giovedì 25 febbraio 2016

Intercettazioni anti-Cav. Perché ora lo scandalo. Mauro Mellini


Le notizie circa le intercettazioni “americane” delle telefonate di Berlusconi, Presidente del Consiglio, non mi sorprendono affatto. Così come non mi sorprende troppo il clamore, più che giusto, ma “stranamente” lasciato crescere e divulgare, levatosi anche da parte di chi considerava e considera qualunque malefatta da chiunque compiuta, in danno di Berlusconi, di Forza Italia, del Centrodestra e di chi non è “allineato” con il Partito dei Magistrati, con il Centrosinistra e loro satelliti, una specie di “atto dovuto”.
Non mi meraviglia troppo che anche gli Americani abbiano ritenuto opportuno prendere delle “precauzioni”, con quelle intercettazioni, ma non solo con quelle, nei confronti di un personaggio nei confronti del quale i magistrati del suo Paese, con il quale essi dovevano avere a che fare perché alleati (si fa per dire) con lo Stato da lui rappresentato avevano aperto un concorso a premi per chi la sparasse più grossa, facendo risultare dal loro “obiettivo ed imparziale” darsi da fare, che si trattava di un malfattore pericoloso, un maniaco sessuale, un facile destinatario di intimidazioni e di ricatti.
Detto questo è persino superfluo ricordare che tutto l’apparato della demonizzazione di Berlusconi, non solo quello mediatico, ma anche quello “istituzionale” (si fa sempre per dire) sin dal giorno in cui per la prima volta egli aveva messo piede a Palazzo Chigi, avevano fatto di tutto e di più per screditarlo all’estero ancor più che in Italia, dove a lungo i colpi della Magistratura-Partito e dei suoi alleati e tirapiedi, sembravano non avessero ottenuto troppo successo nel manipolargli l’elettorato.
Non condannerei nessuno (perché sono garantista) per tutta la serie di reati contro la personalità dello Stato commessi aizzando contro Berlusconi, ed il Governo Italiano da lui rappresentato, stampa, opinione pubblica, Governi e, naturalmente e di conseguenza, Servizi più o meno Segreti stranieri (da quelli italiani ci guardi Iddio) ma non è certo una stravaganza pensare che un’intensa, pertinace e, quindi, costosa azione sia stata compiuta a tutti i livelli e dai più diversi ambienti italiani per “demolire” all’Estero la figura ed il ruolo politico-istituzionale di Silvio Berlusconi.
Ma a tutto ciò deve aggiungersi un interrogativo e la risposta che ad essa deve essere data e che non mi sembra possa avere troppi margini di incertezze. Ho l’impressione che la mia diffidenza ed antipatia per le teorie dei “complotti” non mi possano indurre a modificare la convinzione che oggi, a consentire ed accendere il clamore delle rivelazioni sulle interferenze “americane” dal 2011, sul ruolo e sugli obiettivi di Wikileaks e quant’altro, siano gli stessi, cioè quelli della stessa parte politica (almeno per ciò che riguardo l’Italia) che allora si abbandonavano all’orgia di demonizzazione del “mostro” Berlusconi.
Perché? Perché c’è un proverbio che ha un valore da non dimenticare. “Chiodo scaccia chiodo”. Non sono un giudice e nemmeno un P.M. e, quindi, posso, senza ridurmi come certi P.M. palermitani a coltivare curiosità per il “gradimento” che taluno abbia per certi avvenimenti, ciò senza violare nessun dovere impostomi dal codice e dalla ragione (e senza meritare, naturalmente, del che me ne infischio, nemmeno la cittadinanza onoraria di Roccacannuccia). Tale curiosità per gli eventi politici italiani e per il “gradimento” che fatti che vengono, si fa per dire, alla luce, trovano da parte, che so, di un Renzi, mi porta a ritenere come assai probabile che, mentre sembra che da parte dei Potentati d’Europa stia maturando una crescente insofferenza per Renzi ed il suo chiacchiericcio un po’ euroscettico, quest’ultimo consideri un certo clamore (che, poi, è tutt’altro che eccessivo) per altre interferenze, arrivate ai maneggi ed ai marchingegni dei Servizi più o meno Segreti, compiuti in un recente passato in danno di un diverso personaggio che tuttora rappresenta il più rilevante antagonista di Renzi.
In altre parole: Renzi (o chi per lui) ritiene di poter usufruire a proprio vantaggio delle reazioni che l’intervento straniero, messo in atto un po’ grossolanamente dagli Americani (per non parlare di Tedeschi, Francesi etc.) per “liberarsi di quel suo predecessore ed antagonista” (dico “grossolanamente”, perché se a qualcuno servivano le intercettazioni di Berlusconi e non il fatto in sé di effettuarle e di farlo sapere, avrebbe potuto disporne in abbondanza tra quelle effettuate, più o meno ufficialmente, disponibili sul mercato giudiziario).
Il tutto potrebbe servire a smentire un altro proverbio “chi la fa se l’aspetti”. C’è sempre chi la fa e continua a farla e chi deve sempre aspettarsela. Ma sarebbe bene che, almeno, chi se la aspetta e se l’è sempre aspettata, non debba, suo malgrado, fare anche un favore a chi glie la fa.
Lasciando che certe malefatte appaiano “normali”.

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