: i polli siamo noi? Giuseppe Romano

http://www.ildomenicale.it/articolo.asp?id_articolo=448

Se siamo bene informati evitiamo contagi..... mediatici.

Impiccalo più in alto. Filippo Facci

Non conosco nessuno che se incontra degli zingari non stia particolarmente attento al portafogli. Se una ragazza scorge una figura nell'ombra di un giardinetto pubblico, così pure, diventerà più guardinga se il tizio si rivelerà un extracomunitario, e un'anziana signora stringerà bene i cordoni della borsa se gli capiterà di viaggiare in metropolitana in mezzo a un gruppo di romeni. Prima che xenofobia, è statistica: la quota di extracomunitari implicati nella criminalità è più alta rispetto a quella degli italiani.
Ciò posto, la frase del ministro guardasigilli «chi giudica deve tener presente il comune senso di giustizia che il popolo avverte» (Giornale di ieri) è ugualmente sbagliata e pericolosa. Il «comune senso di giustizia caro al popolo» è storicamente quello della forca, dei linciaggi, del giudizio sommario, qualcosa che tende a comminare carcerazioni sulla base di approssimazioni mediatiche. Se poi il magistrato che ha scarcerato un rapinatore albanese in Veneto si chiama Carlo Nordio, toga da tutti stimata e non propriamente un giudice sociologo,
personalmente non ho dubbi sul fatto che il medesimo si sia limitato ad applicare la lettera della legge. Stesso discorso valga per la nomade romena accusata di aver tentato di sequestrare un bimbo, poi scarcerata e in parte scagionata. Il garantismo comporta dei rischi. L'assenza di garantismo, molti di più.

giovedì 3 novembre 2005

In difesa degli uccelli in amore il WWF attacca il ponte sullo stretto. Giorgio Prinzi

http://www.opinione.it/pages.php?dir=naz&act=art&edi=247&id=4981&aa=2005

Il ponte sullo stretto di Messina rispetta la privacy degli uccelli in amore?

Università: giù le mani dalla riforma. Cristiana Vivenzio

http://www.ideazione.com/quotidiano/1.politica/2005/2005-11-02_vivenzio.htm

I capisaldi della riforma che, forse, i contestatori non conoscono.

Armi e bagagli. Magna Carta

Dice Diliberto parlando della situazione irachena: appena al governo faremo i bagagli. Colpisce la brutalità di questa affermazione: come se tutta la vicenda dei soldati italiani a Nassiriya si riducesse a una improvvida scampagnata. Colpisce la rozzezza, l'improntitudine di un politico che parla di cose complesse e terribili come del suo ultimo week-end.
Colpisce soprattutto che Diliberto dica queste cose proprio all'indomani del referendum che ha portato il 63 per cento degli iracheni alle urne e ha visto la prima costituzione democratica di quel paese passare con il 78 per cento dei sì.
Quegli iracheni non hanno fatto i bagagli: il posto da cui Diliberto vuole darsela a gambe è il loro paese e per la prima volta hanno avuto l'occasione di dire come vogliono che sia governato. E i soldati italiani che Diliberto vorrebbe sloggiare hanno accompagnato alle urne i vecchi e i disabili e vigilato sulla sicurezza del voto.
Se questa sarà la posizione prevalente dell'Unione, o anche solo la più vociante, è piuttosto possibile che, semmai al governo, sia Prodi a dover fare i bagagli prima del previsto.

mercoledì 2 novembre 2005

La felice Bologna: vera capitale del luogo comune. Gianluigi Da Rold

http://www.opinione.it/pages.php?dir=naz&act=art&edi=246&id=4939&aa=2005

La dotta e la grassa non è più quella di una volta...o non lo è mai stata?

Perché sono di centrodestra

Continua la discussione sul perché ci sono tante persone "normali" di sinistra.
Il tenore dei commenti è stato sostanzialmente garbato e non posso che rallegrarmene.
Cerco di spiegarmi ancora meglio, visto che i miei interlocutori mi danno opportunità di confronto.
Ho detto e ribadisco che per essere di sinistra non occorre fare delle scelte: in Italia si è di sinistra per definizione, per nascita, per cromosomi.
La cultura, l'informazione, l'arte, la storia, il cinema, il teatro, la scuola non sono forse quasi esclusivamente in mano alla sinistra?
La destra è stata ghettizzata per decenni!
Essere di destra o centrodestra significava emarginazione!
E' vero o non è vero?
Se abbiamo l'onestà intellettuale di ammettere che la sinistra è stata dominante e determinante nel quadro politico italiano dal dopoguerra in avanti, non si può negare a chi non si sente di sinistra il diritto di identificarsi nella Casa delle Libertà.
Come ho detto, la preferenza per il centrodestra è frutto di una scelta o meglio di una rinuncia, della sconfessione della sinistra. Non c'è odio per chi la pensa diversamente: sono stato come tanti un elettore di centrosinistra, ho messo in discussione verità scontate, certezze intoccabili, principi scolpiti nella roccia e......ho cambiato schieramento politico.
Più di ogni altra cosa mi ha disgustato la disinformazione praticata dalla sinistra, tanto subdola quanto efficace. Ognuno è libero di ascoltare, leggere, credere, dire quello che crede, ma deve essere veramente libero da qualsiasi condizionamento nella scelta di quello che ascolta, legge, crede, dice. Rispetto le scelte di campo e spero che siano scelte consapevoli, rispetto anche coloro che non vogliono mettere in discussione le loro idee per paura di dover cambiare, ma esigo il rispetto delle mie preferenze.
E' profondamente sbagliato considerare chi non è di sinistra un traditore o un minorato condizionato da Berlusconi: la presunta superiorità della sinistra è solo negazione dell'autocritica.
Su questi presupposti spero che il dibattito trovi altre adesioni.

La sinistra e il communication warfare. Giovanni Calabresi

http://www.ragionpolitica.it/testo.4034.html

Questo articolo riassume in modo sintetico e chiaro la missione di questo blog ed una delle strategie da adottare per vincere le elezioni.

Dalla sinistra cinque anni di insulti a Berlusconi....e niente più. Vincenzo Merlo

http://www.ragionpolitica.it/testo.4032.html

Il programma della sinistra si riduce all'odio per Berlusconi.