mercoledì 9 maggio 2012

Da Hollande all'Ue. Davide Giacalone

Chi pensa la Francia sia andata a sinistra ha perso l’orientamento. Chi pensa sia ora aperta la via per il ritorno alla spesa pubblica allegra ha perso anche tutto il resto. La costante elettorale europea, in questa stagione, è una sola: chi governa perde le elezioni. E le perde non solo a causa della crisi, ma perché dimostra di non sapere come uscirne. Vale per ogni dove, Germania compresa (la signora Merkel perde le elezioni amministrative una appresso all’altra, mentre i suoi alleati, liberali, sono evaporati). Gli elettori europei hanno voglia di punire chi li governa, e se potessero votare sull’Europa e sull’euro farebbero sentire la loro rabbia. I francesi, poi, non hanno affatto smesso di votare: al primo turno presidenziale la maggioranza era di destra; al secondo hanno mandato a casa Sarkozy; a giugno voteranno per il Parlamento, facendoci entrare trionfalmente la pattuglia della Le Pen. Alla faccia della svolta a sinistra. Il risultato finale potrebbe essere la coabitazione, fra un presidente socialista e una maggioranza parlamentare diversa. Verso la stessa sorte viaggiano i tedeschi. In Gran Bretagna già c’è un governo di coalizione (cosa rarissima, da quelle parti). Quella è la formula prevalente, resta da stabilirsi la cosa più interessante: per fare cosa?

La vittoria di François Hollande è un bene, ma solo perché è la sconfitta del predecessore e del suo avere incarnato l’arroganza cieca dell’Europa parametrale, asservendosi al governo tedesco. Il programma di Hollande è un’illusione, consistente nel credere che si possa viaggiare a ritroso nel tempo, riconquistando il passato. E’ l’eterno equivoco che ottenebra la sinistra, non appena s’abbandona ai propri incubi: credere che la ricchezza si possa prenderla ad altri, anziché produrla. Resto dell’opinione qui argomentata: facendo vincere Hollande i francesi hanno fatto un piacere a noi e all’Europa, meno a sé stessi.

Il problema vero, adesso, non è stabilire come reagiscono i mercati, perché lì siamo, oramai, nel campo della superstizione. La relazione fra le cose che accadono realmente e i drizzoni di borse e valute è in gran parte immaginifica, sicché fanno ridere tanti titoli di giornali. Fin qui l’unica cosa che ha somministrato bromuro agli speculatori è stata la decisione della Bce di dare liquidità alle banche, affinché la riversassero nei debiti pubblici. Il sintomatico ha funzionato, ma scemano gli effetti. Occorre dedicarsi alla sostanza.

Così vedo le cose: a. per far funzionare l’Europa parametrale c’è solo la ricetta tedesca, difatti ci siamo dotati di un governo presieduto da chi si definisce “il più tedesco degli economisti italiani” e ci siamo dedicati ai “compiti a casa”, tale ricetta ha un difettuccio, dato che porta gli elettori europei a desiderare la fine dell’Unione e dell’euro, né si può sostenere abbiano torto, perché gli effetti recessivi di tale ricetta sono evidenti; b. pensare di mollarla per adottare eurobond e altri strumenti destinati a stare nel solco delle scelte Bce significa non avere capito un accidente di come la crisi è nata e ci ha sventrati; c. la vera strada alternativa consiste nel rimediare all’errore originario, vale a dire aver fatto nascere l’euro prima dell’Europa, il che vuol dire maggiore integrazione istituzionale, maggiore omogeneità politica (elettori europei che votano per l’Europa), maggiore devoluzione dagli stati nazionali alle istituzioni federali. La classe dirigente europea dimostrerà d’esistere quando si cimenterà con questo problema, altrimenti ci sarà un portentoso rinculo.

Francesi, tedeschi, spagnoli, greci, italiani e tutti noi europei votiamo in dialetto. Usando il vernacolo vediamo crescere contradaioli assatanati, che schiumano rabbia in lotte di quartiere. Intanto il mondo viaggia su rotte globali, assistendo esterrefatto e divertito (fregandosi le mani) a quei quattro pirla viziati d’europei che sono fra i più ricchi e potenti al mondo, ma non contano nulla, si fanno la guerra fra di loro (in Libia la si è fatta con le armi, mica a chiacchiere, e anche per questo è una gioia vedere Sarkozy imboccare l’uscita), nel mentre i loro cittadini non sanno più chi far vincere pur di far perdere chi governa.

Qui non tira vento di sinistra, né di destra. Qui si deve cambiare aria e riprendere a pensare con la mente rivolta al futuro, senza la paura di mollare la gran parte di quel welfare state che nei miti collettivi sarebbe lo stato capace di favorire il benessere, ma nei conti effettivi è lo stato che brucia ricchezza producendo tassazione & lottizzazione.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Napolitano più furbo che cieco
da Il Giornale
A. SALLUSTI

Il presidente Napolitano ieri ha detto di non aver visto un boom del partito di Grillo. E dove dia­volo stava guardando?
di Alessandro Sallusti - 09 maggio 2012, 15:44
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Il presidente Napolitano ieri ha detto di non aver visto un boom del partito di Grillo. E dove diavolo stava guardando? Forse pesano i problemi che l’età porta inevitabilmente alla vista.


Il presidente della Repubblica, Giorgio NapolitanoIngrandisci immagine
Se fosse così sarebbe scusato, prima o poi sono guai che toccano a tutti. Ma a pensarci bene, per Napolitano, la miopia è un problema non nuovo, ne è afflitto fin da giovane. A metà degli anni Cinquanta, già politico d’alto bordo,non vede le atrocità commesse dai soldati russi nell’invasione dell’Ungheria, che infatti benedice sventolando la bandiera rossa in segno di festa.

Passa il tempo e, da vicesegretario del Pci, non vede il flusso di rubli che Mosca riversa in nero nelle casse del partito (finanziamento illecito ai partiti). La vista poi continua a peggiorare. Negli anni Novanta non vede i privilegi di cui gode come presidente della Camera, e neppure vede bene come i partiti, compreso il suo, decidono di finanziarsi con soldi pubblici nella misura in cui oggi sappiamo. Le cose non migliorano al Quirinale: la miopia gli impedisce infatti di vedere che mentre fuori la gente tira la cinghia lui vive come un re nell’istituzione più costosa al mondo (quattro volte la Casa Bianca). È da capire Napolitano.

Che forse non ci ha visto bene neppure quando, dopo aver volutamente fatto macerare il governo Berlusconi nella palude del conflitto istituzionale, ha insediato Monti come salvatore della Patria. Perché le cose non stanno andando come aveva pre-visto, soprattutto è in forse la fase due del piano: consegnare il Paese alla sua adorata sinistra.

Già, perché come se non bastassero gli inciampi di Monti è pure arrivato imprevisto quel pazzo di Grillo a prosciugare il già arido mercato dei voti. Da suonatore, il presidente rischia di diventare suonato e più che la vista perde nervi e controllo. L’arbitro si rivela giocatore, quale è, e non riconosce i milioni di legittimi voti raccolti dal capocomico genovese. Napolitano mi sembra come Scalfaro nel ’93: con i suoi amici e colleghi magistrati aveva preparato la salita al potere della sinistra di Occhetto quando all’ultimo spuntò dal nulla tal Berlusconi, che non era comico ma ci divertì uguale. Apra gli occhi, presidente Napolitano, ma soprattutto teniamoli ben aperti noi.

Anonimo ha detto...

... "pensare con la mente rivolta al futuro, senza la paura di mollare la gran parte di quel welfare state che nei miti collettivi sarebbe lo stato capace di favorire il benessere, ma nei conti effettivi è lo stato che brucia ricchezza producendo tassazione & lottizzazione".

D'accordo Giacalone, ma quando si parla del Welfare, non si può fare di ogni erba un fascio.
Qui nella foga demolitrice si sforbicia, si decapita, si tagliuzza, si riduce ai minimi termini tutto.
Per es.
Come si può mettere sullo stesso piano la pensione di chi non ha mai lavorato, con quella di chi ha lavorato per oltre 4o anni?
Come si può pensare di ridurre la modesta pensione di chi ha lavorato più di un quarantennio a favore delle pensioni erogate (madornalmente) ai PARENTI degli immigrati ultrasessantacinquenni, che addirittura non risiedono nel nostro Paese?
E come si può pensare alla follia di dare ai figli degli immigrati nati in Italia la cittadinanza, subito, appena nati (ius soli) quando trascurando anche gli altri inconvenienti nascerebbe subito il diritto di ricongiungimento al parente ultra65enne che, ope legis, verrebbe subito premiato con una bella pensioncina, alla faccia di quelli che hanno sempre lavorato? E dato che le donne verrebbero subito qui in Italia a partorire, ci troveremmo a dare la pensione a mezzo mondo!!!!!!
Ma l'INPS come risolverrebbe il problema?
Basta fare un conto da seconda elementare: tagliando una bella fetta di pensione a chi ha sempre lavorato!
ALLA FACCIA DELLA GIUSTIZIA! Fatta sulla pelle degli altri.
E' ovvio e incontrovertibile che le pensioni d'oro non verranno toccate. Parlamentari, magistrati, alti funzionari rimarranno indenni da tutte queste calamità. Essi vivono nell'Olimpo. E guardandoci dall'alto ci pi...no in testa.
E a chi reclama lo tacceranno di razzismo!