giovedì 11 settembre 2014

Er governo Rutelli. Claudio Cerasa




Che poi uno passa intere giornate a studiare. A sfogliare i libri di storia. Ad azzardare paragoni. A ricordare i successi del New Labour, gli anni della Terza Via, i trionfi dell’Spd, il faccione di Gerhard Schröder, il sassofono di Bill Clinton, il ciuffone di Tony Blair. E poi, invece, sfogliando la margherita del governo e ovviamente del Pd, è tutto più semplice ed elementare. E te ne accorgi quando passeggi per Palazzo Chigi, e osservi le facce, ricordi i nomi, le storie, i percorsi, gli intrecci, le origini, e quindi unisci i puntini. Matteo Renzi. Luca Lotti. Graziano Delrio. Lorenzo Guerini. Dario Franceschini. Lapo Pistelli. Roberta Pinotti. Persino Filippo Sensi. Persino Giuliano Da Empoli.

Unisci i puntini, dunque, e ti allontani dalla Germania, dall’Inghilterra, dagli Stati Uniti, e ritorni in Italia, ti avvicini a Roma e allora pensi che in fondo, ok, ci possono stare i parallelismi con Blair, gli accostamenti con Schröder, le brillanti narrazioni sulla nuova Terza Via (salvo, per pietà, non citare quanto valgono nelle rispettive nazioni i partiti neo socialisti che sognano di scrivere con Renzi una nuova stagione del blairisimo). Ci sta tutto, d’accordo. Ma a guardar bene per capire con un sorriso l’origine più lineare del governo Renzi forse non bisogna prenderla così alla lontana. Forse basta rimanere in Italia, a Roma. Perché Matteo Renzi, in fondo, lo ha scoperto lui, quando il premier era presidente della provincia e quando lui era il capo del partito oggi – comunisti chi? – più rappresentato al governo. Perché Luca Lotti in qualche modo lo ha cresciuto il suo partito, e lui ricorda ancora quando, giovanissimo, l’attuale braccio destro di Renzi – “Il Luca” – lo andava a prendere in macchina alla stazione per fargli girare Firenze. Perché Filippo Sensi, portavoce di Renzi, fu anche il suo portavoce, quando lui fu sindaco di Roma e anche ai tempi della margherita. Perché Dario Franceschini, oggi ministro dei Beni culturali, azionista forte del governo, ai tempi, prima di prendere un’altra strada, era, negli anni della Margherita, il coordinatore della sua segreteria.

(LSBlog)

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