L’inchiostro della Gazzetta Ufficiale è ancora fresco e già si pensa di cambiare un decreto legge che è peggio dello scarafone, difatti non piace neanche a mamma sua. Il Presidente della Repubblica ha auspicato il dialogo. Il governo ha annunciato che non metterà la fiducia. Osservo la scena oramai incapace di stupirmi, rassegnato alla follia autolesionista di un governo e una maggioranza che non hanno solo deciso il suicidio, ma, con opzione originale, pensano di arrivarci procurandosi più sofferenze possibili. Sembra si stiano dando da fare per ridurre l’Italia intera nella condizione miserrima in cui s’è ridotta Napoli, con la gran parte dell’elettorato che diserta le urne e quel che resta s’abbandona ad un moto plebeo di globale rifiuto.
Sostenere che il mondo è imprevedibilmente cambiato in poche settimane non ha senso, perché basta ripercorrere i nostri articolucci per essere sbugiardati. Quel che accade lo vedemmo arrivare. Siccome ciò non è smentibile, e siccome la correzione al bilancio pubblico è stata fatta in due tempi, con due decreti, delle due l’una: o rispecchiano quel che il governo ha in testa o il governo non ha in testa un bel niente. Sicché non possono sostenere, oggi, che quest’ultimo testo può essere emendato. Passi che non si metta la fiducia, ma nel senso che se parlamentari della maggioranza intendono modificare il decreto ciò vuol dire che il governo non rappresenta neanche la maggioranza.
Né, del resto, si può sostenere che quelle norme e quei prelievi siano il frutto della necessità, dolorosa ma inevitabile, rivendicare che su quelli s’è ottenuto il plauso europeo e, poi, affermare che si è pronti alle modifiche. Non è consentito né avere idee così confuse né prendere in giro la gente. Il governo e la sua maggioranza hanno una sola via per introdurre modifiche significative, e consiste nel prelevarle dai suggerimenti che vengono dai cittadini. Gli unici emendamenti consentiti sono quelli popolari. Dicano: chi vive la vita reale dimostra più capacità d’analisi di quanta se ne abbia noi, quindi ci pare opportuno accogliere questo o quel suggerimento. Ma se dicono: a ben vedere si potrebbe fare diversamente da come abbiamo proposto, al punto che non solo abbiamo annunciato un’addizionale Irpef per gli autonomi e ce la siamo rimangiata in corso d’opera, ma potremmo deglutire anche il resto, perché ci sono vie migliori, ecco, se dicessero una roba del genere la risposta collettiva sarebbe una sola: certo, possono esserci vie migliori, e anche persone migliori capaci d’interpretarle. Andatevene.
Dove sono i sondaggisti tante volte criticati e mai come oggi rimpianti? Se i governanti vivono proprio fuori dal mondo, se davvero credono che si possa oltraggiare la buona creanza, imponendo tasse straordinarie ai “ricchi” con 90.000 euro lordi senza prima avere messo sul mercato quel che essi spartiscono fra di loro, allungando qualche cucchiaiata ad amici, parenti e mignottame sparso, a partire dalla Rai, sarà bene che inviino una navicella su questo pianeta, sondando gli umori reali del Paese. Che non sono inclini al perdono e alla fratellanza.
E non si fidino troppo del fatto che non ci sono alternative, che la sinistra è in coma peggio di loro. Stiano attenti: anche a Napoli la sinistra era in coma, anche a Napoli non c’erano alternative. Guardino quel che è successo. Quando non si è più capaci d’imparare dai propri errori s’è persi.
La smettano di fare i furbi, e se il cuore sanguina è segno che la mente non ha funzionato. Cerchino fra le idee che vengono dal basso, dal mondo reale. Le leggano con attenzione, le passino ai presunti esperti di cui si circondano, ne correggano le ingenuità e le facciano proprie. Perché è vero che ciascun Paese ha la classe dirigente che si merita, ma è anche vero che ci sono classi dirigenti (si fa per dire) che non meritano un Paese in cui ancora ci si rompe la testa e la schiena per andare avanti.
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