martedì 24 febbraio 2009
"Hanno eletto segretario del Pd il vicedisastro!". Carlo Panella
Matteo Renzi non ci sta simpatico, anche perché il trionfatore delle primarie di Firenze ci viene raccontato, in Transatlantico come ''uno che a 24 anni giravava già con l'autista, uno della casta, come pochi'', ma va detto che lo sfidante del blocco di potere fiorentino del sindaco Domenici ha il dono della sintesi. Definire Franceschini il ''vicedisastro'' ha del geniale, e va riconosciuto. Anche perché Franceschini, che invece ci sta realmente simpatico, ha subito iniziato col piede sbagliato. Che tristezza, che provincialismo, che errore da matita blu quel giuramento sulla Costituzione! E nelle mani del padre, poi! Roba da strapaese, da parvenu e strafalcione istituzionale gravissimo. Un segretario di partito non deve -ripetiamo- non deve giurare sulla Costituzione e se lo fa ne offende lo spirito e la lettera: scimmiotta un passo fondamentale della ''liturgia Repubblicana'', il giuramento dei presidenti della Repubblica, di Camera e Senato, del premier e dei ministri e lo trasforma in una kermesse mediatica (per di più davanti a un pubblico sparuto)!Pessimo inizio.
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3 commenti:
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Rassegna stampa per chi non è "politicamente corretto" e desidera leggere quello che pochi giornali pubblicano.
martedì 24 febbraio 2009
"Hanno eletto segretario del Pd il vicedisastro!". Carlo Panella
Matteo Renzi non ci sta simpatico, anche perché il trionfatore delle primarie di Firenze ci viene raccontato, in Transatlantico come ''uno che a 24 anni giravava già con l'autista, uno della casta, come pochi'', ma va detto che lo sfidante del blocco di potere fiorentino del sindaco Domenici ha il dono della sintesi. Definire Franceschini il ''vicedisastro'' ha del geniale, e va riconosciuto. Anche perché Franceschini, che invece ci sta realmente simpatico, ha subito iniziato col piede sbagliato. Che tristezza, che provincialismo, che errore da matita blu quel giuramento sulla Costituzione! E nelle mani del padre, poi! Roba da strapaese, da parvenu e strafalcione istituzionale gravissimo. Un segretario di partito non deve -ripetiamo- non deve giurare sulla Costituzione e se lo fa ne offende lo spirito e la lettera: scimmiotta un passo fondamentale della ''liturgia Repubblicana'', il giuramento dei presidenti della Repubblica, di Camera e Senato, del premier e dei ministri e lo trasforma in una kermesse mediatica (per di più davanti a un pubblico sparuto)!Pessimo inizio.
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martedì 24 febbraio 2009
"Hanno eletto segretario del Pd il vicedisastro!". Carlo Panella
Matteo Renzi non ci sta simpatico, anche perché il trionfatore delle primarie di Firenze ci viene raccontato, in Transatlantico come ''uno che a 24 anni giravava già con l'autista, uno della casta, come pochi'', ma va detto che lo sfidante del blocco di potere fiorentino del sindaco Domenici ha il dono della sintesi. Definire Franceschini il ''vicedisastro'' ha del geniale, e va riconosciuto. Anche perché Franceschini, che invece ci sta realmente simpatico, ha subito iniziato col piede sbagliato. Che tristezza, che provincialismo, che errore da matita blu quel giuramento sulla Costituzione! E nelle mani del padre, poi! Roba da strapaese, da parvenu e strafalcione istituzionale gravissimo. Un segretario di partito non deve -ripetiamo- non deve giurare sulla Costituzione e se lo fa ne offende lo spirito e la lettera: scimmiotta un passo fondamentale della ''liturgia Repubblicana'', il giuramento dei presidenti della Repubblica, di Camera e Senato, del premier e dei ministri e lo trasforma in una kermesse mediatica (per di più davanti a un pubblico sparuto)!Pessimo inizio.
Ma tutto questo non giustifica l’abisso in cui siamo caduti. I mutui negli Stati Uniti oggi non valgono praticamente più nulla e tuttavia il prezzo delle case è sceso del 20-30%, non si è azzerato. Nelle città americane le abitazioni non sono scomparse, sono ancora tutte lì: varranno meno di due anni fa, ma dubito che non valgano più nulla. Come riportare il mondo alla ragionevolezza, come arrestare questa spirale perversa? È possibile e potrebbe non costare nulla. Il vortice in cui sono entrate le Borse dipende dalle banche: in una settimana Citigroup ha perso metà del suo valore e un’azione oggi vale meno di due dollari (ne valeva 50 un anno e mezzo fa). Ma la banca non è fallita: lo sarebbe se davvero pensassimo che le case e le aziende americane non valgono più nulla, ma così non è. Per far uscire i mercati dal vortice della sfiducia il governo americano dovrebbe garantire tutte le attività finanziarie collegate al mercato immobiliare, cioè impegnarsi ad acquistarle a un prezzo prefissato, superiore all’attuale prezzo di mercato.
Una simile garanzia rialzerebbe immediatamente i prezzi e con essi la ricchezza delle famiglie. Risolverebbe anche i problemi delle banche. Come per Citigroup, se le banche americane siano, o meno, fallite, dipende dai prezzi delle attività che hanno in bilancio: se il prezzo di questi titoli è zero sono tutte fallite; se il prezzo è ragionevole non lo è nessuna (ieri il governatore Draghi ha proposto garanzie pubbliche non sullo stock di attività oggi detenute dalle banche, ma sui nuovi prestiti, un intervento che va nella medesima direzione e aiuterebbe a far ripartire il credito alle nostre aziende). A quale prezzo dovrebbero essere offerte queste garanzie? Certo non ai prezzi precedenti la crisi, ma nemmeno ai prezzi di oggi, che per molti titoli sono prossimi a zero. Una possibilità è usare i prezzi precedenti il fallimento di Lehman, cioè quando i mercati già scontavano la crisi, ma prima del crollo.
E quanto costerebbero le garanzie ai governi? È probabile che su alcuni titoli il governo perda, cioè che i prezzi di realizzo siano inferiori al valore della garanzia. Ma per la maggior parte — quando il mondo tornerà alla ragionevolezza — il prezzo salirà ben oltre il valore della garanzia: in questi casi si potrebbe tassare la plusvalenza. Non solo le garanzie potrebbero non costare nulla: per i contribuenti potrebbero rivelarsi un grande affare. In questo fine settimana a Washington si è fatta strada anche un’altra idea: essa pure potrebbe spegnere il vortice senza costare nulla. Sul Washington Post Ricardo Caballero, economista del Mit, ha proposto che il governo si impegni ad acquistare fra due anni il doppio delle azioni delle quattro maggiori banche al doppio del prezzo di oggi. Il primo effetto sarebbe quello di raddoppiare il capitale delle banche tramite fondi privati.
Nello stesso tempo il prezzo delle azioni salirebbe immediatamente vicino al livello della garanzia pubblica, sollevando tutto il mercato. Anche questo provvedimento non costerebbe nulla ai contribuenti, a meno che davvero pensiamo che l’economia americana sia come la Germania del ’45. Il vantaggio rispetto alle garanzie sull’attivo delle banche è che in questo caso basta un annuncio: potrebbe accadere già domani. Delle garanzie sull’attivo delle banche ci sarà comunque bisogno, ma per quelle c’è un po’ più di tempo (qualche giorno, non qualche mese). Ciò che invece accelera il vortice è parlare di nazionalizzazioni. Nazionalizzare una banca significa azzerare (o almeno diluire) il capitale degli azionisti: non c’è da sorprendersi se questo rischio fa crollare le Borse. Fortunatamente ieri l’amministrazione Obama ha preso le distanze da chi chiede nazionalizzazioni. Nella scena più famosa di Mary Poppins, Mr Dawes, l’anziano impiegato di banca, spaventa il piccolo Michael tentando di sottrargli un penny. La gente non capisce, si impaurisce e travolge la banca. È per evitare questi panici che sono nate le garanzie pubbliche sui depositi bancari. La prossima settimana il mondo potrebbe avvitarsi in una depressione, ma se accadrà sarà solo responsabilità nostra, cioè dei nostri governanti. Il mondo non è radicalmente diverso oggi da quanto fosse un anno fa, tranne che si è persa la fiducia. È da questa osservazione che deve partire l’opera di ricostruzione. (Corriere della Sera)
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