martedì 3 maggio 2011

Anche Napolitano contro i sogni di Marco. Ruggiero Capone

Nessuno sprecherebbe un euro per un quotidiano che non sia audace. E chi afferma di preferire una stampa pacata, intenta solo a parlare di ciò che funziona nella società, o è un gran bugiardo o fa parte della banda bassotti. Ma ne passa dall’osare al farsi male con le proprie mani.
E’ il caso di Marco Travaglio, che spesso si mette nell’angolo, procurando grane al “Il Fatto” come ad altre testate. “Non c’è stata nessuna telefonata tra il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e il segretario del Pd Pierluigi Bersani sull’intervento in Libia”, si legge in una nota del Quirinale, che definisce “semplicemente inventata” la notizia del colloquio telefonico col segretario democratico riferita dal vice direttore de “Il Fatto Quotidiano”.
Il problema di Travaglio sono le pièce politiche che vanno in scena nella sua mente, una sorta d’inestricabile giungla popolata da fiere partitocratiche. Dove finisca l’egregio cronista e inizi il pregevole commediografo è arduo da definire. Solo in minima parte fanno testo i 16mila euro che Travaglio deve risarcire per diffamazione al presidente del Senato, Renato Schifani, per quanto ha scritto su “L’Unità”.
I suoi accoliti obietteranno che Travaglio sarebbe in grado di prevedere il futuro giudiziario di qualsivoglia comune mortale. Così nel 2000 è stato condannato in primo grado (e in sede civile) dopo essere stato citato in giudizio da Cesare Previti: in un articolo su “L’Indipendente” definiva Previti “futuro cliente di procure e tribunali”.
Il tribunale civile di Roma ha ravvisato nella frase un contenuto diffamatorio, all’epoca (il 1995) “nessuna indagine era aperta nei confronti dell’on. Previti”. I fedeli di Travaglio (quelli vestiti di viola che lo vorrebbero beato subito) ribattevano “in seguito Cesare Previti è stato indagato e condannato in via definitiva per corruzione, quindi Travaglio ha visto oltre”.
Peccato che la giustizia non preveda la revisione per intervenuta veggenza magica, e Travaglio s’è visto pignorare 79 milioni di vecchie lire. Poi il 20 febbraio 2008 il giudice unico della VII sezione civile del Tribunale di Torino lo ha condannato in primo grado a risarcire Fedele Confalonieri e Mediaset con 26mila euro: nella rubrica Uliwood Party, su l’Unità del 16 luglio 2006, aveva scritto “Piazzale Loreto? Magari”.
La sentenza afferma che il giornalista s’è espresso ingiuriosamente nei confronti di Confalonieri. Querelare un giornalista non è bello, testimonia che c’è tanta acredine verso l’informazione. A Travaglio necessiterebbe ribattere durante tenzoni polemiche. Così Antonio Socci ha deciso di rimettere la querela a seguito delle pubbliche scuse di Travaglio.
Ma, per l’ennesima querela di Cesare Previti, Travaglio ha ottenuto 8 mesi di reclusione con sospensione condizionale. Il magistrato ha ritenuto che l’articolo “Patto scellerato tra mafia e Forza Italia”, pubblicato sull’ “Espresso” il 3 ottobre 2002, fosse frutto di fantasie. (l'Opinione)

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Mi spiace correggerti maurom, ma l'articolo e' inesatto almeno alla fine:

Il buon Travaglio non e' stato condannato a otto mesi perche' l'articolo era frutto di fantasie. Semplicemente era stato condannato perche' aveva manipolato un verbale di interrrogatorio di un pentito citandone una frase ma omettendone LA SUCCESSIVA in cui il pentito scagionava Previti dall'accusa. Era il primo grado e l'appello, pur diminuendo moltissimo la pena, confermava la condanna ribadendola. Peccato che il giudice, per scrivere le due (2. Numero due. Non due per dire poche, proprio due) paginette scrite in grande della motivazione ci ha messo piu' di un anno e la causa e' finita magicamente in prescrizione....ah. Miracoli della fede.

Luigi

maurom ha detto...

Grazie, Luigi, della precisazione.

Anonimo ha detto...

E’ molto istruttivo quando vengono elette le alte cariche dello Stato perchè i giornali pubblicano tutti i nomi dei personaggi che hanno ricoperto quella carica nella storia repubblicana e uno si rende conto di ciò che ci passa di mente quando uno vede certe facce. Una volta avevamo De gasperi, Einaudi, De Nicola, Parri, Pertini, Nenni, Fanfani… uno vede tutta la trafila e poi vede Schifani, è un elemento di originalità! Mi chiedo chi sarà quello dopo. Dopo c’è solo la muffa probabilmente, o il lombrico!