mercoledì 2 maggio 2012

Gli errori della lotta all'evasione. Gianni Pardo

La lotta all’evasione fiscale viene vista da molti come uno dei rimedi ai problemi finanziari del Paese. Il ragionamento è semplice: ammesso che ci sia un’evasione del trenta per cento, se lo Stato fosse in grado di scovare i cattivi contribuenti e di costringerli a pagare il dovuto, il gettito fiscale aumenterebbe del trenta per cento, con grande sollievo delle finanze pubbliche.

Sembra ovvio e non è. Dalla indubbia plausibilità morale ed istituzionale di queste iniziative non deriva necessariamente la loro opportunità economica.

Il punto di vista morale è semplice. Dei servizi dello Stato beneficiamo tutti e questi servizi sono pagati con le tasse e le imposte: dunque chi ne approfitta ma poi non paga la sua parte somiglia a qualcuno che va al ristorante con gli amici ma al momento di pagare si rifiuta di contribuire. E questa è cosa eticamente ed economicamente inammissibile. Gli evasori, come ha ripetuto uno spot televisivo del Ministero, sono simili ai parassiti delle piante e degli animali. Costringerli a fare il loro dovere è cosa giustissima.

Questa attività di repressione non dovrebbe però tendere a ricuperare gettito per l’erario: infatti l’aumento di tale gettito non sempre è una cosa positiva.

Questo concetto è meglio chiarito con un esempio. Immaginiamo che il gettito fiscale dello Stato sia del quarantacinque per cento del prodotto interno lordo e che l’evasione sia al 30%. Se si eliminasse in un solo colpo l’evasione, il gettito aumenterebbe di quel 30% e la pressione fiscale andrebbe all’incirca al 58,5%. Trionfo? No: disastro. Infatti una pressione del 58,5% strangolerebbe il Paese.

Il ragionamento può essere ulteriormente semplificato così. Si immagini un Paese con una pressione fiscale del 50% e una evasione fiscale del 50%. Qui, se tutti pagassero il dovuto, il gettito raddoppierebbe e si arriverebbe ad una pressione fiscale del 100%: cioè lo Stato sequestrerebbe tutta la ricchezza prodotta e non si capisce di che cosa vivrebbero i cittadini.

Chi vuole avere la lana deve tosare la pecora, non ammazzarla. La pressione tributaria non può andare oltre un certo limite, sia perché sarebbe una rapina nei confronti dei cittadini, sia perché, se si esagera con tasse e imposte, l’economia langue e il gettito fiscale diminuisce invece di aumentare.

C’è un detto, giustissimo, che si ripete spesso: “Se tutti pagassimo le tasse tutti ne pagheremmo meno”. O almeno, sarebbe giustissimo se lo Stato, una volta che avesse successo nella lotta all’evasione fiscale, poi si ricordasse della seconda parte del detto. Se invece con quella lotta vuole far cassa sbaglia obiettivo e può danneggiare la nazione.

Anche qui soccorre un esempio elementare. Immaginiamo che ci siano settanta imprenditori che pagano il dovuto, poniamo dieci a testa, e trenta imprenditori che evadono tasse e imposte e non pagano niente. Lo Stato incassa settanta. Poi con la lotta all’evasione identifica i trenta infedeli, li costringe a pagare ma quelli, che erano marginali, falliscono, non pagano niente e mettono sul lastrico i loro impiegati e i loro salariati. Se invece lo Stato identificasse i trenta evasori e li costringesse a pagare sette a testa, e sette a testa pagassero anche i contribuenti fedeli, lo Stato incasserebbe gli stessi settanta dell’inizio: la pressione fiscale non aumenterebbe e ci sarebbe un rilancio dell’economia. I trenta imprenditori meno efficienti riuscirebbero infatti a sopravvivere, i settanta più efficienti, versando meno allo Stato, potrebbero investire di più, potrebbero modernizzare le loro aziende ed essere più competitivi in campo internazionale.

La lotta all’evasione deve avere come scopo l’equa suddivisione del carico fiscale, non il suo aumento. Fra l’altro un abbassamento della pressione fiscale disincentiva la tentazione dell’evasione e può far aumentare il gettito. I cittadini che con entusiasmo vindice sono felici di vedere colpiti gli evasori hanno sentimenti condivisibili dal punto di vista morale ma non condivisibili dal punto di vista economico. Lo Stato dovrebbe mettersi a dieta e frenare la sua ingordigia. Non dovrebbe avere più soldi, ne succhia già abbastanza. Dovrebbe divenire più bravo nell’esazione per riscuotere da tutti, ma meno da ognuno.

È stato ripetutamente mostrato uno spot televisivo che denuncia gli evasori fiscali come parassiti della società, in quanto consumano beni e servizi che non hanno contribuito a finanziare. L’immagine è corretta. Ma non si dovrebbe dimenticare che anche la pubblica amministrazione vive della ricchezza che i cittadini producono. La lezione sui parassiti va fatta sia agli evasori fiscali sia allo stesso Stato, che ogni tanto farebbe bene a guardarsi allo specchio. (il Legno storto)

8 commenti:

ZEUS ha detto...

Caro Mauro,
sono entrato nel tuo blog e vedo che ho un po' vivacizzato le discussioni.
Spero che non ti dispiaccia. A volte non mi firmo per non dare l'impressione di essere troppo invasivo.
Ti saluto con amicizia
Zeus

maurom ha detto...

Grazie Zeus,
i tuoi commenti sono sempre graditi.

ZEUS ha detto...

Grazie Mauro,
ti saluto con amicizia!

ZEUS ha detto...

da “il legno storto”
(senza commento)

Non basta la pressione, non son paghi del moralismo, siamo giunti al terrore fiscale. (!!!!)
...La sanzione per chi commette un errore di calcolo, o di compilazione, semplicemente non dovrebbe mai esistere. Non è che, carinamente, ci si mostra disponibili a discuterne, no: è un tema osceno, perché tradisce una mentalità da Stato dispotico, secondo cui è il cittadino a doversi adoperare per comprendere e ossequiare la norma, non la legge a dovere essere chiara e gli obblighi che ne derivano non prestarsi ad equivoci. L’errore, poi, non nasce perché il cittadino è un deficiente, ma, semmai, per la deficienza con cui si compilano gli editti fiscali. Costringendo ciascuno a vivere nel terrore di non essere in regola.

...In uno Stato di diritto, abitato da cittadini e non da sudditi, si paga non l’errore, ma il tentativo di sottrarsi ai propri doveri o l’avere infranto la legge. Quello di cui si sente il bisogno non è la benevolenza dell’esattore, ma la certezza del diritto e del dovere. Se così non è la colpa ricade sul governante e sul legislatore, non sul cittadino.

...Il fatto è che a chi governa, oggi, il terrore piace. Torno sul tema dell’abuso di diritto, perché è gravissimo. Si è fatta una gran confusione con la depenalizzazione dell’elusione fiscale, dimenticando (o non sapendo, per ignoranza), che mentre in uno Stato di diritto si scrivono le sentenze aderendo alla legge da noi sta succedendo il contrario: si scrivono le leggi copiando dalle sentenze. ......

L’intero articolo si trova andando a:

http://www.legnostorto.com/index.php?option=com_content&task=view&id=34525

ZEUS ha detto...

dal Bkog di beppe grillo-

I partiti non mollano. Toccategli tutto, ma non l'argenteria. Si sono tenuti anche l'ultima tranche di 182 milioni di finanziamenti elettorali illegali. Soldi illegali in quanto aboliti a larghissima maggioranza da un referendum. Hanno fatto ammuina per tre settimane. Vanno capiti, come possono restituire ciò che hanno già speso? Le banche gli hanno anticipato la prossima rata prima che venisse incassata. Provate a farlo voi con una fattura di 1.000 euro. Il cassiere vi farebbe internare.
Né restituzione, né congelamento, ma la promessa (giurin giuretta, croce sulle labbra) di discuterne dopo le elezioni comunali. Rinvio per motivi tecnici. Il Pdmenoelle propone addirittura di dimezzare la refurtiva (senza fornire però date). E' come se uno svaligiatore sorpreso sul fatto patteggiasse il bottino tenendosene metà. Che facce da Bersani!
Rigor Montis in difficoltà con i sondaggi, che lo danno al livello di gradimento di Berlusconi, ha chiesto l'assistenza di Amato (il pensionato povero da 31.000 € mensili-nd copista), un uomo di grande esperienza nel ramo, per disporre di "analisi e orientamenti" sul finanziamento ai partiti. E' come richiamare una maitresse in pensione per controllare gli incassi di un bordello. L'ex tesoriere di Craxi che verifica l'operato di Lusi e di Belsito. Un'operazione di rilancio dell'immagine del Governo degna di "Totò le Mokò".
vedere articolo intero:
http://www.beppegrillo.i

Anonimo ha detto...

Marco Doria, il marchese che ama l’Imu e per sé ottiene un maxisconto
Per un palazzo che vale milioni!!! e milioni!!!

Il candidato sindaco della sinistra a Genova dice che pagare la nuova Ici è bello. Ma per il suo palazzo verserà 11mila euro anziché 39mila.

Bisogna difendere la patria!
Armiamoci e partite!

http://www.ilgiornale.it/interni/doria_marchese_che_ama_limu_ottiene_se_maxisconto/politica-ici-elezioni_genova_comune_sindaco_marco_doria_imu_palazzo_storico/05-05-2012/articolo-id=586259-page=0-comments=1

ZEUS ha detto...

Deve pagare 15mila euro di tasse: si spara Un biglietto: "La dignità vale più della vita"
Nei giorni scorsi aveva ricevuto una cartella esattoriale da 15mila euro: questa mattina un imprenditore 72enne ha deciso di farla finita sparandosi un colpo alla testa. È stato portato d'urgenza in ospedale a Napoli: è in condizioni gravissime. I medici: "Non ce la può fare". Ai famigliari ha lasciato solo un foglio di carta: "La dignità vale più della vita"

Ecco l'ennesima riprova del malgoverno e della follia del Governo Monti che crede di risolvere tutti i problemi caricando , oberando di tasse i poveri cittadini.
Macché cittadini! sudditi!.
Macché sudditi. Schiavi!!!
Aquesto punto siamo ridotti!
Vero Sig. Giuliano Ferrara? che ieri sera alla TV ai cercato, da vero servo dei padroni, di sdrammatizzare la situazione tragica di una moltitudine di persone disperate.

ZEUS ha detto...

da: Il legno storto
(frammenti)
http://www.legnostorto.com/index.php?option=com_content&task=view&id=34531

Gli intellettuali di sinistra sono quasi tutti amanti del potere assoluto.
Guardate il caso di Berlusconi, definito un tiranno della democrazia
E proprio la stampa e un organo dello Stato, la magistratura, ne hanno decretato la sconfitta.
Dunque, non aveva i poteri che si riconoscono in un dittatore.Ma se la sinistra va al governo, allora applica un’altra filosofia, un’altra ragion di Stato.
Il popolo diventa una massa di incapaci e di non pensanti, e il potere  viene esercitato da un’oligarchia che nessuno è autorizzato a discutere.Questo è il modello di Stato che alberga nel cuore di ogni comunista, il quale non gradisce affatto la democrazia di tipo occidentale.
Quando il suo partito si definisce democratico, è ancora ai principi del leninismo che si ispira.
Così non si è esitato a compiere un gesto che in altre condizioni nessuno si sarebbe mai sognato di fare: sostituire un governo che aveva la fiducia del parlamento, con un governo di tecnici che, come ha scritto Francesco Perfetti, hanno messo in piedi nientepopodimenoche una “dittatura tecnocratica”.
Non si sa ancora quanto il Colle, retto da un post-comunista, ispiri le azioni di Monti. Ma l’aria che tira non è affatto buona e si sente l’odore di una trama, di un disegno non propriamente democratico.
Per questo occorre riformare l’architettura dello Stato in fretta, prima che siano compiuti passi avanti nella direzione sbagliata e senza che vi sia più la possibilità di tornare indietro.