lunedì 31 luglio 2006

Quel tintinnar di cappio. Vittorio Sgarbi

http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=108648

Le considerazioni di Sgarbi sull'indulto fanno riflettere e si leggono sempre volentieri.

La nostra sinistra ferita dal giustizialismo. il Riformista

http://www.ilriformista.it/documenti/testofree.aspx?id_doc=69328

Il popolo delle feste dell'Unità contesta l'indulto e si conferma giustizialista.

venerdì 28 luglio 2006

martedì 25 luglio 2006

E brava Noa. Deborah Fait

E brava la nostra Noa! Buon giorno! Ci siamo svegliati, a meta' soltanto, ma ci siamo svegliati eh? Si, a meta' perche' Noa' definisce giustamente nazisti gli hezbollah e contemporaneamente dice che con hamas si puo' parlare. Perche', i terroristi di hamas non sono nazisti? Come potrebbe Noa definire in altro modo un gruppo terrorista che ha nel suo statuto la distruzione di Israele e che ogni giorno bombarda citta' israeliane? Sono stati eletti dal popolo, dice. E allora? Anche hezbollah siede nel parlamento libanese, anche hezbollah e' stato eletto a rappresentare una parte dei libanesi. Anche Hitler era stato eletto dal popolo. Comunque, a parte questi dettagli, vitali per Israele, e' importante che l'intellighentia di sinistra israeliana si sia svegliata e appoggi il governo in questa ennesima guerra. Di hamas parleremo piu' avanti quando sara' finito il problema al nord. Allora sara' il caso di spiegare a Noa e ad altri cosa e' hamas visto che nel loro fanatico, estremo e stupido pacifismo ancora non lo hanno capito. Non lo ha capito nemmeno Piero Fassino che durante la manifestazione organizzata a Roma per Israele ha detto dei palestinesi "Qui non si parla di un torto e di una ragione ma di due ragioni, di due diritti. Quello di Israele di vivere in pace e quello dei palestinesi di avere uno stato".
Ehhhh, no, caro Fassino. NO! Queste frasi fatte, trite e ritrite, non vanno piu' bene alla luce dei fatti. I palestinesi hanno avuto oppotunita' incredibili di organizzarsi come stato, dal 1948 in poi. Hanno avuto piu' aiuti di qualsiasi altro popolo al mondo, Arafat ha rubato qualcosa come 1 miliado e 300 milioni di aiuti. Cosa poteva esser fatto con questi soldi e tutti gli altri fregati alla grande dai vari capoccia palestinesi?
- Non hanno avuto un’opportunita', uguale a Israele, nel 1948 e loro hanno rifiutato?
- Non hanno avuto un'opportunita' dopo il 1967 quando Israele voleva sedersi per trattare e la lega Araba a Kartoum ha risposto No, anzi tre no addirittura:
- No alla pace, no al negoziato, no al riconoscimento di Israele.
- Non hanno avuto un'opportunita' nel 1993 quando Arafat, dopo essersi beccato il premio Nobel, invece di pensare a fare la pace e a costruire la Palestina ha mandato in Israele i primi terroristi suicidi?
-Non hanno avuto un'opportunita' nel 2000 quando Ehud Barak gli ha offerto tutto quello che poteva offrire compresa Gerusalemme est e Arafat ha rifiutato per iniziare la sua guerra del terrore?
- Non hanno avuto un'opportunita' nel 2005 quando Sharon gli ha consegnato la Striscia di Gaza completa di infrastrutture e loro anziche' gettare le basi per uno stato, hanno bruciato tutto e riempito la striscia di rampe per colpire Israele piu' in profondita'?
Quindi caro Fassino, due ragioni sto par di palle!
Quando un popolo getta via ogni opportunita' di trasformarsi in popolo sovrano per scegliere il terrorismo, l'ignoranza e la miseria, non ha piu' nessuna ragione e nessun diritto. Dire il contrario significa non capire niente, non volere una soluzione del problema e significa anche abbandonare Israele al suo destino e lasciarlo ancora una volta solo a combattere, contro un terrorismo giustificato e appoggiato dall'Europa. Per concludere due paroline sugli arabi israeliani , parole senza retorica e sentimentalismo da quattro soldi. Parole che rispecchiano la realta', la nostra drammatica realta'.
Giorni fa sono stati uccisi due poveri fratellini arabi, Mahmud e Rabia Taluni, fatti a pezzi a Nazaret, Israele, da un razzo hezbollah. Grande dolore di tutti , meno che del loro padre, meno che della sua comunita' che si e' scagliata contro Israele. Il padre , sorridendo, ha detto che Israele la deve finire, che Hezbollah combatte per la liberta' e tutti i suoi compari a dire che i due fratellini erano shahid, martiri. Ma c'e' di peggio, un giornalistia italiano li ha chiamati i "due piccoli Gesu'." Ehhh no! Innanzitutto chiariamo che Gesu' era ebreo e che due giorni prima era stato ucciso da un katiusha a Haifa un bambino ebreo, Omer, e sua nonna e nessuno ne ha parlato, nessuno li ha nominati, nessuno li ha chiamati per nome. Sono entrati a far parte dell'elenco dei morti israeliani , tutti anonimi.
I due bambini arabi invece diventano addirittura Gesu', retorica nauseante, e gli unici che li hanno pianti come bambini veri che dovevano vivere siamo stati noi israeliani. Ma perche' i due fratellini sono stati colpiti? Perche' non c'era la sirena! A Nazaret, come in tutti i villaggi arabi, non esistono le sirene. Non le vogliono, le rifiutano perche' non le vogliono sentire quando suonano per ricordare il Giorno dell'Olocausto e il Giorno del Ricordo dei Caduti. Yom haShoa' e Yom haZikaron. Non hanno le sirene e nemmeno rifugi perche', dicono, i loro fratelli arabi non li colpiranno mai. Sono gli ebrei che devono essere ammazzati, mica gli arabi, perdio!
E' questo che pensano i nostri cari connazionali arabi. Nasrallah gli ha dato ragione, si e' detto dispiaciuto per i due bambini, li ha sistemati nel paradiso dei martiri e ha confermato che lui e' solo gli ebrei che vuole ammazzare.
Quando questa guerra ha avuto inizio e sono piovuti le prime katiusche su Israele, loro, gli arabi israeliani, saltavano di gioia. Esattamente come avevano fatto nel 1991 quando fu Saddam Hussein a bombardare Israele con i suoi scud e loro dai tetti delle loro case ballavano e urlavano "prendi la mira Saddam, prendi la mira". Poi pero' hanno accettato le maschere antigas che Israele distribuiva. Bene , allora si tengano i loro martiri e lascino la nostra democrazia. Troppo comodo vivere in un paese che gli da diritti di cittadini, lavoro, studio e aspettare il momento opportuno per metterci il coltello nella schiena. Nel frattempo siamo arrivati al 13 giorno di guerrra, Israele e' entrato via terra e aspetta che qualcuno si decida a far applicare la mozione ONU 1519 che ci permetta di uscire dal fango libanese e qualcuno che capisca che questa guerra e' solo l'inizio per poi arrivare in Europa perche' e' questo che l'Iran vuole: distruggere Israele e andare avanti e noi stiamo combattendo una guerra per tutto l'occidente che nel frattempo e' isterico e non sa bene cosa fare.
I nostri soldati procedono lentamente nel tentativo di fare meno vittime possibile poiche' i libanesi del sud sono usati dai terroristi come scudi umani e non li lasciano scappare. I media italiani strombazzano di 300 vittime civili, si, certo, ma dimenticano di dire che anche i terroristi sono civili e ne sono stati ammazzati quasi 200 quindi sarebbe il caso di fare le debite distinzioni. Israele chiede un paio di cosucce: lasciare che Zahal proceda ancora per 10 giorni, al massimo due settimane, l'applicazione della 1519, che prevede il disarmo dei terroristi e che doveva essere applicata 6 anni fa, il rientro dei soldati rapiti e la dislocazione di soldati libanesi, aiutati da soldati NATO nella fascia di sicurezza. Dall’inizio di questa guerra, (è il caso di ricordarlo: iniziata da hezbollah che hanno violato il territorio israeliano con un atto di vera guerra) ad oggi Israele ha distrutto: 474 quartieri generali e gallerie con munizioni 39 linee di comunicazione 107 veicoli per trasporto armi 129 rampe di lancio 105 ponti 62 basi hezbollah 15 tunnel 9 antenne Restano ancora un'infinita' di strutture da distruggere in questo stato terrorista, creato dentro al debole Libano e il bene che ne verra' non sara' solo per Israele ma per il Libano e tutto l'occidente.

Protagonismo politico improprio. Benedetto Della Vedova

“Lascia davvero senza parole la “naturalezza” con cui il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano abbandona così sovente i panni del Presidente della Repubblica arbitro e garante di tutti, come lo vuole la Costituzione del ‘48 considerata sacra da questo centrosinistra, per indossare quelli del giocatore, cercando di puntellare in qualche modo i traballanti equilibri del Governo Prodi.
Il problema non sta solo nel fatto che il Presidente della Repubblica esprima rammarico per alcune candidature nella sinistra - lui, che dovrebbe, appunto, essere garante di tutti, compresi i dissidenti dell’estrema sinistra - o bacchetti Berlusconi perché chiede che sul risultato elettorale vengano effettuate le doverose verifiche o interpreti il proprio mandato in termini di sindacato politico complessivo sull’attività delle camere e dell’esecutivo; il Problema sta, più in generale, nell’attivismo e protagonismo politico improprio di un Presidente della Repubblica la cui figura è, dal punto di vista istituzionale, politicamente irresponsabile.
Non possiamo che augurarci che Giorgio Napolitano recuperi ben presto lo status di garante dell’equilibrio istituzionale, che la Costituzione gli assegna, rinunciando a quello di giocatore"

L'antisemitismo di sinistra. Aldo Vitale

http://www.ragionpolitica.it/testo.6176.antisemitismo_sinistra.html

Una tradizione inconfessata.

lunedì 24 luglio 2006

Lo scandalo è il (non) segreto di Stato. il Foglio

Nel mondo alla rovescia l’unica cosa che non conta è la guerra al terrorismo

La notizia clamorosa non è che il Sismi abbia organizzato insieme con la Cia il sequestro dell’imam radicale Abu Omar a Milano, come ora pare dimostrato da una conversazione tra Marco Mancini e Gustavo Pignero, registrata segretamente davanti a un concessionario Ferrari a Roma e in circostanze più da Totò e Peppino che da spy-story con agenti al servizio di sua maestà britannica. In fondo la prova del diretto coinvolgimento di Nicolò Pollari e dei servizi militari italiani nella cattura di Abu Omar non fa altro che confermare una cosa che sapevano tutti e che, peraltro, era stata già svelata dalla Cia e indirettamente anche da Condoleezza Rice.
I servizi americani avevano fatto sapere che non c’era stata alcuna violazione della sovranità territoriale italiana. Parole che non significavano molto altro se non “l’abbiamo fatto insieme”.
A Bruxelles, inoltre, il segretario di stato americano aveva spiegato che le catture di terroristi islamici, ovvero le oltre 100 “extraordinary renditions” operate dall’11 settembre a oggi, sono state autorizzate dai governi europei. Ovviamente, non poteva essere altrimenti.
Insomma ciò che è successo a Milano, compresa la notizia che il Sismi ne era perfettamente al corrente, aveva tutto il diritto di succedere. C’era davvero qualcuno che pensava alla cattura dell’imam islamista – accusato di essere a capo di un cellula terrorista europea dalla stessa procura di Milano – e alla successiva partenza di un aereo Cia dalla base militare di Aviano come a un’operazione condotta esclusivamente dagli americani e all’insaputa dei nostri servizi e del nostro governo?
Ovvio che no, come tempo fa aveva lasciato intendere il ministro degli Esteri Massimo D’Alema. Nessuno ha mai davvero creduto che il governo Berlusconi e il Sismi di Pollari fossero all’oscuro dell’operazione condotta in Italia da una trentina tra agenti della Cia e basisti del Sismi. Lo scandalo, dunque, è un altro, come abbiamo scritto fin dal primo giorno di questa incredibile vicenda, in cui sotto accusa sono finiti coloro che per mestiere cercano di evitare un attacco terroristico.
Lo scandalo, anzi la farsa, non è quella del coinvolgimento del Sismi nella cattura di Abu Omar, è piuttosto il cortocircuito politico e giudiziario e giornalistico per cui non siamo riusciti a difendere una speciale e coperta operazione internazionale antiterrorismo, compiuta insieme con i nostri alleati americani. Lo scandalo è che non abbiamo posto il segreto di stato, come avrebbero dovuto fare Letta e Berlusconi alle prime indagini della magistratura di Milano. Tantomeno abbiamo avuto il coraggio di rivendicare la cattura di Abu Omar, come avrebbe fatto un qualsiasi presidente americano se qualcuno avesse scoperto un’operazione segreta dell’Fbi o della Cia. Non siamo nemmeno riusciti a difendere i nostri servizi segreti, anzi è cominciato uno scontro di potere tra i nostri apparati di sicurezza. Si è tentato di addossare le responsabilità dell’operazione Abu Omar a Marco Mancini, il capo del nostro controspionaggio, ma anche un agente considerato troppo vicino ai servizi americani. Mancini ha fiutato la trappola e si è cautelato registrando clandestinamente un colloquio con il generale Pignero, ove questi conferma a futura memoria che è stato Pollari a ordinare la cattura di Abu Omar.

Ciò che si perde di vista

Ciò che si perde di vista in questa vicenda è la politica di prevenzione di attentati più volte minacciati dalla rete del jihad globale. Ieri, per esempio, i Ros dei carabinieri hanno arrestato a Vicenza quattro guerrasantieri “pronti ad agire”, stando alle parole del ministro dell’Interno, Giuliano Amato. Si dimentica cioè che la minaccia terroristica esiste, è reale, è concreta, non è la pianificazione di una menzogna buona per spaventare gli elettori babbei e per restare aggrappati al potere.
E’ il mondo alla rovescia, dove diventa un crimine l’aver orchestrato con la Cia la cattura di un islamista radicale. Il risultato diretto di questo ragionamento è che il governo abdica ai suoi doveri e lascia alle procure della Repubblica il compito di decidere che cosa sia buono e giusto per proteggere il paese, un compito che evidentemente non gli spetta. L’attuale governo è in imbarazzo quanto il precedente, perché costretto a gestire una situazione che si sarebbe dovuta chiudere col segreto di stato. Visto che c’è, va usato: avrebbe evitato al Sismi la figuraccia di credere che per fronteggiare l’offensiva della procura di Milano potessero bastare un ufficio riservato e i rapporti di Pio Pompa con la stampa nazionale, compresa Repubblica.

Il colpo del picconatore a D'Alema. Paolo Guzzanti

http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=107022

Cossiga "scarica" il Ministro degli esteri dopo le dichiarazioni su Israele.

La spina nel fianco. Valentina Meliadò

http://www.ragionpolitica.it/testo.6180.spina_nel_fianco.html

Le ragioni di Israele e la guerra in Libano.

venerdì 21 luglio 2006

Una domanda da 50 milioni di euro. il Foglio

Una provvista? Sul tesoro di Consorte il tribunale rilancia i nostri dubbi

Il tribunale del riesame di Milano ha confermato il sequestro di circa 43 milioni riferibili a Giovanni Consorte e Ivano Sacchetti, i dirigenti dell’Unipol sotto inchiesta. Per i giudici le somme sequestrate “non hanno alcuna giustificazione lecita, risultano sproporzionate e comunque non sono riconducibili ai pur rilevanti redditi del lavoro lecito degli indagati”, al contrario “sono riconducibili ad un delitto”. Per una parte il capo d’imputazione è stato trasformato da ricettazione a riciclaggio, il che può significare che dubitino che i destinatari finali delle operazioni fossero i due dirigenti dell’assicurazione delle Coop. Non è la risposta definitiva alla domanda da 50 milioni che avevamo posto, chiedendo di conoscere le ragioni della loro erogazione. Per ora si esclude però, almeno nelle tesi dell’accusa, che quella fosse la retribuzione di consulenze o prestazioni professionali. D’altra parte non ci sfugge che, anche per Sacchetti e Consorte, si potrà parlare di responsabilità penali solo a sentenza passata in giudicato, e che fino ad allora vanno considerati innocenti. Resta il fatto che i tentativi di dimenticare l’affaire Unipol, che tanto aveva imbarazzato i vertici dei Ds per il sostegno alla scalata su Bnl, non sembrano ottenere risultati. Insinuare che la sentenza sia una specie di risposta alla defenestrazione dei dirigenti della Guardia di finanza che avevano condotto le indagini sarebbe improprio e probabilmente infondato. Ma quando si saprà qual è (e se c’è stato) il “delitto”, si sarà fatta chiarezza anche su alcuni aspetti della vicenda Unipol che hanno risvolti politici e svanirà quella bolla minacciosa sospesa nel circo mediatico-giudiziario. E politico.

giovedì 20 luglio 2006

Le proposte di Forza Italia sul decreto Visco-Bersani. Maurizio Sacconi

Misure fiscali inquietanti
Il provvedimento Visco-Bersani ha un prevalente contenuto fiscale cui è prioritariamente dedicata l'attività emendativa. Esso sancisce infatti la definitiva rottura del rapporto di fiducia tra fisco e contribuente, con l'ossessiva preoccupazione di assicurare ogni più minuziosa forma di controllo (indipendentemente da finalità tributarie) nel segno della più pura oppressione fiscale. Sono tratti comuni del provvedimento:
Amplificazione gratuita delle prerogative autoritative dell'amministrazione pubblica, a discapito di un rapporto di sana e leale collaborazione con i cittadini;
compressione degli spazi fondamentali di libertà e riservatezza del singolo, senza alcun concreto risultato in termini di maggiore efficienza dell'apparato fiscale;
ricorso alla retroattività delle nuove disposizioni fiscali, in palese dispregio delle fondamentali garanzie del contribuente.
Gli emendamenti sopprimono le disposizioni in questo senso e introducono una norma di garanzia per la leale collaborazione tra contribuente e amministrazione finanziaria secondo la quale è possibile acquisire direttamente dati del contribuente solo se questi è in stato fallimentare o si è rifiutato di fornirli. Rispondono alla prima delle criticità segnalate le seguenti disposizioni:
le nuove presunzioni che tendono a fissare la sede della società nel territorio dello Stato in base alla residenza degli amministratori o dei loro familiari in quanto si pongono in contrasto con le più elementari esigenze di libera circolazione dei servizi e dei capitali, "spiazzando" nella competizione il nostro Paese.
L'aumento di aliquota IVA di prestazioni di diffuso impatto sociale e di poca rilevanza finanziaria (consumazioni obbligatorie nelle discoteche e sale da ballo, dolciumi, caramelle, cacao non di pregio, francobolli da collezione);
L'eliminazione della possibilità per autonomi e imprese minori di sottrarre perdite dal reddito complessivo, dovendole portare in deduzione nei successivi esercizi;
La comunicazione dell'elenco clienti e fornitori, che costituisce la reintroduzione di un adempimento vessatorio e intrusivo nella sfera di riservatezza dei singoli, senza alcun effettivo beneficio fiscale.
l'attribuzione della partita IVA subordinata a due fattori: valutazione di elementi di rischio e eventuali accessi nel luogo di esercizio attività. La prima è del tutto indeterminata e rimessa alla futura fissazione con mero provvedimento del Direttore dell'Agenzia delle entrate al di fuori di ogni garanzia. Unilateralmente esso può impedire l'esercizio di attività economica (che invece è libera già ai sensi dell'art. 42 Cost.). La possibilità di subordinare questo esito all'accesso, poi, confonde scopi diversi. Infatti, l'accesso è finalizzato ad acquisire documenti rilevanti ai fini dell'accertamento: in questa sede, invece, trattandosi di attività non ancora avviata non ci sono elementi fiscalmente rilevanti che possono essere acquisiti, e mira soltanto alla ulteriore e surrettizia penetrazione fiscale nelle ordinarie dinamiche produttive, senza alcun collegamento diretto con le esigenze dell'accertamento.
La comunicazione dei dati CCIAA, a spese delle imprese, peraltro per nulla coinvolte in un processo di trasmissione di dati rilevanti che dovrebbe avvenire in contraddittorio. . Pertanto, non è ammissibile che le CCIAA trasmettano all'anagrafe tributaria i dati che ritengano di estrapolare dai bilanci, con il rischio di operazioni incomplete, imprecise o strumentalmente "ritagliate" ad arte;
I nuovi poteri della Guardia di Finanza, che può inviare questionari a contribuenti o terzi sanzionando la mancata o incompleta risposta per fini diversi da quelli tributari.
L'estensione dell'obbligo di comunicazione alla GdF delle eventuali violazioni tributarie rilevate sia dal PM sia dalla polizia giudiziaria. Non si comprende perché la comunicazione non è rivolta all'ufficio dell'amm. Finanziaria competente per l'accertamento (la GdF non emette l'atto di accertamento, ma collabora con l'ufficio). La comunicazione anche a carico del PM inverte l'ordinario rapporto tra polizia giudiziaria e autorità giudiziaria, con una evidente enfatizzazione della prima anche a scapito delle insopprimibili esigenze di garanzia che la seconda deve assicurare.
La inopinata soppressione della pianificazione fiscale concordata, reale strumento di spontanea e condivisa convergenza fiscale tra contribuente e amministrazione fiscale, volta ad evitare in radice ogni esito contenzioso.
Nel secondo filone si possono iscrivere a pieno titolo le seguenti disposizioni:
rilevazione fotografica o telematica per infrazioni persino al divieto di sosta nei centri urbani, senza contestazione immediata della infrazione;
incredibile limite di importo (100 €!) per pagamenti in contanti in favore di autonomi e professionisti, costringendo per ogni importo superiore all'uso di mezzi di pagamento propri del canale bancario, con conseguente aggravio (costi per commissioni e giorni di valuta) e adempimenti amministrativi (registrazioni e riscontri), con l'unica finalità di ottenere una ulteriore schedatura di tutte le operazioni economiche effettuate, anche se già documentate per mezzo degli obblighi di fatturazione;
i dipendenti di Riscossione s.p.a., o delle società dalla stessa partecipate, possono acquisire qualunque tipo di informazioni e dati comunque esistenti presso tutti i soggetti pubblici o privati che li detengono. Si tratta di una inammissibile compressione di fondamentali esigenze di garanzia del singolo, consentendosi intromissioni nella sfera dei dati che lo riguardino a qualunque titolo (quindi anche indipendentemente da dati fiscalmente rilevanti) ad un soggetto che è una società commerciale (Riscossione s.p.a.), nel cui capitale sono presenti anche soci privati;
quale finalità effettiva di contrasto all'evasione o all'elusione fiscale può avere il comunicare al fisco il titolo per il quale è stata conseguita una determinata prestazione assicurativa magari anche quando questa sia collegata alla conoscenza di dati personali sensibili (condizioni di salute, sesso, origine etnica, convinzioni religiose, e così via)?
si equiparano le informazioni e i documenti acquisiti dall'Agenzia delle dogane ai dati personali trattati dal CED del Dip. Pubblica sicurezza per finalità di tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica, prevenzione, accertamento o repressione reati. Si tratta di una indebita estensione di campo;
le comunicazioni dovute da banche ed intermediari finanziari (introdotte con questo dl) si estendono anche alla natura dei rapporti, il che implica un intervento molto più invasivo da parte di un soggetto diverso dall'amministrazione pubblica, senza contraddittorio, senza alcuna garanzia per il singolo, né utilità per interessi pubblici;
le sanzioni per omessa risposta ai questionari sono estese a tutte le ipotesi di richiesta informazioni a banche, poste, intermediari finanziari etc. nonché alle società fiduciarie;
individuazione del soggetto consentita all'anagrafe tributaria anche per finalità diverse dall'accertamento fiscale;
l'intrusione strumentale dell'amministrazione finanziaria anche nella sfera di gestione dell'imprenditore, espressa dall'obbligo per quest'ultimo di dotarsi di apparecchiatura informatica idonea al collegamento con la stessa AF.
La soppressione dell'obbligo per l'AF di indicare nominativamente coloro per i quali si sta indagando a fini tributari. Si introduce una facoltà di indagine tributaria senza garanzia alcuna di conoscibilità da parte del sottoposto a verifica;
trasmissione telematica dei dati concernenti l'ordinaria attività economica.
Nel terzo filone di intervento si iscrivono le seguenti disposizioni:
la retroattività delle nuove disposizioni IVA sugli immobili, con conseguente obbligo di recupero a tassazione di importi già detratti negli anni precedenti.
per la determinazione dell'acconto IRES dovuto dalle società si obbliga a computare come imposta del periodo di imposta precedente quella che sarebbe stata dovuta in applicazione delle disposizioni più restrittive del dl. In sostanza una applicazione retroattiva delle disposizioni fiscali, con aggravi sia in termini economici, che di adempimenti amministrativi (si obbliga, in definitiva, a ricomputare i redditi che nell'esercizio precedente sarebbero stati conseguiti con l'applicazione della disciplina che solo ora viene introdotta).
La modifica al sistema degli accertamenti, a mezzo studi di settore, nei confronti dei soggetti in contabilità ordinaria, introdotta con effetto retroattivo sul periodo d'imposta 2005 e a dichiarazioni praticamente concluse.
La possibilità di accertamenti retroattivi, peraltro senza alcun termine di reale decadenza
Il raddoppio dei termini di accertamento con valenza retroattiva, in tutti i casi in cui l'ufficio possa ritenere che sussista il reato fiscale, anche qualora tale ipotesi sia del tutto priva di fondamento. Inoltre, la denuncia potrebbe intervenire a prescindere dalla compiuta verifica delle soglie di punibilità invece prescritte in materia penale-tributaria. In più, nel rapporto tra procedimento penale e tributario, il principio di specialità introdotto dall'art. 17 del d. lgs. n. 74/00 in materia penale tributaria, superando la pregiudiziale tributaria in precedenza esistente, esclude che un procedimento debba esaurirsi prima che possa essere sviluppato l'altro proprio per garantire l'autonomia reciproca e sollecita definizione di ciascuno. In questo modo, invece, si intende introdurre surrettiziamente una sorta di "pregiudiziale penale" (non consentita, come detto, ai sensi delle disposizioni citate) al solo fine di mantenere pendente la minaccia dell'accertamento tributario sul contribuente.
Più tutela della concorrenza e dei consumatori
Per quanto riguarda la parte del provvedimento dedicata alle così dette liberalizzazioni, l'attività emendativa è tutta dedicata a garantire più mercato e più tutela del consumatore, rispetto alle disposizioni rozze, marginali e parziali proposte dal Governo. Si iscrivono nella maggiore promozione della concorrenza le ipotesi emendative dedicate a:
imporre -in attesa della piena liberalizzazione- l'affidamento tramite gara a tutte le società che gestiscono servizi pubblici locali o strumentali con l'unica eccezione degli Enti pubblici che ne sono soci fondatori;
superare le posizioni di rendita del sindacato in materia di gestione di patronati, previdenza complementare e deleghe alla riscossione delle quote associative tramite INPS;
consentire la più libera circolazione dei farmaci soggetti a pubblicità senza l'obbligo di presenza del farmacista, anche self-service, onde evitare nuove rendite di posizione in capo ai soggetti più forti della distribuzione;
rimuovere il regime di tassazione agevolata per il risparmio da soci che affluisce alle cooperative, così promuovendo una più corretta concorrenza in settori competitivi come la grande distribuzione o il mercato finanziario;
assicurare la libera somministrazione e il consumo diretto di pane nei panifici.
Questi emendamenti hanno un rilevante complemento nell'o.d.g. proposto con il quale si impegna il Governo a dare attuazione alle altre ben più corpose raccomandazioni dell'Autorità Anti-Trust (servizi bancari e finanziari, energia, trasporti, cooperative, ecc.). Le proposte emendative che sono indotte dalla maggiore tutela del consumatore sono invece dedicate a:
precisare la riforma delle professioni in modo da: a) aderire compiutamente alla disciplina comunitaria, salvaguardando il consumatore da comportamenti anomali che -soprattutto nella professione forense- darebbero luogo a incremento immotivato della litigiosità e abuso della buona fede del cliente (patto di quota lite, pubblicità ingannevole, ecc. ) ; b) conservare, anche nelle forme associate, la responsabilità diretta e personale del professionista;
garantire all'assicurato la conoscenza delle provvigioni dell'agente plurimandatario con le diverse società d'assicurazione;
imporre, nelle comunicazioni bancarie, oggi incomprensibili, una formula di assoluta evidenza con cui si invita il consumatore a confrontare le nuove condizioni con quelle degli altri istituti;
tutelare le esigenze connesse alla salute pubblica nell'ambito dei processi di liberalizzazione delle attività distributive;
promuovere la diffusione dei farmaci da automedicazione soprattutto ove il consumatore ha più difficoltà di reperimento (autogrill, porti, aeroporti, ecc.);
diffondere via sms i dati relativi ai prezzi agro-alimentari.

venerdì 14 luglio 2006

Non credo che Berlusconi...

abbia perso la sua lucidità politica.
Se le uscite del leader di Forza Italia non sono chiare a tutti è perché la strategia è cosa diversa dalla tattica. Oggi Berlusconi non è Presidente del Consiglio e, forse, nemmeno leader della CdL: è il capo del primo"partito" italiano, maggioranza dell'opposizione.
Non può prendere le distanze dai partiti alleati e, allo stesso tempo, deve rintuzzare le punture di spillo dei centristi, mentre per l'opinione pubblica è ancora capo dell'opposizione.
Il progetto del partito unico pare sia tramontato ed il Governo è una sorta di "Ercolino sempre in piedi".
La situazione è ancora fluida e tutto è possibile sotto la spinta degli avvenimenti: prematuro prendere subito delle decisioni, meglio sedersi sulla riva del fiume...
SE IL CAPO HA GLI OCCHI CHIUSI, NON DORME: PENSA.
Meglio, dunque, studiare le mosse degli avversari ed impostare la tattica di volta in volta, senza perdere di vista l'obiettivo finale: riprendere la leadership.
Sono certo che ne vedremo delle belle nei prossimi mesi e sono sicuro che, ancora una volta, il Berlusca non sbaglierà.

Password&Procure. Andrea's version

Questa storia del connubio tra stampa e procure della Repubblica è veramente indecente, e fa onore a D’Avanzo essersi a sua volta indignato. Gli fa onore l’aver scritto che la denuncia di Amato è di quelle che inquietano. E il dichiarare apertamente come i pubblici ufficiali infedeli, che nelle procure d’Italia offrono ai cronisti addirittura le password degli archivi d’indagine, devono essere individuati, allontanati e severamente puniti. Gli fa onore, infine, l’aver chiesto che si vada in fondo senza guardare in faccia nessuno, nemmeno i cronisti che delle famose password si sono serviti. Ma D’Avanzo ha peraltro un grave cruccio. Vuole il nome del giornalista tanto influente e così attendibile da aver convinto Amato a dir quello che ha detto sulla connection (prezzolata?) tra procure e giornalisti. E sulle password. Vuole assolutamente quel nome. Chiede a Amato di farlo. Quasi minaccia il ministro degli Interni, se non lo fa. Anzi, lo minaccia senza quasi. Bon. E allora, nel nuovo clima di unità che grazie alla testata di Zizou si respira nel paese, ci consenta D’Avanzo di proporgli un patto: lui ci dà le password e il nome glielo diamo noi.

Conti pubblici: smentito il catastrofismo della sinistra. Vincenzo Merlo

«Dopo mesi di accuse che si rivelano ora ingiustificate, mi aspetto un Ballarò di scuse». Così l'ex ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, ha commentato i dati sul fabbisogno e sul record delle entrate statali diffusi in questi giorni dall'Istat. Dati che smentiscono senza remore l'interessato catastrofismo unionista sulla situazione dei conti pubblici.
Chi non ricorda i lacrimevoli lamenti degli esponenti di sinistra in tutti questi mesi? «L'enorme quantità di condoni ha portato notevoli irregolarità nel sistema tributario, abbiamo un bilancio in situazione disastrosa» (Prodi, 14 marzo); «Con il Governo Berlusconi c'è stato un sostanziale azzeramento dell'avanzo di bilancio» (Prodi, 1 aprile); «Il centrodestra ha perso il controllo della spesa pubblica... Hanno buttato 40 miliardi» (Prodi, 3 aprile); «I conti pubblici sono tornati a livello dei primi anni '90, quando l'Italia rischiò il tracollo» (Padoa Schioppa, 22 maggio); «Ci hanno lasciato una situazione disastrosa» (Visco, pochi giorni fa).
Con buona pace delle interessate cassandre sinistrorse, la verità era invece di tutt'altro segno, come dimostrano i seguenti numeri: da gennaio a maggio 2006 le entrate fiscali hanno superato i 133 miliardi di euro, con un incremento di 10,6 miliardi (+8.7%) rispetto all'analogo periodo del 2005. Nel solo mese di maggio le entrate tributarie sono cresciute del 16.3%, superiori per 4,190 miliardi a quelle del maggio 2005 (+16.3%). Il boom deriva in particolare dall'IVA (+9.4% su base annua) e dalle entrate sui capital gain e interessi attivi. In particolare, sul gettito delle rendite hanno influito positivamente l'incremento del PIL nel primo trimestre (cresciuto dello 0.6% sul quarto trimestre 2005) e il buon andamento della Borsa nella prima parte dell'anno.
Così commenta l'ex sottosegretario all'Economia, Maria Teresa Armosino (Forza Italia): «Il vero e proprio boom delle entrate dimostra la validità della politica economica del governo Berlusconi, e smentisce clamorosamente le accuse di Prodi e compagni». Le fa eco Francesco Storace: «Quante balle la sinistra ha raccontato agli italiani», ricordando che nel programma dell'Unione, a pagina 197, sta scritto: «Le entrate fiscali si sono drasticamente ridotte», mentre a pagina 198 si può leggere: «La politica di bilancio del centrodestra si è rivelata fallimentare: è del tutto mancato il controllo delle principali voci di spesa, non sono state realizzate politiche di razionalizzazione e di gestione dei flussi finanziari, mentre si sono perpetrati enormi sprechi; nello stesso tempo sono crollate le entrate ordinarie con una massiccia ripresa dell'evasione fiscale».
Va aggiunto che l'andamento positivo delle entrate ha consentito al governo unionista di effettuare una manovra di appena lo 0.1% del PIL per il 2006 (circa 2000 miliardi di vecchie lire; come dire: la montagna ha partorito un topolino). Si ricorda, per inciso, che nel 2001 ben altro fu lo scoperto di bilancio che il governo Berlusconi si trovò in eredità dagli esecutivi ulivisti, scoperto che venne stimato da Bankitalia attorno ai 47.500 miliardi di lire. Ci sovviene il detto: «Il bue disse cornuto all'asino».
Sempre l'Istat rende noto che a maggio la produzione industriale italiana è cresciuta del 2.9% rispetto allo stesso mese del 2005 e dello 0.9% rispetto ad aprile. In particolare, è letteralmente esplosa la produzione di autovetture, che fa registrare a maggio una crescita del 94.1% su base annua, con un dato parziale di +42.5% nei primi cinque mesi di quest'anno; la performance del settore autoveicoli traina la produzione di tutto il settore trasporto, che registra un +12.9% tendenziale, un +0.6% congiunturale e un +8.2% nei primi cinque mesi del 2006. Fin qui l'eredità del governo Berlusconi. Ora vediamo cosa riusciranno a fare (o meglio, a disfare, come dimostra il repentino aumento dell'inflazione a giugno) i prodi unionisti.

giovedì 13 luglio 2006

Manifesto "Galileo 2001"

http://www.galileo2001.it/identita/manifesto.php

Il Manifesto dell'Associazione per la libertà e la dignità della Scienza.

mercoledì 12 luglio 2006

Appello di 60 climatologi: fermate il Protocollo di Kyoto. dal sito www.svipop.org

Il Protocollo di Kyoto non ha basi scientifiche ed è un inutile spreco di denaro. E’ quanto affermano 60 eminenti scienziati, esperti di clima, in una lettera aperta al neo-primo ministro canadese Stephen Harper in cui gli chiedono di aprire un serio dibattito scientifico sul riscaldamento globale e bloccare gli enormi investimenti per applicare il Protocollo di Kyoto.
I sessanta scienziati - “accreditati esperti in climatologia e nelle discipline scientifiche correlate” - si rivolgono al premier canadese perché si era preso l’impegno di riesaminare il Protocollo di Kyoto. Così gli propongono delle “consultazioni pubbliche equilibrate ed approfondite” per evitare che “miliardi di dollari previsti per la attuazione del Protocollo in Canada siano sperperati senza fare il punto sui recenti sviluppi della scienza del clima”.
Da quando il Protocollo è stato ideato, infatti, ci sono stati “rilevanti progressi” in questo settore, “molti dei quali escludono di doversi preoccupare per l’aumento dei gas serra”. “Se a metà degli anni ’90 – dicono ancora gli scienziati – avessimo conosciuto ciò che conosciamo ora in fatto di clima, il Protocollo di Kyoto non esisterebbe, perché avremmo concluso che non era necessario”.
“L’evidenza delle osservazioni – dice ancora la lettera aperta – non conferma i modelli climatici elaborati al computer per l’oggi, quindi non c’è ragione di fidarsi delle predizioni del futuro. Eppure questo è proprio ciò che ha fatto l’ONU creando e promuovendo Kyoto e fa ancora con le previsioni allarmiste” su cui si basano le politiche globali e nazionali.
Se ci fosse un dibattito aperto sul tema, insistono gli scienziati, l’opinione pubblica si renderebbe conto che non c’è affatto “consenso” tra gli scienziati del clima sulle varie cause che contribuiscono ai cambiamenti climatici, e “il governo potrebbe scegliere con cognizione di causa dei programmi basati sulla realtà e beneficiare sia l’ambiente sia l’economia”.
“Affermare che ‘il cambiamento climatico è una realtà’ è una frase senza senso, usata continuamente dagli attivisti per convincere il pubblico che una catastrofe climatica sia in agguato e che l’umanità ne è la causa. Nessuna di queste paure è giustificata. Il clima globale cambia in continuazione per cause naturali ed è ancora impossibile distinguere l’impatto umano dal ‘rumore’ naturale”.
Tale documento è di grande importanza perché conferma ancora una volta che nella comunità scientifica, a proposito di riscaldamento globale, non c’è affatto il “consenso” che gli ambientalisti vorrebbero farci credere e che il Protocollo di Kyoto ubbidisce più a impulsi ideologici che a dati scientifici. Come titolava un giornale canadese, commentando la lettera aperta degli scienziati, la “vera preoccupazione non è il clima ma il destino di miliardi di dollari”.
Sarebbe bello che anche in Italia gli scienziati si facessero promotori di una iniziativa del genere – e sono tanti quelli che condividono la posizione espressa dai colleghi canadesi, britannici e americani – tanto più che avremo presto alla guida del governo – salvo sorprese nei riconteggi delle schede – un premier che in campagna elettorale si è autodefinito entusiasticamente “militante di Kyoto”. E la possibilità di vederci aumentate le tasse per sostenere politiche ambientali inutili e anzi dannose è più che un rischio

Il giornalismo militante non si porta più. il Foglio

Repubblica moraleggia e rinnega la sua ragion d’essere di giornale-partito

La Repubblica è un giornale che ha modificato profondamente lo stile dell’informazione italiana, uscendo dall’equivoco un po’ ipocrita della neutralità di una stampa “al di sopra delle parti”, per caratterizzarsi invece proprio per il prendere parte. E’ stata criticata persino perché veniva intesa come un giornale-partito, che non si limitava a commentare e giudicare l’azione dei soggetti politici, ma interveniva direttamente nel confronto come un soggetto autonomo. Quello che da molti è stato considerato un difetto di questa testata, una sorta di giornalismo militante, ha invece un pregio assai rilevante, quello di non fingere un’impossibile equidistanza, a vantaggio di una sincera partigianeria.
Meglio un po’ di faziosità esplicita della falsa neutralità, saccente e distaccata, che infarcisce i suoi messaggi subliminali di un’immensa presunzione di superiorità. Stupisce, proprio per la natura intrinseca di questa testata, che essa si distingua, oggi, in una battaglia che contesta, a partire dalla vicenda di Renato Farina e della sua collaborazione con i servizi, il giornalismo militante. Visto che il vicedirettore del giornale concorrente ha preso sul serio le motivazioni ideali di Farina, lo si accusa di avere “in uggia il mestiere di informare i lettori che ancora hanno fiducia nel Corriere della Sera”, come ha fatto ieri Giuseppe D’Avanzo. In realtà il Corriere aveva dato largamente conto dei fatti, e tra questi anche delle ragioni di militanza occidentale addotte da Farina.
Per Repubblica questo non si può fare, perché trasforma i fatti in opinioni, creando un chiacchiericcio indistinto in cui non ci si può più raccapezzare. Viene il sospetto che Repubblica ora si consideri una specie di Pravda, interprete ufficiale della verità (è la traduzione della parola pravda), col conseguente ostracismo preventivo a ogni battaglia giornalistica alternativa a “Palazzo Chigi e alla procura di Milano. Naturalmente si tratta di un’esagerazione, ma non sarebbe la prima volta che i sostenitori delle battaglie libertarie dall’opposizione, una volta arrivati dalle parti del potere, si trasformano repentinamente in occhiuti censori.
Il giornalismo impegnato in battaglie di parte non è cattivo giornalismo, è un antidoto necessario al conformismo. Ovviamente ha senso se si svolge in competizione e contrasto con altre opinioni e altre idee, liberamente giudicate dai lettori, non da qualche improvvisato e imprevisto maestro.

In Italia è presente una fabbrica di kamikaze

"In Italia è presente una fabbrica di kamikaze". Lo afferma Magdi Allam in un'intervista pubblicata sul nuovo numero del mensile Pocket diretto da Daniele Quinzi. "Ci si culla nell'illusione che qui da noi non possa accadere nulla semplicemente perché la punta dell'iceberg, a differenza di Spagna o Gran Bretagna, ancora non è venuta a galla. Nulla di più sbagliato. Far finta di niente non cambia la realtà: la fabbrica del terrore - rileva - è saldamente radicata nel nostro Paese".
Il vicedirettore del Corriere della Sera critica l'atteggiamento troppo morbido tenuto dai governi italiani contro la minaccia dell'estremismo islamico: "E' l'intera classe politica italiana a mancare di senso dello Stato, a dimostrarsi incapace di difendere gli interessi nazionali e il bene comune". A giudizio di Allam l'ex ministro dell'Interno Giuseppe Pisanu 'ha commesso un gravissimo errore... L'Ucoii è la sigla che rappresenta i Fratelli Musulmani nel nostro Paese. I Fratelli Musulmani negano il diritto ad esistere di Israele, giustificano gli attentati terroristici. E l'Italia li ha scelti come interlocutori".
'La magistratura in Italia è lo specchio del male comune che ha permeato la nostra società. E' afflitta da un eccesso di ideologismo: un attacco a quel buon senso che dovrebbe portare a salvaguardare il bene e l'interesse della collettività. Sono state emesse sentenze orientate dall'arbitrio che pervengono a conclusioni esilaranti, come l'equazione terroristi = resistenti. Ancor più grave - continua - è che queste sentenze vengano emesse quando il reclutamento dei
terroristi avviene all'interno del nostro Paese".
"Il lassismo e la cecità che caratterizzano molti organi di informazione sono sotto gli occhi di tutti", aggiunge Allam, che promette di non cedere alle minacce degli estremisti islamici che lo costringono a vivere da tre anni sotto scorta: "Non farò marcia indietro. C'è una battaglia per la vita e per la libertà da portare avanti senza indugio: sottostare alla paura è la vittoria del terrorismo. Nascondere la testa sotto la sabbia equivale a lasciarsi sopraffare".
Magdi Allam lancia la proposta di istituire un ministero per l'Integrazione, l'Identità nazionale e la Cittadinanza. Un progetto che "nasce da una convinzione: se gli italiani non sono di per sé in grado di affermarsi come modello rispettabile, se mancano di valori condivisi, di senso dello Stato, di identità, come possiamo pretendere di essere credibili nei confronti degli stranieri?".
"Questo ministero - conclude Allam - dovrebbe occuparsi dell'insieme della società italiana, non solo degli immigrati. Il rispetto della nostra cultura, della lingua, della legge, della religione e dei diritti. Un quadro condiviso di valori e conoscenze. Sono questi i requisiti indispensabili per una piena integrazione ed una convivenza armoniosa. Per riacquisire l'orgoglio dell'identità nazionale, senza per questo chiuderci al dialogo esterno. Anzi, è proprio il riconoscimento di se stessi a rendere possibile l'incontro con l'altro".

martedì 11 luglio 2006

La rivoluzione dal basso. Angelo Crespi

http://www.ildomenicale.it/editoriale.asp

La Casa delle libertà deve realizzare una rivoluzione liberale partendo dal radicamento sul territorio.

Il potere e la messa. Davide Giacalone

La cosa più rispettosa che un non credente possa fare, nei confronti di un rito religioso, è non partecipare. Come, del resto, è segno di rispetto che un islamico non voglia presidiare una messa protestante, o un animista prendere parte all’eucaristia. Da questo punto di vista non vedo cosa si possa rimproverare al capo del governo spagnolo, a quel Zapatero che non mi piacque fin dalla sua prima decisione.
La cosa strana è che molte critiche giungano proprio da quanti tengono in primaria importanza la religione, quasi che, per un capo di governo od aspirante tale sia migliore la condotta morale del borbone Enrico di Navarra, che riuscì a diventare il quarto di Francia dopo avere accettato di tradire gli ugonotti: “Parigi val bene una messa”.
Ed è davvero singolare che qualcuno, dal mondo cattolico, abbia voluto ricordare a Zapatero che Castro aveva scelto diversamente, partecipando alla messa. Cribbio, il dittatore cubano è un buon esempio per chi voglia dedicarsi alla repressione di ogni libertà, alla negazione di ogni diritto, alla fame del proprio popolo. Passi per le pecorelle smarrite, ma che i lupi, le cui fauci grondano sangue, siano da imitarsi, mi pare tesi alquanto ardita.
Poi si passa agli eccessi opposti, ovvero a quanti ritengono che chi ha responsabilità pubbliche non dovrebbe mai prendere parte a riti religiosi. Il bigottismo di certi non credenti è vivida testimonianza di come il dogmatismo non sia monopolio delle religioni. Invece credo che manifestare la propria fede, se si hanno incarichi pubblici, resta un diritto della persona. E mi spingo oltre: in qualche caso è doveroso varcare la soglia consacrata, anche quando non si è credenti. Penso, ad esempio ai funerali, dove la presenza è ossequio alla memoria degli scomparsi. Se non si è credenti non si prenderà attivamente parte al rito, ma si potrà, rispettosamente, essere presenti ed emotivamente coinvolti. Così come, del resto, in tutt’altra cornice, il partecipare ai matrimoni può essere segno di condivisione della felicità con i propri amici, senza per questo condividerne le convinzioni. La laicità, come la libertà, è un esercizio difficile, che riguarda credenti e non credenti, un cimento ove soccombe chiunque creda d’avere l’esclusiva della verità.

Le due Italie di Berlusconi e Prodi. Gianni Baget Bozzo

http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=103930

Due visioni opposte del nostro Paese portano a soluzioni diverse.

Moralità e legalità non coincidono. il Foglio

Farina ha fatto bene a collaborare col Sismi per la sicurezza dello stato

Pare che nel corso dell’interrogatorio a Milano il giornalista Renato Farina abbia tenuto alta la testa. E abbia raccontato quel che i pm avevano in parte già scoperto, che lui lavorava per il Sismi (e il lavoro ad alto rischio si paga, si pagano pure i fannulloni, figuriamoci), che ha partecipato a una sorta di operazione coperta cercando di capire se la magistratura milanese fosse in grado oppure no di incastrare la nostra intelligence nella storia della deportazione forzata di un imam di viale Jenner sospettato di terrorismo, a quindici mesi dall’11 settembre.
Parliamo di deportazione forzata perché Giuliano Amato, il ministro dell’Interno e non un passante, ha giustamente detto che quello che a uno può sembrare un sequestro di persona aggravato dalla partecipazione di pubblici ufficiali a un altro può parere un’operazione di polizia internazionale. Ecco, noi siamo quell’altro. E sui limiti di legalità entro cui devono operare i servizi, “eterno problema”, Amato ha aggiunto che vanno definiti bene, oggi sono grigi (e grigi resteranno – ci permettiamo di aggiungere noi – finché esisteranno confini, guerre, eserciti e intelligence).
Non è la solita favoletta con i giornalisti di sinistra incorruttibili che lavorano per la genuina informazione mentre il giornalista di destra, corrotto, fiancheggia lo stato deviato. Repubblica ha fatto la sua campagna, legittima, facendo “la spola” con la procura di Milano, sollecitando testimonianze della Cia parallela e dissidente dalla Casa Bianca, pubblicando le tesi di spioni francesi che convenivano alla loro idea, fortemente politica, di un grande inganno italiano nel caso del Nigergate, e di una responsabilità di governo e servizi nel clamoroso caso di illegalità combinata tra la Cia e il Sismi per la traduzione di Abu Omar in Egitto via Aviano.
E’ una campagna giornalistica e politica, punto. Farina si è schierato dall’altra parte, che è anche la parte in cui militano milioni di occidentali che non vogliono darla vinta alla guerra santa e alle sue bombe, e anche se avesse combinato qualche pasticcio minore, la sua è stata la scelta giusta. Morale e legalità non sempre coincidono, come sanno gli italiani rapiti dai “resistenti” in Iraq e liberati via riscatto inconfessabile da agenti che agivano in modo inconfessabile allo scopo umanitario di salvarli ad ogni costo, compresa la vita.
Ora c’è da sperare che i funzionari del Sismi, dal vertice in giù, la piantino di mandare in giro testimonianze e veline malaccorte, in cui ciascuno dà l’impressione di difendere se stesso e buttare a mare un lavoro istituzionale che invece va difeso con le unghie e con i denti. E’ vero che siamo il paese dell’arte di arrangiarsi, ma sarebbe non tanto scandaloso quanto esiziale se i servizi e la classe dirigente che li ha governati e li governa, posti di fronte alla verifica di legalità, si dividessero in risibili faide interne. Per certe cose, quando l’obbligatorietà dell’azione penale cosiddetta entra in urto con la sicurezza del paese e dei cittadini, c’è il segreto di stato. Lo si usi.

lunedì 10 luglio 2006

Chi sta dalla parte di Abu Omar. Gianni Baget Bozzo

Le relazioni speciali dell'Italia con gli Stati Uniti, stabilite dal governo Berlusconi, sono finite. L'antiamericanismo è essenziale alla sinistra antagonista ed è parte del patrimonio genetico della componente moderata dell'Unione. E' stato dunque sempre difficile valutare, da parte dei referenti della sinistra, in primo luogo da parte della magistratura, la realtà del terrorismo. Per questo la magistratura milanese ha cancellato l'arresto di imputati che avevano relazioni con la jihad islamica. L'assunto del magistrato Forleo era che la guerriglia in Iraq fosse la guerra contro la potenza occupante americana e che quindi mandare terroristi addestrati ad hoc in terra irachena facesse parte di un nuovo diritto internazionale riconosciuto.
Il caso dell'imam della moschea dia viale Jenner, Abu Omar, mostra ancora una volta che la magistratura italiana non percepisce il fatto del terrorismo e non comprende che la lotta contro i potenziali terroristi non entra nel diritto penale, ma si svolge ai margini dello Stato di diritto: il terrorista deve essere colpito prima che commetta un reato. Questo è il ruolo dei servizi segreti: agire in quella zona grigia che non è definibile né dalle regole del diritto internazionale né di quello statale. Il maresciallo Mancini, arrestato per il sequestro dell'imam, afferma di aver impedito, con le sue azioni, atti di terrorismo in Italia. Sarà difficile dimostrarlo, appunto perché è una zona grigia che riguarda eventi potenziali ma non attuali.
Ora sembra che il governo usi questo fatto come mezzo per cambiare la direzione dei servizi segreti, cioè per renderla più omogenea al ceto politico di sinistra che, oggi, controlla tutte le fonti del potere e vuole aggiungere alla sua panoplia anche i servizi segreti. Scivoliamo lentamente dalla linea filooccidentale di Berlusconi verso la zona neutralista, che vuole fuggire dal conflitto tra il terrorismo e l'Occidente non schierandosi. La linea di distacco dall'alleanza occidentale è contestuale alla lenta presa del potere da parte del ceto politico dell'Unione. Distaccarsi dall'Occidente e svuotare di senso la libertà è in sostanza il medesimo processo. L'Italia neutralista non è né liberale, né democratica.

giovedì 6 luglio 2006

Secondo tempo: annientare Berlusconi. Gabriele Cazzulini

La nazionale di calcio sarà anche una gran bella cosa, ma distrae l'attenzione con una facilità impressionante. Ma anche una finale non è un evento grande abbastanza da coprire ciò che sta accadendo. Ha preso un grosso abbaglio chi pensava che il referendum costituzionale fosse stato il novantesimo minuto del match politico tra Unione e Cdl, conclusosi con un tabellino a tutto favore della sinistra. E' stato solo il primo tempo, e la ripresa è già iniziata. Nel calcio innanzitutto, con il ciclone Calciopoli. La ghigliottina giudiziaria che sta scivolando giù velocemente sul capo del Milan è dura da digerire. Partita dalla Juventus, l'inchiesta esibisce una foga persecutoria che ha finito per risucchiare altre squadre con differenti gradi di coinvolgimento, ma tutte ritenute egualmente responsabili e, quindi, accomunate dalla stessa perentoria richiesta di condanna. C'è stata poi l'inchiesta su Vittorio Emanuele, che ha risucchiato anch'essa un politico di alto calibro, il portavoce di Fini - sembrava di sentire suonare il campanello sulla porta d'ingresso di Alleanza Nazionale. E prontamente Fini si sta sganciando dalla Casa delle Libertà, con il silenzio di chi non pensa ad altro che a mettersi in salvo. Quanto agli altri alleati, l'Udc continua a muoversi di moto proprio, mentre la Lega stenta ancora a riprendersi dal naufragio della devolution.
Chiudendo le pagine dei giornali, sede istituzionale della bolla giudiziaria e della gogna mediatica, c'è la demolizione della politica estera con il ritiro dell'Iraq, immediato, e quello dall'Afghanistan, più lento perché passa gradualmente dalla contrazione del contingente alla sua inutilizzazione fino al ritiro completo. C'è poi il caso di Abu Omar, l'imam fondamentalista che nelle sue preghiere quotidiane ricorda con amore Bin Laden maledicendo l'Occidente. Oggi i giudici hanno fatto eseguire un duplice arresto - ma non di due terroristi. In manette sono finiti due altissimi dirigenti del Sismi. Bene, continuate così. La prossima volta verrà concessa la cittadinanza onoraria - visto che è tempo di controriforma anche sulla cittadinanza - a chi dichiarerà di essere un combattente jihadista?
Il secondo tempo della conquista del potere dell'Unione è incentrato sulla manovra fondamentale per chiudere ogni partita: l'annientamento del principale avversario, Berlusconi. E' importante rimuovere Berlusconi, con le buone o con le cattive, direttamente o indirettamente. E' lui il vero vincitore morale delle elezioni politiche, l'unico che può sfidare Prodi e l'Unione e tenersi pronto per un grande rientro a Palazzo Chigi se la fortuna delle elezioni anticipate non fosse troppo lontana e se il governo continuerà a sbagliare. Restano poche terre libere, come Mediaset, anche se la spada di Damocle della riforma dei diritti tv è lì che incombe appesa ad un filo. Resta il partito unico o dare una forma partitica a Forza Italia - entrambe sono occasioni di rilancio personale di Berlusconi.
Una politica senza Berlusconi sarebbe il giardino dell'Eden per l'Unione. Anche sommersa dalle sue dilanianti contraddizioni, e col fiato sul collo dei suoi grandi sponsors istituzionali, senza Berlusconi sarebbe una pacchia. Anzitutto per Prodi, libero dai sudori freddi di vedersi in Parlamento un forte ed autorevole leader dell'opposizione. Meglio un'opposizione timida, leale alla boiata dell'interesse nazionale, e pronta a raccogliere le monetine che talvolta la maggioranza farà cadere dalle tasche. Il vuoto lasciato da Berlusconi non sarebbe colmato con un nuovo leader dell'intero centrodestra, ma lasciato nelle mani immature di piccoli leader come Fini e Casini, veterani capi di partito ma poco avvezzi al rapporto diretto col popolo e con la leadership. Il primo, Fini, guida un partito in cui destra sociale, destra moderna, destra protagonista e destra non so cosa se le danno di santa ragione dal mattino alla sera, però con l'accortezza di non fare troppo rumore. Il secondo, Casini, è un timoniere dalle mani così ferme che per il suo partito virare a destra o a sinistra è la stessa cosa.
Non sono certo questi gli uomini che possono guidare l'opposizione all'Unione. Sarebbero uomini da mandare altrove, ma che non ci sia alternativa neppure a loro la dice lunga sul pedigree del ceto politico di centrodestra. Se poi Casini diventa malleabile fino al punto di sciogliersi come un gelato al sole, allora l'abbraccio tra passato e futuro della partitocrazia potrà essere celebrato - magari con una rimescolata alle poltrone del governo. Fini tornerà a fare le barricate neofasciste, populiste e demagogiche, a sventolare il cappio al collo per i ladri di polli e fare lingua in bocca con l'altra nuova opposizione. Quella della sinistra radicale che sarà un piacere scacciare dalla casa del padre-governo, svogliato ad uccidere il maiale più grasso per veder ritornare il figliol prodigo Bertinotti alla presidenza di Montecitorio. Tolto di mezzo Berlusconi, torna la grande palude centrista. Bisogna disarmare il fucile della maggioranza puntato su Berlusconi, perché è ancora carico - e fumante.

mercoledì 5 luglio 2006

I mille adempimenti di una burocrazia senza controllo. Marco Panara

http://www.clubeconomia.it/articoli/articolo.php?id=469

Chi vuole aprire un'attività in Italia deve proprio compiere... un'impresa.

Lettera al Foglio

Al direttore - D’acchito ho pensato: ma Ferrara la manovra Prodi non l’ha letta, l’ha solo orecchiata alla musica delle veline che son state distribuite tra un gol e l’altro dello scorso venerdì. Non l’ha letta neanche Tremonti, che è un fiscalista, quindi perché dovrebbe averla letta Ferrara? Mi dicevo pieno di speranza. Ma oggi ho visto che non è così, che l’ha letta o l’ha fatta leggere, anche la parte (preponderante) scritta da Visco, non solo quella scritta da Bersani. E allora forse doveva spiegare ai suoi lettori, dei quali mi onoro esser parte, che alle soavi note delle liberalizzazioni (peraltro in campo alieno, tanto che i tassisti mi cominciano a stare simpatici, sono i kulaki di questa fase della vita italiana), corrispondono quelle grevi di un provvedimento finanziario che mette le mani nelle tasche degli incauti che hanno investito in immobili (intendo uffici e capannoni) fidando nella stabilità delle promesse di uno stato di diritto e hanno detratto, regolarmente, l’Iva (si faccia spiegare l’infernale meccanismo dell’art. 19 bis2 del decreto sull’Iva che costringe, a distanza di dieci anni, a risputare fuori in tutto o in parte l’imposta assolta sugli acquisti immobiliari in barba al principio, sancito dallo statuto del contribuente, secondo cui una legge tributaria non deve disporre che per l’avvenire); che accentua il ruolo di quella anacronistica tassa sulla mobilità che è l’imposta di registro sulle transazioni immobiliari; che raddoppia la base imponibile delle società non operative (vera pietra filosofale della fiscalità italiana); che interviene, more solito, sul codice penale tributario introducendo soglie bagatellari per lo scattare delle manette; che rafforza il grande fratello tributario, con una miriade di obblighi segnalativi, che non faranno aumentare di un centesimo il gettito. Perché la lotta all’evasione non si fa con l’intimidazione ma con la catastalizzazione dei redditi dei lavoratori autonomi e con una legislazione pragmatica, che dia ruolo all’amministrazione nel contrattare le tasse e trasformi il mitra del finanziere nella penna inflessibile del funzionario civile. Non ci siamo. Non ci siamo per niente, neanche quando mettono davanti il pragmatismo padano del ministro Bersani e spacciano un provvedimento di finanza punitiva per un atto di modernizzazione del paese. Con stima
Stefano Morri, Milano

martedì 4 luglio 2006

La vera liberalizzazione. Nicola Porro

http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=102091&START=0

L'abbassamento delle aliquote fiscali ha aumentato il gettito, mentre l'avanzo e la "manovrina" dimostrano che il "buco" non esiste.

lunedì 3 luglio 2006

Amici del nemico. Massimo Introvigne

http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=101855

Israele e Palestina: una guerra che non finirà se non cambiano i regimi siriano e iraniano.
(...)Forse varrebbe la pena che qualche politicante del centrodestra frequentasse qualche buon sito di teoria marxista, gliene suggerirei subito uno, niente male: http://:www.marxismo.net. Nella sezione dedicata alla politica (redazione di «Falce Martello»), si può leggere un gustoso articolo anti-prodiano, subito dopo il risultato elettorale del 9 aprile, che mette nero su bianco un bel gruzzoletto di verità, che, così almeno pare, non ci diano ancora tanta forza, ahinoi. Ad esempio: «Dopo le sbornie premature di tanta intellettualità progressista e benpensante, si risentono i vecchi discorsi triti e ritriti sul presunto "ventre di destra" del nostro paese, sul ruolo delle televisioni, e quant'altro. Ma la realtà è diversa. Se l'opposizione avesse avuto la metà della decisione che ha avuto Berlusconi nel proporre una visione alternativa basata su una difesa altrettanto intransigente degli interessi dei lavoratori, oggi parleremmo di un risultato diverso. (...) Berlusconi ha detto chiaramente ai «suoi» che con lui avrebbero avuto da guadagnare, e con la «sinistra» avrebbero perso tutto. Ma un metalmeccanico, un precario, una casalinga, uno studente, non trovavano certo un messaggio altrettanto chiaro nell'Unione e nella sua campagna elettorale. Troppo evidente e dominante il ruolo dirigente delle forze borghesi, a partire dallo stesso Prodi, troppi i compromessi e le aperture alle ragioni dell'avversario, troppi anche i ricordi degli avvenimenti degli scorsi mesi ed anni, delle varie scalate bancarie fino agli abbracci con la Confindustria. L'allargamento a destra della coalizione, anziché rafforzarla, l'ha resa ancora più incapace di fronteggiare efficacemente la campagna di Berlusconi».(...)
Raffaele Iannuzzi