martedì 31 gennaio 2006

Fiat...core 'ngrato. Francesco Pasquali

http://www.ragionpolitica.it/testo.4636.fiat_core_ngrato.html

LC di Montezemolo oltre al braccino ha anche la memoria corta

Primarie gonfiate

Forse i compagni credono che noi abbiamo l'anello al naso. Sono convinti di poter rifilare a noi qualsiasi panzana come fanno con i loro sodali.
Abbiamo bevuto gli oltre quattromilionitrecentomila votanti delle primarie similpelle che hanno incoronato Prodi, ci becchiamo i milioni di manifestanti che regolarmente faticano a riempire piazze da centomila, ci vendono scioperi da novantapercento ed ora vogliono venderci ottantaduemilaquattrocentonovantasei votanti alle primarie similpelle per il sindaco di Milano.

Siccome la matematica non è ancora soggetta alla par condicio, vorrei fare un semplice piccolo calcolo. Considerando che i seggi erano 124, il numero medio di votanti per seggio è 665.
Quanto tempo occorre per verificare l'identità, sottoscrivere il programma, pagare un euro, votare e deporre la scheda nell'urna? Facciamo due minuti? Ebbene se moltiplichiamo i due minuti per il numero medio di votanti per ogni seggio otteniamo 1330 minuti che sono più di 22 ore. Al seggio 51 dove c'è stato il record di affluenza (1714) avrebbero impiegato 57 ore.
Tenendo conto che l'affluenza si concentra in certe ore avremmo dovuto avere code chilometriche ai seggi.
Considerando, poi, che Milano era quasi impraticabile per la recente nevicata, qualcosa non torna. Allora, per essere indulgenti, possiamo dire che forse non si andato troppo per il sottile con l'identificazione, che qualcuno ha votato a raffica, che c'è stato qualche arrotondamento per eccesso, qualche spinta di incoraggiamento e qualche voto telepatico.
Se poi, ma non sono obbligati, volessero farci sapere quanti soldi hanno raccolto e cosa intendono farne, saremmo loro molto grati.
I dettagli potete trovarli al sito http://www.primariemilano.org/risultati.htm

lunedì 30 gennaio 2006

La destra che fa leggi di sinistra. il Foglio

Merlo dice che difendersi non è far west: un ragionamento da allargare

Francesco Merlo si domanda, su Repubblica, se sia proprio vero che la legittima difesa sia “di destra”. Conclude, pur con qualche inevitabile omaggio al birignao sul preteso carattere elettoralistico della norma appena approvata, che consentire a chi è aggredito di difendersi è “di sinistra”. Naturalmente etichettare politicamente i principi, per non parlare dei costumi, è un esercizio un po’ grossolano, già messo magistralmente in ridicolo da Giorgio Gaber. Tuttavia il ragionamento accennato da Merlo contiene un nucleo interessante. Nella sua foga propagandistica, spesso l’opposizione perde il senso degli interessi che è chiamata a difendere, e questo non vale solo per la legittima difesa, bollata dall’Unità come “licenza di uccidere”. Molte delle campagne che si sono scatenate contro rilevanti provvedimenti del governo appaiono contrarie agli interessi in nome dei quali sono state organizzate.
Basta pensare alla legge Biagi, che ha consentito attraverso nuove forme l’accesso al lavoro di centinaia di migliaia di giovani, limitando il fenomeno delle collaborazioni coordinate e continuative, vera e propria sanzione del precariato inventata dal centrosinistra. Lo stesso, se si guarda ai risultati, si può dire della legge sull’immigrazione, che ha consentito la regolarizzazione di settecentomila lavoratori stranieri e l’espulsione di qualche migliaio di clandestini. Ora i cannoni dell’opposizione sono puntati sulla legge che impedisce alle procure di ricorrere in appello contro le sentenze di assoluzione. Qualche aspetto della legge può essere perfezionato, ma è difficile sostenere che il principio di fondo non sia garantista e quindi, secondo una classificazione che vale in tutto il mondo (ma non da noi), “di sinistra”. La difesa del cittadino dall’arroganza dello stato, la regolamentazione della flessibilità del lavoro, la distinzione tra l’immigrazione di lavoro e quella criminale sono principi di civiltà, e se li ha dovuti sancire il centrodestra è perché la sinistra, quando era al governo, non ha fatto il suo mestiere.

martedì 24 gennaio 2006

Per fare politica ci vuole cervello, anche per votare

Quali sono le doti di un buon imprenditore? Creatività, entusiasmo, fantasia, comunicativa, lungimiranza e laboriosità.
Le caratteristiche di un bravo manager? Leadership, ambizione, orientamento al risultato, flessibilità, scelta e motivazione dei collaboratori.
Se poi un imprenditore di successo è anche un ottimo manager e se riesce a creare posti di lavoro avendo successo in campi diversi e se diventa ricco, anzi una delle persone più ricche al mondo, significa che stiamo parlando di un fuoriclasse. Chiunque sarebbe orgoglioso di sapere che è suo connazionale e, addirittura, sarebbe felice di poterlo annoverare tra le sue conoscenze.
Non parlo di Bill Gates né di Warren Buffett, mi riferisco a Silvio Berlusconi.
Solo in Italia da una ben precisa parte politica si è scatenato un odio assurdo ed ingiustificato nei confronti di una persona che meriterebbe, oserei dire, honoris causa la Presidenza del Consiglio.
Per giustificare un odio che deriva solo ed esclusivamente dall'aver perso e dalla paura di perdere il potere, si sono inventati che si è arricchito da quando è al Governo: è diventato ancora più ricco perché la sua azienda quotata in Borsa ha fatto utili ed ha incontrato il favore degli investitori.
Dicono che un bravo imprenditore non è necessariamente un buon politico: l'Italia dal dopoguerra è andata avanti per merito degli italiani, nonostante i Governi, ma soprattutto per i "regali" fatti con le pensioni a tutti, i sussidi alle aziende decotte, allo sperpero di denaro pubblico elargito agli amici e al voto di scambio che ha portato il nostro debito pubblico ad essere tra i più elevati al mondo. Nessun bravo imprenditore si sarebbe comportato con tanta dissennatezza.

La sinistra che denigra Berlusconi si ritrova poi i Consorte che guadagnano 50 milioni di euro per consulenze che non creano nemmeno un posto di lavoro, che vengono pagate all'estero, che non si sa come sono state contabilizzate e che speriamo paghino le tasse.
Non troverai mai un comunista che preferisca Berlusconi a Consorte: questi sono i nostri avversari politici, questa è la loro mentalità e questo è il loro modo di non ragionare.

Sempre per giustificare il loro odio cercano di distruggere il Capo del Governo con incriminazioni a raffica contro di lui e contro i suoi collaboratori, ma non riescono a trovare nulla di cui sia personalmente responsabile, tanto è vero che non ha subìto condanne definitive: le accuse sono poi assurde e parametrate alla potenzialità delinquenziale di un imprenditore di piccolo cabotaggio, non certo di uno dei più ricchi del mondo.

A me pare tutto così chiaro che faccio fatica a comprendere come molti miei connazionali siano così pervicacemente ostili a Berlusconi.

Su "Lotta continua" scrivevano così. da pepeonline.it

Non è un volantino delle BR. Era il giornale più “in” degli anni ‘70, quello che faceva “opinione”. E che continua a farla anche oggi visto che una buona fetta dell’odierna classe intellettuale (Sofri, Lerner, Deaglio, Mughini, Liguori, Carlo Panella, Ravera, Claudio Rinaldi, Erri de Luca, Boato, Manconi...) viene da qui

Un mondo migliore è possibile. Ma chi paga? “Sono questi i proletari a cui gli operai delle grandi fabbriche devono saper dire delle parole chiare: lavoro o no, vogliamo mangiare, vogliamo vivere, vogliamo essere pagati.” “No all’aumento della produzione, no allo straordinario, riduzione di orario a parità di salario per tutti (e soprattutto nelle fabbriche dove gli operai vengono messi a cassa integrazione), mutua pagata al 100% tutto l’anno”
“Non ci libereremo mai della schiavitù del salario, cioè del lavoro sotto il padrone, finché lotteremo soltanto per aumentare le nostre paghe (…) questo però non vuol dire rinunciare agli aumenti salariali, perché i prezzi aumentano continuamente e se non aumentano le paghe finiremo per lavorare gratis”.
Vogliamo tutto e subito “Vogliamo un aumento salariale per tutti e che sia grosso”. “Vogliamo la riduzione dei prezzi di tutti i generi di prima necessità: cibi, affitti e vestiari”. “Vogliamo scuola, trasporti e assistenza gratuiti” Più benessere per tutti? Facile: basta lottare uniti! “Dove hanno avuto la forza e l’organizzazione per farlo, [gli operai] le case se le sono prese”. “Noi non andremo in Parlamento a chiedere il ribasso generale dei prezzi, ma lavoreremo per organizzare la lotta nelle fabbriche, nei quartieri e nelle piazze. E nemmeno ci preoccupiamo di spiegare ai padroni come salvare capra e cavoli: come concedere il ribasso dei prezzi senza andare in malora, come fanno invece i sindacati quando chiedono le loro riforme”. “A noi di rovinare i padroni non ci fa tristezza. La loro morte è la nostra vita”. “La nostra vita è piena di cose che non abbiamo, che dobbiamo pagare a caro prezzo, ma che possiamo prenderci con facilità se siamo tutti uniti e lottiamo tutti assieme”
Brani estratti da “Verso la lotta generale: lottiamo per vivere”,
Lotta Continua, 2 febbraio 1972

La cultura che ci manca. Valentina Meliadò

http://www.ragionpolitica.it/testo.4525.html

Perché antifascismo ed anticomunismo non hanno la stessa valenza?

lunedì 23 gennaio 2006

Chi ha voluto la bicicletta deve pedalare

E' proprio necessario scandalizzarsi per le uscite del Premier?
Facciamo finta di credere che il PCI si finanziasse a suon di feste dell'Unità e che la DC vivesse solo di finanziamento pubblico. Continuiamo pure a crederlo, però inutile commemorare Craxi e voler fare ammenda degli errori del passato, se non si ammettono i finanziamenti "irregolari".
Forza Italia ha il vantaggio di essere un partito nuovo e, anche se pieno di democristiani e socialisti, può rivendicare la propria "verginità"da tangentopoli.
L'amico Follini a furia di tirare la corda con la discontinuità si è beccato il proporzionale che, per definizione, obbliga i partiti a prendere le distanze dagli alleati per ottenere visibilità.
Allora è giusto togliersi qualche sassolino dalla scarpa- come usa dire-e condurre la campagna elettorale usando tutte la armi lecite.
La sinistra cerca disperatamente di far notare il tuo dito mentre indichi il luogo del misfatto e purtroppo molti ci cadono, mentre certi alleati rischiano di farsi contagiare dall'opposizione criticando il Presidente anziché proponendo soluzioni o progetti.
Finora Berlusconi- a mio avviso- non ha sbagliato una mossa: ha dimostrato di essere un vero politico e un grande leader. Voler prolungare la legislatura per far approvare decreti in sospeso e la legge sull'inappellabilità, dimostra senso dello Stato, astuzia politica e forza delle convinzioni.

Ipocrisia della parità. Vittorio Sgarbi

http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=59228

Impedire l'appello al PM è un gesto risarcitorio e di civiltà

venerdì 20 gennaio 2006

Ingegneri e rumori sinistri

Onestamente chi si sarebbe aspettato nell'autunno del 1989 il crollo del muro più "resistente" della Muraglia cinese?
Eppure gli scricchiolii si erano sentiti quando in Polonia un elettricista dei cantieri navali aveva osato fondare un sindacato libero.
Dobbiamo tendere l'orecchio ai rumori che precedono il crollo e sarà interessante osservare quanti fuggiranno dalla casa prima che cada a pezzi.
In queste settimane un partito importante del centrosinistra ha il "pilastro" portante della propria credibilità che dà segnali di cedimento: potrebbe essere il preavviso del crollo, ma la struttura potrebbe tenere. Noi stiamo attenti ai rumori sinistri che provengono da quella struttura e cerchiamo di capire se sono un segnale di crollo, se la struttura reggerà o se cederà da un'altra parte.
Un bravo ingegnere edile sa quali sono i punti deboli di una struttura e quanto possono resistere ad un terremoto, sa, quindi, dove mettere le mani per rinforzare o per indebolire una costruzione.
In politica, specialmente in campagna elettorale, servono capaci ingegneri che sappiano valutare le proprie architetture e quelle degli avversari e che sappiano decifrare tutti gli scricchiolii e da quali parti provengano.

Più presenti in tv. Sette su dieci sono dell'opposizione. il Giornale

http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=58469&START=0

Lo studio è del Centro d'ascolto dell'informazione radiotelevisiva

Il rischio elettorale? Trasformare l'Italia in una regione rossa. Gianni Baget Bozzo

http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=58484

Un eventuale partito democratico non ci salverà dal comunismo

Riflessioni sul rinnovo del contratto dei metalmeccanici. Giuliano Cazzola

I metalmeccanici sono riusciti a rinnovare il contratto. Tutto bene quel che finisce bene, allora? Resta il fatto di dover constatare che una gloriosa categoria è riuscita a concludere la propria vertenza sul terreno dell’ordine pubblico, grazie al blocco di autostrade e stazioni ferroviarie. Quando un esercito è in difficoltà non basta prendersela con gli avversari. Bisogna trovare il coraggio di sparare sul proprio Quartier generale, denunciando gli errori di quello stato maggiore sindacale che non ha saputo formulare adeguatamente i piani di battaglia e che ha chiesto grandi sacrifici a centinaia di migliaia di lavoratori. I tanti Cipputi che hanno disciplinatamente scioperato sono certamente autorizzati a scaricare tutte le colpe della loro situazione sulla Federmeccanica e – se è di loro conforto – sul governo di centrodestra. Ma delle domande, prima o poi, dovranno porsele. Per quali motivi, in questi ultimi mesi, sono stati rinnovati molti contratti (anche nei settori privati e dell’industria) spesso senza dover ricorrere allo sciopero o comunque con una conflittualità molto bassa? E ancora: come mai, dal 1993 (quando fu stipulato quel Patto che definì le regole delle relazioni industriali) ad oggi, le vertenze contrattuali sono rimaste in un contesto di litigiosità assolutamente fisiologica, tranne che nella categoria dei metalmeccanici? Perché quei criteri che sono stati ritenuti adeguati a definire le dinamiche salariali di un’operaia tessile o di una commessa di un supermarket sono stati ripudiati dalle federazioni di categoria per le tute blu?

Riflessioni orientative per le prossime elezioni. Silvio Berlusconi fans club

"Nelle imprese grandi, è difficile piacere a tutti" (Solone)

Dopo avere dato il proprio contributo alla vittoria della Cdl nel 2001, moltissimi elettori si sono disinteressati non solo di politica attiva, ma anche della elementare informazione sulla attività legislativa e sulla sua applicazione. Al contrario, gli elettori avversari hanno continuato ad assorbire l’ ordinario indottrinamento capillare, il consueto “radicamento nel territorio” (fuori dell’ ipocrisia: clientelare distribuzione di posti di lavoro e carriere non per merito, ma per sincera o simulata adesione alla sinistra), l’ informazione faziosa, incompleta, menzognera di sempre. Sempre agguerritissimi e carichi del disprezzo e dell’ odio di cui vengono imbottiti contro chi non la pensa come loro, ora si preparano ad una campagna elettorale senza esclusione di colpi.
Dobbiamo dunque svegliarci, darci una mossa, prepararci a reagire ed attaccare (s’ intende, con la forza della ragione e dei fatti, e in primo luogo senza lasciarci mai intimidire dalla loro logorrea sfiancante ), anzitutto informandoci alle fonti stampate e audiovisive sicure, e rifiutando drasticamente non solo l’ informazione ufficialmente di sinistra, ma anche ed ancor più quella subdola e – apertamente o sotterraneamente – corrosiva, intendo dire in particolare RAI 3, Repubblica, Espresso, Corriere della sera, Stampa.
L’ opposizione non svolge il suo compito correttamente democratico di controllo, di eventuali critiche e di controproposte costruttive, ma, attraverso i parlamentari, i sindacati e le piazze, fa solamente opera di istigazione all’ odio contro le persone dei governanti e al disprezzo verso di noi; svolge capillare propaganda delegittimante; persegue il rallentamento dell’ approvazione e della esecuzione delle leggi (sperando di potere dire alla fine: “Il Governo in 5 anni non ha fatto niente!”); una parte di essa, rende precario l’ ordine pubblico e spesso incerta la sicurezza dei cittadini. Che poi tutto ciò provochi un danno oggettivo per lo sviluppo e per l’ immagine dell’ Italia, non solo non li addolora, ma al contrario li gratifica, perché sanno che solo chi è malcontento (per cause oggettive o anche solo psicologiche) “si butta a sinistra”, che i frettolosi di rinnovamento cadono facilmente nell’ astensionismo , che, in breve, per loro, “tanto peggio, tanto meglio”.
Particolarmente grave la circostanza che la sinistra abbia ancora in mano (per scelta di comodo o per intimidazione) la magistratura inquirente e quella giudicante: dal tribunale di I° grado, all’ appello, alla cassazione, alla corte costituzionale, al consiglio superiore della magistratura e fino ai diretti consiglieri del presidente della Repubblica: tutti organi che non possiedono legittima sovranità – perché questa spetta esclusivamente al Parlamento, in quanto eletto dal popolo – ma che di fatto riescono a frapporre pesanti rallentamenti e ostacoli allo sviluppo e all’ immagine dell’ Italia

lunedì 16 gennaio 2006

Forza Berlusconi

Qulcuno ha detto che finalmente Berlusconi ha tirato fuori...gli attributi.
Noi pensiamo che, alla partenza della campagna elettorale, abbia tolto il doppiopetto di Presidente del Consiglio per indossare l'abito del leader del centrodestra.
Ha fatto bene il suo dovere portando a termine una legislatura che ha "prodotto" più provvedimenti di qualsiasi altra( non era difficile) ma, soprattutto, ha introdotto riforme e leggi fondamentali per consentire al nostro Paese di avanzare nel progresso e nel benessere.

Ha avuto tutti contro, anche gli alleati in diverse occasioni. Non ha mai mollato e per questo merita gratitudine. Ha creduto in una missione e vi si è dedicato senza interessi personali.
Ha compiuto un'impresa in condizioni che avrebbero demoralizzato chiunque. Grazie Presidente.

Noi sosterremo sempre più convinti la battaglia del nostro leader e degli alleati per la vittoria alle elezioni e condividiamo la strategia adottata da Berlusconi: niente sconti agli avversari, rispetto dei ruoli e delle persone, ribattere colpo su colpo.

La faccenda Unipol vede schierata una sinistra isterica a cui è stato rotto il giochino che non trova di meglio che attaccare e calunniare come se fosse grave più denunciare che fare gli intrallazzi.
Berlusconi è andato dal pubblico ministero a riferire di un incontro di esponenti dei Ds con il Presidente delle Generali: nessun rilievo penale, però i giudici ascolteranno i testimoni.
D'Alema non ha dato spiegazioni, ma si è limitato ad insinuare che fossero stati scomodati apparati dello Stato per "intercettare" quell'incontro.

Ora il Cavaliere chiede che si faccia luce sui conti di Consorte che ammontano a 50 milioni di €.
Forse qualcosa di penalmente rilevante. Senza dubbio molto di politicamente rilevante. Anche noi elettori vorremmo che fosse fatta chiarezza, al più presto. Anche i Ds dovrebbero chiedere chiarezza, nel loro interesse, se sono estranei alla vicenda...
Per questo diciamo: forza Berlusconi!

venerdì 13 gennaio 2006

La Quercia e quel patto violato. Fabrizio Cicchitto

http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=56767

Una chiave di lettura che apre retroscena gravidi di conseguenze quella del vice-coordinatore di Forza Italia

Una buona riforma. Davide Giacalone

La riforma che introduce l’inappellabilità delle sentenze d’assoluzione è giusta ed opportuna.
Si possono avere opinioni diverse, naturalmente, ma dire che si tratta di un provvedimento preso per favorire Berlusconi, già assolto in primo grado in uno dei procedimenti che lo riguardano, è una tesi sciocca ed infantile.

Si tratta, assieme a quella che riguarda l’ordinamento giudiziario, della più importante riforma fatta in questa legislatura, in tema di giustizia, e mira a difendere gli interessi dei più deboli.
Se, in primo grado, l’imputato è condannato, egli può presentare ricorso in appello, se, invece, è assolto, il pubblico ministero non può chiedere che sia processato una seconda volta. Funziona già così nei sistemi accusatori, quale il nostro vorrebbe essere. Funziona così negli Stati Uniti.
Da noi c’è chi strepita, sostenendo che, in questo modo viene meno la parità fra accusa e difesa. Ma la parità deve riferirsi alle condizioni dibattimentali, e, difatti, presuppone una totale estraneità del giudice da ambo le parti, cosa che da noi non è, perché una vasta area, e quasi tutta la sinistra, s’oppone ad una sana, giusta e razionale separazione delle carriere.

Fuori dal momento dibattimentale, quindi dal processo vero e proprio, la parità fra le parti non esiste, ed è a tutto vantaggio dell’accusa. Da un lato, difatti, si trova la procura, con un magistrato (o più) pagato dallo Stato, che può disporre a piacimento della polizia giudiziaria ordinando pedinamenti, perquisizioni, intercettazioni, rogatorie all’estero, tutte attività costose e tutte a carico dello Stato. Attività opportune, intendiamoci, ma che certo squilibrano le indagini, dato che, dall’altra parte, c’è solo l’indagato e l’avvocato che potrà pagarsi. Il rapporto è tanto impari che il nostro codice contiene la più ignorata e violata delle norme: quella che prevede il pubblico ministero raccolga prove anche a favore della difesa.
Dopo questa fase si arriva al processo, dove le parti tornano (o dovrebbero tornare) ad essere pari. Ecco, se il giudice dichiara innocente l’imputato, è giusto che la cosa si fermi lì. Punto: la procura non è stata capace di scoprire il colpevole. Continuare, come fino a ieri si poteva fare, è un accanimento che ripropone lo squilibrio delle parti, fra chi lavora interamente spesato e chi deve pagarsi il difensore. Minore e la capacità economica dell’imputato, maggiore è il beneficio portatogli dalla riforma.
C’è un problema di coerenza costituzionale? Non credo, perché la Costituzione (art. 111) parla dei ricorsi per Cassazione, che rimangono, mentre è evidente che l’intero impianto dei tre gradi di giudizio è stato concepito a difesa delle garanzie dell’imputato. Semmai c’è un problema di coerenza generale. Quando, molto tempo prima che il Parlamento cominciasse ad occuparsene, proponevo l’introduzione dell’inappellabilità aggiungevo che con questa si sarebbe potuto anche intaccare il principio d’innocenza, nel senso che poteva darsi qualche conseguenza ad una prima sentenza di condanna (solo per fare un esempio: le cauzioni).

In ogni caso, la riforma va nel senso della difesa dei diritti del cittadino e delle parti più deboli, oltre a snellire il lavoro (spesso inutile) giudiziario. Va nella direzione giusta.

Borsa, controlli, opa. Davide Giacalone

Che la Banca d’Italia avrebbe bloccato l’opa di Unipol su Bnl era evidente, e lo avevo scritto.
Il fatto che la decisione sia firmata da Desario dimostra la consistenza del conflitto d’interessi in capo al nuovo governatore, Draghi. Non per sua colpa, ma il debutto poteva essere migliore. Fine di questa storia, se non fosse che lascia molti problemi aperti.
Ancora una volta le autorità di controllo non hanno funzionato, ancora una volta gli altarini sono saltati per intervento della magistratura penale.
E’ un fatto grave, questo, molto grave. Unipol lanciò l’opa a luglio, è del tutto dissennato che la sua incapacità patrimoniale a farlo sia decretata a metà gennaio. In attesa d’essere autorizzata all’opa Unipol nutriva la convinzione di aver già vinto la partita. E’ vero che il suo amministratore lo comunicava ad amici parlamentari, per telefono, ma è anche vero che nessuna autorità si era peritata di andare a controllare come stavano le cose. E stiamo parlando di due società quotate in Borsa.
Guarda un po’ il caso, ma la bocciatura dell’opa arriva dopo che gli sponsor politici ne avevano già stabilita, a scopo autodifensivo, la inadeguatezza e negatività. Con il che si lascia in bocca al pubblico la strana sensazione che ove la sponsorizzazione non fosse venuta meno, anche le autorità preposte si sarebbero comportate diversamente. Attenzione, perché non è l’esistenza di qualche filibustiere a tenere lontani i risparmiatori e le aziende dalla Borsa, bensì la sensazione che il filibustiere possa godere di complicità fra i controllori, per loro corruttibilità o incapacità.
Ora ci dicono che, visti gli intrecci d’interessi venuti a galla, visto il ricorrere di certi personaggi sia nella scalata a Bnl, sia in quella ad Antonveneta, come anche in quella a Telecom Italia, su
quest’ultima è necessario avviare delle indagini, che forse sono già in corso. Bravi, buon lavoro, ma quella storia io l’ho mandata in libreria due anni fa (Razza Corsara), con nomi, cognomi ed indirizzi. Nessuno ha querelato, ed il mio lavoro non era certo quello di chi dovesse scoprire reati.

Io raccontavo i fatti, e tali fatti erano: a. la privatizzazione di Telecom Italia fu fatta a condizioni poi tutte violate; b. ciò che si raccontò ai riparmiatori fu poi smentito dai fatti; c. quando Colaninno scalò Telecom Italia la Consob non intervenne per sanzionare comportamenti del tutto incoerenti con il dettato legislativo; d. la società lussemburghese allora utilizzata, la Bell, non solo consentiva vantaggi fiscali, ma celava la reale identità degli scalatori; e. la Telecom fu poi ceduta fuori Borsa a Pirelli, con un bel marameo ai risparmiatori ed alle regole. Non bastando tutto questo, ho anche raccontato come la condotta di Telecom Italia, società quotata in Borsa, sia stata quanto meno disinvolta e sospetta in Brasile, ove possono essersi generati fondi neri, tanto più sospetti visto che la proprietà non era trasparente ed individubile.

Su tutti questi fatti c’è stata la più solida omertà, interpartitica ed intergiornalistica. Non so quanto di questo tornerà alla ribalta, ma so che se accadrà lo si dovrà, ancora una volta, ad indagini penali. E questo è un male, un grande male, segno di un Paese senza anticorpi, dove lavora solo il chirurgo. Speriamo solo abbia occhiali efficienti, e non colorati.

giovedì 12 gennaio 2006

Centrodestra pride

Ieri sera Paolo Mieli ha dichiarato la sua preferenza per il centrosinistra.
Si era capito ed ho capito anche perché mi piace sempre meno.
Banchieri, artisti, intellettuali e gente di spettacolo hanno fatto la fila per votare alle primarie similpelle dell'Unione.
Le critiche nemmeno troppo velate a Berlusconi e al suo governo che si sentono e leggono dappertutto, non inducono a pensare che i fans del centrodestra siano numerosi.
Invece siamo poco più della metà del corpo elettorale.
Posso capire che noi siamo il Paese del piove governo ladro e che la critica, dopo il gioco del calcio, è il nostro sport nazionale, ma che non si abbia il coraggio di dichiararsi mi sembra troppo.
Per quanto la sinistra blateri non siamo in un regime e, se pure gli omosessuali fanno outing e rivendicano la loro diversità, anche noi dobbiamo dichiarare il nostro orgoglio di centrodestra.
Vorrei riproporre un concetto già espresso: la conta degli amici si fa prima delle elezioni.

Tutti coloro che sono vicini al centrodestra e sono personaggi famosi, intellettuali, imprenditori, scrittori, scienziati e giornalisti abbiano il coraggio delle loro idee e lo dichiarino pubblicamente. Togliamoci dalla testa il concetto falso che essere di destra significa essere fascisti e che la sinistra rappresenta il bene perché professa il buonismo.
In politica deve esserci la pari dignità delle opinioni.

Spero che in caso di augurata vittoria del centrodestra si tenga conto di chi ha manifestato la propria fede politica e si respingano i soccorsi che arrivano sempre al vincitore dalla parte avversa.

mercoledì 11 gennaio 2006

Trent'anni e non capirli. Filippo Facci

http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=56239

Il quotidiano fondato da Belgenio Scalfari compie trent'anni. Invano

La bufala del condono di Berlusconi

Dichiarazione dell'avvocato Ghedini:
"Il presidente Berlusconi non ha risparmiato neppure un euro di tasse ed e' uno dei principali contribuenti italiani versando ogni anno svariati milioni di euro. Le società di cui e' soltanto azionista, nelle quali non ha alcuna carica dal 1994 e che sono quotate in Borsa, hanno autonomamente deciso e nell'interesse delle società stesse, di aderire ad uno strumento legislativo di cui si sono serviti moltissimi italiani e moltissime società alcune delle quali assai note e vicine alla sinistra... Ma, anche in tal caso, non vi e' stato alcun risparmio, poiché vi era un contenzioso in atto che poteva risolversi positivamente per le società. La scelta di chiudere un contenzioso e' stata quindi una tipica scelta imprenditoriale, del tutto scollegata dall'azionariato. Il condono, pur potendolo ben fare, non e' stato affatto utilizzato da Silvio Berlusconi quale persona fisica. Cio' avrebbe anche comportato la chiusura di ogni contestazione anche penale. Il condono di natura formale e' stato invece presentato su decisione dei professionisti al solo fine di evitare le sanzioni per le eventuali irregolarità formali. Tale presentazione - continua Ghedini - implicava, anche come effetto collaterale, l'abbreviarsi dei termini da otto a cinque anni per l'eventuale accertamento tributario che, fino ad oggi, non era mai stato esperito dall'agenzia delle entrate pur potendolo agevolmente fare. Tale inazione ha quale suo fondamento, all'evidenza, la semplice ragione che la stessa Procura di Milano per Silvio Berlusconi mai ha ipotizzato alcuna evasione delle tasse."

Cosa ha fatto Berlusconi in cinque anni di governo?

L'opposizione riconosce praticamente niente di buono a questo governo: a denti stretti salva la patente a punti ed il divieto di fumo.
Dell'abolizione del servizio militare non fa cenno: per il Paese è stata una dimostrazione di grande apertura democratica e per la sinistra un'occasione persa. Critiche feroci alla riforma del lavoro e a tutte le leggi cosiddette ad personam. Bocciatura totale del ponte sullo stretto di Messina, per non parlare della riforma Moratti, della devolution e della giustizia.
L'integrazione al minimo delle pensioni sociali per la sinistra è stato un duro colpo ed hanno sempre contestato il fatto che non è stata data a tutti, ma non tutti i pensionati sociali, per fortuna, sono indigenti.
Si sono scatenati contro l'abbassamento delle aliquote fiscali ( è il massimo!) contro l'abolizione delle imposte di successione e donazione, la legge Bossi-Fini per loro è fumo negli occhi, la riforma del risparmio è stata fatta troppo tardi e la riforma elettorale è fatta apposta per far vincere il centrodestra.
Non si sono lesinate critiche ai bonus fiscali per figli, coniugi e anziani a carico, le agevolazioni e le semplificazioni per le imprese sono insufficienti e parziali, i poliziotti di quartiere troppo pochi e, udite udite, la criminalità è aumentata perché le carceri non sono state mai così piene.
Un'altra chicca da incorniciare: è aumentata l'evasione fiscale perché sono aumentati gli accertamenti e le sanzioni!
L'apertura dei cantieri in tutta Italia dopo decenni di paralisi ha mandato in crisi l'ala rosso-verde della coalizione e fatto gridare allo scandalo per la legge obiettivo che snellisce le procedure di approvazione dei progetti.
Le missioni di pace che i nostri militari compiono in tutto il mondo con unanime riconoscimento di professionalità e valore, dalla nostra opposizione sono considerate spesa superflua quando non addirittura aggressione armata di popolazione inerme.
Critiche, solo critiche e niente da salvare.

Poi parli con loro e sai cosa ti dicono:"cosa ha fatto Berlusconi in cinque anni di governo?"

martedì 10 gennaio 2006

Un sistema coperto d'ipocrisia. Valentina Meliadò

http://www.ragionpolitica.it/testo.4338.html

Banche, finanza e industrie troppo legate alla politica ingessano il sistema

Ragionpolitica diventa quotidiano. Alessandro Gianmoena

Ragionpolitica dà il benvenuto ai lettori nella sua nuova veste quotidiana. Da oggi il nostro settimanale offrirà aggiornamenti quotidiani esaminando i temi dell'attualità nei suoi molteplici aspetti, evidenziando i fatti della politica italiana ed internazionale. Infatti, al consueto appuntamento settimanale, da oggi si affianca anche una lettura quotidiana, per unire al commento dei fatti la riflessione che coglie i significati nello scorrere dell'attualità.

lunedì 9 gennaio 2006

Cosa non si farebbe per arraffare qualche voto. Gaetano Saglimbeni

http://www.lisistrata.com/cgi-bin/tgfhydrdeswqenhgty/index.cgi?action=viewnews&id=15

Una pensionata al minimo cita Berlusconi in giudizio, qualcuno le dà retta, ma non ha diritto all'integrazione

Nel quartierino i veri furbetti sono i sindacati. Renato Farina

http://www.ilpungolo.com/site/leggi.asp?IDS=10&NWS=NWS3574

Azionisti di Unipol e percettori di finanziamenti dallo Stato, i sindacati non sono tenuti a pubblicare i bilanci

La verità in cambio di protezione. Paolo Guzzanti

http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=55757

Alì Agca è libero e potrebbe svelare molti segreti: attentato al Papa, rapimento Moro, sparizione di Emanuela Orlandi...

Crisi energetica: domande e risposte. Erik Marangoni

http://www.ragionpolitica.it/testo.4329.html

Il gas russo, l'Ucraina, la politica energetica europea e i gasdotti

Continua l'intesa tra terroristi e pacifisti di sinistra. Martino Pillitteri

http://www.ragionpolitica.it/testo.4316.html

Il sequestro-lampo del pacifista italiano nella striscia di Gaza e l'atteggiamento dei palestinesi

La sinistra e il complesso dei migliori. Luca Ricolfi

http://www.lastampa.it/cmstp/rubriche/girata.asp?ID_blog=25&ID_articolo=247&tp=C

La presunta superiorità morale della sinistra messa a dura prova dal caso Unipol

giovedì 5 gennaio 2006

Caro Bertinotti... Gaetano Saglimbeni

http://www.lisistrata.com/cgi-bin/tgfhydrdeswqenhgty/index.cgi?action=viewnews&id=3

Le possibili promesse di Prodi all'alleato rifondaiolo

Immoralismo. il Foglio

Il problema non è quel che Fassino dice al telefono, ma in pubblico

Può chi faccia politica essere esentato dal segreto, disconoscere la necessità di premiare gli amici e castigare i nemici, evitare lo scambio di potere, non occuparsi di soldi in competizione con altri? No. E allora, di che cosa stiamo parlando? Qui ci si domandò in un editoriale, quando fu lanciata l’operazione Unipol-Bnl: “Ma quante banche ha D’Alema?”. Dunque non siamo stupiti di fronte alle intercettazioni in cui si manifesta la gioia per il fatto di “avere una banca”. La banca amica, il giornale amico, l’industria amica, la cooperativa amica sono dati della realtà politica, della lotta per il potere. Gli immoralisti come noi lo sanno. I moralisti fanno finta di non saperlo. La differenza – a vantaggio di chi lo giudicherà il lettore – è tutta in questa distinzione.

Il problema di Piero Fassino non sta in quel che ha detto al telefono, ma in ciò che dice in pubblico. Se invece di spacciare bellurie l’avesse detta giusta, lo scandalo non ci sarebbe. Un partito non serve ideali disincarnati se non per cattiva metafora, piuttosto organizza e promuove interessi al servizio di una politica che si spera nutrita di idee, di soluzioni e di criteri oggettivi, razionali e utili a una buona concezione e pratica dell’esistenza umana. Un partito parteggia letteralmente per gli uni contro gli altri, ovviamente nel rispetto di certe regole comunemente accettate e codificate, valide per tutti. Se questo fosse stato e fosse il discorso pubblico del segretario dei Ds, il suo orgoglio telefonico per avercela fatta a creare un polo bancario e assicurativo legato al movimento cooperativo non farebbe nemmeno notizia.
Gli si rimprovererebbe soltanto, e non è poco, di avere sbagliato cavallo nel caso sia dimostrato in giudizio che l’opa Unipol su Bnl era davvero fondata su imbrogli e violazioni di legge, addirittura sulla compartecipazione a una rete associativa a delinquere che sale per li rami su su fino all’opa Telecom.
Gli si chiederebbe conto dell’immenso patrimonio accumulato da Consorte e Sacchetti nella forma di consulenze pagate, che però assomiglia a una provvista finanziaria in piena regola, su conti esteri gestiti dai finanzieri di riferimento del partito, divisa perfettamente a metà. Una volta dimostrato che si è trattato solo di fiducia mal riposta, e magari che le consulenze sono solo consulenze, il politico potrebbe tornare serenamente ai suoi segreti, ai suoi scambi, alla sua lotta per la sopravvivenza su cui si fonda il funzionamento di una democrazia moderna fondata sull’eguaglianza dei diritti e sul mercato.

mercoledì 4 gennaio 2006

Lettera aperta agli elettori di centrodestra

Stando ai numeri il centrodestra ha la maggioranza.
Stando ai media sembrerebbe che gli elettori di Berlusconi&affini siano un' esigua minoranza.

Parlando di politica nei bar, ristoranti, salotti e riunioni il governo Berlusconi è sempre preso di mira; in treno o in autobus chi si lamenta impreca sempre contro Berlusconi; satira, film, giornali e televisione non sono certo teneri con l'attuale capo del governo.
Noi siamo tolleranti, disponibili all'ascolto, ma se cerchiamo di controbattere arriva la raffica di improperi e le poco lusinghiere considerazioni sulla nostra salute mentale.
E' ora di finirla!
Basta con la nostra sudditanza psicologica e la sopportazione remissiva nei confronti di una parte politica che ha dimostrato ( Unipol docet ) di non essere migliore.

Usciamo allo scoperto e abbiamo il coraggio di dichiarare la nostra appartenenza politica.
Diamo una mano a quelli che non manifestano la loro fede, facendo capire che siamo la maggioranza e possiamo vincere perché abbiamo un programma e abbiamo dato prova di saperlo realizzare.
Chi non esce allo scoperto sappia che non sarà facile per lui salire sul carro del vincitore: possiamo contare su personalità di ottimo livello e non abbiamo bisogno di riciclati dell' ultima ora.

L' arroganza della sinistra comunista è insopportabile: quando ha il potere lo esercita con prepotenza, quando non lo possiede pretende di dettare legge.
Impegnamoci ad interrompere la catena di potere e di prepotenza di questa sinistra inconcludente: andiamo tutti a votare e convinciamo gli scettici che solo il centrodestra è in grado di governare il nostro Paese.

Al voto, al voto! W il centrodestra!

martedì 3 gennaio 2006

La stupudità del "fondamentalismo". Giancarlo Livraghi

http://www.gandalf.it/arianna/fondamen.htm

Alcune riflessioni sull'intransigenza di un "mago" della comunicazione

Il Tecoppa di via Solferino. Lodovico Festa

http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=54320

Il ruolo di Mieli nelle scalate bancarie
Al direttore - Troppe parole e troppi distinguo stanno usando i Ds nei confronti di Consorte. Suggerisco una definizione chiara, sintetica e, soprattutto, collaudata: “mariuolo”.
Manlio Beruschi, Milano

Risposta del Direttore
Stia attento a scherzare con il craxismo ex post dei diesse, che poi uno Scalfari forse un po’ bevuto scrive un editoriale delatorio per suggerire, come ha fatto contro il Foglio l’ultimo dell’anno, querele per diffamazione se non denunce per calunnia. Ohibò! Siamo proprio degli incompresi. Quando diciamo che 50 milioni di euro un po’ così, da un’opa all’altra, sono un problema politico, non facciamo del moralismo, facciamo cronaca e commento. Siamo incompresi. Per Scalfari il discorso di Craxi alla Camera sul sistema illegale di finanziamento della politica fu il punto più basso della storia parlamentare italiana, per noi quello più alto. Ipocrisia, elusione, dissimulazione sono strumenti ordinari della lotta politica, che però non cancellano altre possibili scelte, come il coraggio, la verità, il temperamento personale, la sbiancatura dei sepolcri. (Giuliano Ferrara)

lunedì 2 gennaio 2006