mercoledì 18 febbraio 2009

Sinistri berlusconidi. Davide Giacalone

Le elezioni sarde le ha vinte Berlusconi, non c’è dubbio. Le hanno perse i berlusconidi che occupano la sinistra. Nel vuoto ideale e programmatico, l’identità della sinistra italiana è data da tre elementi: a. quel che erano, ovvero comunisti e democristiani; b. quello cui si oppongono, ovvero Berlusconi; c. quello cui aspirano, ovvero prendere il posto e recitare il ruolo di Berlusconi. Che, però, non capiscono.
Credono il suo sia il potere dell’apparire, mentre non di rado è protagonista di pistolotti televisivi piuttosto lunghi e non efficaci. Credono conti il dominio sulle televisioni, salvo il fatto che l’occupazione sinistra del piccolo schermo non teme rivali, ed ha in Berlusconi un complice, visto che quel che conta, per far soldi, non è agitare giuste battaglie, ma attirare ascolti alti, senza sofisticare su luoghi comuni e versioni omogeneizzate della storia. Credono il suo sia un partito senza radici, così tagliano progressivamente anche le loro, di cui, come ho ripetuto, hanno più di una ragione per vergognarsi. Invece Berlusconi è un fenomeno politico forte e duraturo perché ha radici profonde ed esprime il comune sentire di moltissimi italiani. Lui è parte dell’identità nazionale, nel senso che sa interpretarla in modo impareggiabile, senza l’uzzolo di volerla correggere.
La sinistra ha pensato di fargli il verso, finendo con l’imitare un’imitazione tarocca. Prendete Soru: ricco, libero dai partiti, sardo, presidente, s’è scelto la data per le elezioni ed ha lanciato la sfida a livello nazionale. Raso al suolo. Perché? Semplice: non era la sinistra, non era la destra e non era la sardità. Era un berlusconide che sfidava un berlusconide al cubo: Veltroni.
Restiamo alla realtà. La sinistra crede che la destra prenda voti perché, a fronte di stupri ed immigrazione, parla di legge ed ordine. Che non ci sono. Così ripete le stesse parole, come gli scemi che ripetono le formule magiche dei prestigiatori. Dovrebbero denunciare la malagiustizia e proporre riforme radicali, dalla separazione delle carriere all’esecuzione delle sentenze. Ma non possono, perché la corporazione togata li occupa e loro non hanno testa sufficiente. Fanno, allora, la faccia feroce, che risulta falsa, perché in contrasto con la loro cultura. Morale: perdono tutto, anche l’onore.

35 commenti:

Anonimo ha detto...

Tutto muore, dove passa Di Pietro. È una costante della sua vita. Non c’è amico, collega, Veltroni o Mentana che sia stato risparmiato. Non è solo un fatto di superstizione, è l’aura fatalmente negativa di chi ha fondato una carriera sulla galera altrui, e la alimenta con la promessa di dispensarne ancora. Di Pietro ti inguaia. Di Pietro è una spugna che assorbe e non restituisce, ti lascia addosso soltantounodore. Di Pietro è il cane che morde la mano che l’ha nutrito, mors tua e valori suoi, uomo scaccia uomo: non esiste gratitudine, lealtà, coerenza né amicizia che non sia complicità di contingenza. A sinistra dovrebbero averlo imparato, finalmente. Parlo di una sinistra, avversaria e non nemica ...

http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=330077

Anonimo ha detto...

A questo punto, cogliendo la palla al balzo, sarebbe stupendo se assieme a Veltroni si levasse dai piedi anche il veltronismo. Cioè questa cultura particolarissima, questa idea della vita, fondata su un solo valore fondamentale e supremo: la fuffa.
Che cosa sia la fuffa non è necessario scoprirlo sul vocabolario: già il suono della parola esprime vuoto, finzione, superfluo. Il contrario della sostanza, della concretezza, dell’utilità. Magari i comunisti di una volta erano grigi e trinariciuti, come diceva Guareschi, ma almeno avevano il pregio di badare al sodo, tenendo in odio tutto quello che sapeva di mondano e di fatuo. Con Veltroni, il movimento intraprende improvvisamente un’altra lunga marcia: dai campi ai salotti, dalle fabbriche alle terrazze, dalle officine al cineforum. Poi dice che le dimensioni della catastrofe sono inspiegabili. Scenda a chiederlo in strada, se sono così inspiegabili. ........

http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=329864

Anonimo ha detto...

Stupro Caffarella: fermato 9 volte e graziato. Per il giudice non è pericoloso
Un avvocato con le funzioni di magistrato ha fatto restare in Italia il romeno Loyos

http://www.corriere.it/cronache/09_febbraio_19/stupro_caffarella_grazia_bianconi_dea7cc02-fe4f-11dd-9a41-00144f02aabc.shtml

Anonimo ha detto...

Neppure la sentenza di colpevolezza «per uno dei reati di cui al decreto prefettizio», segnalata dal rappresentante della questura durante l'udienza, «non fornisce l'indicazione di fatti circostanziati e idonei a giustificare l'allontanamento immediato del cittadino rumeno». Così ha scritto, il 15 luglio scorso, il giudice onorario del tribunale civile di Bologna, Mariangela Gentile, quando ha annullato il provvedimento della questura di Viterbo (città nella quale il rumeno aveva scontato la pena, e dove era stato scarcerato) in esecuzione del decreto di espulsione «per motivi imperativi di pubblica sicurezza», emesso il 2 maggio dal prefetto di Roma. Una decisione presa da uno dei giudici onorari appunto, quindi non magistrati in carriera, ai quali la legge ha affidato i ricorsi contro i decreti di espulsione.

http://www.corriere.it/cronache/09_febbraio_19/stupro_caffarella_grazia_bianconi_dea7cc02-fe4f-11dd-9a41-00144f02aabc.shtml

Anonimo ha detto...

entrambi fermati, entrambi espulsi, entrambi lasciati liberi di girare per le nostre strade.

Stupro Caffarella: fermato 9 volte e graziato. Per il giudice non è pericoloso
Un avvocato con le funzioni di magistrato ha fatto restare in Italia il romeno Loyos


è inutile dare le colpe ai magistati: l'analfabeta di turno che copia e incolla le bugie del Giornale dovrebbe sapere che i giudici applicano le leggi (vergognose e ipergarantiste) di questo paese di pulcinella


accendi il cervello prima di copiare e incollare mio caro analfabeta e cerca di esprimere un concetto elementare invece di incollare bugie offerte dal giornale del pluripregiudicato Paolo Berlusconi

Anonimo ha detto...

... è inutile dare le colpe ai magistati:

hai ragione!
La colpa, scusa non lo sapevo, è di mio nonno.

Anonimo ha detto...

... è inutile dare le colpe ai magistati:

hai ragione!
La colpa, scusa non lo sapevo, è di mio nonno.


allora di a tuo nonno di studiare il diritto, poi se ne parla

la mamma degli ignoranti è sempre in cinta (ed anche la nonna)


Ciao Ignorante

Anonimo ha detto...

Caro misterblack....pulisciti la bocca e la testa prima di parlare di Berlusconi.
Il più grande degli statisti dal dopoguerra.
Tu tieniti baffetto che a me sta bene Mr.Berlusconi!

Anonimo ha detto...

Le elezioni sarde le ha vinte Berlusconi, non c’è dubbio. Le hanno perse i berlusconidi che occupano la sinistra. Nel vuoto ideale e programmatico, l’identità della sinistra italiana è data da tre elementi: a. quel che erano, ovvero comunisti e democristiani; b. quello cui si oppongono, ovvero Berlusconi; c. quello cui aspirano, ovvero prendere il posto e recitare il ruolo di Berlusconi. Che, però, non capiscono.
Credono il suo sia il potere dell’apparire, mentre non di rado è protagonista di pistolotti televisivi piuttosto lunghi e non efficaci. Credono conti il dominio sulle televisioni, salvo il fatto che l’occupazione sinistra del piccolo schermo non teme rivali, ed ha in Berlusconi un complice, visto che quel che conta, per far soldi, non è agitare giuste battaglie, ma attirare ascolti alti, senza sofisticare su luoghi comuni e versioni omogeneizzate della storia. Credono il suo sia un partito senza radici, così tagliano progressivamente anche le loro, di cui, come ho ripetuto, hanno più di una ragione per vergognarsi. Invece Berlusconi è un fenomeno politico forte e duraturo perché ha radici profonde ed esprime il comune sentire di moltissimi italiani. Lui è parte dell’identità nazionale, nel senso che sa interpretarla in modo impareggiabile, senza l’uzzolo di volerla correggere.
La sinistra ha pensato di fargli il verso, finendo con l’imitare un’imitazione tarocca. Prendete Soru: ricco, libero dai partiti, sardo, presidente, s’è scelto la data per le elezioni ed ha lanciato la sfida a livello nazionale. Raso al suolo. Perché? Semplice: non era la sinistra, non era la destra e non era la sardità. Era un berlusconide che sfidava un berlusconide al cubo: Veltroni.
Restiamo alla realtà. La sinistra crede che la destra prenda voti perché, a fronte di stupri ed immigrazione, parla di legge ed ordine. Che non ci sono. Così ripete le stesse parole, come gli scemi che ripetono le formule magiche dei prestigiatori. Dovrebbero denunciare la malagiustizia e proporre riforme radicali, dalla separazione delle carriere all’esecuzione delle sentenze. Ma non possono, perché la corporazione togata li occupa e loro non hanno testa sufficiente. Fanno, allora, la faccia feroce, che risulta falsa, perché in contrasto con la loro cultura. Morale: perdono tutto, anche l’onore.

Anonimo ha detto...

Le elezioni sarde le ha vinte Berlusconi, non c’è dubbio. Le hanno perse i berlusconidi che occupano la sinistra. Nel vuoto ideale e programmatico, l’identità della sinistra italiana è data da tre elementi: a. quel che erano, ovvero comunisti e democristiani; b. quello cui si oppongono, ovvero Berlusconi; c. quello cui aspirano, ovvero prendere il posto e recitare il ruolo di Berlusconi. Che, però, non capiscono.
Credono il suo sia il potere dell’apparire, mentre non di rado è protagonista di pistolotti televisivi piuttosto lunghi e non efficaci. Credono conti il dominio sulle televisioni, salvo il fatto che l’occupazione sinistra del piccolo schermo non teme rivali, ed ha in Berlusconi un complice, visto che quel che conta, per far soldi, non è agitare giuste battaglie, ma attirare ascolti alti, senza sofisticare su luoghi comuni e versioni omogeneizzate della storia. Credono il suo sia un partito senza radici, così tagliano progressivamente anche le loro, di cui, come ho ripetuto, hanno più di una ragione per vergognarsi. Invece Berlusconi è un fenomeno politico forte e duraturo perché ha radici profonde ed esprime il comune sentire di moltissimi italiani. Lui è parte dell’identità nazionale, nel senso che sa interpretarla in modo impareggiabile, senza l’uzzolo di volerla correggere.
La sinistra ha pensato di fargli il verso, finendo con l’imitare un’imitazione tarocca. Prendete Soru: ricco, libero dai partiti, sardo, presidente, s’è scelto la data per le elezioni ed ha lanciato la sfida a livello nazionale. Raso al suolo. Perché? Semplice: non era la sinistra, non era la destra e non era la sardità. Era un berlusconide che sfidava un berlusconide al cubo: Veltroni.
Restiamo alla realtà. La sinistra crede che la destra prenda voti perché, a fronte di stupri ed immigrazione, parla di legge ed ordine. Che non ci sono. Così ripete le stesse parole, come gli scemi che ripetono le formule magiche dei prestigiatori. Dovrebbero denunciare la malagiustizia e proporre riforme radicali, dalla separazione delle carriere all’esecuzione delle sentenze. Ma non possono, perché la corporazione togata li occupa e loro non hanno testa sufficiente. Fanno, allora, la faccia feroce, che risulta falsa, perché in contrasto con la loro cultura. Morale: perdono tutto, anche l’onore.

Anonimo ha detto...

non è necessario scoprirlo sul vocabolario: già il suono della parola esprime vuoto, finzione, superfluo. Il contrario della sostanza, della concretezza, dell’utilità. Magari i comunisti di una volta erano grigi e trinariciuti, come diceva Guareschi, ma almeno avevano il pregio di badare al sodo, tenendo in odio tutto quello che sapeva di mondano e di fatuo. Con Veltroni, il movimento intraprende improvvisamente un’altra lunga marcia: dai campi ai salotti, dalle fabbriche alle terrazze

Anonimo ha detto...

radicali, dalla separazione delle carriere all’esecuzione delle sentenze. Ma non possono, perché la corporazione togata li occupa e loro non hanno testa sufficiente. Fanno, allora, la faccia feroce, che risulta falsa, perché in contrasto con la loro cultura. Morale: perdono entrambi fermati, entrambi espulsi, entrambi lasciati liberi di girare per le nostre strade. Di rubare, di rapinare, di violentare. C’è un problema? Il ventriloquo delle procure, che ha in testa

Anonimo ha detto...

omogeneizzate della storia. Credono il suo sia un partito senza radici, così tagliano progressivamente anche le loro, di cui, come ho ripetuto, hanno più di una ragione per vergognarsi.

Anonimo ha detto...

MAURO,
se non cancelli i post come il precedente, in questo sito finisce che non si capice più nulla.
E' un ping pong di insulti stupidaggini e c/incolla fatti per dispetto.
La tolleranza e la democrazia non c'entrano un bel fico secco.
Quella è spazzatura che va eliminata.

Anonimo ha detto...

MAURO,
QUI QUALCUNO VUOL FARCI PASSARE PER SCEMI, affermando che i giudici applicano la legge.
Comodo!

I giudici applicano la legge?
VERISSIMO!
Ma qui c'è qualche sapientone che dovrebbe sapere (e certamente lo sa) che i giudici hanno anche larghi margini di discrezionalità.
Quando un giudice usa questa discrezionalità, diciamo, in maniera disinvolta, nei casi in cui la sua opinione personale prevale sul pubblico interesse, l'effetto di questa, chiamiamola disinvoltura, danneggia tutto il Paese.
Inoltre, sempre secondo questi signori, gli articolisti del "Giornale" sarebbero degli analfabeti, ignoranti, in mala fede, al soldo del solito Capo dei Capi.
La loro cultura (di quei signori), invece, si fonda su un giornalismo etico e superiore come quello degli articolisti dell'Unità, del Manifesto, di Liberazione, di Repubblica.
Ma guarda un po' che gente ha reclutato Berlusconi! Ma Egli, con il vile denaro, comprerà tutte queste testate, e allora sarà il momento in cui il nostro Bel Paese dovrà rinunciare alla democrazia. Il Parlamento, manco a dirlo, diventerà un bivacco per i fascisti.

Anonimo ha detto...

MAURO,
QUI QUALCUNO VUOL FARCI PASSARE PER SCEMI,

no no nessuno, fate tutto da soli

Anonimo ha detto...

Il 2007 dell’energia sarà probabilmente ricordato come l’anno in cui il petrolio lambì quota 100 dollari – un traguardo mai raggiunto (sebbene, in termini reali, resti al di sotto del picco dei primi anni ’80). Servirà a poco ricordare che il principale driver del caro-greggio è del tutto esogeno, ed è la debolezza del dollaro, che secondo alcuni spiega almeno 20-25 dollari del prezzo del barile. In ogni caso, questo scenario trascina verso l’alto il valore di tutte le materie prime energetiche e, di conseguenza, di prodotti quali i carburanti, il gas e l’elettricità. Ciononostante, il mondo pare reggere piuttosto bene la “crisi” e quindi, a ben vedere, non è su di essa che dovrebbe concentrarsi l’attenzione di chi voglia trarre un primo bilancio.

Neppure dal punto di vista delle negoziazioni ambientali si sono osservati mutamenti imprevisti. Bali, che per gli entusiasti avrebbe dovuto partorire la cornice per il post-Kyoto (ormai nessuno lo chiama più Kyoto 2, come andava di moda dire fino all’anno scorso), non ha prodotto nulla se non le consuete divisioni. E la causa prima del fallimento annunciato è la testardaggine europea nel proporre una strategia – quella degli obiettivi vincolanti di breve termine – che nessuno condivide.

Questo conduce a quella che è la vera notizia energetica del 2007, almeno per chi sia condannato a subirne gli effetti, ossia la determinazione del Consiglio europeo di primavera a fissare i cosiddetti obiettivi del 20-20-20 (20 per cento meno emissioni rispetto al 1990, 20 per cento meno consumi rispetto al tendenziale, 20 per cento rinnovabili sul consumo totale, tutto entro il 2020). Gli obiettivi sono stati adottati, per quel che è dato conoscere, senza alcuno studio preliminare sulla fattibilità o sui costi. Si tratta di uno slogan, ma uno slogan vincolante è uno slogan pericoloso. A destare preoccupazioni non sono solo la portata del cambiamento in un lasso di tempo così breve (12 anni), o l’entità della bolletta che i consumatori europei saranno chiamati a pagare. Più ancora di tutto ciò, due fattori sono pericolosi. Il primo riguarda gli incentivi che la Commissione – da cui ci si attende una direttiva per fine gennaio – manderà agli attori economici. Un approfondito studio di Alberto Clò e Stefano Verde, pubblicato sull’ultimo numero della rivista Energia, spiega che il combinato disposto degli obiettivi previsti nella Nuova Politica Energetica (Nep) “comporta nel 2020 un minor fabbisogno delle altre fonti tradizionali per 430 milioni di Tep (-25,6 per cento)”. In particolare, “il gas metano, che in base alle previsioni tendenziali avrebbe dovuto conoscere la maggior crescita assoluta passando dai 445 milioni di Tep del 2005 a 556 milioni di Tep (+25 per cento), nel caso programmato dovrebbe invece ridursi dell’11 per cento” (questi valori sono calcolati sulla base di un obiettivo di riduzione del 20 per cento dei consumi primari, mentre sembra che la Commissione imporrà il target rispetto al consumo finale, ma l’ordine di grandezza non è destinato a cambiare). Quindi,

l’aspetto centrale e più critico è se e in che misura debbano rivedersi verso il basso i fabbisogni che fino al 7 marzo 2007 erano ritenuti indispensabili e imprescindibili nello sviluppo delle infrastrutture e delle forniture per assicurare piena copertura della domanda in condizioni di competitività e sicurezza. Nell’ipotesi di un pieno raggiungimento degli obiettivi di Berlino, l’attuale dotazione di infrastrutture e di forniture di metano risulterebbe, infatti, assolutamente idonea a fronteggiare il livello dei futuri consumi, mentre il mancato raggiungimento degli obiettivi richiederebbe sin d’ora, come d’altra parte sta avvenendo, l’accelerazione degli investimenti.

Detto in termini più triviali: servono ancora i rigassificatori? Un’ulteriore questione riguarda la cornice istituzionale che dovrà sorreggere un simile mutamento strutturale del settore energetico in Europa. Fino a che punto una politica europea instabile, imprevedibile, e che demanda al pubblico scelte di indirizzo fondamentali (che vanno dal controllo della domanda alla pianificazione dell’offerta) è compatibile con le liberalizzazioni? Non solo tale domanda è finora restata senza risposta da parte delle autorità europee, ma neppure la Commissione pare essersi posta il problema. E questo, più ancora del merito delle decisioni, ci fa temere che il sentiero europeo condurrà dove tipicamente vanno le strade lastricate di buone intenzioni.

Anonimo ha detto...

BARCELLONA - E' nata una grande alleanza per eliminare uno dei peggiori sprechi della telefonia mobile: il bisogno di usare un diverso caricabatterie ogni volta che si cambia il telefonino. Adesso i big dell'industria dei cellulari hanno cominciato a lavorare a un caricabatteria universale. Mirano così a farsi perdonare una situazione che colpisce le tasche dei consumatori e sopratutto inquina, come più volte dichiarato dalle istituzioni europee. L'iniziativa congiunta, promossa da Gsm Association e annunciata alla fiera di Barcellona Mobile World Congress, coinvolge operatori e produttori di hardware cellulare: adotteranno, dal 2012, un'interfaccia standard chiamata Micro-Usb, che entrerà nei caricabatterie di tutti (o quasi) i modelli che saranno in commercio. Tra i produttori che hanno aderito ci sono infatti LG, Motorola, Nokia, Qualcomm, Samsung, Sony Ericsson. Tra gli operatori, il gruppo 3, AT&T, KTF, Mobilkom Austria, Orange, Telecom Italia, Telefonica, Telenor, Telstra, T-Mobile e Vodafone. Mancano invece Blackberry e, più grave per i consumatori, Apple. E' improbabile che il suo iPhone supporterà mai un caricabatteria universale, visto che Apple è tradizionalmente legata ai propri standard.

Ma chissà se anche Blackberry e Apple saranno costretti a adeguarsi. Forse addirittura prima del 2012. La Commissione europea, infatti, nei giorni scorsi ha aumentato le pressioni sui produttori cellulari, chiedendo a gran voce che forniscano caricabatterie universali. La misura è infatti colma, sostiene la Commissione. La follia anti-ecologica della mancanza di uno standard per caricare la batteria ha fatto sì che nel 2008 tra i 48 e i 51 milioni di alimentatori siano diventati inutili, in Europa. Risultato: tanta spazzatura elettronica prodotta; energia e materiali sprecati per costruire altri caricabatterie, per i nuovi cellulari.

Anonimo ha detto...

allora di(di') a tuo nonno di studiare (il) diritto, poi se ne parla

la mamma degli ignoranti è sempre in cinta (incinta) (ed anche la nonna).
........


Scusa, le annotazioni sono di mio nonno che non ha mai voluto studiare diritto, né pubblico, né privato. In compenso, però, conosce l'ortografia.
Rimane il fatto che hai ragione tu. Ma proprio ragione: su un punto: quello della mamma. Punto.

Anonimo ha detto...

Le ragazze ritorneranno nel 2010 per un nuovo film che, a quanto pare, sarà totalmente diverso dal capitolo precedente. E intanto Sarah Jessica Parker lascia intuire che le quattro protagoniste affronteranno la nuova crisi finanziaria.
L'annuncio ufficiale è arrivato qualche giorno fa... e adesso Sarah Jessica Parker ha un compito da assolvere per quanto riguarda la trama di “Sex and the City 2”. Secondo l’attrice il nuovo film dovrà comunque affrontare la crisi economica globale di quest’ultimo periodo.

E dunque, nonostante questo secondo adattamento sia comunque stato confermato – dopo mesi e mesi di rumors, polemiche e lingue lunghe che dicevano le cose più disparate – la produzione dovrà affrontare una sfida se si vuole evitare il caso “I Love Shopping” pellicola che ironizza sul consumismo ma che sfortunatamente è rimasta colpita in pieno dai nostri tempi. “Certamente è una grande sfida – ha detto la Parker - ma si tratta di una sfida molto interessante. Come inseriamo la crisi finanziaria in una franchise che ha moltissimo a che fare con le label e con il lusso? Come lo facciamo bene? Come faremo a realizzare una cosa intelligente? C’è tanto a cui dobbiamo pensare, perché in questo momento i tempi sono cambiati.”. L’attrice ha comunque promesso che il sequel emozionerà i fan della serie: “L’ultima volta vi abbiamo raccontato una storia intelligente e sofisticata sui cuori spezzati. Questa volta vogliamo che i nostri spettatori rimangano davvero colpiti”.

Anonimo ha detto...

Già protagonista del film “Tutti pazzi per l’oro”, recita più bello che mai nella pubblicità del nuovo profumo targato Dolce&Gabbana. Per la gioia di tutte le sue fans, Matthew McConaughey torna sui nostri schermi.
Bello. Affascinante. Atletico.
I tre punti cardine del successo di Matthew McConaughey hanno trovato collocazione naturale nella nuova campagna pubblicitaria di Dolce&Gabbana, che ha puntato decisamente sul sex symbol hollywoodiano, capace di incantare nelle commedie romantiche sullo stile di “Come farsi lasciare in 10 giorni” o “A casa con i suoi ", ma anche di sconfiggere draghi giganteschi (“Il regno del fuoco"), passando per lo psycho horror "Frailty" e le vesti dell'eroico tenente Tyler a bordo di un sottomarino americano in "U-571".

Biondo, fisico da super sportivo, sorriso irresistibile, per Matthew McConaughey è sempre stato difficile prescindere dal suo aspetto. Paragonato da molti a Paul Newman, per somiglianza fisionomica, del leggendario attore, sotto il profilo artistico ha molto poco.
Classe 1969, texano dalla testa ai piedi - è facile trovare foto che lo ritraggono con il tipico cappello da cowboy - figlio di un’insegnante e di un benzinaio, Matthew non ha seguito da subito le proprie velleità artistiche. Dopo essersi diplomato si trasferisce un anno in Australia dove lavora presso uno studio legale. Tornato in patria decide, però, di inscriversi alla facoltà di regia di Austin, dove recita in alcuni spot e dirige alcuni corti per l’Università. Quest'ultima fu un buon trampolino di lancio per il bel texano. E’ proprio durante i suoi studi, infatti, che fece la conoscenza di Richard Linklart che nel 1993 gli affidò una parte nella commedia "La vita è un sogno" . Pellicola che gli permise di farsi conoscere dagli addetti ai lavori. Seguirono altri film come "A proposito di donne" insieme a Whoopy Goldberg e l’horror "Non aprite quella porta 4" con Renèe Zellweger.

Nel 1996 recita nel dramma giudiziario "Il momeno diuccidere" accanto a Sandra Bullock, la quale fu sua compagna per molti anni. A questo seguono "Contact" con Jodie Foster e "Amnistad" di Steven Spielberg. Tutte esperienza lavorative, queste, che gli danno la possibilità di recitare accanto a grandi attori come Morgan Freeman , Anthony Hopkins e Kevin Spacey.
Ormai inserito a pieni titoli nello Stars System, nel 1999 viene scelto come protagonista assoluto da Ron Howard per "EdTv". Una commedia di contenuti molto attuali quale il Reality Show.

Specializzatosi in storielle d’amore, tanto da essere definito fidanzato dell’anno, nella sua filmografia troviamo film come "Prima o poi mi sposo" con la multicolore Jennifer Lopez e "Come farsi lasciare in10 giorni" (2003) al fianco di Kate Hudson e in sella a una fiammante Triumph Bonneville d'epoca. Si vocifera che ai tempi Matthew avesse perso la testa per la Hudson, ma anche che quest’ultima dopo un iniziale cedimento al corteggiamento, abbia fatto marcia indietro lasciando il povero McConaughey con il cuore spezzato.

Nel 2005 interpreta Dirk Pitt, celebre eroe letterario dei romanzi d'avventura di Clive Cussler, nel film di avventura "Sahara" accanto alla spagnola Penelope Cruz. Galeotto fu il set, tanto che i due fecero coppia fissa per un anno. Una vita sentimentale, fino ad oggi sicuramente molto movimentata, la sua. Lo scapolo d’oro ha, però deciso di mettere la testa a posto: è, infatti, di questi giorni la notizia che la fidanzata, la modella brasiliana Camilla Alves, stia per renderlo padre.

Gossip a parte è il 25 aprile "Tutti pazzi per l'oro", un’action comedy che lo vede nuovamente affiancato dalla Hudson. Questa volta la coppia è nel bel mezzo di una crisi coniugale; lite dopo lite, i due riusciranno a riaccendere la passione grazie anche ad una caccia al tesoro, che li accompagna per l’intera vicenda.

Dopo un anno di stop, dunque, l’attore texano torna con la sua specialità, la commedia sentimentale, per la gioia di milioni di fans al femminile inebriate dal suo fascino e dalla straordinaria capacità di rappresentare l'uomo che ogni donna innamorata vorrebbe al suo fianco.

Anonimo ha detto...
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Anonimo ha detto...

Il paradosso dei buonisti:


il vero crimine è dire che chi violenta è romeno!!!!

Ecco perché lo stupratore romeno doveva essere allontanato dall’Italia
http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=330162


Ma la toga sentenziò: "Può restare qui"
http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=330163

Anonimo ha detto...

Ecco l’ordinanza con cui il giudice onorario di Bologna, Mariangela Gentile, ha ritenuto di non eseguire il decreto di espulsione del prefetto di Roma a carico del romeno Loyos Iszoika che sabato scorso ha violentato una 14enne a Roma.

omissis ... essendo il signor Iszoika Loyos di nazionalità romena e pertanto comunitario;

«Per la questura è pericoloso»
ritenuto che oggetto immediato del presente giudizio di convalida è il provvedimento emesso dal Questore della Provincia di Viterbo in data 12.7.2008 con il quale viene messo in esecuzione a norma dell’art 2D, 11° comma del D. Lgs n. 30/07 il decreto prefettizio di allontanamento per motivi imperativi di pubblica sicurezza;
ritenuto altresì dover procedere all’esame del provvedimento prefettizio con il quale il Prefetto di Roma in data 2.5.2008 ha disposto l’allontanamento immediato del cittadino comunitario, atto presupposto del successivo decreto del Questore di Viterbo emesso in data 12.7.2008;
rilevato che al senso dell’art. 20, 11° comma del D. Lgs. n. 30/07 l’allontanamento è immediatamente eseguito dal Questore nelle modalità di cui all’art. 13, comma 5 bis del D. Lgs. n. 286/98 solo laddove esso sia fondato su motivi di sicurezza dello Stato (nel caso di specie neppure invocati) o su motivi imperativi di pubblica sicurezza (richiamati dal decreto del Prefetto di Roma in data 2.5.2008);
Rilevato altresì che l’art. 20, 3° comma del lgs n. 30/07 ravvisa la sussistenza dei motivi imperativi di pubblica sicurezza allorché “la persona da allontanare abbia tenuto comportamenti che costituiscono una minaccia concreta, effettiva e grave ai diritti fondamentali della persona ovvero all’incolumità pubblica, rendendo urgente l’allontanamento perché la sua ulteriore permanenza è incompatibile con la civile e sicura convivenza“;
La decisione
Ritenuto che nel caso di specie esaminata la motivazioine del decreto prefettizio, non si ravvisano i presupposti che giustificano l’immediata esecuzione del provvedimento di allontanamento, considerato che:
A) Prima che il decreto prefettizio venisse emesso il cittadino straniero Iszoika Loyos ha dichiarato di essere entrato in Italia due anni e mezzo fa, non era mai stato destinatario di provvedimento di allontanamento.
B) I fatti non circostanziati ma solo genericamente indicati nel decreto prefettizio non appaiono sufficienti a integrare della minaccia concreta, effettiva e grave ai diritti fondamentali della persona ovvero all’incolumità pubblica e tale da determinare l’ulteriore permanenza sul territorio incompatibile con la civile e sicura convivenza, anche la precisazione effettuata in sede di convalida da parte del rappresentante della Questura e relativa alla sentenza emessa dal Tribunale di Roma in data 8.2.2008 “per uno dei reati di cui al decreto prefettizio“ non fornisce al giudicante l’indicazione di fatti circostanziati ed idonei a giustificare l’allontanamento immediato del cittadino rumeno per i motivi specificatamente prevista dal DLgs n. 30/07;
Per questo motivo
NON CONVALIDA il provvedimento emesso dal Questore della provincia di Viterbo in data 12/07/2008 nei confronti di Iszoika Loyos.

Anonimo ha detto...

Il giudice non sapeva sapere

http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=33012

Anonimo ha detto...

e allora che senso hai?

Anonimo ha detto...

tassa e tassa,tassa e tassa e tassa tassa e tassa

chi scrive queste cose ripetute ossessivamente deve avere dei seri problemi psicologici, oltre che essere privo di ogni forma di rispetto per gli altri e decoro personale. perché disturbare così la discussione? è l'atteggiamento proprio di persone mature e civili? non è affatto divertente, ed è incivile criticare le altrui opinioni in questo modo, oppure con insulti.


Che pena.

Irene

Anonimo ha detto...
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Anonimo ha detto...

«Per la questura è pericoloso»
ritenuto che oggetto immediato del presente giudizio di convalida è il provvedimento emesso dal Questore della Provincia di Viterbo in data 12.7.2008 con il quale viene messo in esecuzione a norma dell’art 2D, 11° comma del D. Lgs n. 30/07 il decreto prefettizio di allontanamento per motivi imperativi di pubblica sicurezza;
ritenuto altresì dover procedere all’esame del provvedimento prefettizio con il quale il Prefetto di Roma in data 2.5.2008 ha disposto l’allontanamento immediato del cittadino comunitario, atto presupposto del successivo decreto del Questore di Viterbo emesso in data 12.7.2008;

Anonimo ha detto...

Hanno stuprato due bambine

Anonimo ha detto...

Ma un problema c’è, grande come una casa. ...

Anonimo ha detto...

Ma per lasciarsi «assalire dalla realtà », come usava dire tra i liberal americani sommersi dall’ondata culturale neoconservatrice, deve impegnarsi per ricomporre la frattura esistenziale raccontata da Barbagli.