martedì 16 giugno 2009

Ecco chi sono i nemici del Cavaliere... Affaritaliani.it

Non è Massimo D'Alema. Non è Repubblica. Non è Gianfranco Fini. Non è Umberto Bossi. Non è una persona in particolare. Affaritaliani.it ha parlato del complotto anti-Berlusconi con una fonte governativa del Popolo della Libertà ai massimi livelli e molto vicina allo stesso Cavaliere. L'impressione è che sia in atto un tentativo da parte di una fetta dell'apparato statale di bloccare l'operato del governo.

Il dito viene puntato verso quei dirigenti pubblici che non cambiano mai colore al cambio di maggioranza e che spesso contano di più dello stesso esecutivo. Una volta si sarebbe parlato di "boiardi". Di quei manager statali che vedono come fumo negli occhi la rivoluzione della Pubblica Amministrazione voluta dal ministro Brunetta, il federalismo fiscale che toglie potere al centro per distribuirlo alla periferia, la riforma della Giustizia che entra a gamba tesa in un potere granitico e sedimentato da decenni. Semmai - spiegano dal Pdl - D'Alema e Repubblica cavalcano questo sentiment ma non sono loro i mandanti. Bensì chi all'interno dell'apparato pubblico non vuole che la politica incida e modifichi antichi privilegi.

Gianfranco Fini? Il Cavaliere non è preoccupato delle mosse del presidente della Camera, che cerca soltanto visibilità ma non starebbe dalla parte dei "nemici" di Palazzo Chigi. Men che meno il Senatùr, che non a caso a Pontida ha parlato proprio di una Lega unita (concetto ribadito diverse volte) per mandare un messaggio chiaro a chi pensa di poter utilizzare almeno una parte dei voti parlamentari del Carroccio. Il premier, inoltre, spiega la fonte governativa, si sente rassicurato dal presidente della Repubblica. Berlusconi considera Giorgio Napolitano come estremamente equilibrato in questa fase difficile e una garanzia assoluta dal punto di vista degli equilibri democratici.

In sostanza l'avversario del presidente del Consiglio sarebbe la macchina pubblica fatta di direttori generali che, come dice Brunetta, si autovalutano dandosi sempre dieci. E di burocrati dello Stato che temono il cambiamento e un governo che possa avere più poteri e un Parlamento che con la fine del bicameralismo perfetto possa decidere più rapidamente. Sempre dal Pdl parlano di enormi similitudini con Bettino Craxi. Infatti anche il leader socialista tentò di riformare alla radice lo Stato. La differenza è che allora c'era la questione morale, Tangentopoli e il gradimento del segretario del Psi era bassissimo, il contrario di quello del Cavaliere. Che non a caso è tranquillo (abbastanza...).

35 commenti:

Anonimo ha detto...

pur di vendere i giornali cosa sono disposti ad inventarsi....

Anonimo ha detto...

terremotati che manifestano a Montecitorio: anche questo fa parte della strategia del GOLPE ??

chiedere a Cossiga che se intende di golpe

Anonimo ha detto...

Il nero Fiat, una storia italiana. Paolo Pillitteri

Tanti, tanti anni fa, c’era il giornalismo d’inchiesta che non guardava in faccia a nessuno, sia ai politici che ai potenti. Poi quel giornalismo si ritirò da uno dei due “settori” dedicandosi esclusivamente alle inchieste contro i politici. Pigiando così forte il piede sull’acceleratore, da annientare un’intera classe politica. Correvano gli anni ’92-’93-’94 e ’95, l’epoca del circo mediatico giudiziario, di manipulite, allora, come ora, incarnata dall’eroe delle manette Di Pietro. Che cosa era accaduto ai mass media per insistere soltanto sulla martellante criminalizzazione della “orrenda” partitocrazia, salvando la grande industria e i grandi complessi editoriali? Semplice: si erano accordati col Pool e con il Pd (ex Pci) per annientare una solo parte responsabile della cosiddetta “dazione ambientale”, pur di miracolare la sinistra e rendere sempre più forti quei poteri dei quali i grandi organi di stampa erano (e sono) gli house organ da supporto acritico alle toghe. Come ricordò anni dopo Polito, che allora stava a Repubblica, si formò un pool parallelo di testate, dall’Unità a Repubblica al Corriere che, sotto la guida di Mieli, condusse le danze macabre contro i leader di partito, di tutti, all’infuori di quelli postcomunisti. Prima, però, che l’omologazione mediatica dannasse per sempre il Pentapartito (uscito vittorioso alle elezioni del’92) qualche settimanale, come “Panorama” ruppe il “pactum sceleris” e dedicò addirittura un numero (quasi) speciale alla banca istituita dalla Fiat in Svizzera, la Buc, per gestire i miliardi di nero, da passare sottobanco ai politici (e non solo). Erano giorni nei quali Romiti si presentava prono ai giudici del Pool con una sorta di fascicolo-rendiconto delle concussioni subite. Ma senza alcun cenno a quella banca e al nero-Fiat. Ve l’immaginate Cesarone col coltello di un Arnaldo Forlani, sotto la gola, che gli fa “O la tangente o la vita?”. Così pure mentiva quella faccia di bronzo di Carlo De Benedetti, “trattenuto” a Regina Coeli per la bellezza di 12 ore, mentre i vertici del Pd ex Pci negavano tutto, smentivano Greganti, brandivano minacciosi la clava della questione morale al grido “Noi, solo noi, abbiamo le mani pulite”. E la Fiat, la grande famiglia del patriarca, l’avvocato Agnelli? L’avvocato, dal polsino con sopra l’orologio, era sempre in testa alle processioni pro Di Pietro, esibendo la candida chioma manco fosse il Santissimo, salmodiando e invitando i giudici a ripulire le stalle di Augia, non di Torino o di Mediobanca, o di Gemina, o della Buc, tanto per dire.

Anonimo ha detto...

Perchè loro, poveri e indifesi Agnelli, erano stati concussi, minacciati, ricattati. I suoi giornali facevano da grancassa alle tricoteuses che chiedevano la forca mentre lui, Romiti, CDB, Mieli, L’Unità, Scalfari ecc, reggevano la cesta mentre quelle teste venivano mozzate. E pure esibite: come monito. Che fine ha fatto il nero Fiat, quindici anni dopo? Come nel delitto (quasi) perfetto, quando il cadavere risale dal fondo del lago limaccioso, così la storia del nero Fiat sta riemergendo in una causa ereditaria promossa da Margherita,figlia di Giovanni Agnelli che lamenta la sparizione di qualche bruscolino: 1,4 miliardi in nero, messi da parte, magari sotto il materasso, dal Padre. E tutto il gotha della Fiat è ora sotto scacco della Margherita. Una storia davvero italiana, tenuta sempre sotto tono, sullo sfondo, in modi soft, così ,tanto per non offendere la Sacra Famiglia Torinese, ormai avviata al ruolo di famiglia Adams. Soltanto il libero, informato e coraggioso Dagospia ne scrive, da par suo. Regalandoci anche la ciliegina sulla torta. Anche Cesare Romiti, presidente onorario di RcS, si preoccupava del nero Fiat, eccome. Pagava tangenti, come tutti, del resto. Ma pure lui s’era spacciato per concusso. L’eroico PM che già studiava da Caudillo, gli credette. E a proposito del nero Fiat? Nessun nero messo da parte per i partiti, sentina di ogni vizio, giurò in tribunale quel simpaticone di Romiti. Erano provviste speciali, fuori bilancio per la lotta al terrorismo. Geniale, vero. Peccato che l’altro ieri, un manager già al suo servizio, l’abbia clamorosamente smentito .Ma quale terrorismo, ha dichiarato il manager, i fondi erano neri, che più neri non si può. E gli avvocati di Cesare: no problem, è scattata la prescrizione. (l'Opinione)

Anonimo ha detto...

"L’avvocato, dal polsino con sopra l’orologio, era sempre in testa alle processioni pro Di Pietro,..."


e come non ricordare Berlusconi che tifava per Di pIetro?

Pillittè quanto hai magnato alla faccia de noartri con i soldi delle tangenti...

ridacci il malloppo!!!

Anonimo ha detto...

Quando le domande le faceva la Lega

Pochi anni fa, anche 'La Padania' faceva domande al premier. Per l'esattezza, il 10 luglio del 1998 l'house organ bossiano titolava in prima pagina 'Berlusconi mafioso? 11 domande al Cavaliere'. E oggi ci si lamenta di "Repubblica" e de "El Pais"


Dopo le elezioni europee è forse il caso di ripulire il vocabolario della lingua italiana da alcune espressioni intraducibili e gravemente nocive per la salute della nostra democrazia. La sconfitta del Pdl, il raddoppio di Di Pietro e il recupero in extremis del Pd sugli ultimi deprimenti sondaggi insegnano che il cosiddetto 'antiberlusconismo' paga, quando è ancorato a problemi seri e reali: solo che non si chiama antiberlusconismo, ma 'opposizione'.

L'idea, curiosamente comune a Berlusconi e a Franceschini, che la 'demonizzazione' mediatica del Cavaliere sugli scandali Noemi e Villa Certosa l'avrebbe favorito, s'è rivelata una fesseria. Anche perché non di 'demonizzazione' si tratta, ma di 'informazione'. Porre domande e pretendere risposte sulle bugie del premier è un'attività molto diffusa nella stampa del resto del mondo.

In anni non lontani, quando il Truman Show berlusconiano non aveva ancora inghiottito l'intero Paese, al Cavaliere faceva domande persino 'La Padania', organo della Lega Nord, che poi ha tentato invano di cancellarne le tracce dall'archivio informatico.

L'ha ricordato Stefano Corradino sul sito di Articolo 21, riportando gli 11 quesiti lanciati nel 1998 dall'house organ bossiano, che fanno impallidire quelli di 'Repubblica' sul caso Noemi. 'Berlusconi mafioso? 11 domande al Cavaliere', titolava in prima pagina 'La Padania' il 10 luglio di undici anni fa. Roba che nemmeno l''Economist' o 'El Pais'. Roba che servì a Roberto Calderoli,allora antiberlusconiano sfegatato, per presentare una raffica di interrogazioni parlamentari.

"Basta", tuonava Max Parisi, "con la manfrina sulle vicende giudiziarie, specialmente palermitane, di Silvio Berlusconi. È arrivata l'ora delle certezze definitive. Di seguito presento al signor Berlusconi una serie di domande invitandolo a rispondere nel merito con cristallina chiarezza, affinché una volta per tutte dimostrari - se ne è capace - che con Cosa Nostra non ha e non ha mai avuto nulla a che fare.
Le domande non prendono spunto dalle parole dei pentiti. Si basano su personali indagini e documenti amministrativi che in ogni momento - se lo riterrà - potrò inviarle perché si sinceri della loro autenticità... Punto per punto, nome

per nome. È un'occasione d'oro per farla finita una volta per tutte. D'ora in poi il silenzio non le è più consentito né come imprenditore, né come politico, né come uomo". E giù botte da orbi su proprietà, affari e malaffari, conflitti d'interessi, rapporti con mafiosi. Lo sventurato non rispose, anzi querelò. Poi ritirò la denuncia

due anni dopo, quando ricucì con Bossi. Ora, siccome si attende entro l'estate la sentenza d'appello del processo all'on. Marcello Dell'Utri, condannato in primo grado a 9 anni per mafia, qualche esponente dell'opposizione potrebbe rilanciare le 11 domande padane. Ed eventualmente aggiungerne una dodicesima per gli onorevoli leghisti: perché avete smesso di porle? Un calo di curiosità?

alvaro ha detto...

Ha ha ha ha ha ha ha...
Complimenti, bellissimo articolo umoristico.
Da dove l'hai preso, da Zelig?

Anonimo ha detto...

pura verità, verità amara ma
meglio delle dolci bugie

Anonimo ha detto...

Processo alle invenzioni
L'altroieri Porta a Porta ha stabilito il nuovo record di densità di balle per frase pronunciata. Un servizio vaneggiava di «pessimi rapporti fra Berlusconi e magistrati vicini a Pd e Idv» e di «tre legislature interrotte da fatti giudiziari». Balle. Bruno Vespa, la testa curiosamente cosparsa di bottarga di tonno, presentava De Magistris e Mastella come «protagonisti di processi che li han visti l'uno contro l'altro» (come se le indagini fossero partite di calcio). Ri-Vespa: «Senza De Magistris, Mastella sarebbe ancora ministro». Altra balla: Mastella se ne andò per l'inchiesta di S. Maria Capua Vetere, ora approdata alla richiesta di giudizio, in cui De Magistris non c'entra. Mastella: «Genchi, il consulente strano di un pm di Catanzaro, ha intercettato metà degl'italiani e illegalmente anche me». Doppia balla: Genchi non ha mai intercettato nessuno, men che meno Mastella, la cui voce finì nei nastri del pm perché parlava con due faccendieri indagati e intercettati (loro, non lui). Matteo Salvini (Lega Nord): «L'Italia è il paese più intercettante del mondo, e non per i mafiosi: per i calciatori e le veline. 500 milioni di euro spesi dai pm». Balla padana: l'Italia, come ha stabilito il Parlamento nel 2007, è il paese occidentale con meno intercettazioni e col sistema più garantista (15-20 mila persone ascoltate all'anno, per il 90% in indagini di mafia, per una spesa di 224 milioni, ampiamente recuperati col sequestro dei beni degli intercettati). Anche stavolta, Vespa l'ha sfangata: nemmeno una verità in due ore di trasmissione. Porta a Porta è in una botte di ferro.

Anonimo ha detto...

Se anche il "Corriere" si accoda a "Repubblica"
di Lodovico Festa

Infilarsi (come ha fatto la Repubblica) nei delicatissimi rapporti tra due coniugi (persino la «dura lex» si dà dei limiti in questo campo) per provocare una crisi politica, come la chiamereste simile attività? Scrivere, come ha scritto la Repubblica che arriveranno ragazze (che poi «appaiono» sul Corriere della Sera) a ricattare il presidente del Consiglio, parlare di una scossa (così Massimo D’Alema) il giorno prima che avvenga? Come definireste queste preveggenze? Come chiamare chi prepara questi piattini avvelenati? Come definire le manine dei pm che si mettono in moto per dare le informazioni di base da utilizzare? Si scrive che non sono i complotti a fare la storia. Sacrosanto. Ma altrettanto vero è che la storia abbonda di complotti, intrighi, manovre. Certo, vanno ben inquadrati nel loro contesto, quello che li rende o meno esplosivi. All’inizio degli anni Novanta si innescarono iniziative, con perfette caratteristiche di «complotti», dalla forte ispirazione anche internazionale (si voleva ridimensionare con metodi spicci un’Italia non più strategica nelle politiche da Guerra fredda) che trovarono un referente in una magistratura in cui una parte militante pensava di ridisegnare la Repubblica e una parte corporativa era irritata da iniziative precedenti del Psi sulla responsabilità civile dei magistrati. La crisi economica, le tensioni nella società, la vigliaccheria del Pci e della sinistra Dc contribuirono a rendere efficaci quei «complotti» e a portare allo sfascio il nostro sistema politico. Nel 1994 contro Silvio Berlusconi si costituì un ampio fronte dell’establishment - in quell’occasione persino Enrico Cuccia, che poi se ne pentì, diede una mano - anche allora in relazione con ambienti internazionali, specialmente europei, che utilizzò il colpo basso del circuito mediatico-giudiziario inferto a Berlusconi dalla procura di Milano d’intesa con il Corriere della Sera, in corrispondenza del vertice del G8 a Napoli. Diversi furono i fattori che aiutarono la sconfitta del governo: la rottura con la Lega Nord, il clima sociale, l’azione velenosa di Oscar Luigi Scalfaro. Tra il 2004 e il 2006, si ricompose uno schieramento di poteri forti e di sinistra per colpire e poi sconfiggere il governo di centrodestra: decisiva fu la Fiat e la Confindustria di Luca Cordero di Montezemolo (nonché il Corriere della Sera di Paolo Mieli). Ma anche in quel caso le condizioni per la sconfitta non nacquero soltanto da un complotto quanto dal logorarsi dell’azione del governo.

Anonimo ha detto...

I complotti di questi ultimi tempi avvengono in un quadro diverso. La maggioranza governativa rappresenta un blocco sociale e politico sostanzialmente coeso. Al di là dell’azione del governo, su cui questo quotidiano bene informa, sono alcune caratteristiche economiche sociali che danno solidità: le piccole e medie imprese magari sono scontente per qualche lentezza ma sanno di essere al centro dei pensieri dell’esecutivo, il banconcentrismo di prodiana memoria è in ritirata, la Fiat si è proiettata all’estero invece che incombere sull’economia nazionale, nelle imprese regna la politica di cooperazione ispirata dalla Cisl mentre la Cgil è allo sbando, c’è consenso per le scelte tese a ridare orgoglio a chi lavora nello Stato. La situazione è difficile, ci saranno strette, ma il clima di fondo è positivo. Per quello che riguarda il quadro internazionale, anche i recenti incontri tra Barack Obama e Berlusconi hanno dimostrato come l’Italia abbia un forte ruolo nelle relazioni tra Paesi diversi, utile agli Stati Uniti. Certo c’è stato anche qualche nervosismo a Washington, perché sulle questioni energetiche l’Italia pesa sia in Medio Oriente sia in Russia. Certi nostri uomini politici dovrebbero sapere, in questo senso che esiste qualcosa che si chiama interesse nazionale: persino D’Alema nell’occasione della visita di Muammar Gheddafi lo ha dimostrato. Ma qualche elemento di competizione non ha in alcun modo compromesso - come bene ha constatato Obama - il nostro impegno nell’alleanza atlantica. La realtà internazionale depotenzia non poco i complotti che abbiamo visto in atto in questi giorni. Che però non mancano di avere i loro effetti: innanzi tutto incrinando l’azione pacificatrice berlusconiana che aveva avuto il suo vertice con il 25 aprile. Il che ha comportato anche qualche risvolto elettorale peraltro con un voto europeo che ha premiato la coalizione di centrodestra in modo netto persino in un Continente che certo «non va a sinistra». E proprio su questa paura di una pacificazione berlusconiana bisogna ragionare per capire i fatti di queste ultime settimane. Da una parte c’è stata la preoccupazione a Repubblica perché il Corriere della Sera interpretava troppo bene i tempi correnti e acquisiva una centralità che avrebbe portato un primato. La svolta gossippara e aggressiva ha portato copie a Largo Fochetti e ha messo in difficoltà quelli di via Solferino che cercano di cavarsela da una parte pubblicando una appassionata testimonianza di Giulio Tremonti contro gli intrighi del 1994 e dall’altra un bel po’ di spazzatura di una giovane avventurosa di Bari che confusamente mischia festini e appalti di famiglia, il tutto condito da una schifosa insinuazione - appoggiata su presunte valutazioni dei soliti magistrati - di «induzione alla prostituzione». Naturalmente in una realtà così collusiva come quella italiana, dove la magistratura militante si è coltivata «colonne» in tante redazioni, e dove le proprietà vivono i mal di pancia delle oscillazioni del potere economico in una stagione di crisi, i giochi non sono solo quelli delle tirature. Ognuno vorrebbe contrattare anticipatamene il proprio ruolo in una futura pax nazionale.

Anonimo ha detto...

Persino Carlo De Benedetti è in particolare affanno: contestato da un Gianni Tamburi qualsiasi nella sua M & C. Protetto principalmente dalla Bim della famiglia Segre, tutta impegnata, però, a risolvere anche i suoi rapporti con Danilo Coppola: «discusso immobiliarista», lo definisce con inconsueta delicatezza Vittoria Puledda sulla Repubblica. Anche al Lingotto, dove partono sarcasmi sugli incontri Obama-Berlusconi e grandi elogi per Gianfranco Fini, si vive con attenzione la costituzione di nuovi equilibri: l’attacco di Angelo Benessia, presidente del socio di maggioranza relativa Compagnia San Paolo, non tanto a Crédit Agricole e Generali, quanto a Giovanni Bazoli e Giuseppe Guzzetti, indica sommovimenti non ancora perfettamente mirati. A mio avviso certe mosse sgraziate ed eccessive che sfregiano più che il presidente del Consiglio, l’Italia, più che da tradizionali manovre nell’establishment, nascono dalla fine del vecchio equilibrio, chiuso e oligarchico, e dalla mancanza di uno nuovo. Come darsene uno che non sia più arrogante e volto al passato? Ecco un compitino dell’estate per chi è stufo dei complotti in corso.
VIVACOSSIGA

Anonimo ha detto...

sarà pure vivacossiga ma dimentichi un piccolo particolare:de benedetti mafioso,ladro, impotente oppure no è un problema suo e di chi corre dietro a queste notizie, mentre Al Tappone è roba di tutti, fa le leggi per tutti e governa il paese per tutti e a molti piacerebbe che rispondesse alle presunte calunnie o domande scomode così come la lega gli faceva undici anni fa
ABBASSOIPARTITI

Anonimo ha detto...

Eh no, cerchiamo di leggere bene gli articoli e la situazione .

L articolo è notevole , come pure quello di pilliteri ,e il pezzo è chiaro, ovvero il fatto che certe situazioni che si vennero a creare , mani pulite in particolare, avvennero con l obbiettivo di ridemensionare l italia, e di portare al potere i rinnegati del pci e la sinistra dc, questo da parte di certi poteri forti ,della loro magistratura e, diciamolo con chiarezza , anche con l ausilio di una manina oltreooceano.
Naturalmente sappiamo com è andata e a Silvio Non gliel hanno mai perdonata.

Cerchiamo anche di leggere tra le righe :
"Certo c’è stato anche qualche nervosismo a Washington, perché sulle questioni energetiche l’Italia pesa sia in Medio Oriente sia in Russia"
Il senso è chiaro , Berlusconi sta facendo una politica troppo autonoma e il pericolo , come nel 94, viene propio da washington
e ricordiamo i casi mattei e craxi non perdona!!! .

Interessante dalla lettura il fatto che la fiat, propenda per fini, in grado di scompaginare il centrodestra.
Se a questo aggiungiamo il fatto che D alema parla di scosse e il giorno dopo viene l indagine della procura di Bari il quadro è agghiacciante.
La situazione è mefitica.

VIVACOSSIGA

Anonimo ha detto...

Sospetti di ostilità Usa ma anche dentro «maggioranza e governo»


Lo sfogo del Cavaliere: «Resisto
se vogliono la guerra l’avranno»
Il premier ai suoi: «Credete sia finita? Risponderò colpo su colpo»

BRUXELLES — Il sospetto di essere spiato. Come nel 1996, quando denunciò di aver trovato una microspia nel suo studio. C’è anche questo nel clima che circonda il Cava­liere. Ha già denunciato un di­segno eversivo. Nelle ultime ore ha aggiunto una verifica su alcune voci che gli sono ar­rivate alle orecchie. Denunce ufficiose che riferiscono di atti­vità d’intelligence non autoriz­zata, nella Capitale in partico­lar modo, compiuta ai suoi danni: controlli, pedinamenti, intercettazioni ambientali. I ri­scontri partiti da Palazzo Chigi non avrebbero per il momen­to trovato conferme. Ma la so­la notizia rimarca l’atmosfera che si respira nello staff del premier, fra chi lavora con lui.
Ieri Berlusconi si è tuffato nel lavoro. Ha rilasciato po­chissime dichiarazioni. Ha par­tecipato di prima mattina al ta­volo sulla Fiat a Palazzo Chigi, poi è volato a Bruxelles per prendere parte al Consiglio eu­ropeo. Qui ha trascorso quasi l’intera giornata nel palazzo Ju­stus Lipsius, che ospita il Con­siglio. Ha incontrato il suo omologo polacco per discute­re della candidatura di Mario Mauro alla presidenza del Par­lamento europeo. Si andrà alla conta e l’Italia parte sfavorita. Ci teneva, per il capo del gover­no non è una buona notizia. Ma le notizie che lo inseguono dall’Italia sono certamente più preoccupanti. Gli sviluppi del­l’inchiesta di Bari condiziona­no l’umore come Noemi, e poi le foto di Villa Certosa, hanno fatto nelle scorse settimane. Tre episodi in tre mesi non possono essere una coinciden­za: nel governo l’inchiesta dei magistrati pugliesi è conside­rata la prova provata del dise­gno eversivo. L’umore del ca­po del governo oscilla fra di­versi sentimenti: preoccupa­zione, distacco, capacità addi­rittura di scherzarci sopra, un’irritazione che ha ormai su­perato ogni precedente livello, la convinzione di avere le spal­le abbastanza larghe per poter superare tutto. Con la Lega al fianco ovviamente e con la cer­tezza che il voto degli italiani non potrà essere ribaltato per la seconda volta per via giudi­ziaria: «È già accaduto una vol­ta e si tolgano dalla testa che possa accadere di nuovo», è il ragionamento che più spesso si ascolta sulle labbra del presi­dente del Consiglio. Se del disegno eversivo non avrebbe ancora individuato i mandanti, almeno con precisio­ne, Berlusconi è comunque convinto che «la sinistra e le sue gazzette non possono co­struire tutta questa spazzatura da sole». Indiscrezioni si intrec­ciano con possibili fantasmi, fa capolino di nuovo la ricostru­zione di una sotterranea, e mol­to potente, ostilità americana verso il presidente del Consi­glio.

Anonimo ha detto...

Fonti istituzionali raccon­tano, dopo l’incontro con Ba­rack Obama, che le apparenze ingannano. Che la sostanza del­la visita alla Casa Bianca non è quella della conferenza stampa di quattro giorni fa, che il Cava­liere per Washington non è più un vero amico. Voci che incrociano altri so­spetti, di natura interna, ali­mentati dallo stesso premier: secondo Berlu­sconi anche «dentro la maggioranza», così co­me «dentro il gover­no », c’è chi avrebbe de­ciso di cavalcare un di­segno eversivo. In que­sto quadro il premier considera quella che gli viene rivolta contro co­me una vera e propria guer­ra e alla guer­ra si prepara, con tutte le ar­mi a disposi­zione: raccon­ta di esserci abitua­to, di aver superato altri momenti diffici­li, di sentirsi tranquillo con la Lega, e con gli italiani, al fian­co: «Se vogliono la guerra l’avranno». Non sa però se e quando questa guerra finirà, visto che lui stesso si informa con i suoi interlocutori: «Credete che si fermeranno qui o che andran­no avanti?». Interrogativi emersi anche ieri a palazzo Chigi nel colloquio tra Gianni Letta e Nicolò Pollari, ex diret­tore del Sismi. E di cui forse ci sarà un’eco nell’incontro che oggi dovrebbe tenersi tra il ca­po dello Stato e Gianni De Gen­naro, attuale coordinatore dei servizi segreti.

Anonimo ha detto...

Eh no, cerchiamo di leggere bene
gli articoli e la situazione .

Eh no, cerchiamo di leggere bene ANCHE CHI L'HA SCRITTO L?ARTICOLO, UN CONDANNATO PER REATI DI CORRUZIONE CHE DIFENDE TUTTI I CONDANNATI PER STESSI REATI

da quale pulpito viene la predica...

ABBASSOIPARTITI CHESONOPEGGIODELLA MAFIA
puah!!

Anonimo ha detto...

Il sospetto di essere spiato. Come nel 1996, quando denunciò di aver trovato una microspia nel suo studio.

a proposito di balle sempre di moda:

Ho trovato una microspia dietro il termosifone del mio studio. Mi spiano! Abbiamo procure eversive che calpestano l’immunità parlamentare!”.
È l’11 ottobre ‘96 quando Berlusconi mostra ai giornalisti una microspia grande quanto un mini-frigo. Luciano Violante convoca la Camera in seduta straordinaria. Buttiglione parla di “uno scandalo peggiore del Watergate”. Destra e sinistra invocano immediate riforme delle intercettazioni. Solo Bobo Maroni dice: “Più che una cimice a me pare una mozzarella, anzi una bufala”. Mesi dopo si scopre che il microfono era stato messo lì, per fare bella figura, da un tecnico incaricato dagli uomini del Cavaliere di bonificare i locali.



BUFFONIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII


BUGIARDIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII

Anonimo ha detto...

Caro amico che grida abbassoipartiti, ormai dovrebbe esser chiaro a tutti , basta avere un minimo di byuon senso , qual è stata la funzione di mani pulite e di chi sta adesso tramando contro l italia.
se per caso non l avessi capito basterà leggere queste poche righe che riporto qui sotto:

""La demolizione del capo del governo non serve tanto a prendere il suo posto, ma a far affari senza che nessuno si metta di traverso, a riprodurre la meravigliosa stagione del saccheggio, che con le maleprivatizzazioni mise in tasche private la gran parte del patrimonio industriale pubblico. Vorrei tanto sbagliarmi, ma se guardo all’energia, alla meccanica ed ai cantieri, vedo la ciccia che si vuol sbranare, e ganasce non solo italiane. Se guardo a chi possiede i grandi giornali, i conti mi tornano fin troppo."

VIVACOSSIGA

Anonimo ha detto...

Caro amico che grida VIVACOSSIGA anche i fiancheggiatori dei partiti dovrebbero ricevere le monetine in faccia come aihmè solo qualcuno ha ricevuto, per aver depredato e infangato l'Italia che lavora

la funzione di mani pulite:4 donchiscotte illusi di poter cambiare con lo stato democratico il paese del malaffare, poveri loro troppo attaccati al rispetto delle leggi
ABBASSOIPARTITI

Anonimo ha detto...

Caro amico che grida abbassoipartiti1, sei veramente un ingenuo a pensare certe cose.
ecco a cosa servono manipulite e scandali vari :

""Ciò serve a gruppi finanziari e industriali che vorrebbero rovesciare Berlusconi e liquidare l’era berlusconiana per fruire dei vantaggi di una nuova ondata di privatizzazioni con le carte segnate e di altri benefici a loro favore, da parte di un governo a cui possono dare ordini. Ritorna cioé la fase di mattanza, che ho visto nascere e crescere, di “mani pulite” che servì ai capitalisti senza capitali per impadronirsi delle vacche grasse che allora facevano gola.

Fra le vacche grasse che fanno gola adesso fanno spicco la Rai, la Cassa Depositi e Prestiti, Finmeccanica e le reti delle imprese di pubbliche utilità pubbliche vale a dire di Eni ed Enel e delle ex imprese municipalizzate. La cannibalizzazione della Rai, analoga a quella che fu attuata per Italtel e per la Finsider, servirebbe per dare a operatori italiani del ramo e ad operatori italiani in cerca di un nuovo ramo, delle aziende e degli impianti particolarmente interessanti nella nuova epoca del digitale terrestre. Chi si insediasse nella Cassa depositi e prestiti potrebbe risolvere molti problemi bancari di sotto capitalizzazione. Poi ci sono le reti delle imprese locali dei servizi di pubblica utilità e dei due colossi Eni, Enel. Togliendo la proprietà delle reti a queste due grandi imprese si otterrebbero due risultati: quello di dare ai nuovi proprietari una ricca rendita garantita e quello di ridurre la capacità competitiva di due compagnie il cui successo internazionale dà molto fastidio ai concorrenti esteri. Finmeccanica, con i suoi contratti negli Usa nel settore difesa è un boccone ghiotto, il cui controllo può essere ottenuto con un piccolo investimento se ci si appoggia a qualche banca d’affari.
L’elenco non è finito.....""

PS questi si che sono dei donchisciotte!!!

VIVACOSSIGA

Anonimo ha detto...

si, quindi seguendo il tuo ragionamento arguto la privatizzazione di alitalia...e la prima privatizzazione di parte dell'enel che parte nel 91 mentre tangetopoli si apre solo nel febbraio del 92 (si apre) quindi era tutto studiato perfettamente a tavolino...ma smettila

un consiglio:prima di copiare e incollare articoli (sempre gli stessi) dei giornali che per vendere scrivono grosse balle ti invito a sforzare il tuo cervello per usare quel poco di senso crittico che ti è (forse ) rimasto

e quando privatizzano qualcosa accendi un cero a San Gennaro e ringrazia Cristo e pensa a quanti soldi l'Italia risparmia e quanto potere si toglie a i politici mafiosi, affaristi e ingordi
(vatti a vedere le porcate perpetrate ai danni dell'Alitalia in tutti questi anni)
ABBASSOIPARTITI

Anonimo ha detto...

Caro amico che grida abbassoipartiti,pensavo tu fossi un ingenuo...
Il tuo modo di ragionare è paradossale , per te i politici e i partiti sono mafiosi affaristi e ingordi , ma evidentemente per te non lo sono quelle forze finanziarie e industriali, che cercano con il lavoro dei loro giornali e delle procure di portare il paese nel caos,col fine di rovesciare un governo legittimamente eletto , di creare un regime parlamentare accondiscendente e di riaprire una stagione di vera e propia mattanza , di malaprivatizazzioni e derubare tutto ciò che rimane dello stato.

Lo sdegno che hai con i partiti non lo dimostri con queste forze che devastano il paese, un tempo
sarebbero stati definiti "Pescicani".

A questo punto viene da chiedermi tu non sia letteralmente al servizio di questi signori , magari pagato.

Con questo ho chiuso.

VIVACOSSIGA

Anonimo ha detto...

povero scemo, continui a bendarti gli occhi davanti alle devastazioni, ruberie dei politici di destra-sinistraecentro di tutti
questi anni...

debito pubblico alle stelle che pagherano i nostri figli, sprechi per assumere parenti e amici degli amici, raccomandazioni ai danni di chi meritava , tangenti corruzione, concorsi truccati appalti truccati, peculato ecc ecc

ma li leggi i giornali, siamo un paese in mano a 4 mafie, una corruzione dilagante
UNA LOTTA CONTINUA TRA GUARDIE E LADRI
e continui ad appoggiare i ladri

continua a copiare ed incollare i soliti pezzi di giornale del padrone, almeno in quello sei bravissimo
ABBASSOIPARTITI

Anonimo ha detto...

Corte dei Conti: «Corruzione nella P.A.
è una tassa occulta da 60 miliardi»


bastava che leggessi questa notizia di oggi per capire quanto fossi omertoso

Anonimo ha detto...

Non vedo cosa centri con quello che ho detto ,evidentemente hai interesse a intorbitare le acque.

Ho solo detto che ci sono delle forze ,economico-finanziarie, che attraverso i loro giornali e la magistratura hanno l interesse a portare il paese nel caos per poi perpetuare il loro malaffare. L articolo del Forte parla chiaro di quali siano gli obbiettivi, ma ormai è inutile ripetersi,dico solo questo, se queste forze sono le guardie allora io sto con i ladri, hai ragione tu.

O uno è ingenuo da non capire la sitazione oppure fa finta di esserlo (pagato ?), comunque in entrambi i casi sei COMPLICE di questa situazione.

Non credo ci sia da aggiungere altro al gia detto, ormai è chiaro quali sono i padroni che tu sostieni.

complimenti, continua così

VIVACOSSIGA

Anonimo ha detto...

Non vedo cosa centri con quello che ho detto ,evidentemente hai interesse a intorbitare le acque.


azzo pure scemo? Ma non credo, il tuo problema è che fai finta di non capire

quando sale il debito pubblico e Papi interviene tagliando istruzione, università , sanità senza criterio

RICORDATI CHE IL DEBITO PUBBLICO SALE PER GLI SPRECHI DEI POLITICI E DELLE MAZZETTE

LEGGITI MIO CARO OMERTOSO QUELLO CHE HA DETTO LA CORTE DEI CONTI SULLA CORRUZIONE DILAGANTE

non c'entra? non è un costo che paghiamo tutti?

e lui copia e incolla le puttante del giornale e di libero (giornale che sotto forma di cooperativa paga meno tasse e poi fanno gli strafighi di destra ...cooperativa di destra, grandi !)

LADRIIPARTITI

Anonimo ha detto...

Senti un pò,
non mi intimorisci e non cederò di un millimetro alle tue accuse.
Il pezzo che ho preso è dal giornale online l occidentale, ma comunque non importa come pure non importa se gridi abbassoipartiti o ladripartiti.
L ho messo perchè sembrava interessante a svelare la situazione, se tu vuoi continuare a intorbidare le acque per difendere i tuoi potentissimi padroni fai pure.

Il pezzo in questione lo riproporò qui sotto , perchè non c è molto da capire, eccetto per chi non vuole capire.

VIVACOSSIGA

Anonimo ha detto...

""D’altra parta da quando Silvio Berlusconi è sulla scena politica, contro di lui si è esercitata una costante persecuzione, prima con martellanti iniziative giudiziarie, ora con queste iniziative di moralismo cinico, con un linciaggio mediatico che non si può spiegare solo con l’obbiettivo dell'aumento di tiratura dei giornali. Ciò serve a gruppi finanziari e industriali che vorrebbero rovesciare Berlusconi e liquidare l’era berlusconiana per fruire dei vantaggi di una nuova ondata di privatizzazioni con le carte segnate e di altri benefici a loro favore, da parte di un governo a cui possono dare ordini. Ritorna cioé la fase di mattanza, che ho visto nascere e crescere, di “mani pulite” che servì ai capitalisti senza capitali per impadronirsi delle vacche grasse che allora facevano gola.

Fra le vacche grasse che fanno gola adesso fanno spicco la Rai, la Cassa Depositi e Prestiti, Finmeccanica e le reti delle imprese di pubbliche utilità pubbliche vale a dire di Eni ed Enel e delle ex imprese municipalizzate. La cannibalizzazione della Rai, analoga a quella che fu attuata per Italtel e per la Finsider, servirebbe per dare a operatori italiani del ramo e ad operatori italiani in cerca di un nuovo ramo, delle aziende e degli impianti particolarmente interessanti nella nuova epoca del digitale terrestre. Chi si insediasse nella Cassa depositi e prestiti potrebbe risolvere molti problemi bancari di sotto capitalizzazione. Poi ci sono le reti delle imprese locali dei servizi di pubblica utilità e dei due colossi Eni, Enel. Togliendo la proprietà delle reti a queste due grandi imprese si otterrebbero due risultati: quello di dare ai nuovi proprietari una ricca rendita garantita e quello di ridurre la capacità competitiva di due compagnie il cui successo internazionale dà molto fastidio ai concorrenti esteri. Finmeccanica, con i suoi contratti negli Usa nel settore difesa è un boccone ghiotto, il cui controllo può essere ottenuto con un piccolo investimento se ci si appoggia a qualche banca d’affari.

L’elenco non è finito. Ma non c’è bisogno di andare oltre. C’è solo da aggiungere una frase di Marx, che riguarda gli eventi della storia che si ripetono e che la prima volta si presentano come tragedia. E la seconda come farsa.""

Anonimo ha detto...

Mi dispiace fare così , ma del resto ne l articolo , ne io non ho mai parlato di debito pubblico , cooperative tagli ecc, e non capisco perchè debba esser considerato omertoso, non si sa bene di che cosa, non avendo mai mai parlato di questo.


Si cerca di far cadere Il governo cosi come si è fatto per mani pulite per tentare l assalto alla diligenza dello stato.
Ci sai vuole rendere conto della situazione o no ?

VIVACOSSIGA

Anonimo ha detto...

Si cerca di far cadere Il governo cosi come si è fatto per mani pulite


riassetta il cervello e studia la storia...manipulite è nata prima della discesa in campo di Berlusconi perchè hanno scoperto ,con prove alla mano e i pentimenti dei ladri di partito, che I PARTITI RUBAVANO

è molto semplice RUBAVANO
e molto probabilmente continuano a RUBARE ma non abbiamo le prove

altro che privatizzazioni quelle sono cazzate dei giornali per vendere qualche copia in più

POLITICILADRIDIMERDA

Anonimo ha detto...

Draghi & Co.
Chi sono i maghi della finanza che vorrebbero far fuori Berlusconi?

di
Milton
30 Giugno 2009

Lo statuto del Financial Stability Board recita: “Il FSB è stato istituito (nel 1999, ndr) per monitorare la vulnerabilità dei mercati, sviluppare ed implementare politiche regolamentari nell’interesse della stabilità dei mercati” Il FSB è presieduto dal 2006 da Mario Draghi, il Governatore della Banca d’Italia.

Chi, quindi, se non questo santuario dell’establishment finanziario globale avrebbe dovuto non dico prevenire, ma almeno preventivare la crisi finanziaria scoppiata nell’autunno scorso? Ebbene, non si conosce alcun paper o report o semplice monito (tipico rigurgito politically correct con venature moraliste lanciato normalmente da cariche istituzionali) uscito dalle sacre sale del FSB nel biennio precedente la crisi. Assieme a quel museo di mummie in grisaglia che è la BCE, fino al luglio 2008, definivano infatti i fondamentali dell’economia europea sostanzialmente solidi e la bolla immobiliare americana, un evento sotto controllo. Tutto ciò che sono riusciti a fare durante la crisi, è cambiar nome da Financial Stability Forum a Financial Stability Board appunto, sciorinare previsioni con l’accuratezza di una cartomante da tv locale e proporre la solita omelia sulla necessità di regole globali.

Questi sono i cosidetti organismi economici nazionali e internazionali che il Presidente Berlusconi in uno dei suoi quotidiani sussulti antidemocratici avrebbe arrogantemente apostrofato e ai quali vorrebbe mettere il silenziatore. A tale proposito Repubblica, direttamente dalla penna del suo direttore, ci dice che appunto l’establishment finanziario e politico internazionale, ne avrebbe abbastanza di Berlusconi e tiferebbe per un governo tecnico, magari guidato dal Governatore Draghi.

Non vorrei usare, però, la facile e giusta argomentazione già sostenuta dal ministro Tremonti un paio di giorni fa, per la quale anche i governi tecnici hanno bisogno dei voti in Parlamento, anche se ieri alcuni giornali parlavano di almeno 100 parlamentari del PdL “finiani” pronti a dare l’ultimatum al governo in carica.

Vediamo invece cosa questo famoso establishment finanziario nazionale ed internazionale ha combinato per il nostro Paese negli ultimi quindici anni.

Era il 1992, mentre la magistratura partiva all’attacco della Prima Repubblica, il capitalista che piace tanto alla sinistra, George Soros, indusse una svalutazione della lira del 30%, che l’esperto di finanza C.A.Ciampi non solo non riuscì ad arginare, ma, nel tentativo di farlo, prosciugò le riserve in valuta estera della Banca d’Italia: ben 48 milirdi di dollari. Erano i tempi del Governo Amato, colui che nottetempo rapinò i conti correnti di tutti gli italiani con l’ormai famigerato 6 per mille.

Stranamente pochi mesi prima di questa speculazione criminale, per l’esattezza il 2 giugno 1992, avvenne un incontro segreto a bordo del panfilo reale della regina Elisabetta II, il Britannia, al largo di Civitavecchia. A bordo vi erano esponenti del mondo bancario e finanziario e lo scopo era quello di complottare la completa privatizzazione delle partecipazioni statali e dell’industria di Stato a prezzi stracciati a seguito proprio della svalutazione della lira provocata da Soros & Co. Nel mega yacht vi salirono i rappresentanti delle banche Barings, Warburg, Barclays, ecc.; personaggi come Mario Draghi, il direttore generale del ministero del Tesoro dell’epoca, Beniamino Andreatta, George Soros e la stessa regina Elisabetta che si occupò dei saluti ufficiali (a tal proposito, preferisco di gran lunga villa Certosa al Britannia e le veline alla Regina)

Anonimo ha detto...

Fu così che partirono le privatizzazioni in Italia (con Draghi presidente del Comitato per le Privatizzazioni dal 1993 al 2001). Una vera e propria svendita dell’industria pubblica italiana in mani straniere (Buitoni, Invernizzi, Locatelli, Ferrarelle), condita con i soliti favori ai capitalisti italiani senza capitali (sempre il nostro Draghi, con la sua legge omonima, introdusse nel 1998 la normativa sull’OPA che consentì, guarda un po’, a Colaninno di acquisire, senza soldi, Telecom). Queste furono le privatizzazioni, regali all’establishment di monopoli di fatto, privatizzazioni, mai precedute da liberalizzazioni, gestite quasi in esclusivamente da Goldman Sachs, della quale Draghi fu vice-presidente nei primi anni del nuovo secolo.

Nel frattempo, sempre il duo Ciampi-Draghi (Ministro e Direttore Generale del Tesoro) portarono l’Italia nell’euro grazie all’eurotassa (mai completamente restituita) e a un accordo di comcambio lira/euro, per il quale, noi e le nostre aziende, stiamo ancor pagando le conseguenze.Questo è l’establishment che vorrebbe rovesciare il governo Berlusconi, con la grancassa del Times e dei cloni esteri di Repubblica, l’establishment abituato a salire al Quirinale senza aver mai preso un voto, ora vuole, nello stesso modo, anche Palazzo Chigi.

C’è un sola cosa da fare per impedirlo, fare esattemente quello che chi brama il governo tecnico non vuole: le riforme.

Riforme, riforme, riforme, non c’è più tempo per aspettare, a partire dal Dpef.

Anonimo ha detto...

Si, probabilmente lo e

Anonimo ha detto...

necessita di verificare:)