mercoledì 23 maggio 2012

Metafora palermitana. Davide Giacalone

Tutti guardano Parma, ma è a Palermo che la crisi istituzionale e politica segna l’approssimarsi dell’epilogo. Qui il fallimento irrimediabile della seconda Repubblica batte le sue ultime ore. Una città pessimamente amministrata dal centro destra (incapace anche solo di trovare una faccia da candidare), nella quale il centro sinistra non riesce a rappresentare neanche la speranza di un’alternativa. Una città che torna nelle mani di chi cavalcò la peggiore antipolitica, opponendosi alla seria e vera antimafia di quanti si pretende pure di commemorare, nel ventennale della loro uccisione. Una città che, nell’orrore delle coscienze e nel disfacimento della cultura, ricorda la visione profetica di un grande siciliano, Leonardo Sciascia, che parlò della Sicilia come metafora dell’Italia che non crede di potere cambiare. Che non crede alle idee. Palermo come metafora.

A Parma i cittadini sono andati a votare, scegliendo l’opposizione a ogni vicinanza verso i partiti. E’ stato eletto un sindaco, che ora sarà messo alla prova. A Parma le cose sono andate bene, perché la nuova giunta potrà tessere, se ne sarà capace, il filo della politica. A Palermo è escluso. Palermo è condannata. Dopo Palermo, se il centro destra pensa di affrontare il monumentale pernacchio elettorale cambiando nome somiglierà più a un delinquente che scappa e cerca di cambiarsi i connotati che non a un partito in cerca di nuova identità. Dopo Palermo se il centro sinistra si ripresenterà alleato degli stessi che hanno consumato con gusto la loro vendetta, descrivendone gli esponenti come il peggio in circolazione, confermerà quella diagnosi, darà ragione ai propri peggiori nemici (i peggiori, lo scriviamo da anni), dimostrerà la propria pochezza intellettuale e morale. Dopo Palermo non hanno senso né le trovate propagandistiche, né il cinismo delle alleanze spurie. Ancora un passo in quella direzione e saranno risucchiati dall’ignominia.

Il centro destra, in mano a un gruppo dirigente che ha visto arrivare la sconfitta, ma non ha saputo darle un significato politico, rassegnandosi alla disfatta, e il centro sinistra, in mano al medesimo gruppo dirigente che fu comunista, nel secolo scorso e un secolo fa, sono morti a Palermo. Il resto, dalla spocchia anti istituzionale del sindaco di Genova allo sberleffo parmigiano, sono solo dettagli. Morti, ma ancora al loro posto, quei gruppi dirigenti possono scegliere: restare inerti innanzi ad un destino ampiamente meritato, o provare a dare un futuro non immondo alla scena politica. Nel secondo caso abbandonino subito le parole false della contrapposizione comica, non credano di campare ancora con la rendita di posizione data dalla paura che l’altro possa vincere, perché nessuno crede più a nessuno dei due gruppi. Dopo Palermo la paura non ha più senso, dato che ci si vive dentro.

Allora: il governo commissariale ha perso la spinta propulsiva, ma è privo di alternative, in questa legislatura, che, del resto, se si chiudesse subito non darebbe luogo ad altro che alla certificazione nazionale di quel che s’è visto in sede locale. Molti elettori tornerebbero alle urne, certo, per paura e contrapposizione, ma non avrebbero nulla di buono da votare. Ci trascineremo avanti nel tempo. Tutto sta a vedere se nel vuoto o con qualche prospettiva. Quindi: quel che resta dei due gruppi dirigenti cessi la patetica pantomima e provi a rimettere terreno sotto i piedi della politica, impostando la riforma del sistema elettorale e istituzionale. Un lavoro che andrà avanti oltre i confini dell’immediato, che va fatto per dare stabilità e forza al governo e restituire rappresentanza alla stragrande maggioranza dell’elettorato, che è ragionevole e moderata sia nel collocarsi a sinistra che a destra. Le ricette si conoscono. Se in cucina non sono pronti e capaci è segno che quei cuochi, sciatti e tremebondi, buoni solo a esser tronfi, sono maturi per essere cacciati. Osservino Palermo, e ne comprendano la metafora.

11 commenti:

Anonimo ha detto...

Oggi l’Italia è tutta come Parma.
Lo scontento serpeggia tra le gente che lavora duramente e onestamente, perché ingiustamente taglieggiata dalle tasse, dai balzelli, dai dazi, dalle soprattasse, dalle addizionali alle tasse ... dall’ottusità dei funzionari che dovrebbero avere un rapporto più umano col cittadino e che invece si comportano come i gabellotti messi a guardia della sbarra della porta della città. Il cittadino onesto si sente indagato, scrutato, spiato, controllato, limitato nella sua sacrosanta libertà di spendere il proprio danaro. E tutto per impedire un’evasione che non viene mai impedita, perché quelli che hanno i soldi se li portano ... lontano ... “luntan’ assaie”, in modo che tutte questi controlli servono solo a limitare la libertà dei cittadini, onesti lavoratori e onesti contribuenti, che a questo punto si sono rotti i c******. Per non dire di peggio.
Hai la ricevuta fiscale del caffé? No? Evasore!
Hai pagato in nero l’omino che ti ha riparato un tubo? Evasore!
... e al cittadino così scrutato e preso di mira viene da dire:
“Sei andato alla festa di compleanno di una certa personaggia? perché hai preso l’auto blu? Perché il tuo viaggio in aereo lo paghi alla faccia mia? perché molti soldi degli appalti li spartisci fra te e mafia?
Pago le tasse per mantenere negli agi te e per arricchire i mafiosicon i quali colludi?
Pago 100 € di tasse in meno? Evasore!
E intanto l’on. Pinco Pallino va per i fatti suoi con l’auto blu (un solo giorno: autista benzina ... bastano1000 €?).
Opere incompiute, iniziate con appalti mafiosi, e rimaste a metà da anni: milioni di € buttati via; quello che resta è già fatiscente! inutilizzabile.
Ospedali con edifici giunti a compimento, arredati di tutto punto che attenderebbero solo di entrare in funzione, abbandonati all’incuria e agli sciacalli ...!
Lì sono finiti i miei sudati soldi, estorti (si può dire?) con salate tassazioni, con pensioni dimezzate (quelle dei poveracci, si capisce!), con Ici Imu add.z. dazi gabelle balzelli.
Dove ti giri trovi una nuova gabella. La notte sogni gabellotti (servi ossequiosi del Signorotto) che spuntano da dietro le siepi con il fucile spianato (o la borsa o la vita!). Robba che uno se sveja co er suddorino ghiaccio ‘n fronte! Ma se po’ vive’ accosì?
Quelli divorano li mijiardi di Euro, ennoi ce dovemo leva’ er pane de bocca? Ma vaffà ...
Ritorneremo presto alle merende fuori porta, in campagna a piedi, perché altre cose se le potranno permettere solo quelli della casta.
E così ... semo rivati all’ANTIPOLITCA!
PARMA DOCET!

Anonimo ha detto...

QUANDO ...
Ero giovanissimo allora! Ora non più. ...“sicut concitati equi, fugit irreparabile tempus”

Sono cambiati i costumi, la civiltà contadina è morta, il proletariato di una volta non esiste più ... i mass media sono divenuti gli “educatori” della società, sostituendosi quasi totalmente alla famiglia, al borgo, alla classe sociale di appartenenza ...
Tutto è cambiato.
Dove sono finite le vecchie feste nell’aia? dove sono finite le gite fuori porta?
Un mondo scomparso.
Tutto travolge e trasforma il trascorrere del tempo.
Ma una cosa non è cambiata.
IL MODO DI TENERE IN MANO IL POTERE.
Arroganza, altezzosità, privilegi, soldi, ... e non solo quelli, già molti moltissimi, che provengono dai lauti stipendi, con annessi gettoni, e gratuità di servizi che gli altri cittadini pagano profumatamente, ma ...anche quelli di dubbia (si fa per dire) provenienza ... corpo mio fatti capanna ...
Siamo nei primi anni ’50.
Una lunga fila di ciclisti, ore 7 del mattino, freddo pungente, mani gelate stecchite dal freddo sopra un gelido manubrio, cappotti sdruciti e rattoppati (simili a quello del personaggio di Gogol): sono operai diretti al posto di lavoro: magri, facce smunte, occhi bassi, animo triste; il loro pensiero va alla famiglia, ai figli, alla moglie, in attesa della misera paga di fame che essi porteranno a casa al termine della giornata faticosa e mal remunerata. Siamo vicini al famoso BUM. Un BUM per altri, non per loro.
Improvvisamente il suono lacerante di una sirena si avvicina, uno stuolo di macchine raggiunge il gruppo la fila delle biciclette, preceduto da due motociclisti della stradale: due auto della polizia subito dietro, poi una grossa autoblu, con dentro due PERSONAGGI, un ministro e un accompagnatore, e subito dietro altre due macchine della polizia.
Sfrecciano a sirene spiegate, costringendo i poveretti a stare in bilico sul margine della strada. Una nuvola di polvere ... e scompaiono.
La strada portava ad un capoluogo di provincia. Poi dalla radio si apprese che in detto capoluogo era giunto da Roma l’on. Pinco Pallino per una inaugurazione.
Una inaugurazione costata più di tutte le paghe messe insieme di quei poveracci.
Il fatto mi colpì, e tutt’oggi, quando ci ripenso, mi sento ribollire il sangue nelle vene!
Immagino quella inaugurazione: arriva l’on. Pinco Pallino: Grandi preparativi, autorità cittadine, spese da parte del comune (con le tasse pagate dai poveracci); l’on.(perché ministro e deputato) sale sul palco ... bla bla bla bla bla .... bla bla. .. Ariblablabla.
Fine della cerimonia. Spese da capogiro. E l’on. sale di nuovo nelll’autoblu e se ne torna a Roma. Pranzo, lauto pranzo alla faccia del contribuente ...
Fine di una giornata spesa bene!
A quei tempi si diceva .. purtroppo il mondo va così ...
Oggi la gente non lo dice più ... e corre dietro al canto delle sirene .. o dei grilli.

Anonimo ha detto...

"Questi ladri si sono messi tutti d'accordo. Hanno spacchettato la concussione in due reati distinti. Intanto la prescrizione diventa più breve, da 15 anni ad 8, poi si riduce la pena, da 4-12 anni a 3-8 anni. Risulterebbe quindi già prescritto (lo dice la Procura di Monza), il reato di concussione contestato a F P per il caso delle aree F. P continuerebbe a rispondere di corruzione e finanziamento illecito ai partiti, ma non più di concussione. Notare che la concussione per induzione è l'unico reato per il quale è stata diminuita la pena e la prescrizione. Che non decorre da quando il reato è scoperto, ma da quando è stato commesso. L'Europa ci chiede di rivedere il sistema della prescrizione, ma B non vuole, perché perderebbe lo scudo della ex Ci. In questo modo il favore alla concussione fa saltare centinaia di processi. E voi del Pd state a inneggiare al Pd e vi accanite sugli insulti di Grillo? Perché questa legge non è un insulto a tutti gli Italiani? Com'è che il Pd questa bestemmia l'ha votata senza fiatare? E bravo B! Non vero che sei 'quasi morto', anzi sei vivissimo per dare una mano ai ladri pubblici! E avanti così!" viviana v., Bologna
da blob Grillo

Anonimo ha detto...

A MORTE I PARTITI
FATE VOMITARE LADRI

l'ho visto scritto sui muri di una grande città

l'avrebbe voluto scrivere il 50% della popolazione:l'altro 50% è un politico o si ingrassa grazie ai politici

Anonimo ha detto...

PDL
Ormai è diventata una cantilena: -Voteremo solo quelle leggi che riterremo giuste! niente a scatola chiusa!
Le avete approvate tutte!
Ma che è successo? prima avete aperto la scatola, e dopo? ...
C'era una vecchia canzone, d'un tempo andato:
- no, cara piccina, no! cosí non va! diamo un addio all'amore, se nell'amor non c'è felicità!
Sostituite la parola amore con Pdl, e il ritornello della canzone calza come un guanto.
Ma Cicchitto, non aveva detto che ... proprio ieri!
Forse ho sognato!
Avete approvato un vergognoso massacro delle pensioni, anche di coloro che hanno lavorato per quarant'anni. Avete messo in ginocchio le imprese. Avete messo KO i piccoli proprietari dell'appartamento (1 casa). Avete avuto il coraggio di sostenere che i terremotati si devono arrangiare (poi dopo i pesci in faccia qualcosa è cambiato, per ora). Avete detto di fondare un partito nuovo che non si avvarrà dei rimborsi elettorali, e subito dopo avete approvato una legge che rimborsa la metà, a dispetto del referendum che espresse la volontà di eliminare i finanziamenti (già: invece di finanziamento avete introdotto il termine rimborso, e tutto è sistemato). A proposito di rimborsi la stampa ha denunciato dove 18 MIL, dove 15, ... insomma dovunque è tutto un mettere intasca i soldi dei rimborsi (alla faccia nostra). Si sa: in tempo di austerità, se non ci si arrangia un po', come si fa ad andare avanti? Poveretti! avete ragione! sotto rubare!!!! a man bassa!!!!!!!!!!!!!!!!
... e le stelle (volevo dire i fessi) stanno a guardare!!
ANTIPOLITICA?
CANTO DELLE SIRENE INCANTATRICI?
CRI CRI CRI DEL GRILLO?
Alla prossima tornata elettorale voterò per Belzebù. Lui sì, che in confronto, è un ragazzo perbene!

Anonimo ha detto...

Anonimo ha detto...
A MORTE I PARTITI
FATE VOMITARE LADRI
giusto!
Io però farei una piccola correzione (non me ne voglia l'anonimo col mal di stomaco)
A MORTE I PARTITI!
FATE VOMITARE ANCHE I LADRI!
In parole povere sono più ladri dei ladri!

Anonimo ha detto...

Quando i partiti litigano, alla fine su certi punti, sono tutti d'accordo.
In Toscana c'è un antico proverbio che dice:
-Sono come i ladri di Pisa! Di giorno litigano. Di notte vanno insieme a rubare.
Un proverbio che, come si può dire? sembra un abito fatto a bella posta su misura per i nostri amati politici!
L'ho detta grossa?
Vado subito a confessarmi. Ho peccato. Un peccato gravissimo! Il peccato più grande che si possa immaginare! Speriamo che non mi mandino all'inferno!
... è il peccato di ANTIPOLITICA!
... PADRE HO PECCATO! Assolvimi!
certo figliolo, se sei pentito: -ego te absolvo a peccatis tuis! ....

Anonimo ha detto...

Un'ultima birichinata e dopo smetto.
Il governo, dopo aver fatto presente la -necessità- di tarpare le pensioni ai poveracci, presentò un emendamento con il quale si sarebbero salvate per intero le pensioni d'oro! nell'interesse dell'Italia!!!! e di tutti gli italiani!
Unico provvedimento bocciato! per fortuna.
Una bella faccia! però!

Anonimo ha detto...

da il Giornale
riporto una notizia di pubico dominio, senza commenti.
La Cassazione potrebbe essere di diverso avviso.

La solita doppia morale L'Espresso di De Benedetti evade 225 milioni di euro

L'Espresso è stato condannato al pagamento di imposte su plusvalenze non dichiarate. Il gruppo editoriale: sentenza infondata e illegittima
225 milioni di euro.
Il gruppo editoriale L'Espresso è stato condannato al pagamento di imposte su plusvalenze non dichiarate per un importo pari a oltre 440 miliardi delle vecchie lire.
A ciò si aggiungono altri costi ripresi a tassazione per circa 14 miliardi e il pagamento di spese di giudizio per complessivi 500 mila euro.
Si tratta di una pronuncia che riguarda gli accertamenti dell’Agenzia delle entrate nei confronti della società risalenti all’esercizio 1991. In particolare, la commissione ha dichiarato "legittima la ripresa a tassazione di 440.824.125.000 lire per plusvalenze, ad avviso della commissione, realizzate e non dichiarate e di 13.972.000.000 lire per il recupero di costi assunti come indeducibili afferenti a dividendi e credito di imposta, con applicazione delle sanzioni ai minimi di legge e condanna alle spese di giudizio".
Il gruppo Espresso non ci sta e rileva che i propri ricorsi contro questi accertamenti erano stati accolti in due precedenti gradi di giudizio e che i fatti contestati erano stati dichiarati insussistenti in sede penale. L’Espresso ritiene la sentenza di oggi sia "manifestamente infondata oltreché palesemente illegittima sotto numerosi aspetti di rito e di merito" e confida che sarà annullata.
Ha dunque dato mandato ai propri legali per il ricorso in Cassazione.

Anonimo ha detto...

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Il binario morto del Parlamento
di Furio Colombo | 25 maggio 2012Commenti (50)
Più informazioni su: casta, finanziamento pubblico, parlamento, partiti, terremoto.

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Venti ore di tenace lavoro per non rischiare di lasciare i partiti senza soldi. Tutto avviene con uno strano silenziatore perché bisogna passare in fretta da un comma all’altro, dal mio emendamento al tuo, tanto vogliono tutti la stessa cosa. Soldi (un po’ meno di prima) per ciascun partito, e l’onorabilità perduta. “Perché non siamo tutti Belsito e Lusi”. Anzi, dobbiamo ascoltare un vigoroso discorso in difesa dei tesorieri. Non stanno pensando altro, fuori, in Italia, specialmente nelle zone del terremoto e fra le tribù degli esodati. E Beppe Grillo li aspetta. Poi toccherà ai sociologi spiegare lo strano voto “né di destra né di sinistra”. Giusto.

Anonimo ha detto...

seguito

...come pagare la politica? È un problema che condividiamo con il resto del mondo. Ma gli italiani non solo hanno già detto che cosa pensano del finanziamento pubblico dei partiti nel famoso e stravinto e rimosso referendum dei Radicali. Sono stati anche costretti ad assistere all’acquisto di diamanti da parte della vicepresidente del Senato e del suo collega Stiffoni e alla distribuzione delle “paghine” ai ragazzi Bossi, tutto (e ben altro) con soldi pubblici. Episodi di colore, direte. Ma c’è la solida testimonianza del senatore Lusi a darci notizie, in parte false e in parte vere, sullo stato di degrado e il livello di vergogna.Ma il vero, disorientante problema è la ferma linea di condotta del versante presentabile dei partiti. Possibile che nessuno abbia intravisto il dislivello fra ciò che accade qui dentro e ciò che sta succedendo là fuori, dove ci sono abbandono, isolamento, paura e rischio di rivolta? Il treno del Parlamento, affollato di maggioranza senza partito e di partiti senza maggioranza, continua a correre, confidente e veloce, su un binario morto. Dispiace, ma andrà a sbattere.