venerdì 13 febbraio 2009

Gli chiedono persino un risarcimento, Contrada si rivolga a Genchi. Lino Jannuzzi

La Corte dei conti di Palermo ha chiesto 150mila euro di risarcimento a Bruno Contrada per danni all’immagine dello Stato in seguito alla sua condanna a dieci anni di reclusione per concorso esterno all’ associazione mafiosa. Bruno Contrada è stato il più famoso poliziotto di Palermo, dove ha combattuto la mafia per quarant’anni, e quando non c’erano ancora i “pentiti” e le intercettazioni telefoniche e ambientali per la pesca a strascico e i diabolici incroci dei tabulati del poliziotto in aspettativa sindacale e aziendale Gioacchino Genchi. Contrada ha ricevuto dozzine di encomi solenni dalla magistratura e dal ministero dell’Interno e ha fatto una splendida carriera fino alla direzione della squadra mobile e della Criminalpol e alla nomina a capo di gabinetto dell’Alto commissario antimafia e a numero tre del Sisde, il servizio segreto civile. Le gelosie e gli intrighi di qualche Caino della polizia e le lotte di potere all’interno stesso del Viminale hanno innescato contro di lui le calunnie dei “pentiti”, gli stessi mafiosi che Contrada aveva inquisito e arrestato e che lo hanno accusato per vendetta. Arrestato a sua volta la vigilia di Natale del 1992, mentre i mafiosi da lui denunciati e arrestati diventavano “collaboratori di Giustizia” e venivano scarcerati e stipendiati dallo Stato, Contrada ha scontato 31 mesi e sette giorni di carcerazione preventiva, in isolamento in un carcere militare riaperto appositamente per lui, ed è stato processato per quindici anni. Condannato a dieci anni in primo grado il 5 aprile del 1996, è stato assolto “perché il fatto non sussiste” nel primo processo d’appello il 4 maggio del 2001. Ma la Cassazione ha annullato l’assoluzione il 12 dicembre del 2002 e ha disposto un nuovo processo d’appello, che l’ha condannato, di nuovo a dieci anni, il 25 febbraio 2006, condanna che la Cassazione ha reso definitiva nel maggio del 2007. Quattro giorni dopo Contrada si è costituito nel carcere militare di Santa Maria Capua Vetere e vi è rimasto quattordici mesi, fino al luglio del 2008, quando per gravi motivi di salute gli sono stati concessi gli arresti domiciliari, prima a casa della sorella Anna a Varcaturo, in provincia di Napoli, e poi dal 14 ottobre del 2008 a casa sua a Palermo, accanto alla moglie, anch’essa gravemente ammalata. Dall’inizio dell’anno minacciano di riportarlo in galera, nonostante le sue condizioni di salute siano peggiorate, perché a Palermo potrebbe riprendere i contatti, che peraltro non sarebbero mai cessati, con l’associazione mafiosa.

E’ dopo tutto questo che ieri gli hanno notificato il provvedimento della Corte dei conti che vuole essere risarcita in quanto la sua condotta di colluso con Cosa nostra avrebbe danneggiato l’immagine delle forze dell’ordine e delle Istituzioni della Repubblica. A questo punto nasce un problema: Contrada non ha una lira, tranne la magra pensione che lo Stato gli riconosce dopo quarant’anni di servizio. Infatti, dopo quindici anni di indagini e di processi, nonostante lo abbiano rivoltato come un calzino, non hanno trovato la minima traccia di un compenso o un beneficio incassato per i presunti favori che avrebbe fatto alla mafia. Tant’è che hanno riconosciuto, sia nelle sentenza di condanna in primo grado che in quella del secondo appello, di non aver trovato il movente del suo presunto concorso in associazione mafiosa: se ha fatto dei favori alla mafia, Contrada li ha fatti gratis. Come farà ora a pagare questi 150mila euro? Una soluzione ci sarebbe: glieli potrebbe prestare Genchi, il poliziotto in aspettativa che in questi quindici anni, gli stessi trascorsi da Contrada sotto processo e in galera, ha incassato dallo Stato, con i suoi diabolici incroci di tabulati, molti milioni di euro. (il Velino)

37 commenti:

Anonimo ha detto...

ma che cazzate copi e incolli Maurom?

ma il senso dell'articolo su Genchi qual'è? Genchi ha rubato soldi allo Stato facendo il suo lavoro? e le prove?nessuno straccio di prova

solo una frase sconnessa ripetuta due volte da questo imitatore di Fede "diabolici incroci di tabulati"

e questa è la prova che smaschera Genchi?

La vita è un sogno, continua a dormire

Anonimo ha detto...

"Grazie a tutti.
Ringrazio soprattutto quei tanti ragazzi, quelle tante persone che ho incontrato oggi qui e che vengono da tutte le parti d'Italia. Sono quei ragazzi che incontro quando vado in giro per l'Italia a gridare la mia rabbia e a cercare di suscitare nella gente quella indignazione che ritengo che tutti dovrebbero avere nel vedere il baratro nel quale stanno facendo precipitare il nostro Paese.
Vedete, ieri Sonia Alfano mi ha telefonato e mi ha detto: “dobbiamo proiettare un video nel quale si vedranno delle immagini crude, delle immagini della strage di Paolo”.
Mi ha chiesto se poteva farlo, se sarei stato in qualche maniera colpito, sconvolto. Quelle immagini non mi sconvolgono affatto, vorrei che venissero proiettate ogni giorno in televisione, perché la gente si rendesse conto di quello che è stato fatto. Si rendesse conto di qual è il sangue sul quale si fonda questa disgraziata Seconda Repubblica, che capisse che è fondata sul sangue di quei morti. Vedere quelle immagini non mi sconvolge. Una cosa mi sconvolge: vedere le immagini di quelle stragi dopo aver visto quelle due persone che prima parlavano di Dell'Utri, delle bombe che metteva Mangano, e ridevano.
Ridevano, ghignavano rispetto a quelle cose: questo mi sconvolge.

Come Arancia Meccanica
Vorrei che quelle due persone venissero messe in una cella come mettevano quegli assassini di Arancia Meccanica, aprirgli gli occhi e costringerli a vedere, vedere, vedere, vedere in continuazione quelle stragi. Ecco quello che vorrei.
Io ho visto oggi quelle stragi e mi sono ricordato di una cosa che mi ha detto Gioacchino Genchi, che è arrivato sul luogo della strage due ore dopo il fatto. Io ci misi cinque ore a sapere che mio fratello era morto perché la televisione dava notizie contraddittorie: forse è stato ferito un giudice, forse sono stati feriti uomini della scorta. Fu mia mamma che, cinque ore dopo, mi telefonò dall'ospedale e mi disse: “tuo fratello è morto”.
C'era qualcuno, però, che si chiamava Contrada che lo seppe ottanta secondi dopo che mio fratello era stato ucciso e io vorrei, io chiedo, io grido: voglio che queste cose vadano a finire nelle aule di giustizia!
Che ci siano processi per queste complicità che ci sono state all'interno dello Stato!
L'avete sentito di cosa parlavano Berlusconi e Dell'Utri: ecco perché vogliono impedire le intercettazioni, perché quelle cose non possiamo, non dobbiamo sentirle.
Non dobbiamo sentirle se no ci rendiamo conto di quella che è la classe politica che ci governa, ci rendiamo conto di chi oggi ha occupato le istituzioni.Il più grande vilipendio alle istituzioni è che queste persone indegne di occupare quei posti occupino le istituzioni. Questo è il vilipendio alle Istituzioni e allo Stato.
E' il fatto che una persona che è stata chiamata “Alfa”, in un processo che non è potuto andare avanti perché è stato bloccato, come tutti gli altri processi che riguardano i mandanti occulti e esterni, possa occupare un posto così alto all'interno delle nostre Istituzioni.
Genchi arrivò in quella piazza due ore dopo la strage, mi ha raccontato che aveva conosciuto Emanuela Loi un mese prima perché faceva da piantone alla Barbera.
Era una ragazza che non era stata addestrata per fare il piantone, per fare la scorta a un giudice in alto pericolo di vita come Paolo Borsellino. Eppure quel giorno era lì a difendere con il suo corpo, e nient'altro che con quello, Paolo Borsellino. Questi sono gli eroi, non quelli di cui parlano Berlusconi e Dell'Utri, dicendo che Vittorio Mangano è un eroe.

Eroi in fila per andare a morire
Gli eroi sono questi ragazzi che il giorno dopo la morte di Falcone, ce n'erano cento tra poliziotti e Carabinieri, si misero in fila dietro la porta di Paolo per chiedergli di far parte della sua scorta.
Se erano messi in fila per andare a morire, perché Paolo sapeva che sarebbe morto. Quei ragazzi, mettendosi in fila dietro la porta di Paolo, sapevano che sarebbero morti anche loro.
Gioacchino Genchi mi raccontò che due ore dopo la strage, arrivando in via D'Amelio vide i pezzi di Emanuela Loi che ancora si staccavano dall'intonaco del numero 19 di via D'Amelio.La riconobbe perché c'erano dei capelli biondi insieme a quei pezzi.
I pezzi di quella ragazza vennero messi in una bara, vennero riconosciuti perché era l'unica donna che faceva parte della scorta, vennero mandati a Cagliari.Sapete cosa venne fatto? Quello che chiamiamo Stato ha mandato ai genitori di Emanuela Loi la fattura del trasporto di una bara quasi vuota da Palermo a Cagliari. Questo è il nostro Stato. Questo è lo Stato che ha contribuito ad ammazzare Paolo Borsellino e io vi racconto queste cose non per farvi commuovere, non per farvi piangere. Non è il tempo di piangere.
E' il tempo di reagire, di lottare, è il tempo di resistenza! Il tempo di opporsi a questo governo che sta togliendo il futuro ai nostri ragazzi, che ci sta consegnando un Paese senza futuro. E la colpa è nostra che abbiamo permesso che tutto questo succedesse.
Quando Cossiga dice - dopo la manifestazione degli universitari che hanno capito che in Italia si sta cercando di distruggere l'istruzione perché l'istruzione può portare alla resistenza, anche durante il fascismo le scuole erano centri di resistenza e i ragazzi l'hanno capito - e Cossiga cosa ha detto? Ha detto che bisogna mettere infiltrati in mezzo a quei ragazzi perché rompano vetrine, perché vengano distrutte macchine perché le ambulanze sovrastino le altre sirene. Si augura addirittura che venga uccisa qualche donna, qualche bambino perché si possano manganellare quei ragazzi.
Dobbiamo essere noi a metterci davanti a loro, siamo noi che ci meritiamo quelle manganellate per avere permesso che il nostro Paese diventasse quello che è diventato. Un Paese che non è degno di stare nel mondo civile, siamo peggio della Colombia.
Genchi è arrivato in via D'Amelio due ore dopo la strage, ripeto, si è guardato intorno e ha visto un castello. Ha capito che non poteva essere che da quel posto fu azionato il telecomando che ha provocato la strage.
Genchi allora è andato in quel castello, ha cercato di identificare le persone che c'erano dentro, mediante le sue tecniche. Ha capito che da quel castello partirono delle telefonate che raggiungevano cellulari di mafiosi. Perché Genchi ha quelle capacità, le sue conoscenze tecniche sono enormi, egli è in grado, dagli incroci dei tabulati telefonici e non dalle intercettazioni, di riuscire a inchiodare i responsabili di quella strage.
Ecco perché si sta cercando di uccidere Genchi, ecco perché così come hanno ucciso i magistrati si cerca di uccidere anche Genchi. Questo è il vero motivo: per togliere un'altra arma a quello che è la parte sana di Stato che è rimasta.
Cercano di uccidere Genchi, hanno ucciso dei magistrati. Io ieri ho sentito un magistrato – uno di questi uccisi senza bisogno di tritolo – che mi ha detto: “avrei preferito essere ucciso col tritolo piuttosto che così, giorno per giorno, come stanno facendo”. I magistrati oggi, chi ancora cerca di combattere la criminalità organizzata, non viene più ucciso con il tritolo, viene ucciso in maniera tale che la gente non se ne accorga neanche, non reagisca.

Quel fresco profumo di libertà
Le stragi del 1992 portarono a quella reazione dell'opinione pubblica, a quello che mi ero illuso di riconoscere come quel fresco profumo di libertà di cui parlava Paolo. Quel profumo di libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale, dell'indifferenza, della contiguità e fin della complicità. Quel puzzo che oggi ci sta sommergendo. Il puzzo dal quale oggi non possiamo stare lontani perché sta permeando tutto il nostro Stato, tutta la nostra vita politica, tutte le nostre istituzioni.
Io, dopo la morte di Paolo, arrivai a dire che se Dio aveva voluto che Paolo morisse perché il nostro Paese potesse cambiare allora avrei ringraziato Dio di averlo fatto morire. Questo era il sogno di Paolo, Paolo sarebbe stato felice di sapere che era morto per questo.Oggi, guardate il baratro nel quale siamo precipitati: io ringrazio Dio che Paolo sia morto, che non venga ucciso come stanno uccidendo De Magistris, Apicella, Clementina Forleo. Io ringrazio Iddio che Paolo non venga ucciso in questa maniera. Che messaggi ci arrivano dalla magistratura? Il presidente dell'Anm dice: “abbiamo dimostrato che la magistratura possiede gli anticorpi per reagire”. E' una vergogna che un magistrato possa dire queste parole! La magistratura ha dimostrato, semmai, di avere al suo interno quelle cellule cancerogene che la stanno distruggendo, e così come hanno vissuto e pervaso tutte le istituzioni, la classe politica. La magistratura, nei suoi organi superiori, ha dimostrato di essere corrotta al suo interno.
Ormai il cancro sta entrando in metastasi anche negli organi di governo della magistratura.

Mancino mente
Non è difficile, se pensiamo che a vice presidente del Csm, quello che dovrebbe essere l'organo di autogoverno della magistratura, c'è una persona indegna, indegna!, come Mancino! Una persona che mente! Mente spudoratamente dicendo di non avere incontrato Paolo Borsellino il primo luglio del 1992, quando sicuramente a Paolo Borsellino venne prospettata quella ignobile, scellerata trattativa tra lo Stato e la criminalità organizzata per cui Paolo Borsellino è stato ucciso. Perché Paolo non può aver fatto che mettersi di traverso rispetto a questa trattativa, questo venire a patti con la criminalità che combatteva, con chi poco più di un mese prima aveva ucciso quello che era veramente suo fratello, Giovanni Falcone. Paolo non può che essere rimasto così sdegnato da opporsi a questa trattativa e a quel punto andava eliminato, e in fretta.
Tant'è vero che il telecomando della strage di via D'Amelio fu premuto. Queste cose non sono potute arrivare al dibattimento perché tutti i processi sono stati bloccati.
Genchi ha dimostrato che quel telecomando era nel castello Utveggio, dove c'era un centro del Sisde, i servizi segreti italiani, è da lì che è arrivato il comando che ha provocato la strage.
Ecco perché Genchi deve essere ucciso anche lui. Hanno ucciso Paolo Borsellino, hanno ucciso Giovanni Falcone e adesso uccidono anche Genchi, De Magistris, tutti i giudici che cercano di arrivare alla verità.
Così qualunque giudice che arriva a toccare i fili scoperti muore, non si può arrivare a quel punto perché oggi gli equilibri che reggono questa seconda repubblica sono basati sui ricatti incrociati che si fondando sull'agenda rossa.
Un'agenda rossa sottratta dalla macchina ancora in fiamme di Paolo Borsellino, in cui queste trattative, queste rivelazioni che in quei giorni gli stavano facendo pentiti come Gaspare Mutolo, come Leonardo Messina erano sicuramente annotate. Quell'agenda doveva sparire, è questo uno dei motivi della strage. Quell'agenda doveva sparire, su quell'agenda io credo che si basano buona parte dei ricatti incrociati su cui si fonda questa seconda repubblica.
E allora Mancino non può venirmi a dire che non ricorda di aver incontrato Paolo Borsellino! Non può soprattutto adoperare quel linguaggio indegno che adopera. Dice: “Io non posso ricordare se fra gli altri giudici c'era anche Paolo Borsellino, che non conoscevo fisicamente”. Ma Mancino non hai visto chi era quel giudice vestito con la sua toga che trasportava la bara di Falcone? Non l'hai visto? Non ti interessavano quelle immagini? Eri ministro dell'interno e non ti interessava che cosa stava succedendo in Italia in quei giorni?
Non ti interessava, a fronte di quell'agenda che ho mostrato e nella quale c'è scritto: “ore 19.30 Mancino” scritto di pugno autografo da Paolo? Lui ha mostrato un calendarietto in cui non c'era scritto niente, l'ha mostrato semplicemente e c'erano tre frasi con gli incontri della settimana.
E' questo quello che fanno i nostri ministri, oltre che cercare di accordarsi con la criminalità organizzata. E' per questo che è stato ucciso mio fratello: perché mio fratello si è messo di traverso rispetto a questa trattativa, per questo doveva essere ucciso. Io chiedo, e non smetterò di chiederlo finché avrò vita, che sia fatta giustizia, che vengano cacciati dalle istituzioni quelle persone che sono complici di quello che è successo. Non che venga data l'impunità a chi dovrebbe essere sottoposto a processi e invece non può essere neanche indagato, intercettato, non si può fare nulla.
Dobbiamo subire, stanno adottando la tecnica della frana, per cui ci hanno infilato in un'acqua che a poco a poco si riscalda e la gente non si accorge il punto a cui arriviamo.
Attenzione! Attenti! Stiamo precipitando nel baratro e da questo baratro dobbiamo uscire perché lo dobbiamo ai nostri morti. Lo dobbiamo a Giovanni Falcone, a Paolo Borsellino, a Emanuela Loi, a questi che veramente sono eroi. Dobbiamo riappropriarci del nostro Paese, questo Paese è nostro, lo Stato siamo noi! Non queste persone che indegnamente occupano le istituzioni.
Vi lascio con tre parole che un altro dei giudici che hanno tentato di uccidere ha detto, ed è quello che dobbiamo fare, l'unica cosa che ci resta da fare prima di cadere in un regime dal quale non ci potremo più districare: resistenza! Resistenza! Resistenza!"

Salvatore Borsellino, fratello del Giudice Paolo Borsellino

Anonimo ha detto...

da www.antoniodipietro.com


"La goccia dello Stato di diritto sta per far traboccare il vaso. Ieri è cominciata, in commissione Giustizia alla Camera, la discussione sul nuovo disegno di legge del governo in materia di intercettazioni telefoniche. Dovete sapere che è un attacco allo Stato di diritto, e mi meraviglio che nemmeno i giornali “indipendenti” ne parlino.

Lascio detto oggi, quello che accadrà dello Stato di diritto quando sarà approvato questo provvedimento.

Sarà approvato cosi com’è, perché ieri ho avuto modo di riscontrare in commissione, dove ho cercato di battermi per far capire l’assurdità di certe decisioni, la certezza che non c’è peggior sordo di chi non ti vuole sentire: la maggioranza parlamentare non ti ascoltava nemmeno, non gliene fregava niente a nessuno.

Sono ben sei gli elementi che distruggono lo Stato di diritto in questo disegno di legge:

1) I criminali si scelgono il giudice

2) La beffa dell’intercettazione

3) L’inganno dell’eccezione “criminalità organizzata”

4) Eliminazione delle intercettazioni ambientali

5) La gabbia della burocrazia

6) Bavaglio ai giornalisti e Stato di polizia


1) I criminali si scelgono il giudice

Sapete cosa prevede questo disegno di legge? Il dovere di astensione e il conseguente obbligo di sostituzione del magistrato che riceve l’iscrizione nel registro di reato a seguito della denuncia da parte di una delle persone che sta indagando. Mi spiego: ogni persona che non vuole essere messa sotto indagine da un certo magistrato, può scegliersi il suo giudice, il suo Pubblico ministero. Che cosa fa l’imputato? Quando vede che c’è un Pubblico ministero che sa dove trovare le carte e le prove nei suoi confronti, basta che lo denunci. Infatti, se il magistrato risulta iscritto al registro di reato è costretto a bloccare le indagini che sta portando avanti. Ogni imputato può scegliersi il suo giudice. D’ora in poi, la criminalità organizzata, i terroristi, i mafiosi se vedono un magistrato come De Magistris, Forleo, insomma un magistrato che fa il proprio dovere, lo denunciano. In quel momento, senza guardare in alcun modo la bontà della denuncia, il magistrato si deve dimettere e non può più portare avanti l’indagine. Mi pare che questo sia di una gravità inaudita.

2) La beffa dell’intercettazione

Per poter intercettare una persona ci vogliono “gravi indizi di colpevolezza”. Significa: non puoi più intercettare se hai degli indizi di un reato che si è commesso, non puoi più intercettare se hai degli elementi da chiarire, ma puoi intercettare solo se sai che la persona è colpevole. Ma se sai che la persona è colpevole, perché la devi intercettare? La verità è che se non la intercetti non sai che è colpevole, quindi, non la puoi intercettare e non puoi scoprire il reato. Ancora una volta, sposti il magistrato e intercetti quando è inutile.

3) L’inganno dell’eccezione “criminalità organizzata”

Dicono che si può intercettare anche se non ci sono indizi di colpevolezza nei casi di criminalità organizzata. E’ un’altra truffa, perché la criminalità organizzata è composta da un gruppo di persone che commettono un numero indefinito di reati in un periodo di tempo che può essere anche lungo. Infatti sappiamo che solo alla fine delle indagini, una volta scoperta l’esistenza dell’associazione a delinquere, dell’associazione terroristica, si può scoprire che invece di una, sono coinvolte più persone, invece di uno, sono stati commessi più reati, e si scopre che questi sono legati da un unico filo criminoso. Insomma, non lo puoi scoprire prima, ma alla fine. Ma se puoi indagare solo quando hai la prova dell’esistenza dell’associazione criminale, non riuscirai mai a scoprirlo, perché lo potrai sapere solo alla fine. E’ chiaro: questo disegno di legge è scientifico, luciferino e mefistofelico.

4) Eliminazione delle intercettazioni ambientali

Per poter intercettare in via ambientale, c’è bisogno della contestualità del reato. Mi spiego: che cosa sono le intercettazioni? Sono la captazione di voci, di immagini che possono avvenire sia attraverso il telefono, sia attraverso una microspia che viene messa nel luogo in cui le persone parlano. Possono parlare a casa, al bar, ai giardinetti, ai parlatori delle carceri e in altri posti. L’intercettazione ambientale è la più importante perché al telefono non parla più nessuno, perché si sa che si può essere intercettati. Con questo sistema, con questo disegno di legge si può effettuare l’intercettazione ambientale solo nel momento del fatto, cioè questa è valida solo nel momento in cui viene commesso il reato. Quindi se vuoi intercettare una persona per sapere se farà una rapina, non la puoi intercettare il giorno prima. Insomma, lo puoi fare solo nel momento in cui fa la rapina, dove si fa tutto meno che parlare. Né puoi intercettare il giorno dopo la rapina, dove dicono “cento a me, cento a te, cinquanta alla figlia del Re”. Insomma, non puoi intercettare la persone che hanno commesso il reato perché non stanno facendo più la rapina, ma si stanno spartendo il bottino ... Capite che è un’altra presa in giro!

5) La gabbia della burocrazia

Per poter fare un’intercettazione telefonica non bastano più il Pubblico ministero e il giudice, ma bisogna andare al Tribunale presso il distretto della Corte d’Appello.

Immaginate quanti atti bisogna spostare. Se si trattasse di un fascicolo composto da dieci carte lo potrei capire, ma immaginate un fascicolo, come quello che avevo fatto io per Mani Pulite, un milione e mezzo di carte, o quello di De Magistris, di duemila pagine. E dove ogni volta che bisogna fare richiesta per un’intercettazione, bisogna portare questi fascicoli dalla procura, dove si sta indagando, fino al tribunale distrettuale con un camioncino, per poi aspettare che un collegio di tre giudici l’approvi.

Inoltre, un giudice basta per condannare all’ergastolo, mentre per intercettare e per acquisire i tabulati delle telefonate, ci vorranno tre giudici. Immaginate che farraginosità.

Soprattutto, ogni volta che uno di questi giudici ha deciso sulle intercettazioni, non potrà più decidere sugli altri provvedimenti da prendere, e quanti giudici ci vorranno in tutti i tribunali? Ogni giudice dovrà astenersi dal procedere ogni volta che ha già proceduto una volta nei confronti di qualcuno. Resta il fatto che se c’è un’indagine di una trentina di persone nel giro di un mese, nessun giudice potrà poi giudicarli e bisognerà aspettare che arrivi un nuovo concorso tra qualche anno, o fra qualche prescrizione.

6) Bavaglio ai giornalisti e Stato di polizia

Questa è la gravità con cui si sta procedendo per impedire che si scoprano i reati. Allontanamento dei magistrati che indagano, impossibilità di indagare, ed infine l’ultima perla: l’impossibilità per voi di venire a sapere come stanno i fatti. Questa norma, infatti, non dice solo che non si può intercettare e che il magistrato può essere mandato via dal suo imputato se non gli piace, ma dice anche che i giornalisti e l’informazione non devono dire più niente. Tutto verrà fatto al buio, in uno Stato di polizia, nessuno deve sapere niente: che cosa è successo alla Clinica Santa Rita, perché a Napoli sono successe tutte quelle cose con Romeo, perché in Abruzzo è successo lo scandalo Del Turco. Nessuno deve sapere niente fino a quando non si concludono le indagini, e soltanto con riferimento alle persone direttamente interessate. Ma una cosa è il segreto istruttorio, altra cosa è il diritto dell’opinione pubblica di sapere che un sindaco, un presidente della Provincia, un presidente della Regione, un grande imprenditore italiano, a cui hai affidato i tuoi soldi, è scappato con il malloppo. Una cosa è il segreto istruttorio per non rovinare le indagini mentre si fanno, altra cosa è il venire a conoscenza delle ragioni per cui una persona viene arrestata. Perché un domani può arrivare uno Stato di polizia, uno che ti arresta e non puoi sapere il perché, non devi sapere nulla, e se chiedi qualcosa o se informi di qualcosa qualcuno, vai in galera pure tu, come si usava ai tempi del fascismo.

Conclusioni: Stato di diritto addio ed economia a rotoli

Capite che tutto questo sta prefigurando da una parte uno Stato di polizia, dall’altra uno Stato dell’impunità. Di questo si sta occupando il governo Berlusconi, invece di venire incontro alle istanze dei cittadini con disegni di legge e provvedimenti che riguardano l’economia, il lavoro, la disoccupazione, gli ammortizzatori sociali, i giovani senza futuro. Perché si occupa di questo? Per spostare l’attenzione verso quello che non sa risolvere, cioè l’economia a rotoli del nostro Paese.

Riflettete amici, riflettete."

Anonimo ha detto...

... Di questo si sta occupando il governo Berlusconi, invece di venire incontro alle istanze dei cittadini con disegni di legge e provvedimenti che riguardano l’economia, il lavoro, la disoccupazione, gli ammortizzatori sociali, i giovani senza futuro. ...

Cose che stava egregiamente facendo il governo Prodi.!!!!!

Anonimo ha detto...

da www.antoniodipietro.com

... mi pare che il Tonino nazionale, non abbia fatto una gran bella figura, sia con i compagni (compari) di partito, sia con la sua prole.
A parte il fatto che ormai sappiamo che fa anche il palazzianro.

Anonimo ha detto...

palazzianro.
> Palazzinaro

Anonimo ha detto...

NOTIZIA UTILE PER TUTTI

Il Parlamento sta allegramente abolendo il diritto di cronaca.

I giornalisti non potranno più pubblicare, nemmeno in maniera «parziale o per riassunto o nel relativo contenuto, atti di indagine preliminare, nonché quanto acquisito al fascicolo del pm o del difensore, anche se non sussiste più il segreto» fino al processo, che di solito inizia 4-5 anni dopo le indagini.

Se lo fanno, rischiano l’arresto fino a 1 anno o una multa fino a 10 mila euro.

Con questa porcata, non sapremmo ancora nulla del perché degli arresti di politici napoletani nello scandalo Romeo, del governatore Del Turco, del sindaco D’Alfonso, di Angelucci, ma anche dei giovinastri che hanno stuprato ragazze e incendiato immigrati a Roma e dintorni (per citare gli ultimi fatti).

Niente di niente: né le tesi dell’accusa, né quelle della difesa.

Così, se ci sono errori giudiziari, la stampa non potrà più svolgere la sua funzione di controllo. E, se ci sono prove schiaccianti di condotte scorrette di personaggi pubblici, non si potrà mandarli subito fuori dai piedi (come si fece con Fazio, Fiorani, Moggi, Saccà).

Bruno Vespa esulta: «Ho sempre usato intercettazioni di vicende giunte a dibattimento». Balle: un mese fa dedicò un intero Porta a Porta alle telefonate del caso Romeo. Ma sentite quest’altra, che è strepitosa: «Bisogna evitare di processare le persone in tv prima che lo facciano i giudici». A parte i processi di Cogne, Erba, Rignano Flaminio, Garlasco e Perugia, celebrati e ricelebrati in anteprima a Porta a Porta, l’insetto ha ragione: lui, prima del processo, processa direttamente i giudici.

Anonimo ha detto...

... Il Parlamento sta allegramente abolendo il diritto di cronaca ...

Mauro,
ma è vero che le cose stanno così'?
In effetti sarebbe davvero una cosa assurda!
Se le conseguenze delle legge in questione fossero queste, io non sarei d'accordo.
z

Anonimo ha detto...

Disegno di legge recante: "Norme in materia di intercettazioni telefoniche, telematiche e ambientali. Modifica della disciplina in materia di astensione del giudice e degli atti di indagine. Integrazione della disciplina sulla responsabilità amministrativa delle persone giuridiche.".
(approvato dal Consiglio dei Ministri nella seduta del 13 giugno 2008)

Art. 2
(Modifiche agli articoli 114 e 115 del codice di procedura penale)

1. L'articolo 114, comma 2, del codice di procedura penale, è sostituito dal seguente: «2. È vietata la pubblicazione, anche parziale o per riassunto o del relativo contenuto, di atti di indagine preliminare, nonché di quanto acquisito al fascicolo del pubblico ministero o del difensore, anche se non sussiste più il segreto, fino a che non siano concluse le indagini preliminari ovvero fino al termine dell'udienza preliminare. ».

Anonimo ha detto...

ANCHE SE NON SUSSISTE PIU' IL SEGRETO ISTRUTTORIO.
Non ci vuole un genio per capire.

Anonimo ha detto...

minacce al dott. raffaello falcone
Apprendiamo solo oggi delle minacce subite dal Sostituto Procuratore della Repubblica di Napoli Dott. Raffaello Falcone. Indipendentemente dall'apprezzamento personale e professionale che chiunque non può far altro che manifestare nell'averlo conosciuto personalmente o incrociato nelle aule di giustizia, allo stesso va con forza pubblicamente manifestata solidarietà, così come a favore di chiunque profonde i propri sforzi in battaglie di legalità.

Fonte: Il Mattino di Napoli del 13/01/2009
Autore: l.d.g.
Cinque proiettili di una calibro «9per21» e una lettera minatoria. Un pacco


ecco in quale clima e con quale clima lavorano i magistrati italiani che volgiono fare semplicemente il loro lavoro, con onestà e indipendenza, senza subire il pesante condizionamento della politica. Potrei citare centinalia di esempi come questo. I magistrati italiani sono sempre più soli, abbandonati dalla politica, che sembra occuparsi solamente di potenziare le procure e manomettere la giustizia penale (chissà come mai): ma quel che è più grave, abbandonati dall'opinione pubblica, che invece dovrebbe sostenerli, nel silenzio totale dei mezzi di informazione asserviti.

Anonimo ha detto...

scusate l'errore: depontenziare le procure

maurom ha detto...

L'offensiva mediatica dei giustizialisti è massiccia.

I commenti sono monopolizzati da sacerdoti talebani che hanno un solo credo: i giudici vanno difesi a prescindere!
Da parte nostra, con la lodevole eccezione di Zeus, silenzio assoluto; non una nota, una parola, una citazione per difendere le nostre idee. E' così che si monopolizza l'informazione.
La calunnia è un venticello...

Zeus non preoccuparti: in Parlamento deve fare ancora molta strada la legge sulle intercettazoni.

Anonimo ha detto...

a mauro
Ok!
Zeus

Anonimo ha detto...

Da parte nostra, con la lodevole eccezione di Zeus, silenzio assoluto; non una nota, una parola, una citazione per difendere le nostre idee.

se non le esprimi forse ne hai ben poche...

Anonimo ha detto...

L'offensiva mediatica dei giustizialisti è massiccia.

Disegno di legge del governo riportato con il virgolettato e preso dal sito ufficiale del ministero della giustizia...e lui se la prende con i giustizialisti...secondo me non sei registrato

Anonimo ha detto...

Per te mio caro Zeus, solo per amore dei fatti e non delle opinioni

Chi rallenta la giustizia

di Bruno Tinti

Ogni tanto i politici italiani si avventurano in frasi destinate, nelle loro intenzioni, a restare nella Storia. Sarebbe meglio che, almeno, stessero zitti.

Il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, ha svolto alla Camera la sua relazione annuale sull’amministrazione della giustizia; e ha detto: la crisi della giustizia «ha superato ogni limite di tollerabilità. Il più grande nemico della giustizia è la sua lentezza che coinvolge negativamente lo sviluppo del Paese».
Poi è comparso lo «Schema di disegno di legge recante: Disposizioni in materia di procedimento penale» e tante altre sorprendenti novità. E io sono rimasto a chiedermi che ne è stato del problema della lentezza dei processi.

Non basta un volume per parlar male di questa riforma. E così, per il momento, parlo solo di una stupefacente novità. Il nostro dissennato codice di procedura penale qualche sprazzo di ragionevolezza lo conservava: secondo l’art. 238 bis, le sentenze emesse in un processo e divenute irrevocabili (significa che non si può più fare appello né ricorso per Cassazione) potevano essere acquisite in un altro processo e costituire elemento di prova, purché confermate da altri riscontri. La cosa si capisce meglio con un esempio. Processo a carico dell’avvocato inglese Mills per corruzione in atti giudiziari; come tutti sanno, nello stesso processo era imputato anche il presidente del Consiglio, come corruttore. Poi è arrivato il Lodo Alfano e la posizione di Berlusconi è stata stralciata (vuol dire che di un processo solo se ne sono fatti due; quello a carico di Mills è continuato e l’altro è stato sospeso). Ora entrambi gli imputati attendono il loro destino: Mills aspetta di sapere se sarà condannato, la sentenza è attesa a giorni. Berlusconi aspetta di sapere se la Corte Costituzionale deciderà che il Lodo Alfano è incostituzionale. Se il Lodo Alfano non superasse l’esame della Corte (il suo predecessore, il Lodo Schifani, l’ha già fallito), il processo a suo carico riprenderebbe e, qui è il punto, la sentenza nei confronti di Mills, quando definitiva, potrebbe essere acquisita e fare prova dei fatti in essa considerati. Se fosse una sentenza di condanna, essa costituirebbe prova del fatto che Berlusconi corruppe Mills; tanto più se, secondo l’ipotesi di accusa, i «piccioli», i soldi, fossero davvero arrivati da un conto nella sua disponibilità.

Guarda caso, l’articolo 4 della riforma destinata a risolvere il problema della lentezza dei processi dice: l’articolo 238 bis è sostituito; nei procedimenti relativi ai delitti di cui agli articoli 51, commi 3-bis e 3-quater, e 407, comma 2, lett. a), le sentenze divenute irrevocabili possono essere acquisite ai fini della prova del fatto in esse accertato. Sembra tutto uguale, vero? Invece no: adesso le sentenze emesse in un altro processo fanno prova solo nei processi per mafia, terrorismo, armi (da guerra) e stupefacenti; per tutti gli altri reati non se ne parla, carta straccia.

Recuperiamo l’esempio. Quando e se Mills sarà condannato, e quando e se la Corte Costituzionale avrà bocciato il Lodo Alfano, la sentenza che ha condannato Mills non potrà essere utilizzata nel processo a carico di Berlusconi: si dovrà ricominciare tutto daccapo. Che non sarebbe grave: se vi erano elementi per condannare Mills, gli stessi elementi potranno far condannare Berlusconi. Ma, tempo di rifare tutto il processo (qui la riforma ha studiato parecchie cosucce che lo rallentano), sarà arrivata santa prescrizione.

Naturalmente questa bella trovata è una legge dello Stato; e, come tale, vale per tutti, non solo per il suo primo beneficiario.

Sicché possiamo porci la solita domanda: in che modo questa parte di riforma (le altre parti sono anche peggio) potrà eliminare il grande cruccio di Alfano, «la lentezza della giustizia»?

Va detto che questo ministro e il suo presidente sono anche sfortunati: lo scorso 26 gennaio la Corte Costituzionale (sentenza n. 29) ha ritenuto che l’articolo 238 bis (proprio quello modificato dalla riforma) era costituzionalmente legittimo; ne consegue che l’aver previsto che esso valga solo per alcuni reati e non per altri è, questo sì, incostituzionale. E così anche questa farà la fine di tante altre leggi emanate in spregio alla Costituzione; dopo aver assicurato l’impunità a tanti delinquenti, finirà ingloriosamente nel cestino. Ma è troppo chiedere che, prima di legiferare, studino un pochino?

Anonimo ha detto...
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Anonimo ha detto...

... Ma è troppo chiedere che, prima di legiferare, studino un pochino?...

E intanto la criminalità straniera dilaga sempre di più.
E intanto Voi state a spaccare il capello in quattro sui provvedimenti per la sicurezza.
E intanto gli arrivi dei clandestini aumentano.
E intanto è urgente toglierseli dalle tasche, e non stare a discutere sui cavilli costituzionali (la costituzione è fatta per noi, noi per difendere la criminalità straniera).
E intanto eccovi la risposta della Sardegna.
Auguri e figli maschi.

Anonimo ha detto...

PS
Con buona pace del vostro unico argomento, che fa acqua da tutti i numerosi buchi.
"Dagli a Berlusconi!!!"
Fiasco anche in Sardegna!
Ok?

Anonimo ha detto...

ps del ps
Un gatto nero incontra Walter (Walterloo), si tocca i c.... e fa le corna, e fugge prima che Walter gli attraversi la strada.

Anonimo ha detto...

Capezzone: "Il Pd ha sbagliato due volte" "Soru e il Pd hanno sbagliato due volte: una prima volta a demonizzare Berlusconi (sgradevolmente descritto come 'colonizzatore') e una seconda volta a sottovalutare Cappellacci": così Daniele Capezzone, Pdl, portavoce di Forza Italia. "Il centrosinistra può avere motivi definitivi per pentirsi di queste scelte.
dal Giornale

Anonimo ha detto...

"E intanto la criminalità straniera dilaga sempre di più."

e cosa c'entra con il rallentamento della giustizia a cui ti sei legato con la frase "Ma è troppo chiedere che, prima di legiferare, studino un pochino?"


"E intanto Voi state a spaccare il capello in quattro sui provvedimenti per la sicurezza."

Veramente l'articolo fa riferimento ad altro e non alla sicurezza


"E intanto gli arrivi dei clandestini aumentano."
e cosa c'entra con il rallentamento della giustizia ??

Anonimo ha detto...

te lo spiego io cosa c'entra:
voi di sinistra siete pidocchiosi, siete falsi moralisti,sporchi e capelli rasta, andate sempre a trovare il pelo nell'uovo, questo si fa , questo non si fa
e chi lo dice?la costituzione? la cambieremo!!comunisti di m...a

per voi rubare è una cosa orrenda mentre è la normalità per noi, la corruzione dilaga e chi se ne frega, l'importante che ci arricchiamo noi e voi poveracci rimanete al palo, a soffrire

state rompendo con la storia delle intercettazioni e noi le cambiamo


facciamo ciò che ci pare

w il malaffare, w la politica che ci da il pane e ci difende da voi
firmato
La gente

Anonimo ha detto...

via i giudici via i comunsti w l a libertà fuori dalle carceri gli uomini per bene

Anonimo ha detto...

poveraccio, goditi Mastella

Anonimo ha detto...

... Subito dopo le vicende e le polemiche per la tassa sul lusso, sulle seconde case e sulla plusvalenza da pagare in caso di vendita, dissi e scrissi: è l’inizio della fine di Soru, la Consulta dirà no e alla fine questa operazione verrà percepita dai sardi come una manovra che li danneggia, non sarà rieletto.

Prima o poi tutti i nodi vengono al pettine!!!

Anonimo ha detto...

... poveraccio, goditi Mastella...

Io a Mastella farei un monumento e gli conferei la medaglia al valore.
Ha il merito,il grande merito, di aver fatto cadere il governo Prodi.
E anche se in vita sua non avesse fatto altro, si è conquistato tutto il mio affetto.
Pensate che disgrazia per l'Italia, se oggi al governo ci fosse sempre Prodi e tutta la sgangherata banda del c/sinistra!
Onore a Mastella!

Anonimo ha detto...

anche io farei un monumento a Mastella e Berlusconi; mi hanno fatto capire che il delitto paga sempre, l'arroganza e la protervia dei potenti prevarica sempre, il malaffare e la mafiosità vincono e vinceranno sempre

provo pena per quei poveraci che credono ancora nella giustizia e nella legge

Anonimo ha detto...
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Anonimo ha detto...

...provo pena per quei poveraci che credono ancora nella giustizia e nella legge......

COME SE GIUSTIZIA E LEGGE FOSSERO UN'ESCLUSIVA DI PRODI, VELTRONI, BERSANI, D'ALEMA, FASSINO

"Facci sognare!
Allora abbiamo una banca!"

Anonimo ha detto...

nei forni destra e sinistra berlusconiani e veltroniani

pulizia etnica ci vuole in Parlamento


verrà il tempo cari ladri che vi faremo assaggiare il manganello e l'olio di ricino

Anonimo ha detto...
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Anonimo ha detto...
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Anonimo ha detto...
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Anonimo ha detto...
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Anonimo ha detto...

Claudio Sabelli Fioretti intervista Piercamillo Davigo
da La Stampa del 16 febbraio 2009



[...]"Quando l’imputato viene assolto, il pm ha sbagliato?
«Un conto è che uno venga assolto perché le prove dimostrano che non c’entra. Un conto è che le prove vengano meno. Tu lo devi assolvere ma non vuol dire affatto che è innocente. Se non fai il giudice ma lo storico, tu scrivi che quello è il mandante dell’omicidio, perché ci sono degli elementi ragionevoli per ritenere che sia il mandante dell’omicidio».

C’è un segretario di un partito, Cesa, che è innocente anche se ha confessato il suo reato ...
«Ha conquistato una prescrizione».

Quindi è innocente.
«Facciamo un caso. Il mio vicino, quello cui affido mia figlia per accompagnarla a scuola, viene accusato di essere un pedofilo. Finché non si pronuncia la Corte di Cassazione è innocente. Ma io continuo ad affidargli mia figlia?».

Applicato ai politici ...
«La Costituzione dice “i cittadini a cui sono affidate pubbliche funzioni hanno dovere di adempiere ad esse con disciplina ed onore”. Disciplina ed onore è qualcosa di più che osservare la legge. Tutti i politici si prendono la prescrizione come se nulla fosse. C’è onore nell’accettare la prescrizione?».[...]