Andrà a finire che il centrosinistra unito chiederà a Berlusconi di salvare la patria e di comprare Telecom. Non è uno scherzo, ma neanche una previsione, è solo una sensazione ampiamente motivata dall’aria che spira nelle tormentate stanze del centrosinistra che da 9 anni si occupa –sempre peggio- di Telecom, che ha favorito irresponsabilmente con D’Alema a suo tempo le più avventate manovre speculative di Colanninno e Gnutti, che è inciampata nel “caso Rovati” e che oggi non sa bene a che santo votarsi. Mentre Di Pietro, Diliberto, Bertinotti e Pecoraro invocano l’interventismo dello Stato, magari “a tutela dell’occupazione”, con la solita confusione di testa tra sindacalisti e economisti, Prodi dà la netta impressione di non sapere bene che fare e di essere travolto, ancora una volta, dagli avvenimenti. La manovra bancaria è sfumata e ora il rilancio operato da Tronchetti rischia di trasformare la controfferta per superare la valutazione delle azioni degli americo-messicani, in una gara al rialzo.
Ma l’Unione non può permettere certo che –Prodi e Ulivo regnanti- gli “amerikani”, straodiati da buona parte della sua base elettorale, mettano le mani sulle nostre telecomunicazioni. Il problema però, è che né Prodi, né Bersani, hanno lavorato nei mesi scorsi all’unica opzione alternativa possibile, quella europea, per la semplice e sporchetta ragione che non hanno rapporti e legami –stile Unipol o Bazoli, per intenderci- con nessun gruppo continentale e quindi hanno puntato tutto sul pool di banche, con evidenti ritorni personali di potere per il loro sempre più urgente progetto di “Iri personale”. Ma le banche, oltre a avere problemi sulla valutazione delle azioni, hanno anche il drammatico problema di non sapere minimamente gestire industrialmente Telecom e una loro vittoria aggraverebbe straordinariamente la “patologia finanziaria” di cui telecom soffre dal 1999, a causa proprio della dissennata privatizzazione pilotata da D’Alema nelle mani di speculatori non industriali..
L’unica alternativa nazionale seria, dotata di capitali adeguati e di know how industriale è dunque Fininvest, magari con un qualche patto o raccordo col gruppo De Benedetti. Ma se così fosse, se i due avversari fossero chiamati a “salvare la patria”, sarebbero evidenti le ricadute politiche. L’uno e l’altro infatti hanno chiare e specifiche strategie di potere. E non è affatto detto che non siano componibili. Una Grosse Koalition tra Mediaset e Repubblica, in fondo, non sarebbe certo peggiore di questo governo sgangherato che un Gino Strada qualsiasi può permettersi il lusso di insultare a sangue (“Un governo di servi e di vigliacchi”, l’ha definito ieri), senza che nessuno gli risponda.
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3 commenti:
Mi sembra un'ipotesi improbabile seppur meritevole di riflessioni.
Non tanto per l'intervento di CdB ma per quello di Berlusconi.
Il Governo è disposto a fare carte false pur di azzoppare Mediaset, figurarsi se gli consente di acquistare, anche in tandem, il colosso delle tlc.
Senza contare poi che l'attuale legge in vigore, la Gasparri, non permette ai gruppi tv di entrare nel settore della fonia.
Qusto tanto per dire quanto la Gasparri favorisse Mediaset...
Ciao Mauro
La mia sensazione è che la faccia di bronzo della sinistra sia inossidabile.
Siccome, però, la sinistra non fa niente senza tornaconto, sono certo che avrebbero sollevato, dopo, il conflitto di interessi.
Per i compagni è più facile ricattare politicamente Berlusconi che non gli americani o i messicani.
Se Mediaset fosse disponibile, troverebbero anche il modo di aggirare la Gasparri!
Un abbraccio, Moni
Datato 5/12/06 ma serve per far luce alle cose che vengono nascoste...da entrambi gli schieramenti(alla faccia degli imbecilli che credono nella contrapposizione destra-sinistra)
PRODUSCONI
Secondo l'Apcom e il Sole-24 ore, il 30 novembre il governo Prodi ha difeso la legge Gasparri nella causa che oppone lo Stato Italiano all'emittente Europa7 di Francesco Di Stefano davanti alla Corte di giustizia europea, esattamente come aveva fatto fino a maggio il governo Berlusconi. Breve riepilogo delle puntate precedenti.
Nel 1999 Europa7 vince la gara per le concessioni a trasmettere su scala nazionale. Rete4 e altre emittenti la perdono. Si tratta dunque di levare le frequenze occupate dalle tv perdenti e assegnarle a Europa7. Ma, grazie al buon cuore deU'Ulivo e poi alla Gasparri, la terza tv del Biscione continua a trasmettere in proroga. Ed Europa7 resta a secco. Dopo una serie di ricorsi al Tar e al Consiglio di Stato, la questione approda alla Corte europea. Qui il governo Berlusconi-Mediaset difende la bottega, cioè la legittimità della Gasparri, tramite l'Avvocatura dello Stato. Ma poi, a maggio, cede il passo al governo Prodi. Giovedì scorso la Corte europea si riunisce per l'ultima udienza pubblica per rispondere ai quesiti del Consiglio di Stato su 10 questioni di legittimità e conformità della Gasparri al diritto comunitario e con la Convenzione europea dei diritti dell'uomo. Tutti attendono il ribaltone: essendo cambiato il governo, si pensa che cambierà anche la sua linea. Invece, sorpresa: l'avvocato dello Stato Paolo Gentili mantiene la stessa linea seguita sotto il governo Berlusconi-Mediaset, limitandosi a precisare che il nuovo governo sta riformando la legge.
E dire che lo stesso ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni, rispondendo alla messa in mora della Commissione Europea datata 19 luglio 2006 (a proposito delle possibili discriminazioni sul mercato tv nell'annunciato passaggio al digitale terrestre), aveva sostenuto l'illegittimità della Gasparri impegnandosi formalmente a riformarla: Di Stefano, assistito in Europa dagli avvocati Pace, Mastroianni e Grandinetti, dichiara sdegnato che l'atteggiamento del governo Prodi «è uno scandalo, una difesa assoluta e continua delle posizioni del governo Berlusconi e della Gasparri». Come se non fosse cambiato nulla.
Ora, visto che la riforma Gentiloni è di là da venire, se la Corte europea desse ragione a Di Stefano (e torto al governo), il Consiglio di Stato non potrebbe far altro che trasferire a Europa7 le frequenze abusivamente occupate da altri. Che aspetta dunque il governo a riconoscere a Europa7 i diritti acquisiti? E quante linee ha il governo Prodi in tema di tv? Il 15 novembre, infatti, Gentiloni invia una lettera ufficiale al sottosegretario alla presidenza del Consiglio Enrico Letta, per annunciargli l'imminente udienza europea del giorno 30 e sollecitarlo a modificare le regole d'ingaggio all'Avvocatura dello Stato sul caso Europa7. «Caro Enrico- scrive Gentiloni a Letta, che è anche suo compagno di partito nella Margherita -, occorre ridefinire, sia pure con termini e modalità da individuare, la posizione del Governo italiano dinanzi alla Corte, fornendo all'organo di difesa tecnica dello Stato le opportune indicazioni e tenendo conto del netto mutamento occorso nell'indirizzo politico in materia. I miei uffici restano naturalmente a disposizione per ogni utile collaborazione a livello tecnico, affinchè, ove Tu lo ritenga, la Presidenza del Consiglio fornisca all'Avvocatura dello Stato le opportune indicazioni». Cos'accada nei 15 giorni successivi, non è dato sapere. Cos'accade il 30 novembre, purtroppo, si sa. L'Avvocatura, per conto del governo Prodi) prosegue sulla strada tracciata da Berlusconi. Difende la Gasparri (cioè Rete4) contro Europa7.
Ieri il ds Giulietti ha presentato un'interrogazione parlamentare per sapere se è tutto vero e, se è vero; chi l'ha deciso e perché. Noi, per parte nostra, siamo certi che si tratti dell'ennesima malignità messe in circolo da un diavoletto al soldo della Cdl per mettere in cattiva luce il governo Prodi, aizzandogli contro gli elettori dell'Unione. Ma la malignità è talmente grave da esigere una smentita entro 24 ore. Se non dovesse arrivare, ne dovremmo dedurre che gli alti lai elevati dal centrosinistra contro la Gasparri quando fu approvata «ad usum Biscioni» erano una sceneggiata; e che le 282 pagine del programma dell'Unione, che si impegnava a radere al suolo la Gasparri, erano uno scherzo di carnevale fuori stagione. Chi le aveva lette, e soprattutto ci aveva creduto, non la prenderà bene.
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