giovedì 21 maggio 2015

La tassa aggiuntiva del "re" Matteo. Arturo Diaconale

 
 
Non è un “bonus”, cioè una graziosa concessione, il parziale rimborso che il Governo ha deciso di assegnare ad agosto a chi usufruisce di una pensione inferiore ai tremiladuecento euro al mese. È una tassa aggiuntiva a carico non solo di chi viene rimborsato in misura più che ridotta di somme provenienti da un diritto riconosciuto dalla Corte Costituzionale ma, soprattutto, di chi non riceve nulla in nome dell’applicazione elastica da parte del Governo del principio che le pensioni debbono assicurare ai lavoratori in quiescenza “mezzi adeguati alle esigenze di vita”.
Matteo Renzi ed i tecnici del ministro Pier Carlo Padoan hanno stabilito che chi prende più di tremiladuecento euro lordi mensili di pensione ha in abbondanza “mezzi adeguati alle esigenze di vita” e chi ne prende meno può tranquillamente assolvere le proprie esigenze con un’elargizione una tantum ad agosto ed oscillante tra i 278 ed i 754 euro. E, arrogandosi la facoltà ed il potere di stabilire quali e quante debbano essere le esigenze di vita, hanno deciso che fatte salve queste esigenze tutto il resto debba essere lasciato nelle casse dello Stato in nome di una solidarietà sociale che di fatto è solo un esproprio malamente camuffato.
La truffa mediatica compiuta da Renzi e dai suoi tecnici nel trasformare una nuova tassa in un’elargizione estiva è fondata sul furbesco silenzio con cui nascondono il valore reale della soglia dei tremiladuecento euro. Al netto delle trattenute, questa cifra equivale a poco più di millesettecento euro mensili. Basta per assicurare i famosi mezzi per le esigenze di vita o è la linea che segna il confine tra la povertà e l’indigenza ed una faticosa sopravvivenza?
Chi vive nei grandi agglomerati urbani conosce perfettamente la risposta. Ma anche chi non deve combattere ogni giorno con le difficoltà e con i costi sempre più esorbitanti delle città dalle dimensioni sempre più ampie sa bene che quella cifra, oltre la quale nessuno prende nulla e sotto la quale tre milioni e mezzo di italiani incassano una modestissima elargizione e dal 2016 una minuscola rivalutazione di cinque euro mensili, segna il confine tra i ceti colpiti da disperata povertà e quelli schiacciati da povertà appena meno drammatica. Rispetto alla sentenza della Consulta, quindi, l’operazione messa in piedi dal Governo non è altro che una nuova forma di prelievo forzoso ai danni delle fasce medio-basse della popolazione italiana. Renzi pensa di camuffarsi da Babbo Natale a Ferragosto, ma in realtà la sua immagine sta diventando sempre di più simile a quella del re Giovanni senza terra di Robin Hood, quello che con i suoi esattori e sgherri taglieggiava ed opprimeva i sudditi di re Riccardo impegnato nella crociata.
Chissà se i risultati elettorali di fine maggio non possano annunciare il ritorno di re Riccardo!

(l'Opinione)

 

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