martedì 10 aprile 2007

Lettera aperta al Presidente della Repubblica. Associazione Galileo 2001

e p.c.
Presidente del Consiglio – On. Romano PRODI

Ministro dell’Economia e delle Finanze – Prof. Tommaso PADOA SCHIOPPA
Ministro dello Sviluppo Economico – On. Perluigi BERSANI
Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare – On. Alfonso PECORARO SCANIO
Ministro per le Politiche Europee – On. Emma BONINO
Presidente del Senato – Sen. Franco MARINI
Presidente della Camera dei Deputati – On. Fausto BERTINOTTI
Presidente V Commissione Bilancio Senato – Sen. Enrico MORANDO
Presidente VI Commissione Finanze Senato – Sen. Giorgio BENVENUTO
Presidente X Commissione Industria Senato – Sen. Aldo SCARABOSIO
Presidente XIII Commissione Ambiente Senato – Sen. Tommaso SODANO
Presidente XIV Commissione Politiche UE Senato – Sen. Andrea MANZELLA
Presidente V Commissione Bilancio Camera – On. Lino DUILIO
Presidente VI Commissione Finanze Camera – On. Paolo DEL MESE
Presidente X Commissione Attività Produttive Camera – On. Daniele CAPEZZONE
Presidente VIII Commissione Ambiente Camera – On. Ermete REALACCI
Presidente XIV Commissione UE Camera – On. Franca BIMBI
4 aprile 2007

Illustre Signor Presidente,
è da tempo che l’Associazione Galileo 2001 vede con preoccupazione le decisioni assunte dai Governi e dal Parlamento italiano di ratificare il Protocollo di Kyoto. Maggiore preoccupazione manifestiamo oggi per l’ipotesi di assunzione di impegni ancora più gravosi in sede europea e nazionale relativi alla politica ambientale ed energetica.
Come cittadini e uomini di scienza, avvertiamo il dovere di rilevare che la tesi sottesa al Protocollo, cioè che sia in atto un processo di variazione del clima globale causato quasi esclusivamente dalle emissioni antropiche, è a nostro avviso non dimostrata, essendo l’entità del contributo antropico una questione ancora oggetto di studio.
In ogni caso, anche ammettendo la validità dell’intera teoria dell’effetto serra antropogenico, gli obiettivi proposti dal Protocollo di Kyoto sono inadeguati, poiché inciderebbero solo in modo irrilevante sulla quantità totale di gas serra. Totalmente inadeguati rispetto al loro effetto sul clima ma potenzialmente disastrosi per l’economia del Paese. Dal punto di vista degli impegni assunti con la sottoscrizione del Protocollo rileviamo che:
l’Italia si è impegnata a ridurre entro il 2012 le proprie emissioni di gas-serra del 6.5% rispetto alle emissioni del 1990;
poiché da allora le emissioni italiane di gas-serra sono aumentate, per onorare l’impegno assunto dovremmo ridurre quelle odierne del 17%, cioè di circa 1/6;
in considerazione dell’attuale assetto e delle prospettive di evoluzione a breve-medio termine del sistema energetico italiano, il suddetto obiettivo è tecnicamente irraggiungibile nei tempi imposti.

All’impossibilità pratica di rispettare gli impegni assunti fanno riscontro le pesanti sanzioni previste dal Protocollo per i Paesi inadempienti, che rischiano di costare all’Italia oltre 40 miliardi di euro per ciò che avverrà nel solo periodo 2008-2012.
Al fine di indirizzare correttamente le azioni volte al conseguimento degli obiettivi di riduzione, occorre tenere presente che i settori dei trasporti e della produzione elettrica contribuiscono, ciascuno, per circa 1/3 alle emissioni di gas serra (il restante terzo è dovuto all’uso d’energia non elettrica del settore civile/industriale). Giova allora valutare cosa significherebbe tentare di conseguire gli obiettivi del Protocollo in uno dei seguenti modi:

sostituire il 50% del carburante per autotrazione con biocarburante;
sostituire il 50% della produzione elettrica da fonti fossili con tecnologie prive di emissioni.

1.Biocarburanti. Per sostituire il 50% del carburante per autotrazione con bioetanolo, tenendo conto dell’energia netta del suo processo di produzione, sarebbe necessario coltivare a mais 500.000 kmq di territorio, di cui ovviamente non disponiamo. Anche coltivando a mais tutta la superficie agricola attualmente non utilizzata (meno di 10.000 kmq), l’uso dei biocarburanti ci consentirebbe di raggiungere meno del 2% degli obiettivi del Protocollo di Kyoto.

2.Eolico. Sostituire con l’eolico il 50% della produzione elettrica nazionale da fonti fossili significherebbe installare 80 GW di turbine eoliche, ovvero 80.000 turbine (una ogni 4 kmq del territorio nazionale). Appare evidente il carattere utopico di questa soluzione (che, ad ogni modo, richiederebbe un investimento non inferiore a 80 miliardi di euro). In Germania, il paese che più di tutti al mondo ha scommesso nell’eolico, i 18 GW eolici – oltre il 15% della potenza elettrica installata – producono meno del 5% del fabbisogno elettrico tedesco.

3.Fotovoltaico. Per sostituire con il fotovoltaico il 50% della produzione elettrica nazionale da fonti fossili sarebbe necessario installare 120 GW fotovoltaici (con un impegno economico non inferiore a 700 miliardi di euro), a fronte di una potenza fotovoltaica attualmente installata nel mondo inferiore a 5 GW. Installando in Italia una potenza fotovoltaica pari a quella installata in tutto il mondo, non conseguiremmo neanche il 4% degli obiettivi del Protocollo di Kyoto.

4.Nucleare. Per sostituire il 50% della produzione elettrica nazionale da fonti fossili basterebbe installare 10 reattori del tipo di quelli attualmente in costruzione in Francia o in Finlandia, con un investimento complessivo inferiore a 35 miliardi di euro. Avere 10 reattori nucleari ci metterebbe in linea con gli altri Paesi in Europa (la Svizzera ne ha 5, la Spagna 9, la Svezia 11, la Germania 17, la Gran Bretagna 27, la Francia 58) e consentirebbe all’Italia di produrre da fonte nucleare una quota del proprio fabbisogno elettrico pari alla media europea (circa 30%).

Come si vede, nessuna realistica combinazione tra le prime tre opzioni (attualmente eccessivamente incentivate dallo Stato) può raggiungere neanche il 5% degli obiettivi del Protocollo di Kyoto. Agli impegni economici corrispondenti si dovrebbe poi sommare l’onere conseguente all’acquisto delle quote di emissioni o alle sanzioni per il restante 95% non soddisfatto.

Esprimiamo quindi viva preoccupazione per gli indirizzi che il Governo e il Parlamento stanno adottando in tema di politica energetica e ambientale, e chiediamo pertanto:

che si promuova la definizione di un piano energetico nazionale (PEN), anche con la partecipazione di esperti europei, che includa la fonte nucleare – che è sicura e rispettosa dell’ambiente e l’unica, come visto, in grado di affrontare responsabilmente gli obiettivi del Protocollo di Kyoto – e che dia alle fonti rinnovabili la dignità che esse meritano ma entro i limiti di ciò che possono realisticamente offrire;

che la comunità scientifica sia interpellata e coinvolta nella definizione del PEN e che si proceda alla costituzione di una task force qualificata per definire le azioni necessarie a rendere praticabile l’opzione nucleare;

che si interrompa la proliferazione di scoordinati piani energetici comunali, provinciali o regionali e che non siano disposte incentivazioni a favore dell’una o dell’altra tecnologia di produzione energetica al di fuori del quadro programmatico di un PEN trasparente e motivato sul piano scientifico e tecnico-economico.

Restiamo a Sua disposizione, Signor Presidente, per documentarLa puntualmente su quanto affermiamo.

Presidente:

Renato Angelo Ricci

Consiglio di Presidenza:

Franco Battaglia
Carlo Bernadini
Tullio Regge
Giorgio Salvini
Umberto Tirelli
Umberto Veronesi

Consiglio Direttivo:

Cinzia Caporale
Giovanni Carboni
Maurizio Di Paola
Guido Fano
Silvio Garattini
Roberto Habel
Corrado Kropp
Giovanni Vittorio Pallottino
Ernesto Pedrocchi
Francesco Sala
Gian Tommaso Scarascia Mugnozza
Paolo Sequi
Ugo Spezia
Giorgio Trenta
Giulio Valli
Paolo Vecchia

Altri firmatari:

Claudia Baldini
Argeo Benco
Ugo Bilardo
Giuseppe Blasi
Paolo Borrione
Cristiano Bucaioni
Luigi Chilin
Raffaele Conversano
Carlo Cosmelli
Riccardo DeSalvo
Silvano Fuso
Oliviero Fuzzi
Giorgio Giacomelli
Renato Giussani
Luciano Lepori
Carlo Lombardi
Alessandro Longo
Stefano Monti
Antonio Paoletti
Salvatore Raimondi
Marco Ricci
Roberto Rosa
Angela Rosati
Massimo Sepielli
Elena Soetje Baldini
Roberto Vacca
Giuseppe Zollino

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Signori il nucleare è stato bocciato a volontà di popolo con un referendum, e quindi nn è praticabile.(olter ad essere obsoleto e troppo costoso in termini di smalmitento di scorie)
Precisato questo i dati forniti,che sono opinionabili ma certamente rendono bene l'idea,dimostrano la nostra deficienza in tema di materia energetica e la ns totale incapaticità di programmare una politica comune e minimamente condivisa.
Il protocollo di Kyoto nn sarà la soluzione a tutti i problemi legati all'emissione di gas nell'atmosfera,però è un passaggio fondamentale x invertire la tendenza.
Molti stati europei(Francia-Germania-Uk),x citarne alcuni,hanno aderito al trattato,ed hanno una stategia di diversificazione del fabbisogno energetico.
Anche se l'eolico o il fotovoltaioco nn risolvono il problema, è importante investire in energie rinnovabili e avviare una strategia a lungo termine.
Credo poi che la prospettiva di nn riuscire a rispettare i parametri imposti dal protocollo,entro il 2012, debba essere uno stimolo a SCANTARSI e invertire la tendenza;fare come gli USA,cacciare la testa sotto la sabbia nn è un comportamento profondamente scorretto,soprattutto x chi è il maggior produttore di gas serra del pianeta.
PT

maurom ha detto...

"Anche se l'eolico o il fotovoltaioco nn risolvono il problema, è importante investire in energie rinnovabili e avviare una strategia a lungo termine".

PT stai dicendo che eolico e fotovoltaico non risolvono il problema, ma è importante investire ugualmente in energie rinnovabili: ci vuoi dire quali sono le energie rinnovabili oltre all'eolico e al fotovoltaico?

Anonimo ha detto...

Unisco idealmente la mia firma
Sarebbe bene che le eccelse menti che hanno elaborato il protocollo di Kyoto ci avessero illuminato su come realizzarlo praticamente senza imboccare la facile strada che porta all'età della pietra.
Per quanto riguarda il nucleare, a parte i catorci atomici costruiti su tutto il territorio dell’ex impero sovietico (es. Cernobyl), prenderemo sul serio coloro che lo avversano quando, tagliati i collegamenti alla rete di distribuzione, ricaveranno l’energia che consumano dal proprio mulino a vento, dai propri pannelli fotovoltaici, dai loro ciclotrainer muniti di dinamo e circoleranno esclusivamente in bicicletta.
Per quanto riguarda il signor PT stia tranquillo, gli Stati Uniti sono gli unici che stanno prendendo la cosa sul serio anche perché sono gli unici che forse sono in grado di realizzare qualcosa di concreto senza ricorrere a nebulose chiacchiere ecologiche.

Anonimo ha detto...

Possibile che quando si parla di nucleare non ci si ricorda dello smaltimento delle scorie?
Vogliamo ricordare che ad oggi non riusciamo ad avere un sistema sicuro per lo smaltimento? Quanti depositi di scorie a cielo aperto abbiamo nonostante le centrali siano chiuse da anni?
Perchè non ci preoccupiamo prima della messa in sicurezza del vecchio e poi ci preoccupiamo di un eventuale nuova era del nucleare?
Si parla di fonti rinnovabili, e ci si limita di citare il fotovoltaico e l'eolico. Mi pare che forse è arrivato il momento di togliere qualche brevetto dal cassetto.
Le alternative ci sarebbero, magari non definitive, ma che sicuramente darebbero un buon contributo al rispetto degli impegni presi.
Se sembra di parlare di fantascienza, un passo lo si può fare subito ed indolore, e cioè adottare una politica di risparmio. Purtroppo questo è un argomento che non piace ne alla destra ne alla sinistra.
Basti pensare a quanti elettrodomestici che consumano Watt nonostante siano inutilizzati.