venerdì 30 dicembre 2005

mercoledì 28 dicembre 2005

Sono di centrodestra

Forse non è deontologicamente corretto per un blogger, ma ripropongo un mio post del 2 novembre.Ovviamente non ho cambiato idea e mi piacerebbe leggere nuovi commenti.

Continua la discussione sul perché ci sono tante persone "normali" di sinistra. Il tenore dei commenti è stato sostanzialmente garbato e non posso che rallegrarmene.Cerco di spiegarmi ancora meglio, visto che i miei interlocutori mi danno opportunità di confronto.Ho detto e ribadisco che per essere di sinistra non occorre fare delle scelte: in Italia si è di sinistra per definizione, per nascita, per cromosomi.La cultura, l'informazione, l'arte, la storia, il cinema, il teatro, la scuola non sono forse quasi esclusivamente in mano alla sinistra?La destra è stata ghettizzata per decenni!Essere di destra o centrodestra significava emarginazione!E' vero o non è vero?Se abbiamo l'onestà intellettuale di ammettere che la sinistra è stata dominante e determinante nel quadro politico italiano dal dopoguerra in avanti, non si può negare a chi non si sente di sinistra il diritto di identificarsi nella Casa delle Libertà.Come ho detto, la preferenza per il centrodestra è frutto di una scelta o meglio di una rinuncia, della sconfessione della sinistra. Non c'è odio per chi la pensa diversamente: sono stato come tanti un elettore di centrosinistra, ho messo in discussione verità scontate, certezze intoccabili, principi scolpiti nella roccia e......ho cambiato schieramento politico.Più di ogni altra cosa mi ha disgustato la disinformazione praticata dalla sinistra, tanto subdola quanto efficace. Ognuno è libero di ascoltare, leggere, credere, dire quello che crede, ma deve essere veramente libero da qualsiasi condizionamento nella scelta di quello che ascolta, legge, crede, dice. Rispetto le scelte di campo e spero che siano scelte consapevoli, rispetto anche coloro che non vogliono mettere in discussione le loro idee per paura di dover cambiare, ma esigo il rispetto delle mie preferenze.E' profondamente sbagliato considerare chi non è di sinistra un traditore o un minorato condizionato da Berlusconi: la presunta superiorità della sinistra è solo negazione dell'autocritica.Su questi presupposti spero che il dibattito trovi altre adesioni

Sì, le Br erano manovrate dal Kgb. Paolo Guzzanti

Seguendo le tracce di Carlos, la commissione Mitrokhin è giunta a una conclusione scioccante: i nostri terroristi compivano azioni chieste dai servizi segreti russi

Le Brigate rosse erano o no un braccio armato del Kgb? Si può dire oggi che la risposta è un sì definitivo. Altro che serial killer idealisti: il loro gruppo di comando faceva parte di una struttura operativa guidata dai servizi sovietici che affidavano la pianificazione del terrorismo alla Stasi tedesca cui spettava il compito di smistare le richieste ad agenzie di fiducia: dai Lupi grigi turchi alla banda di Ilich Ramirez Sanchez, più noto come Carlos, detta Separat nella Germania comunista, la Raf tedesca, Action directe francese e le Brigate rosse italiane.
La questione è stata affrontata nella Commissione parlamentare Mitrokhin con una missione al Palazzo di giustizia a Parigi un anno fa e poi a Budapest.Ed è stato proprio dai documenti ungheresi, già noti alla magistratura italiana, che la verità è emersa nel modo più scioccante: le Br facevano parte del sistema operativo del Kgb, compivano azioni richieste dal Kgb e rispondevano al Kgb attraverso una ferrea catena di comando.
La verità è emersa seguendo le tracce di Carlos che sconta l’ergastolo in Francia ma che è tuttora molto attivo in depistaggi: costui, fra gli anni Settanta e Ottanta, guidava una agenzia paramilitare con basi nell’Iraq di Saddam Hussein, nella Repubblica popolare dello Yemen del Sud con la più importante base navale sovietica, a Bucarest, Varsavia e infine a Budapest, dove però era a mala pena tollerato per i gravi problemi di ordine pubblico che i suoi guerriglieri provocavano nelle strade della capitale. Ma era comunque a lui che venivano commissionati i più importanti attentati e omicidi, insomma le «covert operations» più sporche.
Sono dunque gli anni del rapimento di Aldo Moro, della strage di Ustica, della strage di Bologna, dell’attentato al treno del Natale 1984 e dell’ondata terroristica delle Brigate rosse e in genere del terrorismo e dell’eversione. Se l’inchiesta ventennale del leggendario giudice istruttore francese Jean-Louis Bruguière è indispensabile per comprendere lo scenario internazionale del terrorismo guidato dall’Unione Sovietica, i documenti più espliciti per quel che ci riguarda vengono invece dall’Ungheria, la cenerentola del Patto di Varsavia: a Budapest, Carlos aveva i suoi covi più riforniti di armi, documenti, munizioni e denaro e da qui partiva in missione lasciando tutti i suoi materiali a disposizione degli agenti ungheresi, che in sua assenza perquisivano e fotocopiavano per redigere rapporti destinati ai superiori russi e tedeschi orientali circa le mosse del terrorista.È stato frugando fra le carte di Carlos gestito dalla Stasi e dal Kgb che sono saltate fuori centinaia di pagine sulle Brigate rosse come parte integrante di un sistema eversivo diretto dall’estero.
È una storia che a tratti sfiora il grottesco: quando, nel 1977, i sovietici annunciarono agli ungheresi che Carlos stava per istallarsi a casa loro, gli ungheresi per precauzione dettero ordine di pedinarlo con una macchina del ministero degli Interni. Ma Carlos, che si sentiva più a casa sua degli ungheresi, scaricò il caricatore della sua pistola contro l’auto mettendo in fuga gli agenti disarmati e terrorizzati che furono immediatamente rimessi in riga dai russi: niente pedinamenti, niente misure attive, ma soltanto intercettazioni e perquisizioni, con l’obbligo di consegnare subito a loro tutto il materiale raccolto. Una piccola parte di quei materiali è rimasta nelle mani degli ungheresi i quali, caduto il regime, l’hanno messa a disposizione della procura di Roma e della Commissione parlamentare sul Dossier Mitrokhin.
Si tratta di più di mille pagine con la vera storia di una sezione operativa del Kgb che agiva usando le Brigate rosse. I nomi ricorrenti sono talvolta noti, come quelli di Valerio Morucci e Antonio Savasta, talvolta meno noti, come quello di Alessandro Girardi, o storpiati come quello di «Curzio», che secondo gli ungheresi doveva essere Renato Curcio.
A questo punto lo stesso delitto Moro assume una definizione molto più grave di quella che fu prefabbricata dallo stesso Kgb con l’operazione di disinformazione detta Shpora, attraverso la quale si è fatto credere che Moro fu eliminato dagli americani per ordine di Henry Kissinger che non voleva il compromesso storico, quando è dimostrato, sia dalle interviste di Kissinger che da un recente libro di Maurizio Molinari sui documenti della Cia in Italia, che è vero il contrario: gli Usa volevano aiutare il Pci a sganciarsi dall’Unione Sovietica e Moro era l’uomo sul quale puntavano per questo risultato. Ci sembra che la recente storia del nostro Paese debba essere riveduta.

I DS e le Coop. Fine di un'era. Sergio Romano

http://www.ilpungolo.com/site/leggi.asp?IDS=10&NWS=NWS3553

Caso Consorte: riflessioni sul collateralismo

La concretezza che porta alla vittoria. Turi Vasile

http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=53144

Le ragioni del voto a Berlusconi

martedì 27 dicembre 2005

Indecisi a causa dell'indecisionismo. Marco Taradash

http://riformatori.blogspot.com/2005/12/indecisi-causa-dellindecisionismo.html

Qualche consiglio per la prossima campagna elettorale

2005 in cifre, belle e brutte. il Foglio

Ci sono numeri strombazzati (l’inflazione) e dati sottaciuti (il nuovo pil)

Ci sono numeri strombazzati e dati sottotaciuti. A fine anno si scopre, ad esempio, che le famiglie hanno dovuto subire rincari del 5,1 per cento (cifre di un dipartimento del Tesoro) nel settore dei prezzi liberalizzati. Si dice che l’Italia sia in declino, ma poi si constata che gli italiani consumano di più. L’Istat, inoltre, ha proceduto a una revisione del prodotto nazionale, il pil, fra il 1992 e il 2000, che ha comportato un suo aumento del 2 per cento. In parte ciò è dovuto al calcolo dei servizi finanziari delle famiglie, prima ignorati, che – secondo i criteri statistici europei – vanno considerati. In parte l’aumento dipende anche da una migliore valutazione della dinamica delle costruzioni, che ha portato a rilevarne un tasso di crescita molto maggiore di quello precedente, con effetti particolarmente notevoli per il volume di investimenti.

Queste rettifiche, riferite soltanto a pochi settori, e soltanto fino al 2000, confermano quanto più volte scritto dal Foglio sulla sottostima del nostro pil. Esse sono state passate sotto silenzio dalla grande stampa, forse perché si è pensato che la loro modesta entità non cambi sostanzialmente il quadro dell’economia italiana. Ma ciò è errato. Infatti, se – come sembra logico assumere – questa rivalutazione si ripercuoterà anche sul pil del 2005 e del 2006 per un 2 per cento (e vi sono buone ragioni per ritenere che la rettifica farà emergere un’altra quota di aumento del pil delle costruzioni), la prima conseguenza sarà che il rapporto debito/pil nel 2006 non sarà del 107,4 per cento, come stima il nostro governo, ma del 105,3. E nell’ipotesi che la rettifica del quinquennio 2001-2005, che sarà comunicata a marzo, comporti un altro 1-2 per cento di incremento del pil, il rapporto debito/pil scenderebbe ulteriormente al 104,3-103,3. Molto vicino a quella quota 100 che il governo uscente, con una politica di maggior contenimento della crescita disordinata della spesa corrente e con maggiori privatizzazioni, avrebbe potuto presentare agli elettori.
Anche il peso della pressione fiscale è destinato a mutare, con la rettifica del 2 per cento. Nel 2006, secondo le stime del documento previsionale e programmatico, doveva essere il 40,3 per cento, contro il 41,3 per cento del 2005. Ma considerando la rettifica del pil nel 2006 risulterebbe del 39,5 per cento. Si realizzerebbe così uno dei principali obiettivi del programma per questa legislatura, quello di portare la pressione fiscale verso il 39 per cento.

Caro Saddam, resistono tutti. Massimiliano Parente

http://www.ildomenicale.it/langonia.asp

La resistenza irachena e quella dei repubblichini di Salò sono paragonabili?

Siamo alla fame. Di caviale. Filippo Facci

Capito la crisi? Il consumo di caviale è calato dell'1 per cento e quello di ostriche del 2,5 per cento: è bastato perché alcuni titolassero «Consumi in calo» dopo la ferale notizia che persino il salmone affumicato ha avuto un decremento dell'11 per cento. E quanto può resistere, un Paese, in queste condizioni? La spesa per il pranzo di Natale in compenso è aumentata (+3,7) e così pure l'acquisto di prodotti made in Italy, ma non fatevi ingannare: è chiaro che gli italiani stanno folleggiando prima dell'inedia definitiva e come già fecero prima dell'anno Mille.

La spesa per i regali si è rivelata inoltre più oculata grazie all'intento di «ridurre gli errori e ottimizzare la spesa con acquisti utili», gli italiani insomma hanno speso meno, hanno speso meglio e hanno frequentato più mercati e mercatini. Terrificante. Ma allora diciamolo, forti del nostro retroterra nichilistico: non possiamo che augurarci che tutto acceleri e vada sempre peggio, che l'Apocalisse finale non ci lasci agonizzare, che gli italiani giungano al prossimo Natale con privazioni ancora più umilianti e definitive, che possano calare gli acquisti dei pini da supermercato, dei panettoni da nove chili farciti con besciamella, che ci siano solo settanta chilometri di luminarie anziché ottanta, che cali di un altro punto percentuale l'acquisto di caviale Beluga a vantaggio del volgare Sevruga. Meglio ardere che spegnersi lentamente.

Verso la certezza dell'imposta: pregi della Finanziaria 2006. Francesco Galietti

http://www.ragionpolitica.it/testo.4258.html

Attenzione a non confondere il concordato con il condono

giovedì 22 dicembre 2005

Caro Babbo Natale, vorrei un Paese.... Paola Locci

http://www.ilpungolo.com/site/leggi.asp?IDS=8&NWS=NWS3536

Un lettera, piena di richieste di buon senso, che sottoscriviamo integralmente

Libertà in rialzo. Christian Rocca

http://www.ilfoglio.it/uploads/camillo/fh2006.html

Il 2005 è stato uno degli anni migliori da quando Freedom House, nel 1972, ha cominciato a valutare la libertà nel mondo

Il tempo dei maramaldi etici. Arturo Diaconale

http://www.opinione.it/pages.php?dir=naz&act=art&edi=289&id=6191&aa=2005

Tira una brutta aria quando si scatena la violenza etica della sinistra

Il gioco del piattino di Prodi dal quale uscì il nome di Gradoli servì a coprire un informatore. Claudia Passa

http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=52170&START=0

Un esposto di quaranta parlamentari della CdL denuncia il Professore

Sanzioni ai disoccupati che rifiutano il posto

Il ministro Maroni annuncia: «Niente sussidio a chi dice no a un’offerta di lavoro»

«Emanerò a breve una circolare per fissare sanzioni per i lavoratori in mobilità che rifiutano offerte di lavoro. Potranno decidere di rifiutarle, ma perderanno il sussidio di disoccupazione».
Ad annunciare l'arrivo del provvedimento è lo stesso ministro del Welfare, Roberto Maroni, nel corso della tradizionale conferenza stampa di fine anno del ministero del Welfare.
Maroni sottolinea che si tratta di uno strumento diffuso in Europa per diminuire l'intervento pubblico dove non serve.

mercoledì 21 dicembre 2005

Governare l'opinione. Christian Rocca

http://www.ilfoglio.it/uploads/camillo/goveopinione.html

Comunicare con la gente fa bene ai sondaggi

Più entusiamo per l'Iraq. Magna Carta

http://www.magna-carta.it/editoriali/2005_12_20_55321,01.asp

Non è forse un grande messaggio di democrazia l' alta affluenza al voto in Iraq?

Scrivi un messaggio "politico"

Chi lo desidera, nello spazio riservato ai commenti, può lasciare un messaggio, una proposta, iniziare un dibattito, fare una critica o una valutazione su temi di carattere politico. Grazie

venerdì 16 dicembre 2005

Crolla il muro di gomma. Paolo Guzzanti

http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=50348&START=0

Quanti sanno che l'aereo precipitato a Ustica esplose per una bomba a bordo?

giovedì 15 dicembre 2005

Chi ha detto che il Cav. non sa fare politica?

La legge elettorale proporzionale con premio di maggioranza è passata.
Poche settimane fa nessuno avrebbe scommesso su un cambio del Mattarellum, invece si andrà al voto con la nuova norma elettorale.
Si potrà votare il partito preferito perché si presenteranno separati, ma in una coalizione. Sapremo, quindi, sin da subito da quale parte e con quale leader staremo.
Non si potrà votare il candidato, le liste sono bloccate. Sarà merito o demerito dei partiti la scelta delle persone da candidare: il nostro voto premierà i programmi, l'ideologia, le proposte e le cose fatte.
Dunque avremo la possibilità di dare più o meno peso al nostro partito nell'ambito dello schieramento ed anche il piccolo partito avrà voce se supererà la soglia di sbarramento.
Non credo che sia un peggioramento della vecchia legge, al contrario.
Gli eletti rappresenteranno in modo proporzionale i voti e non ci saranno regali ai partiti minori come è avvenuto alle ultime elezioni.
Guiderà il Paese chi avrà più voti e questo mi sembra un principio molto democratico.
Il merito va ascritto ad un signore che viene considerato un impolitico, imprenditore prestato alla politica, sbeffeggiato per le sue esternazioni poco corrette. Credo si debba rivedere il giudizio su Silvio Berlusconi politico: si sta dimostrando un grande.

Tav, la Sinistra a scartamento ridotto. Giuseppe Pennisi

http://www.clubeconomia.it/articoli/articolo.php?id=393

Prodi non può evitare di prendere posizione, visto che non è estraneo al progetto

Al Direttore. il Foglio

Al direttore - Fausto Bertinotti in Cina è riuscito di nuovo a spiazzarci sostenendo una tesi davvero formidabile: i problemi e l’assenza di diritti fondamentali per i cinesi non dipenderebbero dai decenni di un regime comunista di quel paese, ma dal fatto che non vi sarebbe abbastanza comunismo. A parte che, alla luce di queste dichiarazioni, sarebbe logico aspettarsi anche l’indicazione di almeno un paese in cui il comunismo sia riuscito a garantire il rispetto dei diritti umani, comunque la questione merita di essere vista da vicino.
Infatti, pochi giorni fa, di fronte alla notizia dell’uccisione da parte delle autorità cinesi di decine di contadini nella provincia di Dongzhou, Bertinotti ha dichiarato che il mancato rispetto dei diritti umani in Cina, “non dipende dal tipo di regime, ma dalla dipendenza dal mercato capitalistico”, arrivando fino a elaborare un’analogia sostanziale tra la repressione compiuta dalla polizia cinese e quella della polizia italiana contro le manifestazioni anti Tav e contro il G8 di Genova. Ieri, invece, durante la visita guidata, e strettamente controllata, in Tibet, ha dichiarato che “non vede repressioni religiose in Cina”.
Ora, solo per limitarci alle notizie degli ultimi giorni, 29 pastori protestanti delle chiese non riconosciute sono stati arrestati nella provincia di Henan durante un incontro dove si parlava dell’epidemia di Aids che ha colpito quella regione, e 5 monaci buddisti sono stati arrestati nel monastero Drepung di Lhasa per il loro sostegno al Dalai Lama. Più in generale, il controllo sulle attività religiose in Cina è ferreo e l’adesione all’ideologia del regime è condizione indispensabile per la nomina di esponenti religiosi. Su un punto però Bertinotti ha ragione, quando afferma che le gerarchie cattoliche sono interessate a dialogare con il governo cinese.
Il Vaticano, infatti, nonostante nella Chiesa vi sia chi batte per la piena libertà religiosa, ha scelto in Cina e Vietnam una linea di collaborazione con i governi che mira ad instaurare rapporti diplomatici ufficiali, anche se in cambio di restrizioni alla libertà di culto. Per le due Chiese italiane, quella comunista e quella cattolica, diciamo noi radicali, la libertà non è mai al primo posto.
Matteo Mecacci, via Internet

Risposta del Direttore
Bertinotti è tanto delizioso quando sussurra comunismo domestico ammorbidito dal realismo nei nostri salotti nazionali, compresa qualche buona idea, quanto surreale a contatto con il comunismo vero. Quel comunismo vero, anche se in conto capitale come in Cina, dovremmo evitarcelo, e lui dovrebbe evitarlo. Quanto al Vaticano, caro il mio radicale, cerchi di non interferire e rispetti il Concordato.

mercoledì 14 dicembre 2005

Il costo della fiacchezza. Giuliano Ferrara

L’invincibilità del Cav. di nuovo messa a dura prova: ecco perché

Berlusconi è in una congiuntura politica inaudita, e non riesce a tirarsene fuori ormai da mesi e mesi, sicché ora c’è la girandola dei manifesti di propaganda murale, ora la spirale delle candidature improbabili a sindaco di qui e di là, ora la giostra delle supposizioni nel suo stato maggiore, compresa quella che perda, e infine questa storia dell’attacco a tre punte che non si capisce bene in quale porta finisca per tirare. Risparmiamo ulteriori consigli, tutti quelli che potevamo dare li abbiamo già dati nel lontano e recente passato, inutilmente, su queste colonne. Di qui alle elezioni ci limiteremo a tifare per lui senza illusioni, perché è più simpatico e libero dei suoi sfidanti, punto. Ma qualche segnalazione è dovuta, a lui stesso e ai lettori. In qualunque edicola di Parigi il Cav. può procurarsi l’ultimo numero di due settimanali, “Le Point” e “Marianne”.
Nel primo troverà l’intervista a Nicolas Sarkozy di cui abbiamo riferito sabato scorso. Idee chiare, forti, di rottura del modello sociale francese, con un appello alla storia e all’identità repubblicana combinato con spirito di innovazione politica e quella grande determinazione, quella volizione, quel decisionismo che stimola e affascina un pezzo importante dell’influente intelligenza francese (i neoreazionari, così li bolla l’establishment della gauche) e conquista nei sondaggi una decisa maggioranza di consensi (nell’ultimo di domenica sui candidati della destra all’Eliseo Chirac è all’uno per cento, il suo delfino e primo ministro de Villepin al 19 per cento, Sarko vola verso il 40 per cento).
Nell’altro settimanale il Cav. troverà una intervista di Romano Prodi che loda il destro montante Sarkozy e come al solito irride a lui. Il decisionismo nei momenti di crisi s’impone anche agli avversari, mentre la fiacchezza attira inimicizie crescenti perfino tra gli alleati, e apre un vuoto difficile da colmare. In Francia l’ultimo esempio sono state le banlieues in fiamme, e Sarko se l’è giocata con la parola “racaille” e molti arresti e lo stato di emergenza.
Ma Prodi non gli dice che è un fascista e un reazionario, lo blandisce. In Italia l’ultimo esempio, in tema di sovranità dello stato, è la Tav in Val di Susa. E qui Prodi spara invece a zero sulla polizia che sgombra l’assedio ai cantieri voluti anche dal suo governo e dai suoi governi locali ed europei (Roma, Torino, Bruxelles), si propone come solutore del problema, incassa la moratoria elettorale, con la collaborazione incredibile dei magistrati d’assalto, e pesta sull’avversario inerme. Cose diverse la Francia e l’Italia, ovvio; cose diverse le banlieues e la Tav, ovvio, ma accomunate da un elemento: è in gioco la sovranità della decisione politica, chi ne è titolare ha l’alternativa secca di farla rispettare (decisionismo) oppure no (fiacchezza). Il costo della fiacchezza, da Scanzano Jonico alla Repubblica di Chianocco, è semplice: nessuno ti rispetta più.

Andrea's version. il Foglio

Qui gatta ci cova. Va bene che il sondaggio commissionato sull’Iraq dalla Bbc sembra dar ragione al torbido George Bush più che al trasparente Vittorio Zucconi. Va bene che l’Oxford Research International, l’istituto incaricato, ha titoli e prestigio non così inferiori a quelli della Swg. Va bene che, nonostante gli scoop di Rai News, il 71 per cento degli iracheni risponda sulla sua condizione di vita definendola “molto buona” (21,9 per cento) e “piuttosto buona” (48,7). E che il 65 per cento preveda un miglioramento nell’anno prossimo, o addirittura un “grande miglioramento”. E’ possibile infatti che il popolo iracheno non segua ora per ora Rai News e non si renda del tutto conto. Passi. E passi anche che il suddetto popolo non desideri un governo di religiosi, solo il 5,2 per cento; o di militari, 1,7; o di tecnici (3,1 per cento), pur se immaginiamo come quest’ultima notizia possa provocare un dolore lancinante ad Andrea Manzella. Ma gatta ci deve covare, se Repubblica non ha scritto una riga sul sondaggio. Vuoi vedere che Bonini & D’Avanzo hanno convinto il povero Mauro che trattasi di un falso del terribile Pollari?

Dall'abbraccio al braccio. Giordano Bruno Guerri

http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=49854

Chi teme che un saluto fascista possa significare un ritorno al passato?

America e Cina la doppia morale per i giustiziati. Cristiano Gatti

http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=49908

I condannati a morte in Cina non contano come quelli americani...

martedì 13 dicembre 2005

Ecco un saggio di frasi fatte, aria fritta ed ecologismo un tanto al chilo

Il testo della Mozione finale dell'Assemblea della Rete Meridionale Nuovo Municipio/No Ponte tenutasi a Reggio Calabria il 10 dicembre 2005.
NO TAV - NO PONTE
Per un futuro sostenibile e di giustizia, per la sovranità degli abitanti nei luoghi della nostra vita.
La rivolta pacifica degli abitanti e dei sindaci della Val Susa riguarda tutti noi ed in particolare quanti in questi anni si oppongono alla realizzazione di inutili quanto dannose grandi opere, dalla Tav al Ponte sullo Stretto di Messina.
La rivolta pacifica degli abitanti e dei sindaci della Val Susa pone al centro del dibattito politico la questione della democrazia e della giustizia nel nostro paese.
Da una parte la nonviolenza scelta dai valsusini per difendere la loro valle e il loro futuro; dall'altra parte la violenza del potere che vuole via libera per realizzare loschi affari. I valsusini vengono accusati dal governo nazionale e regionale, e persino da gran parte dei partiti di opposizione, di essere egoisti, di fare una lotta localista, di opporsi al progresso solo per salvare la loro pace paesana. Chi spinge per aprire il cantiere dell'alta velocità, parla invece di
sviluppo, di occasioni economiche, di modernità.
Quello che si definisce un interesse particolare - sia esso delle comunità della Val Susa o di quelle dell'area dello Stretto - è invece espressione della sovranità delle popolazioni che vivono il loro territorio, reclamano la legittimità di decidere il proprio futuro e quello dei propri figli.
Non è certo casuale che su questo terreno numerose realtà, non solo di lotta ma anche istituzionali, del Nord e del Sud d'Italia si trovino concordi, esprimendo concretamente un federalismo solidale, che è l'opposto della devolution leghista e del centralismo statalista. Nella lotta dei valsusini è l'affermazione di un interesse generale che si coniuga con un principio di giustizia sociale.
Il metodo nonviolento degli abitanti della Valsusa prefigura già il fine della decrescita e del rispetto del patrimonio naturale. Nel mezzo violento delle forze militari e nella ostinazione della lobby pro-Tav, invece, c'è già il fine della devastazione ambientale e di uno sviluppo dissennato.
Dire no alle grandi opere devastatrici e progettare un futuro di sostenibilità ambientale e di giustizia sociale significa oggi resistere alle aggressioni che l'attuale governo perpetra con violenza nei confronti del territorio e chiedere alla Unione, che prepara il futuro governo, non soltanto di annullare la legge "obiettivo", ma di ridiscutere con le popolazioni interessate l'intera programmazione infrastrutturale, il piano dei trasporti, il piano energetico,
l'assetto complessivo del territorio.
Non accettiamo che avvengano scambi e contrattazioni del tipo "se non
facciamo il ponte, facciamo però la TAV ed il Mose; se non facciamo il nucleare, facciamo però le centrali a carbone".
All'indomani dell'insediamento del nuovo governo dovranno partire i nuovi piani territoriali, energetici e dei trasporti sostenibili discussi con gli abitanti coinvolti secondo un principio di democrazia partecipativa. Sin quando decisioni condivise non siano prese la scelta più saggia dovrà essere la moratoria di lavori, interventi e progetti.
Ciò che oggi avviene in Val di Susa è un fatto che riguarda tutta la nazione, perchè è in gioco il modello di sviluppo che si vuole perseguire. La lotta della Val di Susa è la stessa lotta contro il Ponte di Messina, contro gli inceneritori, contro le centrali nucleari; è lo stesso impegno di chi vuole rallentare, di chi ha iniziato a dare retta ai segnali di crisi del pianeta, di chi propone un futuro sobrio, di chi fa i conti con le risorse limitate e pensa che tutti gli uomini abbiano diritto a godere di ciò che la terra offre.
La nostra solidarietà agli abitanti ed ai sindaci della Val Susa si concretizza nell'impegno ad estendere e rafforzare sin da ora la lotta contro il progetto del Ponte sullo Stretto in vista di una grande manifestazione da tenersi a Messina il 22 gennaio 2006.
NO PONTE - NO TAV
COORDINAMENTO NO PONTE - RETE MERIDIONALE DEL NUOVO MUNICIPIO
Reggio Calabria, 10 dicembre 2005.

Disoccupati tedeschi lavorano in Sicilia come raccoglitori di arance. Gaetano Saglimbeni

http://www.ilpungolo.com/site/leggi.asp?IDS=10&NWS=NWS3522

Ben 3000 le richieste arrivate dalla Baviera ad un agrumicoltore di Palagonia

L'Europa gioca alla pace. Marco Taradash

http://riformatori.blogspot.com/2005/12/leuropa-gioca-alla-pace.html

Il viaggio in Europa di Condoleeza Rice e le ipocrisie dell'informazione

lunedì 12 dicembre 2005

Agli ultra-65enni il "prestito vitalizio ipotecario". Pietro Fracassi

http://www.popolis.it/Dettaglio.asp?EPID=109!109!0!0!44461!

Chi ha più di sessantacinque anni e possiede un appartamento potrà usufruire di prestiti con rimborso integrale alla scadenza, se il provvedimento sarà confermato dalla Camera

Questo (nuovo?) colonialismo ecofanatico. Francesco Natale

http://www.ragionpolitica.it/testo.4213.html

Non si può continuare a cavalcare l' ambientalismo a tutti i costi

La Margherita e la rivalutazione di Berlusconi: una storia infinita nella sinistra. Raffaele Iannuzzi

http://www.ragionpolitica.it/testo.4199.html

Anche la sinistra deve ammettere la superiorità politica del Cav.

La fotografia del Censis: un'Italia in ripresa. Vincenzo Merlo

http://www.ragionpolitica.it/testo.4202.html

Il rapporto dell'istituto di ricerca smentisce i giudizi catastrofici della sinistra e De Benedetti in particolare

mercoledì 7 dicembre 2005

L'intervista- Magdi Allam: " Basta con i complessi terzomondisti se vogliamo battere il terrorismo islamico" Paolo Della Sala

http://www.opinione.it/pages.php?dir=naz&act=art&edi=276&id=5831&aa=2005

Una lucida ed esauriente analisi del mondo islamico

Quale premio per quale coraggio? Sandra Giovanna Giacomazzi

Se viene in Italia Oriana Fallaci potrebbe essere arrestata per incitamento all’odio mentre i terroristi che reclutavano kamikaze sono stati assolti perché il fatto non era reato in quanto essi non sono terroristi ma guerriglieri. La settimana scorsa a New York, la sua città adottiva, hanno consegnato alla Fallaci l’Annie Taylor Award per “onorare l’eroismo e il valore” dell’autrice “simbolo della resistenza contro il fascismo islamico”.
Questa settimana a Firenze, la sua città nativa, il premio Mezzaluna d’Oro sarà consegnato a Clementina Forleo, “per aver confermato il coraggio dei funzionari fedeli alla legge ed alla giustizia”. L’“eroismo” della Fallaci lotta contro il fanatismo e una fatwa, il “coraggio” della Forleo contro la decenza e il senso comune.

La castroenterite. Davide Giacalone

http://www.davidegiacalone.it/index.php/costume/la_castroenterite

Il lavoro rende liberi: è scritto all' ingresso dei campi di lavoro di Castro a Cuba

martedì 6 dicembre 2005

Per una "giustizia giusta": dal giustizialismo giacobino al garantismo liberale. Mario Secomandi

http://www.ragionpolitica.it/testo.4184.html

Una lucida analisi dei condizionamenti della giustizia in Italia e una disamina della nuova riforma

Come Berlusconi ti rilancia il sindacato. Bruno Costi

http://www.clubeconomia.it/articoli/articolo.php?id=391

Il federalismo sposta in "periferia" le scelte di spesa

La critica sgangherata di un giornale on line canadese. Marco Cavallotti

http://83.103.59.45/legnostorto/statiche/
"Grandi comunicatori e grandi giornalisti"

Legno Storto segnala un pezzo delirante nei confronti di Berlusconi, pubblicato da un giornale canadese on line in lingua francese.
Propongo di "bombardare" il sito con proteste e richiesta di scuse.
Facciamo vedere che gli elettori di centrodestra non sono né fessi né matti a votare Berlusconi.
Qui sotto l'articolo incriminato:
http://www.ledevoir.com/2005/12/05/96924.html

L'odio verso il premier è l'unico collante di coalizione. Ferruccio Formentini

Ci avevano narrato la favoletta che a spingere il popolo cattocomunista a votare in massa alle primarie per Romano Prodi era stata l’incontenibile voglia di “unione” e la sperticata fiducia nei confronti dell’ex boiardo democristiano. Balle! Il sondaggio apparso su “la Repubblica” venerdì scorso conferma che è proprio tutto il contrario. Alla domanda “per mandare un segnale d’unità” ha risposto positivamente solo il 9,1 per cento. Appena l’1,9 si è messo in fila, senza quelli di FI attorno, per “farsi sentire da una classe dirigente sorda”. E “per sostenere particolarmente un candidato” si è scomodato solo il 14,9 per cento. Invece ben il 26,1 per cento dei votanti si è precipitato ad infilare nell’urna “un segnale contro il governo Berlusconi”. Insomma l’unico collante dell’Unione è quello di sempre: l’avversione verso quel babau del Cavaliere. Un po’ poco per governare.

Un bilancio del welfare dopo cinque anni di governo. Intervista a Grazia Sestini di Elviro Di Meo

http://www.opinione.it/pages.php?dir=naz&act=art&edi=275&id=5813&aa=2005

Il sottosegretario alle Politiche Sociali traccia un bilancio a fine legislatura

L' ombra della gioiosa macchina da guerra. Arturo Diaconale

http://www.opinione.it/pages.php?dir=naz&act=art&edi=274&id=5732&aa=2005

La sinistra non riesce ad aumentare i consensi perché i delusi del centrodestra si astengono

La verità di Cossiga? Ininfluente. Gianluigi Da Rold

http://www.opinione.it/pages.php?dir=naz&act=art&edi=274&id=5734&aa=2005

C'è ancora qualcuno che crede alle sedute spiritiche e che vorrebbe fare il Presidente del Consiglio...

lunedì 5 dicembre 2005

Finkielkraut: il nuovo comunismo si fa chiamare "anti-razzismo". Stefano Magni

http://www.ragionpolitica.it/testo.4181.html

Un' interessante lettura della rivolta nelle banlieues da parte dell' intellettuale controcorrente francese.

L'odio dell'avversario è nel DNA dei comunisti, oggi come ieri. Vincenzo Merlo

http://www.ragionpolitica.it/testo.4171.html

I comunisti si sono sempre ritenuti superiori: Togliatti non era forse il Migliore?

Operazione verità. Aurora Franceschelli

http://www.ragionpolitica.it/testo.4185.html

Quello che si deve sapere del governo Berlusconi

venerdì 2 dicembre 2005

Caro blogger ti scrivo...

La nostra carta vincente è l'informazione!
Cari blogger approfitto di questo post per lanciare la mia proposta: lavoriamo tutti su poche notizie e/o ognuno si specializzi su un argomento.Faccio una doverosa premessa. Sono entrato nel mondo dei blogs a settembre, sono poco pratico di computer, non ho molto tempo da dedicare alla lettura, desidero diffondere notizie e non mi interessa dire sempre l'ultima parola. Navigo in rete, trovo notizie interessanti per la nostra causa, le pubblico e spero che qualcuno le legga. Ogni tanto, quando me la sento, scrivo qualcosa di mio. Punto.Girando per i blogs ho trovato spesso pagine illegibili(nel senso che sono scritte su fondo blu notte)tanta voglia di parlarsi addosso, polemiche sterili tirate all'infinito, chiacchiere tra amici a livello di chat o sms, ma poca sostanza. E adesso per favore non offendetevi perché c'è qualcuno anche permalosetto.
Cosa propongo in sostanza.
Il web ci offre il mondo intero( molti di voi conoscono l'inglese e quindi potrebbero tradurci pezzi interessanti)scaviamo e scoviamo fatti, notizie, situazioni interessanti e rendiamole pubbliche. Ognuno pubblica quello che crede, magari specializzandosi su un paio di argomenti; i coordinatori decideranno quali notizie quel giorno saranno meritevoli di larga diffusione e verranno riportate su Blogs4CdL.Ognuno di noi potrà, a questo punto, pubblicare sul proprio blog la raccolta di Blogs4CdL.Se poi avessimo un filo diretto con i politici, non sarebbe impossibile fare scoop o diffondere precisazioni o smentite.In questo modo le stesse informazioni vengono moltiplicate per il numero dei blogs e diventano una buona forza d'urto sui media.Ho scritto troppo. Vi saluto e auguro buon lavoro a tutti. Ciao MM
Questo commento è su Blogs4CdL. Andate a leggere il post e gli altri commenti

giovedì 1 dicembre 2005

Guzzanti: via Gradoli, Prodi sapeva. Lui: querelo. Virginia Piccolillo

http://rassegna.governo.it/Testi/011205/1201I1445.PDF

Le rivelazioni del presidente della commissione Mitrokhin e la seduta spiritica dalla quale scaturì il nome Gradoli

Simonia elettorale, candidature a prezzo fisso. il Riformista

«Sessantamila euro per potersi candidare nei Ds? E un operaio come fa? A questo punto prendo atto che i Ds sono ufficialmente un ex partito operaio e lancio un appello: lavoratori di tutta Italia, candidatevi nell’Udeur, che è gratis». A Clemente Mastella ha fatto un certo effetto venire a sapere che Ugo Sposetti, tesoriere dei Ds, dà ragione almeno su un punto a Silvio Berlusconi, presidente del Consiglio e leader di Forza Italia, e ritiene cioè giusto che i candidati della Quercia alle prossime politiche paghino per essere messi in lista, visto che col nuovo sistema elettorale, basato sulle liste bloccate, chi è in cima all’elenco si trova eletto in Parlamento senza nemmeno bisogno di muovere un dito in campagna elettorale. Le cifre chieste agli aspiranti parlamentari da Ds e Forza Italia (Berlusconi ha fissato il prezzo del seggio a 75 mila euro) sono insomma concepite alla stregua di un rimborso, un po’ come la percentuale fissa del proprio stipendio che tanti deputati e senatori versano mensilmente al partito.

Se Cossutta dà ragione a Berlusconi. Paolo Armaroli

http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=46576

Ma il comunismo non era morto?

mercoledì 30 novembre 2005

I frutti di una giustizia alla bancarotta. Davide Giacalone

http://www.opinione.it/pages.php?dir=naz&act=art&edi=270&id=5447&aa=2005

Sul caso Sofri non prendo posizione, però le considerazioni di Giacalone mi sembrano interessanti

Alla radice dei problemi del paese. Arturo Diaconale

http://www.opinione.it/pages.php?dir=naz&act=art&edi=270&id=5446&aa=2005

Sia nell'ultra sinistra che nell'ultra destra esiste una fazione dedita al culto dell'odio

Survey sul modello Danimarca. Stefano Cingolani

Il 20% vive di sussidi pubblici

Sa bene di quel che parla Romano Prodi, la flexicurity del resto, ha conquistato Bruxelles durante gli anni in cui il Professore era mr. Europa. Se ne sono innamorati soprattutto i paesi piccoli, ha cercato di imitarla l’Olanda e l’Austria, dal primo gennaio presidente di turno della Ue, vuol metterla in cima alla sua agenda. Non siamo così sicuri che sappia altrettanto bene di quel che parla Giorgio Cremaschi il quale minaccia uno sciopero generale al giorno se il centro-sinistra proverà a seguire il modello danese. Secondo il leader rifondarolo dei metalmeccanici, è l’ultima variante del solito modello neoliberista e si basa sulla libertà di licenziare un operaio con tre giorni di preavviso, senza buona uscita. Al confronto, la riforma dell’articolo 18 era socialista (anzi giapponese perché il posto a vita c’è, o meglio c’era, solo nell’impero del Sole).
Le cose non stanno così. Cremaschi metterebbe cento firme in bianco se il futuro governo di centrosinistra varasse una legge secondo la quale un operaio licenziato può ricevere una indennità pari al 90% del proprio stipendio per quattro anni. Negli ultimi vent’anni i danesi in età lavorativa che vivono di sussidi pubblici sono arrivati a un milione, pari al 20% della popolazione. Nell’insieme, il 61% degli adulti in Danimarca vive di trasferimenti o è occupato nel settore pubblico. Il sogno dei disoccupati organizzati di Napoli.

I processi e la ex Cirielli. Davide Giacalone

La legge che si chiama, nella toponomastica politica, “ex Cirielli”, non potendosi più chiamare “salva Previti”, è stata varata. Contiene tre principi e due corollari. Prima di giudicare vediamoli, perché di chiacchiere se ne son fatte una sacco ed una sporta.
1. Si aumentano le pene per i recidivi, cioè per quelli che commettono più reati in tempi successivi, il che è giusto: l’amministrazione Clinton fece la stessa cosa, sebbene con più severità. 2. I tempi di prescrizione per i recidivi, si fanno ancor più lunghi di quelli già provocati dall’aumento delle pene. 2.a Tale maggiore lunghezza della prescrizione non si applica a nessuno dei processi oggi in corso, in quale che sia grado di giudizio o stadio del procedimento, quindi nessun odierno imputato ne farà le spese. Il che è giusto. 3. Al contrario, i tempi di prescrizione si accorciano per gli imputati cui non è contestata la recidiva, rimanendo pari al massimo della pena, scomputate le eventuali aggravanti, ma aumentabili solo di un quarto, e non più della metà. 3.a. Tale nuova modalità di calcolo, benché sia favorevole agli imputati e, quindi, possa anche essere retroattiva, si applica solo ai procedimenti dove il dibattimento non si sia mai aperto, restando esclusi quelli pendenti in ogni grado di giudizio.

La prescrizione, anche questo va detto perché di corbellerie ne ho lette di tutti i colori, non è la barriera temporale oltre la quale il colpevole non può essere punito, ma il limite oltre il quale il reato si estingue e si rinuncia a stabilire se l’accusato sia colpevole. L’accusato, bene ricordarlo, come prescrive la civiltà del diritto e la nostra Costituzione, è sempre innocente fino a sentenza definitiva che attesti il contrario.

La legge, allora, è una buona legge? No, la legge contiene principi giusti, semmai è sospettabile d’incostituzionalità l’esclusione dei procedimenti pendenti dalla modalità favorevole di calcolare la prescrizione, ma non è una buona legge perché non solo non tiene conto, ma aggrava due mali profondi della giustizia italiana: a. nel nostro codice penale le pene sono troppo alte, quindi si sente il bisogno di renderle certe, non di accrescerle ulteriormente; b. i tempi della giustizia italiana sono il ritratto dell’ingiustizia, perché inumanamente lunghi, pertanto si sentirebbe il bisogno di accorciarli (per tutti) e non renderli ancora più laschi (per certuni).
Non solo non mi scandalizza, ma è giusto che i recidivi subiscano pene più dure, ma non è giusto che patiscano tempi più lunghi. I tempi andrebbero dimezzati, e forse anche di più, per tutti. Questo ha a che vedere con il meccanismo della giustizia penale, oggi inesorabilmente incriccato, con gli ingranaggi inceppati dal corporativismo togato e dalla politica pusillanime.

La legge non mi piace, e non mi piace per la ragione opposta che ha acceso le critiche della sinistra. Aggiungo, a tal proposito, che opporsi ad una profonda e sana riforma della giustizia, agitando la bandiera di questo o quel procedimento penale, che riguardi gli zingari od un sodale di Berlusconi, è una condotta da demagoghi irresponsabili e destrorsi. Concentrarsi solo su alcune riforme, immaginandole utili in questo o quel procedimento specifico, di converso, è da irresponsabili e da incompetenti.

martedì 29 novembre 2005

Caro Berlusconi

la campagna elettorale è cominciata e, se me lo consenti, vorrei darti qualche consiglio.
La tua immagine è da ricostruire(non parlo di lifting) perché compromessa sin da quando hai deciso di "scendere in campo". Allora giornali e televisione scatenarono un'offensiva subdola e denigratoria nei confronti di Silvio Berlusconi imprenditore che osava sfidare Achille Occhetto politico navigato e segretario di partito. A proposito che fine ha fatto?
Una parte degli italiani, sono convinto in buona fede, credette a tutte le bugie che venivano diffuse dai media e cominciò a non vederti di buon occhio. Eri diventato antipatico per definizione senza un preciso motivo. I motivi divennero parecchi quando poi osasti sconfiggere la "gioiosa macchina da guerra". Quelli a cui avevi tolto il potere, che già sentivano in mano, cominciarono ad odiarti e gli elettori delusi a detestarti, mentre iniziava l'offensiva giudiziaria con avvisi di garanzia, processi, accuse infamanti nei confronti tuoi e dei tuoi collaboratori. A questo punto l'avversione verso la tua persona trovava giustificazione anche nell'elettore in buona fede.
Siccome dici di essere innocente e infatti non sei mai stato condannato, e lo sa anche Beppe Grillo, devi farlo sapere. Consiglio: compera una pagina di Repubblica e spiega perchè non sei ladro, mafioso e corruttore.
Quelli che hanno un' immagine falsata di Berlusconi uomo, non potranno credere a Berlusconi politico. I tuoi avversari politici, anzi i tuoi nemici, hanno sempre attaccato la persona perché sanno che sul piano operativo non possono competere: allora contrattacca difendendo l'uomo Berlusconi e la sua integrità morale. E' necessario ricostruire la figura di Berlusconi sin da quando si è affacciato alla finestra della politica: a suo tempo hanno attaccato la Fininvest perché indebitata come se non fosse normale per un'azienda in espansione ricorrere al credito bancario, hanno detto che dovevi salvare le tue televisioni quando non avevano bisogno di essere salvate, hanno detto che dovevi salvarti dai processi quando questi sono arrivati dopo l'entrata in politica, ti rimproverano i guadagni delle tue aziende proprio quando non le amministri.
Per certa gente qualsiasi cosa tu faccia non andrà mai bene perché per loro non sei "pulito".
A me, che non ho pregiudizi nei tuoi confronti, basterebbero i cantieri tra Bologna e Firenze o sulla Salerno Reggio Calabria per capire che il governo Berlusconi ha lavorato, per vedere la differenza con i cinquanta governi che ti hanno preceduto: per chi non crede nell'uomo Berlusconi non esistono programmi realizzati o promesse che tengano.
Togliti di dosso la rete di calunnie che ti ostacola e vedrai che una parte degli elettori che si è astenuta o che ha creduto alle falsità di certi media saprà ascoltare le tue proposte e terrà conto delle tue realizzazioni.
Questo blog, come sai, è nato per aiutare la CdL a vincere le elezioni. Insieme a Blog4CdL lavoriamo per una causa in cui crediamo, senza interessi personali, nella massima collaborazione e nel rispetto della verità: dacci una mano anche tu! Lasciati consigliare e ascolta le nostre critiche.
In bocca al lupo!

lunedì 28 novembre 2005

Dalla golden share alla dorata truffa. Davide Giacalone

L’Italia s’appresta a sopprimere la golden share, introdotta da una legge del 1994, anche perché in tal senso sollecitata dall’Unione Europea. Ma quell’“azione d’oro” fu solo una dorata fregatura, una presa in giro, se non una truffa. Fu il monumento all’incapacità della politica italiana, nella sua nuova versione, nata dalla falsa rivoluzione, non solo di affrontare i problemi del mercato, ma anche d’essere trasparente e conseguente.
L’originaria funzione della golden share non era quella di impedire le scalate delle società pubbliche consegnate alla quotazione, mediante un veto del governo, che la deteneva, bensì quello di garantire i risparmiatori investitori che sarebbero state rispettate le condizioni che il governo stesso aveva posto per la privatizzazione. Non solo non è stato così, ma, come nel caso di Telecom Italia, è successo l’esatto contrario, con il governo che ha mancato di parola e di credibilità, danneggiando le casse pubbliche, i risparmiatori ed una società, la Telecom, che ancora oggi s’appresta a cambiare assetto proprietario.
Qualche data e qualche numero, tanto per capirci. Nel 1997 il governo Prodi vende il controllo di Telecom Italia per 11,82 miliardi. Quattro anni dopo l’Enel, una società posseduta dallo Stato, che gestisce un monopolio, compera Infostrada impegnandosi a spendere 11 miliardi, a favore di Vodafone (ne pagherà 7,5, ma non per proprio merito). Insomma, a cifre equivalenti lo Stato vende un grattacielo per acquistare una cabina al mare. Che senso ha? Possibile che un simile passaggio non abbia destato ogni tipo di sospetto?
Infostrada, a sua volta, teneva in corpo la rete telefonica delle Ferrovie dello Stato, che era stata venduta, sempre nel 1997, alla Olivetti, per 700 miliardi di lire, pagabili in quattordici anni. L’anno successivo Olivetti vende la stessa rete a Mannesmann, per 14 mila miliardi di lire, da pagarsi immediatamente.
Bastano queste poche cifre per rendere evidente che con quel tipo di privatizzazioni lo Stato ci ha rimesso una montagna di quattrini. Montagna che è mancata nel far diminuire il debito, la cui imponenza ancora ci pone in grave difficoltà con l’Unione Europea.
E non è finita: al momento della vendita delle azioni di Telecom Italia il Governo disse che era stato trovato un partner internazionale, la AT&T, e, in effetti, due consiglieri d’amministrazione, nominati dal Ministero del Tesoro, furono assegnati ai soci stranieri. Quella partnership era parte stessa del valore delle azioni che venivano vendute ai risparmiatori. Ma solo pochi mesi dopo si scopre che quell’accordo non c’è mai stato, che AT&T non intende investire in Italia. Ma, allora, cosa hanno fatto, per mesi, quei due consiglieri d’amministrazione, seduti nel board di una società concorrente?
Ancora oltre: al momento della cessione del controllo il governo stabilì che la nuova società doveva essere una public company, e che nessuno ne avrebbe dovuto possedere, allora e per il futuro, più del 3 per cento, altrimenti si sarebbe utilizzata la golden share, per impedire che un solo proprietario dominasse la società. D’Alema, presidente del Consiglio, nel dare il determinante appoggio alla scalata di Colaninno, criticò pesantemente il fatto che la Fiat, per il tramite dell’Ifil, poteva avere un ruolo dominante possedendo solo lo 0,6 per cento del capitale Telecom ed a Colaninno fu consentito di lanciare un’Opa, superando alla grandissima il 3 per cento. Il governo applaudì (e spiace ricordare che Carlo Azelio Ciampi si unì al tradimento degli impegni presi). Successivamente, però, si è considerata Telecom Italia come una proprietà di Pirelli, che ha acquistato, fuori Borsa, senza alcuna tutela per i diritti dei piccoli azionisti, meno dello 0,3 per cento del valore di Telecom Italia. Ed oggi, dopo avere varato la fusione fra Telecom e Tim, essendo in forte ed insanabile squilibrio dei conti, è ancora una volta in cerca di un assetto futuro, con una diversa proprietà.
Ecco, questa è la storia della fregatura d’oro, data all’intero sistema-Italia. Ragion per la quale ai funerali della golden share non ci saranno le masse, ed i pochi partecipanti potranno solo festeggiare.

C'eravamo tanto armati. Christian Rocca

http://www.ilfoglio.it/uploads/camillo/tantoarmati.html

Nessuno metteva in discussione la presenza di armi di distruzione di massa prima che Bush intervenisse in Iraq...

Sinistra malata di programmismo. Dario Di Vico

http://www.clubeconomia.it/articoli/articolo.php?id=390

In economia non basta lo spirito di iniziativa, ma servono provvedimenti e non seminari

Decalogo per un sindacato moderno. Carlo Cerofolini

http://www.ragionpolitica.it/testo.4158.html

Più trasparenza, più responsabilità e meno soldi per un sindacato evoluto

La falce e martello sono apologia di reato? Francesco Pasquali

http://www.ragionpolitica.it/testo.4156.html

Chissà perché ci sono dittatori meno dittatori di altri?

La sinistra e le tasse universitarie. Luciano Gandini

http://www.ragionpolitica.it/testo.4138.html

Della serie: come ti rivolto la frittata
ASSEMBLEA NAZIONALE
DI RIFORMATORI LIBERALI
Roma - 30 novembre 2005, ore 10.00 - 18.00
Spazio Etoile, Piazza San Lorenzo in Lucina, 41

Relazioni:
Benedetto Della Vedova, Marco Taradash,
Peppino Calderisi, Carmelo Palma

Interventi:
Alberto Beretta Anguissola, Ernesto Caccavale, Cinzia Caporale, Giuliano Cazzola,
Alessandro Cecchi Paone, Luca Cesana, Piero Craveri, Biagio Crescenzo, Enzo Crialesi,
Raimondo Cubeddu, Alessandro Dalla Via, Roberto De Nardo, Alessandro De Nicola,
Arturo Diaconale, Dario Fertilio, Oscar Giannino, Ivan Maravigna, Piero Milio,
Carlo Monaco, Piero Ostellino, Bartolo Pellegrino, Giuseppe Pennisi,
Matteo Pradella,Gaetano Quagliariello, Emilia Rossi,
Alessandro Tapparini, Sofia Ventura

Alfredo Biondi, Sandro Bondi, Antonio Martino, Stefania Prestigiacomo,

Conclusioni:
Silvio Berlusconi


Per informazioni: Tel 06.6795606 - info@riformatoriliberali.org

Per contributi e iscrizioni: San Paolo - Banco di Napoli c/c 100000009421 intestato a Riformatori Liberali abi 1010 - cab 3201

venerdì 25 novembre 2005

Maddalena, l'Unione riesce a mettere nel programma il ritiro annunciato dagli Usa a Martino. Mario Sechi

Coprirsi di meriti altrui è pratica politica diffusa, ma la sinistra italiana non finisce di stupire perchè secondo l’agenzia Apcom Piero Fassino avrebbe assicurato che “l’effettiva realizzazione del trasferimento della base Usa della Maddalena sarà una delle questioni inserite nel programma di governo dell’Unione”. Ai cronisti risulta che il segretario della Difesa Rumsfeld abbia concordato il ritiro con il ministro della Difesa Antonio Martino. Non ci risulta che Martino sia passato all’opposizione. Non ci risultano consultazioni al Pentagono tra Rusmfeld e il presidente della Regione Sardegna Renato Soru.Ci risulta invece che sono tornati alla grande i tempi della disinformatia.

Battaglia continua. Nicola Matteucci

http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=45336&START=0

La sinistra si appropria di De Felice dopo averlo denigrato quando era in vita

Nulla da aggiungere. Filippo Facci

Otto e Mezzo, mercoledì 23 novembre, ore 21.32. Ritanna Armeni: «Perché secondo lei la sinistra è sedotta da questa Cina?». Lucia Annunziata: «Perché è uno Stato comunista». Armeni: «Comunista? ma per piacere: uno Stato dove non ci sono i diritti sindacali, c'è la repressione, la pena di morte». Annunziata: «Per Bertinotti, non avendo dietro impresari, sarà facile chiedere conto dei diritti civili. Detto questo, però, tutte le posizioni di politica estera prese dalla sinistra negli ultimi anni avevano un punto in comune:
se il Paese di cui si parlava, il Paese aggredito, il Paese messo sotto accusa internazionalmente, se questo Paese era ex comunista, la sinistra era sempre dalla sua parte. Belgrado: un ex Paese comunista. La storia della Russia: non ne parliamo. I ceceni: ma vi rendete conto che nessuno nella sinistra, salvo casi isolati, si batte sulla questione dei diritti civili in Cecenia? È perché dall'altra parte c'è la Russia che è comunista. E per quanto riguarda Saddam che cosa c'era? Un vecchio Paese socialista-comunista.
Questa è la mia disperazione con la sinistra, Ritanna. Perché c'è un non-detto dentro la loro scelta di politica estera: che tutti i Paesi ex comunisti vanno difesi. La Cina: la sinistra è orgogliosa della Cina, perché sono ancora comunisti e stanno fottendo i capitalisti sul loro terreno. Giuliano, è ovvio che so' contenti, no?».

La Finanziaria taglia le spese sociali?

A me piace andare a fondo e verificare quando vengono fatte dichiarazioni contrastanti.
Quando la sinistra parla di "macelleria sociale"( al solo scriverlo mi fa venire i brividi), ed il Governo, invece, nega i tagli allo stato sociale, è opportuno andare a leggere le carte.

La legge finanziaria, come sappiamo, è stata approvata dal Senato l'11 novenbre scorso ed attualmente è alla Camera per l'approvazione finale.
Sono 232 pagine che potete leggervi qui :http://www.finanze.it/comunicare/2005/c6177.pdf

A me interessa evidenziare l'articolo 94 e seguenti.
Dice il testo: "Il complesso delle spese correnti, CON ESCLUSIONE DI QUELLE DI CARATTERE SOCIALE, ....non può essere superiore, per l'anno 2006, al corrispondente ammontare di spese correnti dell'anno 2004 diminuito del 3,8 per cento...."

Questo è scritto nella Finanziaria presentata dal Ministro Tremonti.

giovedì 24 novembre 2005

I provvedimenti del Governo Berlusconi

Sempre nell'intento di dare una mano al Governo del Comunicatore che fatica a farsi sentire, ecco un elenco non completo delle principali leggi approvate in questa legislatura.
Per approfondire i dettagli consiglio di andare su: http://www.governo.it/GovernoInforma/Dossier/

*Abolizione dell'imposta di successione
*Abolizione dell'imposta sulle donazioni
*Detrazioni, deduzioni e bonus fiscali per figli, coniugi e anziani a carico
*Aumento delle pensioni minime
*Incremento del fondo nazionale per sostegni alle famiglie
*Riforma del mercato del lavoro (legge Biagi)
*Esenzione e riduzione IRPEF
*Contrasto dell'immigrazione clandestina e legge Bossi-Fini
*Regolarizzazione di lavoratori immigrati
*Missioni di pace nel mondo
*Poliziotto e carabiniere di quartiere
*Carcere duro per i mafiosi, terroristi e trafficanti di esseri umani
*Attivata la procedura per le espulsioni rapide dei clandestini
*Finanziamenti per il Sud: istituito il Fondo per le aree sottoutilizzate (FAS)
*Incentivi per l'occupazione nel Mezzogiorno
*Finanziamenti per la ricerca, l'innovazione e lo sviluppo del Mezzogiorno
*Riforma della Costituzione
*Riforma della Giustizia
*Riforma della Scuola
*Riforma delle pensioni
*Blocco del prezzo dei farmaci fino al 2007
*Tutela dei non fumatori con il divieto di fumare nei locali pubblici
*Patente a punti
*Abolizione del servizio militare obbligatorio
*Codice dei Beni culturali
*Riforma delle leggi per l'ambiente
*Contributi per internet, computer ai docenti e alle famaglie, decoder
*Contributo alle famiglie che iscrivono i figli alle scuole paritarie
*Riduzioni IRAP per le imprese
*Riduzione dell'imposta sulle imprese
*Semplificazione di norme e procedure per le imprese
*Riforma del diritto societario
*Legge per le grandi opere (legge obiettivo)
*Riforma del sistema radiotelevisivo
*Garanzie per il made in Italy
*Agevolazioni per le imprese
*Agevolazioni per le società sportive di base e per le associazioni non profit
*Creazione del portale nazionale per il cittadino: www.italia.gov.it

I censori illuminati. Cristiano Gatti

http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=45096&START=0

Quando la censura arriva da sinistra nessuno grida allo scandalo

Mister Hu, butta giù quella muraglia. Christian Rocca

http://www.ilfoglio.it/uploads/camillo/misterhu.html

La nuova politica di Bush verso la Cina

mercoledì 23 novembre 2005

L'annuncio a pagamento pubblicato sull' International Herald Tribune da Beppe Grillo

“Basta! Parlamento pulito.
Chi è stato condannato in via definitiva non deve più sedere in Parlamento. E se la legge lo consente, va cambiata la legge.
Migliaia di sottoscrittori dell’appello lanciato da Beppe Grillo sul blog http://www.beppegrillo.it/ chiedono che i condannati in via definitiva non possano più rappresentare i cittadini in Parlamento, a partire da quello europeo.
E' profondamente immorale che sia loro consentito di rappresentarci.
Questo è l'elenco dei nomi dei rappresentanti italiani in Parlamento, nazionale o europeo, che hanno ricevuto una condanna(nella pagina non ci sono i nomi, ma il link[nota di maurom]):
Berruti Massimo Maria (deputato FI)
Biondi Alfredo (deputato FI)
Bonsignore Vito (eurodeputato UDC)
Bossi Umberto (eurodeputato Lega Nord)
Cantoni Giampiero (senatore FI)
Carra Enzo (deputato Margherita)
Cirino Pomicino Paolo (eurodeputato Udeur)
Dell'Utri Marcello (senatore FI)
Del Pennino Antonio (senatore FI)
De Michelis Gianni (eurodeputato Socialisti Uniti per l'Europa)
De Rigo Walter (senatore FI)
Frigerio Gianstefano (deputato FI)
Galvagno Giorgio (deputato FI)
Jannuzzi Lino (senatore FI)
La Malfa Giorgio (deputato PRI)
Maroni Roberto (deputato Lega Nord)
Rollandin Augusto (senatore Union Valdotain-DS)
Sgarbi Vittorio (deputato FI, passato al centrosinistra)
Sodano Calogero (senatore UDC)
Sterpa Egidio (deputato FI)
Tomassini Antonio (senatore FI)
Visco Vincenzo (deputato DS)
Vito Alfredo (deputato FI)
Per conoscere le imputazioni:
http://www.beppegrillo.it/archives/immagini/Parlamentari%20Condannati.pdf

martedì 22 novembre 2005

Torture in Iraq, scoperto un carcere segreto
La chiamano 'la nuova Abu Ghraib', la prigione scoperta domenica sera da soldati americani: in uno scantinato del ministero degli Interni sono stati trovati 173 iracheni, malnutriti e con segni evidenti di tortura. Il Partito islamico iracheno ha richiesto all'Onu un'inchiesta internazionale. Denunce anche da parte di poliziotti iracheni, che dicono di aver subito violenze da uomini del governo.
data: 17-11-2005
fonte:Ap autore:Iraqi Islamic Party luogo:Iraq

Veneziani e "la bella destra". Marcello Veneziani

http://www.ildomenicale.it/breaking_news.asp?id_news=49

Scambio di opinioni tra Veneziani e Crespi sugli intellettuali di destra

La vera opzione laica siamo noi. Marco Taradash

http://www.riformatoriliberali.org/dettaglio.asp?id=65

Il "manifesto" dei RiformatoriLiberali

Il nuovo scenario politico. Domenico Mennitti

http://www.ideazione.com/quotidiano/6.altro/2005/2005-11-21_rivista_dmennitti.htm

Le elezioni alla luce della nuova legge elettorale

Tagli agli enti locali, finalmente. Jimmy Greselin

Gli amministratori si lamentano per la mancanza di fondi? Si dimettano. Non si può governare senza i trasferimenti dello stato? Chi lo dice? Da amministratore sono in grado di smentire chiunque lo sostenga. In realtà da decenni gli amministratori pubblici governano con una leggerezza che è sotto gli occhi di tutti. Gli sprechi degli enti locali sono talmente tanti e tali che nessun trasferimento sarebbe comunque in grado di mantenere una politica del genere.

Guardiamo allo sviluppo di cui tanto ci vantiamo degli anni 70-80. Paesi di poche migliaia di abitanti governati da sindaci che pur di farsi ricordare hanno disintegrato il territorio facendo costruire senza logica zone residenziali e industriali un pò ovunque. Paesi che con 5 mila abitanti vantano 2 o 3 zone industriali, spesso non collegate con quelle dei paesi confinanti i quali a loro volta ne hanno realizzate altre più d'una. A guardare certe province dall'alto sembra di essere a San Paolo del Brasile. Province che sembrano megalopoli e che in realtà sono semplicemnte ad urbanizzazione diffusa ed illogica. I costi. Provate a pensare a quanto può costare portare acqua, gas, energia elettrica, rete fognaria in ordine sparso per l'intero territorio di un paese piuttosto che attraverso direttrici principali dare gli stessi servizi concentrandone le diramazioni. E quanto costerà in futuro la loro manutenzione? Chi paga? Nessun problema, ci sono i trasfrimenti dello stato. Risultato? Costi stratosferici e territorio violentato. E i Verdi sbraitano come dei barbari contro l'alta velocità?!! sic!

Proviamo a cercare quali siano state le politiche di gestione del patrimonio di cascun comune volte a valorizzarlo per trarne dei benefici e dei capitali volti a finanziare le opere pubbliche. Troveremo poco di tutto ciò e molti, molti, troppi mutui accesi per lo scopo, facendone gravare i costi sul bilancio anno dopo anno. Cercando in questa direzione troveremo migliaia di immobili di proprietà dei comuni fatiscenti ed inutilizzati, spesso pericolanti. Nei consigli comunali fior fior di ignoranti, si stracciano le vesti ad ogni tentativo di alienazione da parte di qualche maggioranza adducendo la scusa del depauperamento del patrimonio della comunità.

A me è capitato di subire attacchi da parte di ex amministratori che dopo aver lasciato che il tempo distruggesse buona parte degli immobili del mio paese, alla mia decisione di cederli in cambio di opere quali case per anziani o opere pubbliche senza indebitare ulteriormente l'ente, mi accusavano di alienare la storia del paese. La stessa storia che lorsignori avevano reso un cumulo di macerie. Ho governato con una buona maggioranza assieme ad un buon sindaco per un decennio ed il mio comune pur vedendo anno dopo anno ridurre i trasferimenti dello stato non ha mai avuto momenti di difficoltà, realizzando decine di miliardi di opere pubbliche, aumentando considerevolmente il proprio patrimonio, mantenendo l'ici ai livelli minimi, non applicando l'addizionale irpef e non applicando tasse come la tosap. A questo si aggiunga un numero di dipendenti motivati al di sotto della media di tutti i comuni d'Italia.
Non ci sono trucchi, basta una giunta capace. Governare bene si può anche se è scomodo e tanti troppi sindaci inetti non lo vogliono ammettere. Non ci sono soldi? A casa.E la prossima finanziaria mi auguro la faccia ancora questo governo, con ulteriori tagli agli incapaci.Jimmy Greselin

Giorgio Napolitano, un vile. Davide Giacalone

La viltà è il desiderio, sempre e comunque, di sfuggire al pericolo. La viltà è il desiderio di non portare mai il peso delle proprie azioni. Giorgio Napolitano è un vile, talmente pieno di sé da consegnare alle stampe un’autobiografia (“Dal Pci al socialismo europeo”, Laterza) che lo documenta. Scrivo questo senza nessuna soddisfazione, anzi, con molto rammarico, perché Napolitano è un uomo cui guardammo con interesse, sperando in un possibile, e sempre necessario, dialogo a sinistra. Non immaginavo quanto profonda fosse la malattia morale indotta, nel comunismo italiano, dalla lunga pratica della doppia verità.
La raccolta delle proprie memorie, quando si raggiunge una certa età (l’autore ha superato gli ottanta anni, ed è anche stato nominato senatore a vita), può essere un atto di generosità. Lo sforzo di rileggere gli eventi e le passioni alla luce di una maturazione giunta a compimento. La voglia di cogliere la verità dei fatti, al di là delle interpretazioni di comodo. Ma per vergare pagine di questo tipo occorre un coraggio ed un’onesta che a Napolitano mancano. Il lettore, in un certo senso, viene messo sull’avviso proprio alla prima pagina, dove si trova scritta una strana frase: “Parlo della storia –tra il 1944 e il 1991- della sinistra italiana e del suo maggiore partito, collocato nel movimento comunista internazionale e poi distaccatosene attraverso un tormentato sforzo di ricerca e di revisione”. E’ strana perché il lettore ha come l’impressione che sia esistita una storia di rottura fra il comunismo italiano e quello sovietico, o internazionale, mentre, invece, i comunisti italiani tennero un congresso a Roma, nel marzo del 1989, dove ancora rivendicarono con orgoglio di essere il “grande Partito Comunista Italiano”, e cambiarono nome, non cambiando altro che il nome, un anno dopo, con il congresso di Bologna. Fu la storia a trascinarli, non certo loro a precederla, avendone compreso il percorso. Ciò significa che le vicende raccontate da Napolitano riguardano, per quarantasei quarantasettesimi il Pci, mica quella circonvoluta roba che si legge nella prima pagina.
Andando avanti, pagina dopo pagina, vicenda dopo vicenda, ci si rende conto che Napolitano è un maestro di dissimulazione ed omissione, del dire e non dire, senza mai affondare il coltello della critica, dell’analisi originale, di un dietro le quinte che non riguardi inutili episodi tratti dalle vacanze capresi di Togliatti. E la viltà raggiunge la sua monumentale consistenza quando si arriva al tema dei finanziamenti sovietici al Pci. Una storia interessante, tutta da scrivere, e che Napolitano deve conoscere assi bene, perché fu giovane influente inviato in missione a Mosca, perché fu responsabile organizzativo del Pci, ne fu vice segretario, fu responsabile economico e fu responsabile della sua politica estera. Una testimonianza interessante, la sua.
Ma tutto si riduce ad una pagina, una pagina, la 173. Una pagina su 331. Ed in quell’unica pagina mente. Mente perché, con il tono delle grandi rivelazioni, scrive che i comunisti italiani furono finanziati da quelli sovietici, poi, però, si nasconde dietro le parole di Gianni Cervetti (“L’Oro di Mosca”, Baldini & Castoldi, pubblicato nel 1993) per affermare che quei finanziamenti furono interrotti, per volontà di Berlinguer, Chiaromonte e Cervetti, nel 1978. Il che è falso. Totalmente falso.
E’ falso perché lo ha documentato Vladimir Bukovskij (un dissidente che se ne stava nei Gulag, mentre Napolitano ed i suoi compagni riscuotevano i soldi sporchi di sangue, elargiti dalla medesima mano che edificava i campi di concentramento), che ha raccolto documenti importanti e non smentiti (“Gli archivi segreti di Mosca”, Spirali), ed alcuni di questi riguardano la Interexpo, società guidata dal “compagno L. Remigio”, per il tramite della quale, nel 1983 il Pci chiede a Mosca “ulteriori finanziamenti”. Prego osservare la data, 1983, ed il non secondario “ulteriori”. E li ebbero, giacché quelli sono gli anni in cui i comunisti italiani sono impegnati a colpire la sinistra democratica italiana, rea di avere consentito alla giusta scelta di schierare i missili nucleari occidentali, contro gli SS20 sovietici. Sono gli anni in cui vestono una delle loro giubbe “pacifiste”. La pace di Gulag, solo appena più operosa di quella dei cimiteri.
E’ falso perché lo ha documentato Giuseppe Averardi (“Le carte del Pci”, Piero Laicata Editore), utilizando appunti e note di Eugenio Reale e descrivendo il meccanismo di finanziamento illecito che utilizzava una fitta rete di società d’intermediazione (come la Interexpo, appunto), che non intermediavano un bel nulla ma riscuotevano tangenti per i comunisti italiani.
E’ falso perché il magistrato russo Sergej Aristov parla di finanziamenti giunti fino al 1991, così come risulta da un documento datato 17 gennaio 1898, classificato come rigorosamente segreto e destinato a Vladimir Chruscev, uno dei capi del Kgb, un documento intitolato: “Aiuti finanziari supplementari per il Pci”. Prego notare la data, 1989, ed il suggestivo “supplementari”. Di tutto questo ha mai sentito parlare, l’onorevole Napolitano? Lo sa che Aristov aveva chiesto l’assistenza e la collaborazione di Giovanni Falcone, e che questo era l’incontro in programma al suo rientro a Roma, se non lo avessero ammazzato a Capaci? Ha mai letto niente, di tutto questo, l’onorevole Napolitano? Riesce ad immaginare cosa si sarebbe scritto e fatto se al rientro a Roma Falcone avesse dovuto incontrare Aristov per scandagliare le amicizie di Andreotti o i conti di Craxi?
Certo, so che queste cose non si leggono spesso, talché io stesso, scrivendole, mi conquisterò il compatimento di chi m’immagina giapponese renitente all’armistizio, in guerra contro comunisti immaginari che esistono solo nella mia malata fantasia ed in quella corrotta da Arcore. Capita, difatti, che la grande forza dei preti senza più un dio, dei comunisti senza più comunismo, ancora si esercita sul mercato italiano delle idee e delle conoscenze, complice una destra di analfabeti d’andata e ritorno. Ma Napolitano è uomo di cultura, di buone letture, è escluso che ai suoi occhi non siano mai comparse queste notizie, e, allora, perché non commentarle, perché non smentirle, perché tenere tutto in una ridicolissima e rivelatrice pagina? Per viltà. Perché il passato che questi uomini hanno alle spalle fa così orrore, copre ancora le grida delle vittime, da non consentire loro di guardarlo in faccia senza perdere la capacità di guardarsi in faccia. Quindi meglio affidarsi ad un linguaggio che avrei definito democristiano, se non fosse che non conosco un solo democristiano che abbia da tacere tanto sul passato proprio e dei propri compagni di partito.
Altri uomini, altri comunisti, come Giovanni Pellegrino, hanno avuto la forza ed il coraggio di rimestare criticamente nella nostra storia recente, non si sono autorisparmiati, pur compiendo lo sforzo di collocare i propri comportamenti nel clima e nel contesto in cui i fatti si svolsero. Il capitolo dei finanziamenti sovietici ai comunisti italiani è uno di quelli senza il quale non si è in grado di capire nulla, né del dibattito politico nella sinistra, né della storia italiana del dopoguerra. Ma, evidentemente, al contrario di quel che Pellegrino ha fatto per gli anni del giustizialismo, queste altre sono cose di cui è ancora difficile e pericoloso rivelare dimensioni reali e complicità taciute. Alcuni canali di scolo dei dollari russi ancora non si sono prosciugati. O, comunque, non è compito che abbia assolto la debole penna di Grigio Napolitano.

A lezione da Bush. Magna Carta

http://www.magna-carta.it/editoriali/2005_11_21_70159,8.asp

Quando Bush parla di libertà e diritti civili in Cina, viene ignorato da certi media

Io mi vergogno per loro. Christian Rocca

In un articolo iper giustizialista sull'arresto in Austria del professore negazionista dell'Olocausto (non revisionista, come scrive facendo confusione il suddetto articolo), Andrea Tarquini riesce a scrivere la seguente frase: "E´ anche, se non soprattutto, l´estrema liberalità delle leggi della "comunità anglosassone" esaltata da George W. Bush e Tony Blair in materia di libertà d´opinione, ad aver consentito a Irving, da decenni, di sfruttare la sua fama di storico per diventare la più influente voce della propaganda neonazista nel mondo". La colpa delle idiozie propagandate da Irving, per Rep è di Bush e Blair e della loro leggi troppo liberali che i due, sfrontati, vorrebbero anche esportare nel mondo. Tre pensieri: Quando c'è da mandare qualcuno in galera, Rep. è sempre in prima fila.Per Rep, la colpa è comunque di Bush e di Blair: se "esaltano" leggi troppo liberali, aiutano a propagandare tesi naziste. Se fanno il Patriot Act sono loro stessi nazisti.Per Rep, arrestare uno che nega uno sterminio di 60 anni fa è giusto, invece fermare uno che nega quello attuale e propaganda e incita e recluta allo sterminio degli ebrei e dei crociati qui e ora, signora mia, non è multiculti-chic

lunedì 21 novembre 2005

Lo spirito del '94 e i nostri fondamenti programmatici. Raffaele Iannuzzi

http://www.ragionpolitica.it/testo.4125.html

La sinistra è sicura di vincere le elezioni, ma nella CdL ritorna l'entusiasmo e tra gli indecisi la paura di un regime di sinistra

La Fallaci a processo...per troppo coraggio. Stefano Doroni

http://www.ragionpolitica.it/testo.4133.html

Il doppiopesismo della sinistra anche nella denuncia di Agnoletto alla scrittrice

Le riforme dell'istruzione, la sinistra e l'informazione. Carlo Cerofolini

http://www.ragionpolitica.it/testo.4131.html

La riforma Moratti non è poi così lontana da quella Berlinguer, ma alla sinistra proprio non piace

venerdì 18 novembre 2005

Sinistra giustizialista e contro il progresso. Ferruccio Formentini

Adoratori del giustizialismo e non vogliono il ponte sullo stretto di Messina; non gradiscano l’alta velocità convinti che nasconda il panorama quando non provochi tumori; si sbellicano dal ridere quando qualcuno propone di fare le case per gli sfrattati; gongolano se la Consulta vieta i tagli agli sprechi di comuni e regioni; amano il centralismo statale –come quello che sta mettendo in ginocchio la Francia –e aborrono le autonomie locali; sono contro chi tenta di far pagare meno tasse mentre vanno fieri per le imposte che hanno ideato; combattano ogni tentativo di ridurre alcuni dei troppi privilegi a favore di caste e corporazioni, …solo per ricordare alcuni loro vizietti.

Per meglio confondere l’elettore si presentano come “riformisti” e sovente pomposamente si dicono “progressisti” ma sono solo dei “conservatori” cattocomunisti.

giovedì 17 novembre 2005

Manifesto di protesta sindacal-politichese ad uso di tutti i dimostranti di sinistra

Questa nostra grande manifestazione unitaria è il messaggio di protesta che noi mandiamo al governo Berlusconi.
I provvedimenti presi da questo Governo sono contro la parte debole del Paese e violano la Costituzione. Ecco perché noi oggi siamo scesi in piazza in decine di migliaia con tutte le nostre rappresentanze assieme alla società civile.
La parte sana del Paese reagisce al regime berlusconiano e denuncia l'approvazione di leggi fatte solo per una parte degli elettori.
L'opinione pubblica deve sapere che porteremo avanti la nostra protesta finchè non venga aperto un tavolo per stabilire un percorso di uscita da questo stato di cose.
Il Ministro deve dimettersi!
Non possiamo tollerare che provvedimenti impresentabili vengano adottati a scapito della parte sana della popolazione e che non tengano conto delle istanze dei lavoratori.
Autorevoli giornali stranieri hanno già criticato questa normativa che ci porta indietro di decenni, ma questo Governo ignora persino gli ammonimenti che ci giungono dall'Europa.
Il Parlamento non può approvare le leggi a colpi di maggioranza: quando governava il centrosinistra si è sempre tenuto conto delle esigenze della classe lavoratrice.
Purtroppo l'informazione in Italia soffre di un'anomalia che non esiste in nessuna nazione civile: il Presidente del Consiglio controlla tutte sei le televisioni e buona parte della stampa.
Un Governo che ha mandato in rovina l'Italia, che taglia le tasse ai ricchi, precarizza il lavoro, aumenta la povertà e pensa solo al ponte sullo stretto di Messina, merita di andare a casa subito. Milioni di famiglie non arrivano a fine mese perché tutto è aumentato non per colpa dell'euro, come vuol far credere Tremonti, ma della speculazione messa in atto dai commercianti e non controllata da chi avrebbe dovuto farlo.
Ecco perché noi oggi manifestiamo.

Giustizia di classe l'ultima trovata del centrosinistra. Francesco Damato

http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=43469

Per la sinistra non più "salva Previti", ma legge debole con i forti e forte con i deboli

mercoledì 16 novembre 2005

E' una legge giusta e di destra, perciò ci piace. Italo Bocchino

http://www.destra.it/

La ex Cirielli o Cirielli, ma non più salva Previti. Adesso piace alla destra

Parte il pilastro pacifico della dottrina Bush. Christian Rocca

http://www.ilfoglio.it/uploads/camillo/bahrain.html

Ai Paesi "arabi democratici" non piace espandere troppo le pratiche democratiche e incoraggiare lo sviluppo

Addio ciclo dell'ansia. Carlo Pelanda

http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=43170&START=0

Siamo forse usciti dalla stagnazione, ma sicuramente dal pessimismo

Autonomia dello sperpero. Mario Giordano

http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=43168

La sentenza della Consulta è l'alibi per spendere senza freni?

martedì 15 novembre 2005

Bombe al fosforo a Falluja: una storia di ordinario antiamericanismo di Rainews-24. Massimo Teodori

http://www.massimoteodori.it/articoli/590-RAINEWS24.rtf

Le bombe al fosforo presunte e la faziosità verificata

Gli esperti sul fosforo biancoAndrea Nativi e John Pike (sul Corriere). Non è un'arma chimica, non è illegale, brucia anche i vestiti, le immagini di Rainews non dimostrano niente, semmai il contrario e, soprattutto, averla usata "per uccidere" non ha alcun senso logico, strategico e militare. Glauco Maggi, su Libero, racconta perché New York Times e Bbc non hanno dato spazio allo scoop di Rainews. Uno scoop, ricordiamolo fatto da chi durante l'attacco a Falluja non era presente, al contrario di 200 giornalisti americani (certamente non filo Bush) che non hanno visto nessun uso di armi chimiche. Christian Rocca

Ilaria Alpi e Miran Hrovatin: ecco come sono morti. Cristina Del Tutto

http://www.opinione.it/pages.php?dir=naz&act=art&edi=257&id=5184&aa=2005

La Polizia scientifica è riuscita a ricostruire le fasi della sparatoria

Una Finanziaria, due fischi. il Foglio

Un sistema regionale e uno federale. Così si accontenta anche la Consulta

La Corte costituzionale ha bocciato un aspetto formale della norma con la quale si imponevano risparmi agli enti locali. La legge chiedeva loro di non eccedere nelle spese per consulenze esterne, missioni all’estero, relazioni pubbliche eccetera. La Corte ha reputato questa un’“inammissibile ingerenza nell’autonomia degli enti quanto a gestione della spesa”. Sarà “inammissibile”, ma sembra di buon senso prescrivere che i risparmi necessari non si facciano sulle spese indispensabili o sui servizi sociali, ma sulle attività che servono prevalentemente alla propaganda delle amministrazioni o al foraggiamento di clientele già denunciato, tra gli altri, da Piero Fassino.
Il problema di fondo è sempre lo stesso, la finanza “derivata”, cioè emanata dallo Stato, delle Regioni e degli enti locali, che risale alla legge Visentini. E’ urgente passare a un sistema che porti le autonomie a finanziarsi con tasse proprie, in modo che i cittadini contribuenti possano valutare più da vicino l’impiego delle risorse. Insomma, servono due fischi, uno federale (statale) e uno regionale. E’ quel che si chiama federalismo fiscale. Bisogna che gli amministratori non spendano più denaro che non hanno, per poi lamentarsi dell’avarizia del governo. Qualche compensazione per le Regioni più povere può servire a equilibrare il sistema, che però deve essere basato soprattutto sulla responsabilizzazione degli amministratori, che oggi sono ridotti nelle condizioni di postulanti lamentosi e spesso spendaccioni. Se questo fosse l’effetto della sentenza puntigliosa della Consulta, non sarebbe male.

Chi ha detto che il comunismo è morto? Ida Magli

http://www.italianiliberi.it/Edito05/comunismo20051113.htm

L'unificazione europea è, nella sua essenza, un'idea comunista?

Condi Rice chiede a Damasco di liberare i prigionieri politici. Maurizio Molinari

http://www.mauriziomolinari.org/it/article_view.asp?IDarticles=154

Le pressioni del Dipartimento di Stato a favore dei " prigionieri di coscienza"

lunedì 14 novembre 2005

Povero sindacato ( e poveri lavoratori ). Don Abbondio

http://www.tempi.it/archivio_dett.aspx?idarchivio=8890

Dove finiscono i soldi dei lavoratori dati ai sindacati?

Questo sindacato aiuta i forti e snobba i deboli. Benedetto Della Vedova

“A me pare anche di vedere un mondo di garantiti che, impugnando i diritti dei non garantiti, li fottono e li tengono alla larga dalle redazioni”, parole grosse, che vengono dal direttore di un giornale politically correct come “Europa”, organo della Margherita. Si parli di giornalisti o di pubblico impiego o di impiego privato, il potere del sindacato in Italia costituisce un’anomalia perversa.
Perché da noi, il paese più sindacalizzato al mondo, la “costituzione materiale” ha assegnato alla trimurti un potere costituzionalmente abusivo. Una politica tremebonda di fronte alle piazze traboccanti di scioperanti convocati con ingente dispiego di mezzi, assegna alla trattativa con i sindacati un’importanza superiore a quella del confronto politico interno alle coalizioni e tra coalizioni. Che si ascoltino i sindacati sulle questioni del lavoro, anche in senso lato, va benissimo. Altro conto è “negoziare”. Altrimenti, come diceva il compianto Presidente della Consulta Vincenzo Caianiello a proposito della concertazione, “il Parlamento si riduce a mettere un timbro su decisioni prese altrove”.La concertazione prevede un ruolo importante anche per la Confindustria, che non sciopera e non riempie le piazze ma ha buoni mezzi - di stampa, per esempio - per fare pressione. Il ruolo è diverso, ma è chiaro che noi vorremmo un disarmo bilaterale: meno sindacato ma anche meno Confindustria.Torniamo al punto: un ruolo anomalo, quello del sindacato, ma soprattutto perverso. Nessuno disconosce meriti storici al movimento sindacale o prefigura una situazione in cui non vi sia spazio per le organizzazioni dei lavoratori: qui si discute di altro.
Oggi il sindacato, rigonfio di pensionati e dedito alla politica, non è strumento di lotta per l’emancipazione e la promozione dei lavoratori più deboli o dei disoccupati, ma una pietra angolare su cui si sta costruendo una società duale. Il sindacato difende oltre il ragionevole chi ha già - articolo18, pensioni di anzianità, cassa integrazione - ben sapendo che i costi di queste rigide garanzie si scaricano sui più deboli: a partire dei giovani che faticano a trovare contratti di lavoro standard o che non trovano lavoro punto e basta o che avranno pensioni da fame.Ma la perversione sta anche in settori cruciali come quello della scuola, sfiancata da decenni di contratti sindacali pensati sempre e soltanto in funzione nella scuola lavora e mai in funzione di chi dovrebbe imparare. Nella scuola è massimo il contenuto “assicurativo” nell’accezione usata da Pietro Ichino: stipendio basso ma garanzia assoluta del posto di lavoro fino alla pensione e senza alcun premio al merito individuale. Una pazzia in un settore cruciale come quello dell’istruzione, dove massima dovrebbe essere l’attenzione alla qualità dei docenti.
Si potrebbe parlare di molto altro, compresi i finanziamenti pubblici ai patronati, le trattenute sulle pensioni effettuate dall’Inps e i fondi per la formazione malamente utilizzati.Il fatto è che in Italia esiste, grande come una casa, una “questione sindacale” di cui nessuno sembra volersi fare carico. Il centrosinistra non potrebbe per ragioni di scambi elettorali e di sostanziale omogeneità politico culturale. Spetta ad un centrodestra che voglia essere paladino di riforme e libertà, prendere di petto il sindacato. La Thatcher lo fece tanti anni fa, con benefici enormi per il suo paese e per il “delfino” Tony Blair. I tempi sono cambiati, certo, ma da noi la questione resta. I sindacalizzati sono tanti e visibili; ma coloro, a partire dai giovani, che ne subiscono lo strapotere sono di più.

La formazione degli uomini liberi. Andrea Bonacchi

http://www.ragionpolitica.it/testo.4079.html

Il predominio dell'ideologia unica rende la vita difficile alla libertà di pensiero

giovedì 10 novembre 2005

Il comunismo non è morto, perché l'ideologia e lo statalismo non solo non sono stati sconfitti, ma trovano nuovi spazi di affermazione. Il totalitarismo della falce e martello viene semplicemente sostituito, nella lotta politica, da quello delle nuove frontiere del relativismo. Permangono, infatti (e spesso accanto ai miti di un passato criminale) tutti i contenuti essenziali dell'odio alla realtà che si nasconde dietro le bandiere dell'utopia.

L'ONU resta in Iraq. Christian Rocca

http://www.ilfoglio.it/uploads/camillo/ONURESTA.html

Niente più alibi per la sinistra: la missione di pace in Iraq si prolunga su richiesta ONU e governo iracheno.

Un'ampia sintesi del discorso di Silvio Berlusconi in occasione della prima festa della libertà

http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=41815

Aiuto, anche Di Pietro fa il revisionista. Filippo Facci

http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=41814

Bisognerebbe, ogni tanto, fare autocritica e trarne le conseguenze.

mercoledì 9 novembre 2005

Alle radici dell'incredulità. Rodolfo Casadei

Giudicata col senno di poi, l'incredulità di cui furono oggetto trent'anni fa le notizie sul genocidio compiuto dai khmer rossi può apparire una svista tanto clamorosa quanto incomprensibile. In realtà, Pol Pot e il suo comunismo rurale sono soltanto uno dei tanti miti, poi caduti nella polvere e nel sangue, davanti a cui intellettuali e movimenti politici occidentali si sono prosternati prima di ricredersi a fatica: Mao Zedong, Ho Chi Minh, Samora Machel, Yasser Arafat, Fidel Castro, Aristide e per un breve periodo persino Khomeini sono stati considerati icone venerabili e le loro realizzazioni modelli a cui ispirarsi. La ragione di tutti questi folli innamoramenti sfociati in cocenti delusioni dopo fasi più o meno lunghe di accecamento l'ha spiegata Pascal Bruckner una ventina di anni fa nel suo libro Il singhiozzo dell'uomo bianco. Bruckner ha spiegato che il terzomondismo - oggi ribattezzato "altermondialismo" - è una religione secolarizzata che scimmiotta il cristianesimo. E' infatti centrata su di un peccato originale, quello compiuto dai popoli del Nord ai danni di quelli del Sud e che consiste nello sfruttamento e nell'asservimento di questi ultimi; e su di una figura di redentore: gli stessi popoli del Sud, che proprio per la loro natura di oppressi e vittime innocenti hanno tutte le qualità politiche e morali per redimere se stessi e tutta l'umanità, attraverso rivoluzioni che sono vere e proprie palingenesi morali. In nome di questa visione giornalisti come Tiziano Terzani non potevano credere nemmeno a quello che si compiva sotto i loro occhi: era semplicemente impossibile che chi era innocente per natura si macchiasse di crimini; era semplicemente impossibile che i complici del sistema globale di oppressione dicessero la verità.

Questo meccanismo fideistico continua a funzionare anche oggi, al cospetto della minaccia jihadista: è di capitale importanza per gli altermondialisti sottolineare che Osama Bin Laden, i talebani, la monarchia saudita, Saddam Hussein, ecc. sono stati in un momento o nell'altro alleati o soci degli americani. Questo permette infatti di confermare il dato di fede secondo cui gli esseri umani del Sud sono buoni e innocenti, e diventano cattivi e colpevoli solo quando si fanno corrompere dal potere del capitalismo finanziario e dell'imperialismo. Perché la religione secolarizzata del terzomondismo-altermondialismo esercita tanta presa in Occidente? Perché, almeno in Europa, l'Occidente non crede più alle sue religioni di un tempo: non crede alle "magnifiche sorti e progressive" promesse dall'illuminismo e dal positivismo, e da più tempo ancora non crede alla formula storica della cristianità e alla sua promessa di "pace frutto della giustizia". E siccome non soltanto la natura, ma anche la storia non tollera vuoti, alle religioni di un tempo se ne è sostituita una nuova, fondata sull'odio di sé: le distruzioni delle guerre mondiali e del colonialismo dimostrano che la nostra storia è sbagliata, la salvezza può soltanto arrivare dal di fuori, dall'Altro. Ma l'Altro che arriva si rivela sempre un falso messia.
Rino CAMMILLERI Fregati dalla scuola-Resistenza
tratto da: "Fregati dalla scuola", Effedieffe, Milano 1999

E' ormai acquisito alla storiografia più seria che la Resistenza non fu affatto un'epica lotta di popolo ma riguardò solo una minoranza, e fu un fenomeno localizzato in alcune zone del Nord. La mitologia resistenziale ha invece occultato il ruolo svolto dall'esercito regolare italiano che combatté a fianco degli Alleati. I comunisti in breve riuscirono a egemonizzare i comitati di liberazione e, nei cosiddetti «triangoli della morte», ne approfittarono per sbarazzarsi di avversari politici. Oltre a ex fascisti, anche preti, e perfino partigiani non comunisti finirono uccisi in questi regolamenti di conti ideologici, tesi a sgombrare preventivamente il terreno da futuri oppositori. Al confine con la Jugoslavia i partigiani titini procedevano alla «pulizia etnica» degli Italiani nelle famigerate foibe. L'attentato di via Rasella, a Roma, veniva perpetrato per scatenare, con la rappresaglia tedesca, l'odio della popolazione civile. E anche per eliminare quella componente comunista «di sinistra» che non aveva intenzione di obbedire alle direttive politiche di Stalin. Infatti gli attentatori, malgrado le ripetute intimazioni tedesche, non si consegnarono (tra l'altro la bomba aveva ucciso solo Italiani, cioè Altoatesini arruolati a forza dai Tedeschi, nonché alcuni civili, tra cui un bambino) e la rappresaglia riguardò un gruppo di Ebrei e molti partigiani della formazione «Bandiera rossa» detenuti nelle carceri romane. Nel Nord la brigata partigiana «Osoppo» (di cui faceva parte il fratello del regista Pasolini) fu trucidata dai partigiani comunisti. Tutto sommato la Resistenza non accelerò affatto la dipartita dei Tedeschi; anzi trasformò in un calvario di rappresaglie (ai danni dei civili inermi) quella che poteva essere una ordinata ritirata. Lo scopo era quello di permettere ai comunisti, che non avevano fino a quel momento alcun ruolo rilevante nella vita politica e sociale italiana, di guadagnarsi un posto di primo piano nel futuro assetto del paese. Anzi l'idea era quella di prendere il potere tramite la «rivoluzione», come era stato in Russia (qui, infatti, i bolscevichi approfittarono dello sbandamento cagionato dalle prime disastrose sconfitte russe nella Grande Guerra per sbarazzarsi prima dello zar e poi dei menscevichi). I socialisti, di cui faceva parte il futuro presidente Pertini, prima dell'avvento di Craxi erano praticamente loro succubi. Finita la guerra i comunisti scateneranno la guerra civile in Grecia. L'Italia se la cavò perché ormai Stalin a Yalta vi aveva rinunciato.
E le chiamavano priorità
- di FILIPPO FACCI -
Michele Serra è un accidioso e simpatico signore che pone dei quesiti ricorrenti. Ieri, su Repubblica, erano questi: «È più importante fare le grandi opere o investire nelle periferie? Viene prima l'alta velocità o il trasporto dei pendolari?». Il 3 marzo 2004, su Repubblica, si chiedeva pure: «Come può, un Paese che difetta nell'ordinario, cimentarsi nello straordinario?». Sono dubbi di cui è piastrellata tutta la pubblicistica di sinistra del dopoguerra. L'Unità, ottobre 1964: «Abbiamo l'autostrada del Sole,
ma mancano le strade normali». L'Unità, settembre 1977: «Occorre capire se la Tv a colori è conciliabile con la necessità di case, scuole, ospedali». Le risposte sono retoriche come i quesiti: non c'è Paese occidentale dove le infrastrutture non si sviluppino a velocità differenziate; ossia: se è vero che nelle metropoli stanno mettendo la fibra ottica, mentre a Ginostra, per esempio, hanno appena messo l'elettricità, il punto è che stanno progredendo sia le metropoli che Ginostra: e però non ci si può fermare ad aspettare tutte le Ginostra d'Italia,
perché da qualche parte ci sarà sempre una strada dissestata, un acquedotto insufficiente, qualcosa che non impedisca ad altri, tuttavia, di fungere da locomotiva. Ha ragione Serra nel temere che le due velocità possano divergere troppo; ma c'è da sperare che il Paese delle Gioia Tauro e delle opere perpetue, a destra come a sinistra, abbia imparato qualcosa. Noi ci speriamo. Lui forse non più.

La sinistra. Lodovico Festa

http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=41630&START=0

La sinistra si crede depositaria delle regole: chi è contro la sinistra si pone fuori dallo Stato.

I dimenticati del gulag. Gabriele Nissim

http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=41631

Gli ex comunisti non sono capaci di fare autocritica e, mentre pretendono atti di pentimento a destra, tacciono sugli orrori dei gulag.

Una pagina da leggere oggi 9 novembre giorno della prima festa della libertà.

http://www.ildomenicale.it/articolo.asp?id_articolo=454

martedì 8 novembre 2005

Caso Sme. Poniamo che il Cav. sia un sadomaso...

E' interessante rileggere questo articolo pubblicato dalla rivista Tempi nel febbraio 2003. A volte l'evidenza dei fatti non è sufficiente ad aprire gli occhi a chi non vuole vedere. Aspetto SMEntite dai soliti ben informati dalla propaganda di sinistra.

Se il Cavaliere avesse sul serio corrotto un giudice (che gli diede torto); gli avesse trasferito il denaro (due anni dopo la sentenza sfavorevole); avesse fatto guadagnare 2.000 miliardi allo Stato (e nessuno alla Fininvest), il Cavaliere non sarebbe Berlusconi ma, scusate, sarebbe il più grosso pirla dell'Italia del Dopoguerra. Ma se Prodi fosse davvero quel benefattore d'Italia che l'Ulivo dice che sia, egli dovrebbe avere la santa pazienza di spiegarci finalmente perché, il 30 aprile di quella pazza primavera del 1985, da presidente dell'Iri, si mise in testa di svendere la Sme a Carlo De Benedetti, uscendosene con quella conferenza stampa in cui dichiarò di aver raggiunto un accordo per la cessione della Sme all'editore di Repubblica. La Sme era la finanziaria che controllava le migliori aziende alimentari di Stato (tra cui Motta, Alemagna, Pavesi, Cirio, De Rica, Bertolli, Gs, Autogrill).

Era la prima grande privatizzazione dell'Iri e il suo annuncio provocò ovvio furore quando si conobbero i termini dell'accordo. A cominciare dal prezzo.

De Benedetti avrebbe versato 393 miliardi a rate, pari a 333 miliardi netti, per un gruppo che aveva 2.800 miliardi di ricavi e soprattutto 630 miliardi di liquidità. Prodi dice che la cifra era stata calcolata in base a una stima affidata al rettore della Bocconi. Sì. Però la perizia era in funzione di una fusione tra la Sme e la controllata Sidalm (quella di Motta e Alemagna), non di una vendita.
Tant'è che nove anni dopo, quando la Sme fu venduta a pezzi, nelle casse dell'Iri finirono complessivamente 2.400 miliardi. Il sestuplo.
E poi lasciamo perdere i finaziamenti all'Ingegnere (30 miliardi rimborsabili in tre anni al tasso del 5%) e le collaborazioni con (le statali) Agip e Società Autostrade per Autogrill. I documenti parlano di una valutazione complessiva per il gruppo Sme di 497 miliardi. Però 104 miliardi (ecco perché la vera cifra dell'accordo è di 393) vengono garantiti da Mediobanca e Imi, che si impegnano ad acquistare il 13% delle azioni Sme senza le dilazioni concesse all'Ingegnere. E siccome Mediobanca era controllata dall'Iri (per tramite Bancoroma, Credit e Comit), alla fine lo Stato con una mano vendeva tutte le azioni, con l'altra se ne ricomprava una parte. Craxi (giustamente) sbarrò la strada all'operazione, l'Ingegnere chiese i danni e se ne andò per tribunali (che non gli diedero mai ragione) finché non arrivarono quelli là e, oplà. Ora, supponiamo pure per assurdo che Berlusconi sia l'imprenditore più pirla che c'è.

Domanda: ma perché De Benedetti non ha mai citato in giudizio personalmente Prodi?

Perché le inchieste romane su Prodi si sono arenate mentre quelle su Berlusconi (il pirla corruttore di giudici romani) sono al punto in cui sono?

Perché nessuno si è mai interessato degli altri membri della cordata Sme?

Perché l'inchiesta del Pool è rimasta a Milano e non è stata trasferita a Perugia, sede competente per le accuse ai magistrati di Roma?
Tutte le immaginette di Oscar Luigi Scalfaro a chi indovina.

L'irresponsabilità di Prodi l'incendiario. Arturo Diaconale

http://www.opinione.it/pages.php?dir=naz&act=art&edi=251&id=5052&aa=2005

Il centrodestra deve incalzare Prodi imponendogli di spiegare all'opinione pubblica da che parte si colloca: con la polizia o con gli incendiari.

Il fuoco che arriva da Parigi. Davide Giacalone

L’ideologismo dopo la morte dell’ideologia comunista è l’abito che insipienza e minchioneria politiche indossano per credersi presentabili in società. Così la Parigi che brucia diventa eco dei disagi, delle emarginazioni, del riscatto dei diseredati. Così da Parigi si vogliono far giungere ancora le suggestioni di quel maggio, mentre basterebbe conoscere per sapere che questo novembre racconta una storia del tutto diversa.

I fatti, perché i fatti esistono, mica solo le opinioni sballate. Il 27 ottobre muoiono due ragazzi, di quindici e diciassette anni. Era in corso un controllo della polizia e i due, cui nessuno torce un capello, per sottrarsi si nascondono dentro una cabina elettrica, morendo fulminati. C’è qualcuno così svampito da potere sostenere che la polizia non deve mai fare controlli per evitare che chi voglia fuggire si faccia del male? Il 28 cominciano i primi disordini, ed il 29 sfila un corteo con in testa i genitori dei ragazzi e della gente con indosso una maglietta dove si legge “morti per niente”. Ed è difficile dargli torto, sono morti proprio per niente. Al corteo prendono parte solo poche centinaia di persone. Il 30 un lacrimogeno finisce dentro la moschea, creando un comprensibile panico. La polizia parigina nega risolutamente di averlo mai tirato e, comunque, la Fédération National del Musulmanes de France invita alla calma ed a non alimentare gli scontri.

Intanto le notti hanno il colore del fuoco, perché bande di criminali continuano a dar fuoco alle automobili.

Danno fuoco, dicono gli alticci d’ideologia divenuta aceto, al simbolo del capitalismo e del consumismo, si rivoltano contro chi li opprime. Imbecilli, in realtà danno fuoco alle utilitarie della gente per bene, francesi ed immigrati, che vive in quelle periferie, tant’è che più di una volta sono proprio i cittadini ad indicare alla polizia chi arrestare.
Ma la tragedia politica arriva tra il 31 ottobre ed il primo novembre, quando a gente come Begag e Villepin viene in mente la bella idea di utilizzare gli scontri per azzoppare Sarkozy nella gara verso la presidenza. Sono questi genialoni ad alimentare l’idea che si tratti di uno scontro con i mussulmani di Francia, i quali ce l’avrebbero con Sarkozy, fautore della linea dura. Il fatto è che ci sono davvero dei mussulmani, in Francia, che ce l’anno con il ministro degli interni, ma sono i fondamentalisti ed i cuginetti dei terroristi, e ce l’hanno con lui perché, violando i tabù del laicismo francese, Sarkozy s’era messo a distribuire soldi per fare moschee ed avere mullha, a patto che questo avvenisse in accordo con le autorità francesi. Il che andava bene agli immigrati di fede mussulmana, ed andava assai meno bene a quelli che, in Francia come in Italia, volevano usare le moschee e le scuole islamiche per farne fucina di nemici della libertà e della convivenza. Con Sarkozy ce l’anno anche molti delinquenti di strada, a cominciare dagli spacciatori (che talora, ma non sempre, coincidono etnicamente con i sostenitori del fondamentalismo) i quali detestano l’innovazione della “police de proximité”, che da noi sarebbe il poliziotto di quartiere, perché questo tipo di presenza disturba i loro affari.

Lo scontro nel governo diventa effetto e causa degli scontri di piazza, e la piazza se ne accorge, al punto che gli stessi genitori dei ragazzi morti (morti non uccisi) vanno ad abbracciare de Villepin, mentre si rifiutano di ricevere Sarkozy, che aveva chiesto di andarli a trovare.
Questa, dunque, non è una storia di disagi e di rivolte, non è una storia di emarginazione e non è neanche un capitolo dello scontro fra civiltà, questa è una faccenda che vede contrapposte bande di criminali e polizia. E la polizia, a nome e per conto dello Stato, non ha altra scelta che vincere lo scontro e reprimere, reprimere la delinquenza.

Può, tutto questo, accadere anche da noi? Ma certo che può, basta che qualche irresponsabile si metta a dare coloritura politica a quei quattro teppisti scemi che davano fuoco ai motorini di Roma, o si metta a trovar ragioni filosofiche per “comprendere sebbene non giustificare” le bombe in Val di Susa. Basta che si speculi su quel che accade a Bologna per il solo gusto della polemicuzza politica, dove il più furbo era deficiente alla nascita, ed ecco che anche da noi ce la si può fare.
Vedete? La malapolitica non è sempre inutile, talora riesce anche ad essere pericolosa.