giovedì 4 giugno 2015

Chi ha paura di Salvini (e di Berlusconi). Salvatore Tramontano

 

Tutte le volte che la razza degli eletti non capisce, ha paura. E quando ha paura demonizza i nemici

Ci risiamo. Tutte le volte che la razza degli eletti non capisce, ha paura. E quando ha paura demonizza i nemici.
 D'altra parte non poteva certo essere Renzi, che si considera il migliore dei migliori, a rottamare il complesso di superiorità in cui si rifugiano il Pd e i suoi narratori, quando perdono. È successo con Berlusconi, accade oggi con Salvini. I migliori, per autocertificazione, considerano barbari tutti quelli che non accettino passivamente la loro superiorità. Così alla luce dell'indiscutibile successo della Lega, Repubblica non ha perso tempo nel bollare il messaggio di Salvini come estremista e brutale. Per i custodi della verità la campana di Cacciari: «La Lega rappresenta qualcosa di reale, il Pd nulla» suona a vuoto. Peccato che sempre più italiani comincino a pensarla come Cacciari. Meglio un messaggio brutale, ma reale, che continuare ad ascoltare Renzi e i suoi cantori che ci massacrano le scatole con il surreale dibattito se l'Italia debba essere guidata dal Pd o dal Partito della nazione.
Detto questo, bisogna ammettere che - al netto dei pregiudizi - c'è del vero nelle analisi dei «superiori». Non ci riferiamo alla strumentale equazione Lega=M5s, che definisce entrambe forze antisistema, dimenticando volutamente che la Lega non solo governa, ma dove ha governato viene confermata con percentuali bulgare, nonostante l'astensione, come è accaduto in Veneto con Zaia. No, il problema di Salvini non è Grillo, ma Berlusconi. Senza il Cavaliere, le sue possibilità di essere realmente l'anti-Renzi diminuiscono drasticamente. Non è questione di rapporti di forza. Per quanto straordinario, il risultato della Lega rischia di essere ingoiato da due buchi neri: il Sud e l'astensione. Se anche la brutalità del messaggio ha fallito, è perché Salvini non viene ancora percepito come un leader capace di rappresentare tutti. Al di là dei luoghi comuni, «sa parlare solo alla pancia», come se la pancia e la testa non fossero tutt'uno, Salvini per vincere e governare deve allargare il consenso all'intero centrodestra e per farlo non può imporsi sugli alleati, ma unire. E per riuscirci ha bisogno di Berlusconi, l'unico capace di unire i moderati. Ma, come insegnano i casi Tosi e Fitto, unire non significa imbarcare tutti gli Alfano. Meglio fare a meno dell'opportunismo di chi cerca solo una poltrona. Si perde qualche voto, ma si guadagna in chiarezza. Quello che chiedono gli astenuti. La Liguria ha rottamato il mito dell'imbattibilità di Renzi, ora tocca a Salvini asfaltare la leggenda che non sarà mai un leader di governo.
(il Giornale)
 
 

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