giovedì 26 maggio 2011

La macchina dell'intimidazione. Augusto Minzolini

Sono un pragmatico. Diffidente per natura verso le frasi reboanti o a effetto. Ma questa campagna elettorale mi sta facendo sorgere davvero qualche dubbio sullo stato della democrazia in Italia.

Nel giro di due settimane sono stato sanzionato per ben due volte dall'Agcom, l'Agenzia garante per le comunicazioni. La prima volta perché la decisione di organizzare due edizioni speciali del Tg1 nel giorno dell'uccisione di Osama Bin Laden mi aveva portato a sentire i ministri della Difesa e degli Esteri (fonti privilegiate per avere le ultime notizie, in casi del genere) con la conseguenza di alzare troppo la presenza del governo nei conteggi aritmetici dell'Autorità. D'ora in avanti un mese prima delle elezioni dovrò far finta di niente e voltarmi dall'altra parte di fronte a ogni fatto di rilevanza planetaria.

La seconda volta per avere intervistato per 3 minuti e 33 secondi il presidente del Consiglio, che contemporaneamente aveva rilasciato interviste ad altre quattro tv. Se penso che il Tg3, lo stesso giorno ha intervistato per 3 minuti e 49 secondi Antonio Di Pietro sul tema dell'invadenza di Silvio Berlusconi nelle televisioni, senza entrare nelle mire dell'Autorità, mi viene da ridere.

In questo caso, appunto, la questione è ancora più assurda perché non investe la par condicio (nella settimana in questione, secondo l'Osservatorio di Pavia, il Tgl ha dato la parola per il 40,2 per cento a maggioranza e governo messi insieme e per il 55,3 a tutte le opposizioni), semmai un nuovo criterio dai contorni confusi che può essere ribattezzato «impar condicio»: una sorta di «conventio ad excludendum», per usare il latino amato dai cavillosi guardiani della libertà di informazione a senso unico, per cui il Cavaliere non va intervistato.

Insomma, secondo l'Autorità il Tgl non avrebbe dovuto fare l'intervista di un premier che non parlava dal giorno delle elezioni e, quindi, rifiutare uno scoop e prendere scientemente un buco, per restare nel gergo giornalistico.

Pura follia, che si trasforma in tragedia se diventa la filosofia di un'autorità di garanzia. La verità è che non ci sono più regole se si pensa che paradossalmente, con i dati a disposizione (40,2 per cento alla maggioranza, 55,3 all'opposizione), dovrebbe essere il Cavaliere a reclamare la par condicio.

Ma come si è arrivati a questo punto? Con una costante opera d'intimidazione e disinformazione che va avanti da due anni. La Repubblica s'inventa che l'intervista di Berlusconi al Tgl è di 4 minuti e 54 secondi, invece di 3 minuti e 33. L'ex presidente della Rai Roberto Zaccaria denuncia che l'apertura del tg è sul capo del governo e non si accorge che è sulla presunta eliminazione del mullah Omar.

Si grida al regime contro il governo, si organizzano manifestazioni sulla libertà di stampa, e intanto si tenta di instaurare un «regime alla rovescia». Chi si professa contro ogni censura (da Pier Luigi Bersani a Marco Travaglio) usa strumenti illiberali per imporre un'altra censura, la sua.

L'anticonformista Pierluigi Battista sul Corriere della sera sostiene che la batosta del centrodestra nel primo turno delle amministrative dimostra che in Italia non c'è alcun regime mediatico. Il Robespierre «de noantri» Marco Travaglio lo redarguisce e qualche giorno dopo l'editorialista del quotidiano milanese si lascia andare a una filippica contro il centrodestra.

Insomma, si lamentano della «macchina del fango» dell'editoria di destra e ne utilizzano una ben più spietata e violenta. In un'atmosfera del genere, con la moda dei sit-in davanti alle authority e con Bersani che minaccia di salire sui tetti un giorno sì e uno no, che garanzie ci sono? Nessuna. Anche gli arbitri «tengono famiglia» e pensano al proprio futuro, mentre i registi dell'intimidazione militante in queste elezioni amministrative provano l'armamentario che useranno in quelle politiche. (Panorama)

6 commenti:

Anonimo ha detto...

chi si rivede minzolingua, oltre a muovere la lingua e sperperare 86mila € spesi in pranzi, cene e viaggi di rappresentanza in soli 14mesi in pranzi scrive pure articoli
ehi ciccio quei soldi sono nostri e spero che ti facciano un sedere quanto una casa
INCAZZATO NERO ALTRO CHE MILTON

Anonimo ha detto...

Da quello che scrivi " D'ora in avanti starò più attento almeno un mese prima"Caro minzolingua, sei sicuro che per te cè futuro in RAI? Sarai ancora direttore in occasione delle prossime elezioni? Poi sai via dalla RAI puoi sempre fare il direttore all'osservatorio di Pavia cosi i conteggi aritmetici li fai tù logicamente dopo la telefonata del tuo capo. Come faceva saccà, tuo emerito collega.

maurom ha detto...

Stai diventando pesante!

Anonimo ha detto...

siamo in due minzolinguiano dei miei ciufoli

Bartleby ha detto...

Mi rivolgo a te, Anonimo!
Innanzi tutto non posso fare a meno di osservare che il tuo uso della punteggiatura, in particolare delle virgole, è talmente approssimativo da risultare disturbante per chiunque abbia una soglia minima di competenza nell'ambito della lingua italiana. Inoltre ti faccio notare che nella tua frase "sei sicuro che per te cè un futuro in RAI?" c'è un errore grossolano: si scrive "c'è" e non "cè". E' chiaro che il tuo rapporto con la lingua italiana è quello tipico di un semi-analfabeta e che il tuo modo di ragionare è del tutto in linea col tuo modo di scrivere. In realtà tu non sai ragionare, non sai argomentare, ma solo insultare; e per di più il tuo modo di insultare è del tutto privo di originalità, poiché è interamente mutuato dall'armamentario retorico di Travaglio. Ricapitolando: scrivi e ragioni come un semi-analfabeta, e vivi totalmente immerso in un clima d'odio e di risentimento che trova sfogo e soddisfazione solo nella coazione all'insulto sciatto e banale. In realtà ti comporti come un fascista dato che disprezzi gli odiati berlusconiani esattamente come i nazisti disprezzavano gli ebrei.

Anonimo ha detto...

Bartleby...va fac l bcchin!