sabato 21 febbraio 2009

Gli stranieri e la mecca del crimine. Luca Ricolfi

Periodicamente l’opinione pubblica si allarma per il problema della criminalità e della violenza. I giornali soffiano sul fuoco. Il governo tenta di fare qualcosa (è di ieri l’approvazione in Consiglio dei ministri del decreto anti-stupri). Maggioranza e opposizione tirano acqua ai rispettivi mulini. Quando al governo c’è la sinistra e all’opposizione c’è la destra, il copione è già scritto: la sinistra minimizza e la destra drammatizza. Quando invece, come oggi, i ruoli di governo e opposizione sono invertiti, il copione va in crisi. La sinistra vorrebbe cavalcare la paura, ma non può farlo perché i suoi riflessi condizionati buonisti le suggeriscono di sdrammatizzare. La destra, per contro, vorrebbe tanto drammatizzare, ma deve trattenersi perché è al governo e teme di essere considerata responsabile di quel che succede. Dopo i recenti casi di stupro a danno di donne italiane e straniere siamo dunque tornati a farci le solite domande. La criminalità è in aumento? Gli stranieri delinquono di più degli italiani? I romeni hanno una speciale vocazione per i reati di violenza sessuale? O sono tutte «percezioni»? Sull’andamento della criminalità non si può dire molto. Con i dati finora disponibili (non definitivi e fermi al 1° semestre 2008) possiamo solo fissare qualche punto. La criminalità è aumentata molto subito dopo l’indulto: +15,1% in un anno, fra il primo semestre 2006 e il primo semestre 2007. Nel primo semestre del 2008 è diminuita rispetto al 2007, presumibilmente a causa dell’elevato numero di «indultati» recidivi, liberati e poi riacciuffati dalle forze dell’ordine. Ma la diminuzione non è stata sufficiente a compensare l’impennata del 2007, cosicché due anni dopo l’indulto il numero di delitti era un po’ maggiore di quello pre-indulto. Per esempio abbiamo più rapine (+4,9%), più omicidi volontari consumati (+7,7%), più truffe e frodi informatiche (+10,7%). In breve: le carceri sono strapiene, esattamente come lo erano prima dell’indulto (60 mila detenuti), e il numero di delitti è un po’ maggiore di allora. Sul tasso di criminalità dei cittadini stranieri è difficile lavorare con statistiche precise, perché si ignora il numero esatto degli irregolari, però la situazione è piuttosto chiara.

Il tasso di criminalità degli stranieri regolari è 3-4 volte quello degli italiani, il tasso di criminalità degli stranieri irregolari è circa 28 volte quello degli italiani (dati 2005-6). Fino a qualche anno fa la pericolosità degli stranieri, pur restando molto superiore a quella degli italiani, era in costante diminuzione, ma negli ultimi anni questa tendenza sembra essersi invertita: la pericolosità degli stranieri non solo resta molto superiore a quella degli italiani, ma il divario tende ad accentuarsi. Resta il problema della violenza sessuale e degli stupri. Qui la prima cosa da dire è che i mass media sono morbosamente attratti dalle violenze inter-etniche - lo straniero che stupra un’italiana, l’italiano che stupra una straniera - e riservano pochissima attenzione alle violenze intra-etniche, che a loro volta sono spesso intra-famigliari (donne violentate da padri, zii, suoceri, partner più o meno ufficiali). Ma i mass media, a loro volta, amplificano una distorsione che è già presente nelle denunce: l’assalto di un branco di adolescenti a una ragazzina all’uscita da scuola ha molte più probabilità di essere denunciato di quante ne abbiano le vessazioni di un padre-padrone, non importa qui se dentro un campo nomadi o in una linda villetta piccolo borghese. Basandosi esclusivamente sulle denunce, quel che si può dire è che la propensione allo stupro degli stranieri è 13-14 volte più alta di quella degli italiani (dato 2007), e che - anche qui - il divario si sta allargando: l’ultimo dato disponibile (2007) indicava un rischio relativo (stranieri rispetto a italiani) cresciuto di circa il 20% rispetto a tre anni prima (2004). Infine, i romeni. In base ai pochi dati fin qui resi pubblici, la loro propensione allo stupro risulta circa 17 volte più alta di quella degli italiani, e una volta e mezza quella degli altri stranieri presenti in Italia. Lo stupro non è però il reato in cui i romeni primeggiano rispetto agli altri stranieri. Nella rapina sono 2 volte più pericolosi degli altri stranieri (e 15 volte rispetto agli italiani), nel furto sono 3-4 volte più pericolosi degli altri stranieri (e 42 volte rispetto agli italiani). Nel tentato omicidio e nelle lesioni dolose, invece, sono leggermente meno pericolosi degli altri stranieri, ma comunque molto più pericolosi degli italiani (7 e 5 volte di più rispettivamente). Si può discettare all’infinito sul perché il tasso di criminalità degli stranieri, anche regolari, sia così più alto di quello degli italiani. Razzisti e xenofobi diranno che l’alta propensione al crimine di determinate etnie dipende dai loro usi e costumi, se non dal loro Dna.

Ma la spiegazione più solida, a mio parere, è tutta un’altra: se gli stranieri delinquono tanto più degli italiani non è perché noi siamo buoni e loro cattivi, ma perché i cittadini stranieri che arrivano in Italia non sono campioni rappresentativi dei popoli di provenienza. Con la sua giustizia lentissima, con le sue leggi farraginose, con le sue carceri al collasso, l’Italia è diventata la Mecca del crimine. Un luogo che, oltre a una maggioranza di stranieri per bene, attira ingenti minoranze criminali provenienti da un po’ tutti i Paesi, e così facendo crea l’illusione prospettica dello straniero delinquente. Perciò hanno perfettamente ragione gli italiani che hanno paura degli immigrati, ma hanno altrettanto ragione gli stranieri onesti che si sentono ingiustamente guardati con sospetto. I cittadini italiani privi di paraocchi ideologici non possono sorvolare sul fatto che uno straniero è dieci volte più pericoloso di un italiano. Ma farebbero ancor meglio a rendersi conto che ogni comunità straniera è costituita da due sottopopolazioni distinte: gli onesti attirati dalle opportunità di lavoro, e i criminali attirati dalla debolezza delle nostre istituzioni. Il problema è che le due sottopopolazioni non si possono distinguere a occhio nudo, e quindi - in mancanza di segnali che consentano di separarle - la diffidenza diventa l’unico atteggiamento razionale. Un atteggiamento che non si supera con lezioncine di democrazia, tolleranza e senso civico, ma solo rendendo l’Italia un paradiso per gli stranieri di buona volontà e un inferno per i criminali, stranieri o italiani che siano. (la Stampa)

48 commenti:

Anonimo ha detto...

L'Italia è già un paese densamente popolato.
L'economia è in crisi.
La disoccupazione cresce.
Gli immigrati vengono a cercare lavoro. Quale? Quello che non esiste.
Causa la densità di popolazione, non si può fare un parallelo fra il fenomeno storico dell'immigrazione in America con quello odierno in Italia. E nemmeno con la situazione della Francia, dell'Inghilterra (ex colonie), della Germania (dove veniva richiesta manodopera).
Nel momento attuale il fenomeno ha assunto dimensioni colossali e, ferme restando le regole di diritto internazionale, incontenibili.
Bisogna gioco forza ricorrere ai ripari. Le leggi sono fatte per i cittadini e non viceversa. Quando un fenomeno assume dimensioni allarmanti e le leggi in vigore sono insufficienti, inidonee a sostenere la situazione, si ricorre a nuove leggi. La legge è fatta per noi, per facilitarci la vita e renderla serena e ordinata, e non per opprimerci e renderci preda e vittime dei nuovi arrivati. Noi siamo a casa nostra ed abbiamo tutto il diritto di riappropriarci della nostra vita, dei nostri costumi, delle nostre tradizioni, della nostra religione, del nostro modo di vivere.
Non possiamo renderci schiavi di leggi, nostre o internazionali, che ci lasciano alla mercè di chi arriva.
Ragion per cui è necessario che la legge superi di un salto tutti gli ostacoli, comprese le competenze dei magistrati che, una volta fatta la legge, trovano i cavilli per renderla inoperante.
E allora? Espulsioni ancora più facili, blocco degli sbarchi impiegando anche i mezzi della marina, leggi molto meno elastiche sulla permanenza nel nostro territorio.

Anonimo ha detto...

. La caccia al ladro in Maremma si è conclusa ieri in serata, con l’arresto di tre rumeni. Sono Gheorghe Marius Pop, 23 anni, ....Iulian Dolhescu, 22 anni, residente a Labico, in provincia di Roma e Ioan Apetrei, anche lui 23enne, residente a Roma

Nell’ordinanza di fermo dei due romeni responsabili della violenza di San Valentino a Roma la testimonianza dei due ragazzi aggrediti. "Ci hanno detto che sono abituati a uccidere la gente". Il drammatico racconto

Roma, una coppia di romeni fa a pezzi l'amministratore e lo mette in una valigia
il cadavere e' stato fatto a pezzi ...da una coppia di romeni. La donna ha confessato
Roma....

Arrestata banda banda di feroci rapinatori -rapine in villa- rumeni.

Violentatore romeno ... continua la serie infinita di rapine , aggressioni, violenze sessuali, furti, omicidi... Autori? Tutti romeni.

Ma per i sinistri? tutto va ben madama la marchesa!

Anonimo ha detto...

Ma la spazzatura tocca tutta a noi?

"Io gridavo, loro erano fieri perché ho solo 15 anni. Dopo hanno detto: rivestiti, cosa dirà tua madre?"
di Redazione

Ecco il racconto agghiacciante della ragazza quindicenne, che gli inquirenti chiamano «Alice», stuprata nel parco romano dalla Caffarella a San Valentino davanti agli occhi del suo fidanzatino. Il resoconto di quella violenza viene raccolto nell’ordinanza di convalida di fermo dei due romeni
Ecco il racconto agghiacciante della ragazza quindicenne, che gli inquirenti chiamano «Alice», stuprata nel parco romano dalla Caffarella a San Valentino davanti agli occhi del suo fidanzatino. Il resoconto di quella violenza viene raccolto nell’ordinanza di convalida di fermo dei due romeni.
«La ragazza riferisce che tra le 16 e le 17 si recava con il suo ragazzo - che chiameremo “Mimmo” - a fare una passeggiata nel parco della Caffarella in Roma (...) fermandosi e sedendosi a parlare con lui in area poco distante dall’uscita del parco, a circa 100 metri da un centro sportivo. Intorno alle ore 18, mentre si faceva buio, e diminuivano i frequentatori del parco, notavano due uomini incamminarsi nella loro direzione, fatto cui non prestavano particolare attenzione. I due, raggiuntili, immediatamente intimavano loro “di dar loro tutto quello che avevano” minacciandoli di morte, minaccia alla quale decidevano di non reagire per evitare violenze, subito consegnando ai due rapinatori i portafogli (con dentro complessivi 90 euro) ed i telefoni che avevano indosso. I due rapinatori a questo punto li obbligavano sempre con minaccia a seguirli all’interno dei Parco, in zona più oscura e più lontana dall’abitato e dai sentieri battuti. Giunti in un luogo con piante alte - che impedivano la visuale da lontano - uno dei due colpiva improvvisamente “Mimmo” alla “schiena con un pugno dopo averlo costretto a sdraiarsi”, mentre l’altro costringeva lei ad allontanarsi ulteriormente con lui».


ALICE: «ERO TERRORIZZATA»

«La ragazza “terrorizzata”, seguiva quindi l’uomo definito “il ragazzo dai capelli biondi”. Mentre l’altro teneva bloccato a pochi metri di distanza “Mimmo”, lui la costringeva a subire ripetuti atti sessuali (...) approfittando dello stato di terrore in cui versava la giovanissima ragazza. Durante la violenza (...) nel corso della quale la ragazza più volte urlava chiedendo aiuto, l’uomo parlava col complice (...) mostrandosi “orgoglioso e fiero” una volta appreso da lei di come fosse solo quindicenne. “L’uomo proseguiva nell’azione” nonostante lei lo supplicasse a smettere. Terminata la violenza l’uomo dai capelli biondi si scambiava i ruoli con il complice, passando lui a tenere bloccato “Mimmo”, arrivando a “fumargli sul volto” mentre l’altro la costringeva a sua volta a rapporti sessuali. Prima di allontanarsi, finite le violenze, il “ragazzo biondo” smontava il cellulare appena rapinatole, estraendone la scheda Sim e la batteria dicendo “che poteva essere pericoloso”».


«È LUI CHE MI HA VIOLENTATA»

«Quindi i due stupratori - dei quali forniva agli inquirenti precisa descrizione - si allontanavano nel parco non prima di averli ulteriormente minacciati, intimando loro di andare in direzione opposta a quella che stavano prendendo, cosa che facevano, uscendo dal parco in Largo Tacchi Venturi». Sia lei che il suo ragazzo avendo paura di reazioni violente ed ancor più sconsiderate da parte dei loro aggressori, avevano nel corso dell’aggressione non opposto gesti violenti, paralizzati com’erano dalla paura, “unico loro pensiero essendo quello di ritornare a casa”. Erano in grado di riconoscere i due aggressori. Alice ha poi precisato che il primo soggetto a obbligarla ad atti sessuali è stato “il ragazzo con i capelli chiari” seguito da quello “con la carnagione scura”. Il primo aggressore l’ha violentata “con rabbia” e “sempre mantenendo un’espressione allucinata” (...). terminata la doppia violenza i due prima di allontanarsi e di invitarli con freddezza “a incamminarsi tenendo un atteggiamento tranquillo per non destare sospetti”, le ordinavano “di rivestirsi e di riacquistare un aspetto più dignitoso, chiedendole cosa avrebbe detto sua madre vendendola senza calze”. E infine chiedendole dei fazzoletti di carta, “in quanto volevano pulirsi”...».


MIMMO: «ERANO PRONTI A UCCIDERE»

«Le dichiarazione rese da Mimmo mentre Alice era ancora in ospedale, evidenziano una narrazione dei fatti e una descrizione dei due aggressori assolutamente collimante con quello della ragazza. Mimmo ha confermato di essere con Alice rimasto come bloccato e paralizzato per tutto il corso della rapina e della violenza. Dalle sue dichiarazioni si apprende peraltro che durante la violenza i due stupratori “lo tenevano stretto” dicendogli che “doveva guardare”, che alla fine i due gli dicevano “che erano abituati ad ammazzare le persone”. Mimmo riferisce di sentirsi in grado di riconoscere gli aggressori, in particolare “quello col naso schiacciato”».



IL BARISTA: «LI HO VISTI STRAVOLTI»

«Alessandra B. e Roberto N., gestori del bar (...) hanno detto di avere per primi prestato soccorso ai due ragazzi presentatisi davanti al locale alle 18.45. Erano “molto agitati, spaventati, in evidente stato confusionale”. Alice con “vistose ferite alla gamba e al ginocchio” raccontava “di essere stata violentata da due persone”.


PARLA IL «MOSTRO»

«Vi è una piena confessione resa da Iztoika Loyos Alexandru nel corso dell’interrogatorio svoltosi in questura alle ore 2 (di notte). Iztoika, definitosi “ungherese di cittadinanza romena” e “pastore in Romania” ha compiutamente riferito i fatti in termini del tutto corrispondenti alla narrazione di Alice e Mimmo, sia per quanto riguarda concerne la rapina, sia per la violenza sessuale (...). Iztoika ha operato infine - ammessi i fatti - una altrettanto piena chiamata di correità nei confronti del “suo amico Racz Karol” (contemporaneamente riconosciuto nello foto dello stesso mostrategli nell’interrogatorio), con dichiarazioni con le quali dopo aver chiarito che la ragazza “cercava di ribellarsi e gridava e poi non ha gridato più” ha altresì ritenuto di aggiungere che l’idea originaria (...) sarebbe stata quella di rapinare i due ragazzi, “che l’idea di violentarla è venuta mentre li stava rapinando” (“non c’è stato bisogno di parlare tra di noi, e ci siamo subito capiti per realizzare il nostro proposito”, “è stato Racz a farmi notare la ragazza dicendomi in romeno ’che era bella’...”), e di avere costretto il ragazzo a guardare la violenza che il complice stava perpetrando su Alice per dispetto».

Ci suggeriscano i sinistri come fare con le attuali leggi a controllare e arginare questa immigrazione selvaggia.
Cittadini europei? Ma va! Bestie in cerca del paese del bengodi!

Anonimo ha detto...

MILANO - Forse si è persa per sbaglio, forse era solo alla ricerca di un pizzico d'avventura, proprio come il piccolo Nemo. Ma se un pesciolino pagliaccio può permettersi di passare inosservato, lei, una spilungona di dodici metri, è destinata a far notizia. Soprattutto perché non era mai successo che una megattera — la balena per antonomasia dell'Oceano Atlantico, la più amata e inseguita dai turisti — risalisse l'Adriatico fino a mostrare spruzzi e codone nel bel mezzo del golfo di Trieste.

I primi ad incrociarla lunedì sono stati i pescatori, poi è stata avvistata dalla terraferma e, alla fine, Tilen Genov è riuscito a immortalarla. Alle quattro del pomeriggio di ieri il presidente di Morigenos, l'associazione slovena per lo studio e la protezione dei mammiferi marini, era ancora a tu per tu con l'eccezionale e graditissimo ospite. «Oggi? Se sappiamo dov'è? Proprio qui davanti a noi, di fronte a Pirano! È riapparsa una decina di minuti fa, ora però mi scusi, si sta avvicinando alla barca, magari ci sentiamo più tardi», dice Genov tradendo una buona dose di emozione e c'è da capirlo, non è certo il momento di starsene col cellulare in mano, bisogna scattare nuove foto e catturare ogni dettaglio per capire se è ferita, se è spaventata e se l'esemplare sia uno dei quasi 6 mila già censiti dai biologi marini che studiano i cetacei oceanici. La balena sembra in ottima salute e non pare proprio aver paura: «Si lascia avvicinare tranquillamente, sembra non avere alcun problema — dicono dall'imbarcazione i ricercatori sloveni —. È uno splendido esemplare ed è praticamente impossibile prevedere le sue mosse». L'unica cosa sicura è che si è allontanato dal branco per poi, chissà come, ritrovarsi a scorrazzare al di qua di Gibilterra: «Si è semplicemente persa, magari inseguendo un branco di pesci — spiega Giuseppe Notarbartolo di Sciara, docente di Conservazione della biodiversità marina all'Università Statale di Milano —. Cosa decisamente rara: dalla fine dell'Ottocento a oggi è successo solo tredici volte, e nell'Adriatico c'è un unico precedente: nell'agosto del 2002 una megattera restò impigliata in una rete, per fortuna non si fece male e venne subito liberata». Ma che fare con una balena lontana 9 mila chilometri da casa? È a rischio in un habitat che le è sconosciuto? «È un animale sociale e deve vivere in branco, non può stare da sola. Normalmente si nutre di plancton, ma possono andare bene anche le sardine e le acciughe. Per sopravvivere deve però spostarsi nei fondali in cui i pescatori non hanno compiuto troppi disastri. E comunque la cosa migliore è che torni il più in fretta possibile da dove è venuta».

È un ottimo migratore, il fiato non le manca di certo. Sono infatti migliaia gli esemplari di megattera che vivono nei Caraibi d'inverno ma che, con l'estate, nuotano fino in Groenlandia a caccia di cibo: «È il grosso cetaceo più amato dal pubblico, ha caratteristiche e carattere particolarmente adatti per gli amanti del whale watching: sono espansivi, saltano volentieri fuori dall'acqua, gli sbuffi raggiungono i cinque metri d'altezza. Il loro particolarissimo canto è addirittura finito su di un disco realizzato negli anni Sessanta da National Geographic». Le balenottere che popolano il nostro Mediterraneo — una delle loro zone predilette è la Liguria Occidentale — sono sì più grandi e meno tozze, però anche assai più schive e riservate. La speranza, ora, è che la balena in vacanza in Adriatico soffra presto di nostalgia per il suo oceano e decida di fare dietrofront. Ma non c'è modo di convincerla? «Direi proprio di no, deve fare tutto da sola— afferma Notarbartolo —. Una ventina di anni fa, in California, fu possibile intervenire perché Humphrey, così venne ribattezzata la megattera, si infilò nel fiume Sacramento: come "esca" si decise di usare proprio una registrazione del canto che emettono mentre si nutrono e la cosa funzionò. Però un'operazione del genere in mare aperto sarebbe assai più complicata». Non resta che aspettare, dunque. Nel frattempo i ricercatori di Morigenos («Non le abbiamo dato un nome perché forse ce l'ha già, è quello che stiamo cercando di scoprire con i nostri colleghi nell'Atlantico ») fanno di tutto per proteggere la balena: «Controlliamo che chi la incontra non si avvicini più di una cinquantina di metri e non le stia intorno per più di 20 minuti». Sperando che alla fine torni a casa sana e salva.

Fabio Cutri

Anonimo ha detto...

Ringrazio Luciano Violante, ci offre la possibilità di suggerirgli di cosa, lui e quelli come lui, devono vergognarsi. Non si cruccino, non serve che siano loro a riconoscere i crimini del comunismo e dei comunisti. Quelli internazionali, che essi applaudirono, con la persecuzione degli intellettuali, che tanto piaceva a Napolitano, e quelli nostrani, che Togliatti negò ed i suoi successori occultarono.
Ha ragione Pansa, a ricordare che, ancora oggi, è temerario raccontare la storia della guerra civile italiana. Fu, del resto, descritta in presa diretta, ad esempio da “Rivoluzione Liberale”, diretto da Mario Panunzio. I comunisti negarono, accusarono, insultarono. Dissero: sono corrotti e venduti. Autobiografico, come sempre.
Non importa, la storia è lì, i fatti e la loro viltà incancellabili. Ma i Violante, come i Veltroni ed i D’Alema, intere generazioni, non devono vergognarsi (solo) per quel che hanno fatto i loro compagni di fede, ma per quello che hanno fatto essi stessi. Napolitano era presidente della Camera quando Moroni si sparò una fucilata in testa. Non si mosse un fiato, non si lesse il gesto disperato di chi non voleva vergognarsi, ma dire la verità: certo, abbiamo raccolto soldi, abbiamo finanziato illegalmente il partito, e, certo, fra di noi ci sono lestofanti e ladri, ma con questi non possiamo e non dobbiamo essere confusi, perché noi eravamo tenuti a non soccombere a vantaggio del più grande e ricco partito comunista d’occidente, che prendeva più tangenti di noi ed a quelle sommava i soldi sporchi di sangue, elargiti dalle dittature. Di questo, devono vergognarsi. Anche Violante, personalmente, che grazie a quei soldi sporchi ha vissuto una vita da parlamentare saccente e giustizialista. Come gli altri suoi compagni, del resto.La forza, la ricchezza, la viltà e l’immoralità dei comunisti italiani ha bloccato la nascita di una sinistra occidentale e di governo, per l’intera storia repubblicana, ed ancora oggi. Essendo rimasti eguali a se stessi, sono ora disposti a dirsi atlantisti, liberali, magari anche garantisti, purché si garantisca loro la permanenza nel privilegio e la copertura della bugia. Di questo dovrebbero vergognarsi, di sé medesimi. Ma sono omuncoli, la natura non li ha dotati dello spessore per poterlo prima capire e poi fare.

Anonimo ha detto...

L'Italia è già un paese densamente popolato.
L'economia è in crisi.
La disoccupazione cresce.
Gli immigrati vengono a cercare lavoro. Quale? Quello che non esiste.
Causa la densità di popolazione, non si può fare un parallelo fra il fenomeno storico dell'immigrazione in America con quello odierno in Italia. E nemmeno con la situazione della Francia, dell'Inghilterra (ex colonie), della Germania (dove veniva richiesta manodopera).
Nel momento attuale il fenomeno ha assunto dimensioni colossali e, ferme restando le regole di diritto internazionale, incontenibili.
Bisogna gioco forza ricorrere ai ripari. Le leggi sono fatte per i cittadini e non viceversa. Quando un fenomeno assume dimensioni allarmanti e le leggi in vigore sono insufficienti, inidonee a sostenere la situazione, si ricorre a nuove leggi. La legge è fatta per noi, per facilitarci la vita e renderla serena e ordinata, e non per opprimerci e renderci preda e vittime dei nuovi arrivati. Noi siamo a casa nostra ed abbiamo tutto il diritto di riappropriarci della nostra vita, dei nostri costumi, delle nostre tradizioni, della nostra religione, del nostro modo di vivere.
Non possiamo renderci schiavi di leggi, nostre o internazionali, che ci lasciano alla mercè di chi arriva.
Ragion per cui è necessario che la legge superi di un salto tutti gli ostacoli, comprese le competenze dei magistrati che, una volta fatta la legge, trovano i cavilli per renderla inoperante.
E allora? Espulsioni ancora più facili, blocco degli sbarchi impiegando anche i mezzi della marina, leggi molto meno elastiche sulla permanenza nel nostro territorio.

Anonimo ha detto...
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Anonimo ha detto...

MIMMO: «ERANO PRONTI A UCCIDERE»

«Le dichiarazione rese da Mimmo mentre Alice era ancora in ospedale, evidenziano una narrazione dei fatti e una descrizione dei due aggressori assolutamente collimante con quello della ragazza. Mimmo ha confermato di essere con Alice rimasto come bloccato e paralizzato per tutto il corso della rapina e della violenza. Dalle sue dichiarazioni si apprende peraltro che durante la violenza i due stupratori “lo tenevano stretto” dicendogli che “doveva guardare”, che alla fine i due gli dicevano “che erano abituati ad ammazzare le persone”. Mimmo riferisce di sentirsi in grado di riconoscere gli aggressori, in particolare “quello col naso schiacciato”».

Anonimo ha detto...

MIMMO: «ERANO PRONTI A UCCIDERE»

«Le dichiarazione rese da Mimmo mentre Alice era ancora in ospedale, evidenziano una narrazione dei fatti e una descrizione dei due aggressori assolutamente collimante con quello della ragazza. Mimmo ha confermato di essere con Alice rimasto come bloccato e paralizzato per tutto il corso della rapina e della violenza. Dalle sue dichiarazioni si apprende peraltro che durante la violenza i due stupratori “lo tenevano stretto” dicendogli che “doveva guardare”, che alla fine i due gli dicevano “che erano abituati ad ammazzare le persone”. Mimmo riferisce di sentirsi in grado di riconoscere gli aggressori, in particolare “quello col naso schiacciato”».

Anonimo ha detto...
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Anonimo ha detto...

PARLA IL «MOSTRO»

«Vi è una piena confessione resa da Iztoika Loyos Alexandru nel corso dell’interrogatorio svoltosi in questura alle ore 2 (di notte). Iztoika, definitosi “ungherese di cittadinanza romena” e “pastore in Romania” ha compiutamente riferito i fatti in termini del tutto corrispondenti alla narrazione di Alice e Mimmo, sia per quanto riguarda concerne la rapina, sia per la violenza sessuale (...). Iztoika ha operato infine - ammessi i fatti - una altrettanto piena chiamata di correità nei confronti del “suo amico Racz Karol” (contemporaneamente riconosciuto nello foto dello stesso mostrategli nell’interrogatorio), con dichiarazioni con le quali dopo aver chiarito che la ragazza “cercava di ribellarsi e gridava e poi non ha gridato più” ha altresì ritenuto di aggiungere che l’idea originaria (...) sarebbe stata quella di rapinare i due ragazzi, “che l’idea di violentarla è venuta mentre li stava rapinando” (“non c’è stato bisogno di parlare tra di noi, e ci siamo subito capiti per realizzare il nostro proposito”, “è stato Racz a farmi notare la ragazza dicendomi in romeno ’che era bella’...”), e di avere costretto il ragazzo a guardare la violenza che il complice stava perpetrando su Alice per dispetto».

Anonimo ha detto...

LOS ANGELES (USA) - L’antieroe americano del giorno si chiama Scott Weiss e ha realizzato il sogno che tutti hanno avuto almeno una volta: imbucarsi ai party con le star hollywoodiane, alle cerimonie più prestigiose. Fino all’evento degli eventi, la notte degli Oscar. Per capirci, perfino Oriana Fallaci, nel libro «I sette peccati di Hollywood» del 1958 appena ripubblicato, raccontava per diverse pagine la difficoltà di riuscire a entrare a una delle ambitissime feste. Weiss, non contento, ha completato il «Grande Slam delle imbucate» regalandosi il Ballo del Governatore, la festa del dopo-Oscar a cui devono partecipare tutti i vincitori. Un vero professionista dell'ingresso a scrocco: oltre a scattarsi una foto con i divi, si è concesso qualche chiacchiera con i vari Daniel Day-Lewis o Javier Bardem che la situazione offriva. Talmente infallibile, che la potente Academy quest’anno si è dovuta abbassare a chiedergli se per favore avesse potuto tenersi alla larga dalla cerimonia di stanotte. Ma il punto è: come diavolo ha fatto a neutralizzare ripetutamente tutti ma proprio tutti i controlli? E soprattutto: ognuno di noi potrebbe riuscirci?

PERFINO TROPPO HOLLYWOODIANO - Weiss c’è riuscito con la faccia di bronzo degna delle zingarate di «Amici Miei», e la meticolosità utilizzata da Clooney&Pitt in «Ocean’s Eleven» per sbancare i casinò di Las Vegas. Ex-attore di quarta fila, Weiss è un perito immobiliare, con l’hobby giovanile di imbucarsi. Hobby rifinito all’americana, pagando 1000 dollari per un seminario privato sulla materia con un tizio che presentava un programma sulla tv pubblica americana. Primo approccio è al party di Tom Cruise in onore dello sbarco di Beckham a Hollywood. Vi mette piede facilmente, rubacchia delle foto e lascia. Così facile che decide di passare la linea d’ombra dell’imbucato, per diventare un quasi invitato. Emmy, Grammy, Golden Globe, entra dappertutto. Una volta con i suoi due amici parcheggia il Suv vicino al teatro della premiazione: in macchina ha i cartoncini colorati per simulare il pass per il parcheggio, vino ed eleganti calici per interpretare la parte dell’invitato che rientra dopo essersi assentato per una sigaretta, e soprattutto scanner e Photoshop. Esce dalla macchina e fotografa il pass di un funzionario dell’organizzazione. Venti minuti dopo entra in teatro con il suo perfetto lasciapassare. Un’altra volta, fotografa l’interno dell’hotel giorni prima della cerimonia: studia le entrate, e viola la sicurezza senza bisogno di falsificazioni. Per i Grammy sfiora l’assurdo: il logo che contraddistingue il badge lo copia dalle figurine in vendita in edicola.

AGLI OSCAR FALSIFICANDO LA NOMINATION - Ma soprattutto Weiss riesce ad espugnare gli Oscar. Solo il piano meriterebbe una nomination alla miglior sceneggiatura. Studia tutte le entrate per un mese, per riuscire a passare i controlli come fosse un’assistente di produzione uscito un attimo per recuperare dei documenti. Ma il desiderio è di sedersi in platea da invitato, come un membro dell’Academy. Ed ecco il colpo di genio: passa in rassegna le foto dei quasi 6000 appartenenti aal'Academy finché non trova un suo (quasi) sosia, tale Alexander Petrov, regista d’animazione russo. Si allena a parlare russo per settimane, poi il giorno degli Oscar tutto avviene secondo i piani: impersona l'assistente di produzione fino ai controlli per l'ingresso in platea poi si libera del badge e diventa il regista russo. Prima si gusta la cerimonia, poi partecipa al ballo del governatore Schwarzenegger. Tutto filmato: da una collana con telecamera nascosta, e all’esterno dalla troupe di un suo amico appostata da una casa di studenti di fronte al teatro (Hollywood Boulevard non è come si pensa, qui intorno ai teatri abita gente comune, perfino ostelli). Il risultato è un documentario, "Crashers" – letteralmente «Imbucati». Hollywood non l’ha ancora comprato, ma intanto l’Academy ha deciso di mostrarlo come training pochi giorni fa a tutti i membri della sicurezza.

PROVA DIRETTA: ATTRAVERSO I CONTROLLI - Non rimane che verificare sul campo gli insegnamenti di Weiss. Intendiamoci: niente di elaborato, nessuna falsificazione, né tantomeno proveremo a entrare nel tempio del Kodak Theatre durante la premiazione. Ma a 48 ore dal gran spettacolo ci siamo chiesti: «Senza alcuna preparazione, ma con i modi e il colpo d’occhio giusti, fino a dove si può arrivare?». Weiss sostiene che il trucco sia interpretare bene la parte, muoversi sul posto come chi abbia il diritto di farlo, perché generalmente la security non ha intenzione di scocciare chi sta lavorando. Andando in giro per l’impianto di sicurezza, ci si rende subito conto di una cosa: la maggior parte degli addetti sono persone comuni, forse assunte solo per l’occasione. Non hanno addosso l’attitudine del poliziotto, ma piuttosto l’atteggiamento dell’amico a cui chiedi di tenerti d’occhio la valigia per un minuto. E’ una festa anche per loro: se chiedi di fare una foto dietro le quinte, guardano intorno per accertarsi di non essere controllati, e poi loro stessi ti scostano il tendone. La cerimonia si tiene al Kodak Theatre, accanto al Chinese Theatre, quello con le impronte delle star nel cemento. L’intero isolato è stato chiuso al traffico, il tappeto rosso e gli spalti che accolgono le star occupano la strada e sono off-limits, ma nel perimetro c’è un percorso transennato a debita distanza, aperto a tutti, perché ci sono i negozi e perché il Kodak è tutt’uno con l’Hollywood and Highlands, un centro commerciale. Il parcheggio dello shopping centre è lo stesso riservato alla produzione degli Oscar, dai negozi si cammina direttamente davanti all’entrata interna del teatro. Poi il percorso è bloccato, ma ci si avvicina tantissimo. Il pass per l’Oscar è di vari colori a seconda delle mansioni. Quello principale, per la produzione, è di colore giallo. Da un amico che lavora nell’industria cinematografica ci facciamo prestare un lasciapassare di un evento avvenuto qualche giorno fa. Nulla a che vedere con gli Oscar, ma nella forma e nella tonalità di colore il pass ricorda proprio quello per la grande notte. Camicia, giacca sportiva e borsello: non proprio un colletto bianco, ma al di sopra dello standard americano medio, siamo vestiti come uno che sta lavorando in giro. Tutta la produzione dello show è tra il teatro e il tappeto rosso, ma ci sono anche i camioncini delle varie tv, nonchè quelli del catering o del fiorista, che in questo lembo di strada non ci entravano. Attraverso un vicolo proprio di fronte all’entrata del teatro, si sbuca in una via parallela, chiusa per ospitare proprio questi aspetti tecnici. Le transenne a un capo del vicolo d’accesso sono state messe da parte per velocizzare le operazioni.

IL VICOLO DI FRONTE AL TEATRO - Ecco allora la nostra strategia d'ingresso: accedere al teatro direttamente dalla strada sarebbe troppo evidente; ma accedervi come uno indaffarato che sta arrivando a passo sicuro da questa via, sarebbe molto più credibile. Imbocchiamo il vicolo, niente. Sbuchiamo in mezzo ai minivan della Abc e delle altre tv, e riceviamo un’occhiata dall’uomo all’entrata. Ma noi facciamo squillare il telefono appositamente, e mentre continuiamo a camminare sicuri fingiamo una chiamata ad alta voce in italiano. Risultato: per la guardia diventiamo routine, forse un giornalista internazionale. Perdiamo un quarto d’ora girando tra i moduli, senza mai esibire un’espressione incuriosita, simulando di tanto in tanto una telefonata o degli importanti appunti da prendere. L’importante è farlo non in mezzo al nulla, ma neanche troppo vicini a nessun camioncino in particolare. Per dare l’idea a chi guarda di sfuggita di appartenere a qualche luogo, ma a nessuno in particolare. A un certo punto una guardia, una donna nera sulla cinquantina dall’espressione simpatica, si avvicina interessata. Il pass è girato sul retro, unica maniera per dissimulare, ma un’occhiata un minimo più attenta ci friggerebbe. E invece la guardia ci ha solo sentito parlare al telefono in italiano, e vuole raccontarci della sua vacanza in Sicilia. Ottimo, nessun altro attorno baderà più a noi dopo. Questo terreno è conquistato, è il momento di tornare indietro e provare a entrare nell’area del red carpet, dove si svolge la gran preparazione. Percorriamo il vicolo sicuri, anche se solo all’apparenza. Non incrociamo nessuno, non è necessariamente un bene. Non si può esitare quando si sbucherà davanti alle transenne. Ci siamo. A quattro passi dalla guardia, ci precede un giovane delegato di produzione con ricetrasmittente che chiede se sia la sua entrata. Ci accodiamo, e poi ci smarchiamo per accedere, quasi un po’ infastiditi per la perdita di tempo. La guardia gira lo sguardo verso di noi, che invece che tirare dritto ci giriamo leggermente a destra: un tecnico fa dei gesti a un altro tecnico, a qualche metro da lui ma in linea d’aria dietro di noi. Bingo: facciamo finta di rispondere con un accenno sicuro e puntiamo verso di lui. Il tecnico neanche ci bada, la guardia sembra rassicurata e torna ad occuparsi del delegato di produzione, noi siamo in zona franca. Tagliamo attraverso gli spalti riservati ai giornalisti, ed eccoci sul tappeto rosso. Molti giornalisti stanno registrando degli interventi, continuiamo a muoverci come se stessimo raggiungendo i colleghi. Un breve giro ricognitivo per salutare il tappeto rosso, e poi si punta al teatro. La grande entrata, liscio. L’atrio con le statuette giganti, liscio. Manca solo riuscire a entrare nell’auditorium vero e proprio. Ma l’ingresso è iperselezionato, c’è perfino il metal detector. Bisogna essere realisti. A pochi metri, ci fermiamo sul posto: ampio gesto come chi ha madornalmente dimenticato qualcosa, e giriamo i tacchi. Va bene così. Hollywood è comunque espugnata.

Tancredi Palmeri

Anonimo ha detto...

È un ottimo migratore, il fiato non le manca di certo. Sono infatti migliaia gli esemplari di megattera che vivono nei Caraibi d'inverno ma che, con l'estate, nuotano fino in Groenlandia a caccia di cibo: «È il grosso cetaceo più amato dal pubblico, ha caratteristiche e carattere particolarmente adatti per gli amanti del whale watching: sono espansivi, saltano volentieri fuori dall'acqua, gli sbuffi raggiungono i cinque metri d'altezza. Il loro particolarissimo canto è addirittura finito su di un disco realizzato negli anni Sessanta da National Geographic». Le balenottere che popolano il nostro Mediterraneo — una delle loro zone predilette è la Liguria Occidentale — sono sì più grandi e meno tozze, però anche assai più schive e riservate. La speranza, ora, è che la balena in vacanza in Adriatico soffra presto di nostalgia per il suo oceano e decida di fare dietrofront. Ma non c'è modo di convincerla? «Direi proprio di no, deve fare tutto da sola— afferma Notarbartolo —. Una ventina di anni fa, in California, fu possibile intervenire perché Humphrey, così venne ribattezzata la megattera, si infilò nel fiume Sacramento: come "esca" si decise di usare proprio una registrazione del canto che emettono mentre si nutrono e la cosa funzionò. Però un'operazione del genere in mare aperto sarebbe assai più complicata». Non resta che aspettare, dunque. Nel frattempo i ricercatori di Morigenos («Non le abbiamo dato un nome perché forse ce l'ha già, è quello che stiamo cercando di scoprire con i nostri colleghi nell'Atlantico ») fanno di tutto per proteggere la balena: «Controlliamo che chi la incontra non si avvicini più di una cinquantina di metri e non le stia intorno per più di 20 minuti». Sperando che alla fine torni a casa sana e salva.

Anonimo ha detto...

tassa e tassa,tassa e tassa e tassa tassa e tassa

chi scrive queste cose ripetute ossessivamente deve avere dei seri problemi psicologici, oltre che essere privo di ogni forma di rispetto per gli altri e decoro personale. perché disturbare così la discussione? è l'atteggiamento proprio di persone mature e civili? non è affatto divertente, ed è incivile criticare le altrui opinioni in questo modo, oppure con insulti.


Che pena.

Irene

Anonimo ha detto...
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Anonimo ha detto...

Catanzaro, giovane ucciso Arrestati due nomadi

Anonimo ha detto...

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
BERLINO (Germania) — Quello del sesso con le rughe era un tabù che aspettava soltanto di essere infranto. E' successo in questi giorni in Germania: al cinema e — all'improvviso — in tutto il Paese. Sesso nudo e crudo, in primo piano: un triangolo che si sarebbe potuto immaginare tra trentenni in carriera e che invece esplode tra due pensionati. In un'estetica esplicita, nuova.

«L'ultima frontiera della rivoluzione sessuale», ha commentato il quotidiano Die Tageszeitung sotto il titolo obamiano «Yes, we can». «Incredibile, oltraggioso, frivolo, liberatorio e magnificamente triste », ha replicato il settimanale Die Zeit. Obiettivo naturalmente centrato: il film «Wolke Neun» (Nuvola nove), nei cinema tedeschi da una decina di giorni, non ha impressionato solo la critica ed esaltato gli intellettuali, è subito diventato un'onda destinata a scuotere una società che invecchia e cerca un linguaggio nuovo per raccontarlo.

Nei primi tre giorni, il film è stato visto da più di 58 mila persone. Nonostante il tema difficile, ha già raggiunto il sesto posto al box office, superato solo da quattro produzioni americane e dalle fatine Winx. Un successo: spettatori in piedi ad applaudire alla fine delle «prime» a Berlino e Dresda, proprio come era successo quando il film era stato presentato alla Berlinale all'inizio dell'anno. E, riaccese le luci, la gente ne discute, soprattutto le donne.

La storia messa in scena dal regista Andreas Dresen («Catastrofi d'amore», «Un'estate sul balcone») è semplice. Inge (Ursula Werner) — una nonna che ha superato i 65 anni, da 30 sposata con Werner — cuce e rammenda per integrare la pensione. Quando va a casa del settantaseienne Karl (Horst Westphal) per provargli i pantaloni appena sistemati, è il colpo di fulmine: in pochi minuti i due sono abbracciati sul tappeto, via i vestiti, una passione incontenibile. Inizia il triangolo, che però mette in crisi la donna: Inge pensava di essersi ormai lasciata alle spalle una vita sentimentale e sessuale. Il senso di colpa la porta, nonostante la figlia le consigli di non farlo, a raccontare tutto al marito Werner (Horst Rehberg). Il finale sarà drammatico.

A essere scioccante non è tanto la trama quanto il ricorso a scene di sesso esplicite, realistiche, naturali tra corpi (tutti e tre, perché Inge continua ad amare anche Werner) che non sono belli, che hanno perso la lucidità e le proporzioni della giovinezza ma non il loro fascino. E' una riscrittura estetica che va contro le regole solite del cinema. «Chi vuole vedere una coppia di anziani grassi e rugosi che fanno sesso? Semplice, chiunque finalmente voglia vedere una love story realistica, appassionata e commovente», ha scritto il quotidiano popolare Bild. A lasciare poi un segno forte nella coscienza degli spettatori è la ribellione di Inge nei confronti delle aspettative della società, che la accettava sartina grigia e curva sull'ago ma non riesce nemmeno a immaginare il suo diritto alla passione. Che lei, invece, grazie all'incontro con Karl, rivendica.

E' uno spostamento di convenzioni che — qui sta il fatto notevole — gli spettatori sposano come se lo aspettassero da tempo. Suscita nei settantenni e nelle settantenni riflessioni, e forse desideri, non diversi da quelli che sollevano Angelina Jolie o George Clooney nei quarantenni, con — in più — la rivendicazione di un diritto finora negato. La Germania, insomma, si accorge di essere pronta a mettere sul tappeto quel che fino a ieri vi ha nascosto sotto (ma è così ovunque, in Occidente). Il tasso di natalità tedesco è tra i più bassi al mondo, la vita si allunga, la società è diventa anziana: Wolke Neun raccoglie la pressione di questa realtà e apre una porta per dire che di essa non si può più non parlare, anche nei dettagli all'apparenza più scabrosi. O, meglio, che scabrosi possono sembrare ai figli delle molte Inge, dei molti Werner, dei molti Karl: finora avevano pensato alla badante polacca per i genitori, all'eredità, alle noiose visite del fine settimana; ora devono rendersi conto — per quanto ciò possa turbare — che anche la Germania con i capelli grigi è alle prese con il sesso.

Il settimanale Stern ha dedicato una copertina all'argomento e ha raccolto l'opinione di Ulrike Brandenburg, della Società per la ricerca sessuale. A suo parere «in Germania è in atto una seconda rivoluzione sessuale » — trascinata dagli anziani e, perché no, anche dal Viagra — che vuole affermare, per ogni età, il diritto al «settimo cielo» (o alla settima nuvola come si dice in tedesco: di qui il titolo). Anzi, alla «Nuvola Nove», che per Dresen è una citazione da John Lennon ma significa anche fare due passi oltre la felicità di chi è ancora giovane.




Danilo Taino

Anonimo ha detto...

Mauro, d'ora in poi potresti per cortesia cancellare il mio messaggio che l'anonimo folle si diverte a replicare?
grazie

Irene

Anonimo ha detto...

23 febbraio, 2009
09:48
09:49
09:49
9:51 - 9:52 - 9:52 - 16:33

MAURO
SONO ANCORA SETTE I POST DA ELIMINARE!!!
SONO POSTATI PER CREARE DISTURBO E CONFUSIONE NEL BLOG.

Anonimo ha detto...

23 febbraio, 2009
09:48
09:49
09:49
9:51 - 9:52 - 9:52 - 16:33

MAURO
SONO ANCORA SETTE I POST DA ELIMINARE!!!
SONO POSTATI PER CREARE DISTURBO E CONFUSIONE NEL BLOG.

Anonimo ha detto...

23 febbraio, 2009
09:48
09:49
09:49
9:51 - 9:52 - 9:52 - 16:33

MAURO
SONO ANCORA SETTE I POST DA ELIMINARE!!!
SONO POSTATI PER CREARE DISTURBO E CONFUSIONE NEL BLOG.

Anonimo ha detto...

23 febbraio, 2009
09:48
09:49
09:49
9:51 - 9:52 - 9:52 - 16:33

MAURO
SONO ANCORA SETTE I POST DA ELIMINARE!!!
SONO POSTATI PER CREARE DISTURBO E CONFUSIONE NEL BLOG.

Anonimo ha detto...

23 febbraio, 2009
09:48
09:49
09:49
9:51 - 9:52 - 9:52 - 16:33

MAURO
SONO ANCORA SETTE I POST DA ELIMINARE!!!
SONO POSTATI PER CREARE DISTURBO E CONFUSIONE NEL BLOG.

Anonimo ha detto...

Nel momento attuale il fenomeno ha assunto dimensioni colossali e, ferme restando le regole di diritto internazionale, incontenibili.
Bisogna gioco forza ricorrere ai ripari. Le leggi sono fatte per i cittadini e non viceversa. Quando un fenomeno assume dimensioni allarmanti e le leggi in vigore sono insufficienti, inidonee a sostenere la situazione, si ricorre a nuove leggi. La legge è fatta per noi, per facilitarci la vita e renderla serena e ordinata, e non per opprimerci e renderci preda e vittime dei nuovi arrivati. Noi siamo a casa nostra ed abbiamo tutto il diritto di riappropriarci della nostra vita, dei nostri costumi, delle nostre tradizioni, della nostra religione, del nostro modo di vivere.
Non possiamo renderci schiavi di leggi, nostre o internazionali, che ci lasciano alla mercè di chi arriva.

Anonimo ha detto...

. La caccia al ladro in Maremma si è conclusa ieri in serata, con l’arresto di tre rumeni. Sono Gheorghe Marius Pop, 23 anni, ....Iulian Dolhescu, 22 anni, residente a Labico, in provincia di Roma e Ioan Apetrei, anche lui 23enne, residente a Roma

Nell’ordinanza di fermo dei due romeni responsabili della violenza di San Valentino a Roma la testimonianza dei due ragazzi aggrediti. "Ci hanno detto che sono abituati a uccidere la gente". Il drammatico racconto

Roma, una coppia di romeni fa a pezzi l'amministratore e lo mette in una valigia
il cadavere e' stato fatto a pezzi ...da una coppia di romeni. La donna ha confessato
Roma....

Arrestata banda banda di feroci rapinatori -rapine in villa- rumeni.

Violentatore romeno ... continua la serie infinita di rapine , aggressioni, violenze sessuali, furti, omicidi... Autori? Tutti romeni.

Ma per i sinistri? tutto va ben madama la marchesa!

Anonimo ha detto...

Bisogna gioco forza ricorrere ai ripari. Le leggi sono fatte per i cittadini e non viceversa. Quando un fenomeno assume dimensioni allarmanti e le leggi in vigore sono insufficienti, inidonee a sostenere la situazione, si ricorre a nuove leggi. La legge è fatta per noi, per facilitarci la vita e renderla serena e ordinata, e non per opprimerci e renderci preda e vittime dei nuovi arrivati. Noi siamo a casa nostra ed abbiamo tutto il diritto di riappropriarci della nostra vita, dei nostri costumi, delle nostre tradizioni, della nostra religione, del nostro modo di vivere.
Non possiamo renderci schiavi di leggi, nostre o internazionali, che ci lasciano alla mercè di chi arriva.

Anonimo ha detto...

La legge è fatta per noi, per facilitarci la vita e renderla serena e ordinata, e non per opprimerci e renderci preda e vittime dei nuovi arrivati. Noi siamo a casa nostra ed abbiamo tutto il diritto di riappropriarci della nostra vita, dei nostri costumi, delle nostre tradizioni, della nostra religione, del nostro modo di vivere.
Non possiamo renderci schiavi di leggi, nostre o internazionali, che ci lasciano alla mercè di chi arriva.

Anonimo ha detto...

Gli immigrati vengono a cercare lavoro. Quale? Quello che non esiste.

Anonimo ha detto...

Mauro, d'ora in poi potresti per cortesia cancellare il mio messaggio che l'anonimo folle si diverte a replicare?
grazie

Anonimo ha detto...

Nel momento attuale il fenomeno ha assunto dimensioni colossali e, ferme restando le regole di diritto internazionale, incontenibili.
Bisogna gioco forza ricorrere ai ripari.

Anonimo ha detto...

Mauro, d'ora in poi potresti per cortesia cancellare il mio messaggio che l'anonimo folle si diverte a replicare?
grazie

Anonimo ha detto...

Mauro, d'ora in poi potresti per cortesia cancellare il mio messaggio che l'anonimo folle si diverte a replicare?
grazie

Anonimo ha detto...

Mauro, d'ora in poi potresti per cortesia cancellare il mio messaggio che l'anonimo folle si diverte a replicare?
grazie

Anonimo ha detto...

L'Italia è già un paese densamente popolato.
L'economia è in crisi.
La disoccupazione cresce.
Gli immigrati vengono a cercare lavoro. Quale? Quello che non esiste.
Causa la densità di popolazione, non si può fare un parallelo fra il fenomeno storico dell'immigrazione in America con quello odierno in Italia. E nemmeno con la situazione della Francia, dell'Inghilterra (ex colonie), della Germania (dove veniva richiesta manodopera).
Nel momento attuale il fenomeno ha assunto dimensioni colossali e, ferme restando le regole di diritto internazionale, incontenibili.
Bisogna gioco forza ricorrere ai ripari. Le leggi sono fatte per i cittadini e non viceversa. Quando un fenomeno assume dimensioni allarmanti e le leggi in vigore sono insufficienti, inidonee a sostenere la situazione, si ricorre a nuove leggi. La legge è fatta per noi, per facilitarci la vita e renderla serena e ordinata, e non per opprimerci e renderci preda e vittime dei nuovi arrivati. Noi siamo a casa nostra ed abbiamo tutto il diritto di riappropriarci della nostra vita, dei nostri costumi, delle nostre tradizioni, della nostra religione, del nostro modo di vivere.
Non possiamo renderci schiavi di leggi, nostre o internazionali, che ci lasciano alla mercè di chi arriva.
Ragion per cui è necessario che la legge superi di un salto tutti gli ostacoli, comprese le competenze dei magistrati che, una volta fatta la legge, trovano i cavilli per renderla inoperante.
E allora? Espulsioni ancora più facili, blocco degli sbarchi impiegando anche i mezzi della marina, leggi molto meno elastiche sulla permanenza nel nostro territorio.

Anonimo ha detto...

L'Italia è già un paese densamente popolato.
L'economia è in crisi.
La disoccupazione cresce.
Gli immigrati vengono a cercare lavoro. Quale? Quello che non esiste.
Causa la densità di popolazione, non si può fare un parallelo fra il fenomeno storico dell'immigrazione in America con quello odierno in Italia. E nemmeno con la situazione della Francia, dell'Inghilterra (ex colonie), della Germania (dove veniva richiesta manodopera).
Nel momento attuale il fenomeno ha assunto dimensioni colossali e, ferme restando le regole di diritto internazionale, incontenibili.
Bisogna gioco forza ricorrere ai ripari. Le leggi sono fatte per i cittadini e non viceversa. Quando un fenomeno assume dimensioni allarmanti e le leggi in vigore sono insufficienti, inidonee a sostenere la situazione, si ricorre a nuove leggi. La legge è fatta per noi, per facilitarci la vita e renderla serena e ordinata, e non per opprimerci e renderci preda e vittime dei nuovi arrivati. Noi siamo a casa nostra ed abbiamo tutto il diritto di riappropriarci della nostra vita, dei nostri costumi, delle nostre tradizioni, della nostra religione, del nostro modo di vivere.
Non possiamo renderci schiavi di leggi, nostre o internazionali, che ci lasciano alla mercè di chi arriva.
Ragion per cui è necessario che la legge superi di un salto tutti gli ostacoli, comprese le competenze dei magistrati che, una volta fatta la legge, trovano i cavilli per renderla inoperante.
E allora? Espulsioni ancora più facili, blocco degli sbarchi impiegando anche i mezzi della marina, leggi molto meno elastiche sulla permanenza nel nostro territorio.

Anonimo ha detto...

L'Italia è già un paese densamente popolato.
L'economia è in crisi.
La disoccupazione cresce.
Gli immigrati vengono a cercare lavoro. Quale? Quello che non esiste.
Causa la densità di popolazione, non si può fare un parallelo fra il fenomeno storico dell'immigrazione in America con quello odierno in Italia. E nemmeno con la situazione della Francia, dell'Inghilterra (ex colonie), della Germania (dove veniva richiesta manodopera).
Nel momento attuale il fenomeno ha assunto dimensioni colossali e, ferme restando le regole di diritto internazionale, incontenibili.
Bisogna gioco forza ricorrere ai ripari. Le leggi sono fatte per i cittadini e non viceversa. Quando un fenomeno assume dimensioni allarmanti e le leggi in vigore sono insufficienti, inidonee a sostenere la situazione, si ricorre a nuove leggi. La legge è fatta per noi, per facilitarci la vita e renderla serena e ordinata, e non per opprimerci e renderci preda e vittime dei nuovi arrivati. Noi siamo a casa nostra ed abbiamo tutto il diritto di riappropriarci della nostra vita, dei nostri costumi, delle nostre tradizioni, della nostra religione, del nostro modo di vivere.
Non possiamo renderci schiavi di leggi, nostre o internazionali, che ci lasciano alla mercè di chi arriva.
Ragion per cui è necessario che la legge superi di un salto tutti gli ostacoli, comprese le competenze dei magistrati che, una volta fatta la legge, trovano i cavilli per renderla inoperante.
E allora? Espulsioni ancora più facili, blocco degli sbarchi impiegando anche i mezzi della marina, leggi molto meno elastiche sulla permanenza nel nostro territorio.

maurom ha detto...

Non so dove voglia arrivare il "replicatore" di messaggi.

Una cosa è certa: prima o poi si smrtterà di fare il cretino.

Per quello che mi riguarda, mi sono già stancato di cancellare

Anonimo ha detto...

MAURO
I MESSAGI DEI CRETINI GUASTATORI, DISTURBATORI DOVREBBERO ESSERE ELIMINATI ALL'ISTANTE!
METTI UNA "SENTINELLA" AL BLOG PER TUTTO IL TEMPO NECESSARIO.

Anonimo ha detto...

UN CONSIGLIO AI FREQUENTATORI PER "SORVOLARE" SUI MESSAGGI DEL CRETINO REPLICATORE:
DATO CHE E' FACILE CAPIRE CHE IL MESSAGGIO E' SUO, CLICCARE SU
ANONIMO HA DETTO
IL MESSAGGIO VIENE CONTRATTO DAL BLOG E TANTO DA CONSENTIRCI DI ANDARE AVANTI SENZA CONTINUARE A LEGGERLO O VEDERNE LA PROLISSITA'.
SALUTI A TUTTI

Anonimo ha detto...

BLOG E TANTO
> TOGLIERE LA "E"

BLOG, TANTO

Anonimo ha detto...

d'accordo: NESSUNO TOCCHI IL CRETINO!


Irene

Anonimo ha detto...

MAURO
I MESSAGI DEI CRETINI DOVREBBERO ESSERE ELIMINATI ALL'ISTANTE!
METTI UNA "SENTINELLA" AL BLOG PER TUTTO IL TEMPO NECESSARIO.

Anonimo ha detto...

La legge è fatta per noi, per facilitarci la vita e renderla serena e ordinata, e non per opprimerci e renderci preda e vittime dei nuovi arrivati. Noi siamo a casa nostra ed abbiamo tutto il diritto di riappropriarci della nostra vita, dei nostri costumi, delle nostre tradizioni, della nostra religione, del nostro modo di vivere.
Non possiamo renderci schiavi di leggi, nostre o internazionali, che ci lasciano alla mercè di chi arriva.

Anonimo ha detto...

Ma per lasciarsi «assalire dalla realtà », come usava dire tra i liberal americani sommersi dall’ondata culturale neoconservatrice, deve impegnarsi per ricomporre la frattura esistenziale raccontata da Barbagli. Deve dimostrare che tra la «ricerca » e la sinistra, tra i «dati» e il discorso dominante nei suoi circuiti autisticamente chiusi in se stessi non c’è guerra o alterità, e che per risollevarsi occorre disfarsi del «blocco mentale» che l’ha paralizzata in questi anni, precludendosi ogni comunicazione con ciò che sta fuori di essa. Scegliere Barbagli e non chi gli «ha tolto il saluto». La realtà e non i sacerdoti di una «correttezza» politica sempre più vuota.

Anonimo ha detto...

La caccia al ladro in Maremma si è conclusa ieri in serata, con l’arresto di tre rumeni. Sono Gheorghe Marius Pop, 23 anni, ....Iulian Dolhescu, 22 anni, residente a Labico, in provincia di Roma e Ioan Apetrei, anche lui 23enne, residente a Roma

Nell’ordinanza di fermo dei due romeni responsabili della violenza di San Valentino a Roma la testimonianza dei due ragazzi aggrediti. "Ci hanno detto che sono abituati a uccidere la gente". Il drammatico racconto

Anonimo ha detto...

maurom ha detto...
Non so dove voglia arrivare il "replicatore" di messaggi.

Una cosa è certa: prima o poi si smrtterà di fare il cretino.

Per quello che mi riguarda, mi sono già stancato di cancellare

23 febbraio, 2009 19:08


PURTROPPO è ANCORA IN CIRCOLAZIONE!!!
MA é COSì DIFFICILE CANCELLARE CERTE BISCHERATE?

Anonimo ha detto...

imparato molto

Anonimo ha detto...

imparato molto