Respingimento. Su questa parola altamente evocativa gli animi si stanno dividendo. Da una parte il ministro dell’Interno Maroni e la Lega, orgogliosi che l’Italia sia riuscita - per la prima volta - a impedire a diverse imbarcazioni cariche di migranti di raggiungere illegalmente le nostre coste. Dall’altra la Chiesa, le organizzazioni umanitarie e ieri anche il Consiglio d’Europa.
Preoccupati che fra i migranti vi possano essere persone che, una volta sbarcate in Italia, avrebbero chiesto e ottenuto asilo politico. In mezzo, su posizioni leggermente meno estreme, si collocano i nostri due maggiori partiti, il Popolo della libertà e il Partito democratico, il primo tentato di inseguire la Lega (nonostante i distinguo di Fini), il secondo tentato di inseguire la Chiesa (nonostante i distinguo di Fassino).
Che i partiti di governo, nonostante qualche timido mugugno, plaudano all’azione del ministro dell’Interno è del tutto naturale. La sicurezza è uno dei punti chiave del programma del centro-destra, e sarebbe strano che il «respingimento» dei barconi nei porti di partenza non fosse salutato con un sospiro di sollievo. Quel che a me pare invece meno scontato è l’accanimento con cui il Pd e il suo neosegretario da tempo combattono qualsiasi idea venga partorita dal ministro Maroni. Non solo non mi pare né ovvio né normale, ma mi pare estremamente interessante, per non dire rivelatorio. L’ostinazione con cui la sinistra respinge al mittente qualsiasi proposta concreta in materia di sicurezza, senza essere minimamente sfiorata dal dubbio di aver torto, ci fornisce una preziosa radiografia dei suoi mali.
L’astrattezza, prima di tutto. Astrattezza vuol dire non voler vedere la dimensione pratica, concreta, materiale di un problema. Se non fossero ammalati di astrattezza i dirigenti del Pd capirebbero che il problema dell’Italia è che attira criminalità e manodopera clandestina più degli altri Paesi perché non è in grado di far rispettare le sue leggi, e che l’unico modo di scoraggiare l’immigrazione irregolare è di convincere chi desidera entrare in Italia che può farlo solo attraverso le vie legali. A questo serve il «respingimento», ma a questo serviva anche la norma che prolunga da 2 a 6 mesi la permanenza nei centri di raccolta degli immigrati (i vecchi Cpt, ora ridenominati Cie), una norma necessaria ma ottusamente combattuta dall’opposizione. Senza il respingimento (in mare) i trafficanti di immigrati continuerebbero a scaricarli sulle nostre coste, senza il prolungamento dei tempi di permanenza (nei Cie) l’identificazione sarebbe perlopiù impossibile, e continuerebbe la prassi attuale, per cui il clandestino viene trattenuto qualche settimana e poi rimesso in circolazione senza possibilità di riaccompagnarlo in patria. Io capisco che si possano avere seri dubbi sulle cosiddette ronde, o sui medici-spia (denuncia dei malati clandestini) o sui presidi-spia (denuncia dei genitori clandestini di bambini accolti nelle nostre scuole), e io stesso ne ho molti. Ma non capisco il rifiuto pregiudiziale di provvedimenti di puro buon senso, la cui unica funzione è di ristabilire quello che tutti i governi degli ultimi vent’anni avevano sbriciolato, ossia un minimo di deterrenza. Tra l’altro questo è uno dei pochi punti fermi degli studi sulla lotta al crimine: minacciare pene più severe serve pochissimo, quel che serve è rendere credibile la minaccia.
Ma non c’è solo astrattezza, c’è anche molta presunzione, per non dire molto snobismo. Lo sa il segretario del Pd che la maggior parte degli italiani approva l’azione del ministro Maroni?
Sì, probabilmente lo sa, ma si racconta la solita fiaba autoconsolatoria. Gli italiani non sono quelli di una volta, Berlusconi li ha rovinati, la Lega li ha incattiviti, noi politici illuminati non possiamo farci guidare dai sondaggi, noi dobbiamo riforgiare le coscienze, corrotte e intorpidite da vent’anni di berlusconismo. E’ la solita storia: «alla sinistra non piacciono gli italiani», come scrisse fulmineamente Giovanni Belardelli quindici anni fa, allorché la «gioiosa macchina da guerra» di Occhetto, sconfitta e umiliata, non si capacitava che un rozzo imprenditore lombardo avesse potuto sconfiggere una classe politica colta e raffinata qual era quella del vecchio Pci.
E qui si arriva all’ultimo e più grave male della sinistra, la sua distanza dai problemi delle persone normali, specie se di modeste origini o di modesta cultura. Quando si parla di criminalità, di sicurezza, di immigrazione clandestina, nella gente c’è certamente anche molto cattivismo gratuito, molta insofferenza, molta intolleranza. Ma una forza politica dovrebbe sapere che i cattivi sentimenti non vengono dal nulla, e quelli buoni hanno talora origini imbarazzanti. L’insofferenza verso gli immigrati è più forte nei ceti popolari perché è nei quartieri degradati che la sicurezza è un problema grave; ed è innanzitutto per chi non ha grandi risorse economiche che la concorrenza degli stranieri per il posto di lavoro e per servizi pubblici può diventare un problema serio. L’apertura verso gli stranieri, il sentimento di solidarietà, l’attitudine a tutti accogliere albergano invece in quelli che lo storico inglese Paul Ginsborg ha battezzato i «ceti medi riflessivi», e raggiungono l’apice fra gli intellettuali, dove - soddisfatti i bisogni primari - ci si può dedicare all’arredamento della propria anima: chi ha un lavoro gratificante e un buon reddito, chi può permettersi di vivere nei quartieri migliori di una città, chi non deve combattere per un posto all’asilo o per una prenotazione in ospedale, può coltivare più facilmente un sentimento di apertura.
Insomma, l’insofferenza degli uni è spesso frutto dell’emarginazione, il solidarismo degli altri è spesso frutto del privilegio. Possibile che la sinistra, che pure continua a dire di voler rappresentare gli umili, non riesca a rendersi conto del paradosso? Ma forse in questi giorni assistiamo anche, lentamente, quasi impercettibilmente, a uno smottamento. Nel Pd qualche timida voce di concretezza e di pragmatismo si è pur fatta sentire: prima Fassino, poi Parisi, poi Rutelli. Speriamo che non siano rapidamente sopraffatti dalla forza del passato, dai tanti luoghi comuni che essi stessi hanno alimentato e che ora frenano il cambiamento. (la Stampa)
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11 commenti:
cito testualmente:
Gaeta - Napolitano a gamba tesa su immigrati e respingimenti. Il presidente della Repubblica attacca "il diffondersi di una retorica pubblica che non esita, anche in Italia, a incorporare accenti di intolleranza o xenofobia". Nel denunciare il diffondersi e l’aggravarsi della povertà e delle diseguaglianze a seguito della crisi economica, Giorgio Napolitano ha chiesto nuovi interventi a favore di "coloro che si trovano in fondo alla scala sociale perché non rimangano confinati in quella posizione. Questo - ha aggiunto - è tanto più importante nei nostri paesi dove le differenze in termini di origini etniche, religiose e culturali sono aumentate. Qui il rischio che queste differenze si traducano in un fattore di esclusione è sempre presente ed è aggravato dal diffondersi di una retorica pubblica che non esita, anche in Italia, a incorporare accenti di intolleranza o xenofobia".
..-.-.-.-.-.-.-.-.-.-
Qui il nostro amato Presidente spara a zero contro il decreto sicurezza, in piena aromonia con l'opposizione.
E grazie! Ce l'hanno messo loro,e Lui fedelmente difende la porta.
Purtroppo per Lui e per tutta l'opposizione la palla gli è sfuggita di mano, ed ha suito un goal! GOAL!!!
La memoria del nostro sempre amato e riverito Presidente è piuttosto corta. O meglio è la visuale che è un po', solo un po'?, ristretta.
La clandestinità nel Paese di accoglienza è paragonabile all'invasione delle cavallette nei campi coltivati e ricchi di messe. Passate le cavallete si raccolgono soltanto gli sterpi rinsecchiti.
Uomini senza lavoro, senza una fissa dimora, senza un centesimo in tasca, a zonzo per le nostre città, ci dica il nostro più che amato Presidente dove va, che cosa fa, dove finisce, quali "attività" è costretto a svolgere. Non ce lo dice. E infatti non si cura di prendere in esame le causa di quella che Lui, nella sua infinita saggezza, definisce Xenofobia. Parla di Xenofobia. Stop. Troppo facile.
Nelle grandi citta, ma anche in quelle di media grandezza, la gente la sera non esce più. Certi quartieri ormai sono dei ghetti e passare da quelle parti rappresenta un rischio enorme (altro che Spaccanapoli!): angoli della nostra terra in mano straniera, dove le nostre leggi non valgono più, dove si sono instaurati leggi, usi, costumi diversi e contrari alle nostre leggi e tradizioni, costumi che le nostre leggi definiscono, senza mezzi termini, reati (gravi). Sono zone off limits dove lo straniero spadroneggia e fa quel che gli pare.
Non entro nella questione minuta dei vari reati, tanto sono tutti all'ordine del giorno.
Questo modo di "accogliere" non è accoglienza, non è carità cristiana (discorso che vale anche per i vescovi della CEI che io rispetto in quanto cristiano e cattolico, ma non riesco a condividere certe loro posizioni), questa è
STUPIDITA'
è una forma di autodistruzione della nostra civiltà, che viene sovvertita e brutalmente cancellata e soppiantata da usanze barbare e remote da noi anni luce.
Integrazione vuol dire entrare nel nostro Paese per svolgere attività lavorative utili a noi ed accettare le nostre leggi, le nostre tradizioni, il nostro modo di vivere. Sono loro che devono integrarsi, non noi!
Arrivi massici di persone non possono che causare caos. E noi abbiamo bisogno di serenità e di ordine.
Ogni arrivo (o sbarco come dir si voglia) ci costa in denaro, tempo, disponibiltà, impiego di personale, assistenza sanitaria ... tanto paga Pantalone!
E io pago! diceva Totò.
Ciliegina sulla torta:
perché il nostro amatissimo Presidente non ritorna con la memoria (vedo che è sano e ben lucido di mente) ai tempi della rivolta di Praga, quando ... bhè! era o non era Lui che scriveva articoli sull'Unità?
Ed era anche un "bravo" articolista ... sapeva difendere bene la posizione del suo partito! Altro che Xenofobia!
PS
Xenofobia: tradotto alla lettera è "paura per lo straniero". E chi non ha paura oggi di "certi stranieri"? Più che Xenofobia, meglio sarebbe parlare di paura verso il comportamento di un grande numero di stranieri: stupri (verso donne che passano per strada), furti, rapine, degrado delle città, sudiciume, abusivismo, spaccio di droga, vendita di merce rubata, invasione di strade e di piazze da parte dei soliti venditori di cianfrsaglie che deturpano angoli caratteristi, monumenti, luoghi che (una volta) ...
finiamola qui.
SIAMO RAZZISTI? SÌ CONTRO I CRIMINALI
di Mario Giordano
Non sono un esegeta del pensiero del presidente Napolitano, per cui non so interpretare quello che realmente intendeva dire ieri, quando ha parlato di pericolo xenofobia per il nostro Paese. Se voleva lanciare uno dei suoi moniti «di principio», non possiamo che dirci d’accordo: siamo tutti contro la xenofobia, così come siamo contro la violenza negli stadi, contro lo sfruttamento delle donne, contro l’abbandono dei cani in autostrada e per la bontà degli animi universale. Evviva. Dimenticavo: siamo anche contro la fame nel mondo. E siamo per un futuro pieno di soddisfazioni per tutti. Auguri.
Siccome quella frase, però, è stata subito letta come una denuncia precisa dell’Italia come Paese xenofobo, ci sentiamo di rispondere pacatamente agli interpreti entusiasti e sgangherati del Napolitano pensiero: ma dove caspita vivete? Guardatevi attorno, provate a uscire dai lanci d'agenzia che vi imprigionano ogni giorno, provate a visitare le periferie delle grandi città, dove prendere un autobus è diventato più pericoloso che attraversare la savana. L'Italia non è un Paese xenofobo: è un Paese spaventato. Non è un Paese razzista: è un Paese che ha paura. Gli italiani chiedono regole certe. E chiedono che siano rispettate. Non è una domanda razzista. È una domanda di civiltà.
Ma sì, dai, lo sapete anche voi, al di fuori della vostra nuvoletta di arroganza e della vostra polemichetta a scopo elettorale: non c'è xenofobia, nel nostro Paese. Lo sapete. O meglio: ci sono alcuni episodi, che vanno denunciati e condannati, così come si condanna chi getta i sassi dal cavalcavia o fa a coltellate all'autogrill con la scusa di essere ultras. I cretini si nascondono sotto qualsiasi bandiera. Ma restano cretini. E il loro cretinismo non può far dimenticare che questo Paese non è razzista. Non è xenofobo. È un Paese che sa accogliere. Che sa convivere. È un Paese generoso, di gente perbene, che non discrimina qualcuno in base al colore della pelle o alla sua città d'origine. Discrimina qualcuno solo in base a come si comporta. L'unico razzismo che c'è in Italia è quello contro la razza dei delinquenti.
E qualcuno allora dovrà spiegare perché quello che si fa pacificamente in tutto il resto del mondo da noi si trasforma in motivo di scandalo o pericolosa deriva xenofoba. Qualcuno dovrà spiegare perché i «respingimenti» alle frontiere diventano all'improvviso roba da Goebbels, quando li ha sempre fatti ogni governo, compreso perfino il governo del centrosinistra in Italia ai tempi di Prodi (come l'onorevole Fassino ha lealmente ammesso). Qualcuno dovrà spiegare perché dare la possibilità di trattenere i clandestini nei centri sei mesi, anziché due, è una «legge razziale» quando in Germania gli immigrati clandestini restano nei centri fino a un anno e mezzo e in Gran Bretagna anche dieci anni, volendo. E qualcuno dovrà spiegare perché il reato di immigrazione clandestina da noi viene descritto come la deportazione ad Auschwitz mentre in tutto il resto del mondo è accettato come norma di civiltà.
Vi devo confessare che nelle ultime ore mi è preso un certo scoramento. Sono giorni che ripetiamo queste stesse cose, semplici verità basate su dati di fatto di un'evidenza lampante (vogliamo parlare delle politiche d'immigrazione della Spagna? Vogliamo parlare di Ceuta e Melilla? Della Guardia civil che spara sugli immigrati?), ma alla fine si sente sempre intonare lo stesso ritornello: noi siamo razzisti, il compagno Zapatero è un eroe. Ma perché? Altro che retorica xenofoba, altro che retorica cattivista, come dicono a Farefuturo, culla ideologica di quel mondo finiano ormai troppo impegnato a occuparsi della felicità dei gay per preoccuparsi della sicurezza degli italiani. Qui continuano a esserci i cascami di una retorica buonista, che trasforma in un abisso disumano quelle che, lo ripetiamo, sono solo norme di buon senso e di civiltà. E per ottenere questo risultato non si fa scrupoli a usare tutto: un articolo di cronaca dell'Osservatore Romano che riferisce posizioni altrui viene trasformato nel «giudizio del Vaticano», il parere di un ente inutile come il Consiglio europeo (che non ha nulla a che fare con l'Ue) diventa la voce ufficiale di Bruxelles... Tutto serve, pur di fare confusione. Tutto va bene, pur di impedire alla gente di capire.
In realtà (abbiamo già detto anche questo, ma tocca ripetersi di questi tempi) se un difetto può avere il pacchetto sicurezza è che, a forza di ammorbidirlo, rischia di essere troppo poco severo. E questa affermazione, cari amici di Farefuturo, non è cattivismo: è, banalmente, prendere atto di come si vive davvero nelle città, non nei vostri circoli intellettuali o nei vostri salotti chic. È capire che la politica del volemose bene ha generato la vera discriminazione, ha fatto nascere le bidonville, ha fatto aumentare la criminalità, ha generato paure. E le paure ci sono, cari deputati del centrosinistra: non le crea appositamente nessuna forza politica, nessun appuntamento elettorale. Ci sono. E sono le paure prodotte dalla vostra cecità, dal vostro finto solidarismo, dal buonismo di facciata con cui avete fatto entrare tutti, per anni, nel nostro Paese, senza però essere in grado di garantire a chi entrava una vita dignitosa. E a chi li accoglieva una sicurezza rigorosa.
L'ultima manciata di polvere gettata negli occhi altrui è stata la polemica sul diritto d'asilo. Se ne sono dette di tutti i colori. Come se l'Italia, respingendo i barconi, volesse negare il diritto d'asilo. E giù con i ritornelli: razzisti, xenofobi. Ma l'Onu, dal momento che è così preoccupata delle condizioni di vita in Libia, perché, anziché dare a Gheddafi la presidenza della commissione diritti umani, non va ad aprire qualche campo d'accoglienza laggiù? Noi siamo pronti a fare entrare e a coccolare chi ha diritto d'asilo. Ma chi ha diritto d'asilo non si può presentare di notte su un barcone, nei viaggi organizzati dai criminali, e in mezzo a centinaia di clandestini, che il diritto d'asilo invece non ce l'hanno, e magari anche in compagnia di qualche bel mascalzone in fuga dal suo Paese. Chi ha diritto d'asilo merita ogni rispetto e ogni attenzione, si capisce. Ma non mi può obbligare, per aiutarlo, a portarmi in casa tutti quelli che viaggiano con lui. Altrimenti, bisogna avere il coraggio di trarre le conseguenze. E bisogna dire chiaramente che, se non posso respingere un barcone di immigrati clandestini, allora, semplicemente, le frontiere non esistono più. Gli Stati non esistono più. E dunque chiunque può andare ovunque. Libera circolazione totale. Abolizione dei confini. E guai a chi osa chiedere ancora un passaporto. Anche quello, in fondo, da questo punto di vista, può essere un atto che «incorpora accenti di intolleranza e xenofobia».
Bravo Mario Giordano e bravo l'Anonimo che lo precede nei commenti.
Sottoscrivo al 100%.
Grazie Mauro!
L'anonimo del commento che precede l'articolo di Giordano.
.-.-.-.-.-
Io non so con quale faccia la sx intende incantare gli elettori.
Respingere NO!
Accogliere e poi ... scegliere (come se fosse facile).
Proprio oggi la Tv ha annunciato l'arresto di una banda di Albanesi, tutti con regolare permesso di soggiorno, tutti con regolare lavoro. Ma siccome quei "signori" avevano bisogno di arrotondare i salari, ecco che si davano da fare con lavoretti extra (in nero ed esentasse), rapinando le ville con metodi brutali, mai visti prima che arrivassero questi tristi figuri. I padroni di casa picchiati a sangue, minacciati con le armi, spesse volte ridotti in fin di vita, erano costretti a rivelare dove si trovavano soldi e oggetti di valore.
Tanto per dirne una recente, fresca fresca, come l'uovo di giornata.
E questi, badate bene, erano persone a modo, con tanto di lavoro e permesso di soggiorno. Figuriamoci ...
Anche loro saranno passati attraverso una "severa" selezione" ...!!!
Napoli, pensionato
ucciso in casa:
fermati 2 romeni
di Redazione
Sono ritenuti gli autori dell'omicidio del pensionato Salvatore D'Angelo, morto a seguito delle percosse subite martedì scorso nella sua abitazione, durante una rapina: uno è un minorenne di 14 anni, l'altro ne ha 24
Napoli - Due romeni - un maggiorenne di 24 anni e un minorenne di 14 - sono stati fermati dalla polizia a Napoli perché ritenuti gli autori dell'omicidio del pensionato Salvatore D'Angelo, morto a seguito delle percosse subite martedì scorso nella sua abitazione, durante una rapina. Nei confronti dei due stranieri la procura di Napoli ha emesso un provvedimento di fermo. I due vivevano in un campo rom di Via Nuova del Campo, nei pressi del grande cimitero di Poggioreale. A quanto si è appreso, gli investigatori li avrebbero identificati anche grazie all'uso di un cellulare rapinato alla vittima. I due sono stati bloccati in nottata in una zona del centro cittadino.
Salvatore D'Angelo era un pensionato di 78 anni, un tempo ambulante, il quale conduceva una vita da misantropo in un monolocale in via Marechiaro, nel quartiere di Posillipo. D'Angelo fu trovato da un vicino di casa, nel primo pomeriggio di martedì scorso, in fin di vita per le percosse ricevute, legato con due cinghie ad una sedia. Intorno a lui una grande chiazza di sangue. Probabilmente gli assassini lo avevano colpito con un bastone, ma la polizia Scientifica aveva escluso l'uso di armi da taglio. Soccorso, l'anziano morì prima di arrivare in ospedale. Nello stesso quartiere, Posillipo, a poca distanza dall'abitazione di D'Angelo, nella notte tra il 14 ed il 15 aprile scorso, furono uccisi nella loro villa alla Discesa Gaiola l'imprenditore del grano Franco Ambrosio e la moglie Giovanna Sacco. Per quel duplice omicidio, pochi giorni dopo, furono arrestati due giovani romeni.
E i signori dell'accoglienza, i "buonisti" al caviale, sono serviti, con barba , capelli, shampoo e frizione!
La casbah di Brescia dove gli italiani sono i veri stranieri.
di Redazione
Questa è la frontiera dell’Italia. Viaggio nella Casbah di Brescia dove gli italiani sono stranieri in patria. Nel quartiere del Carmine gli abitanti sono ormai esasperati: «Gli immigrati sono i padroni assoluti. Vivere qui ormai è impossibile».
....
Il dolce è servito! con tanto di ciliegina sopra la panna.
Si levano alte grida al cielo, ci si strappano le vesti, si proclama l'avvento di un nuovo e peggiore fascismo, si predica contro il razzismo e la xenofobia (i virus che stanno ammorbando l'Italia), quando poi ci accorgiamo che i poveri immigrati, ormai entrati in casa nostra, fanno il comodo loro, sovvertono leggi e costumi, mettono sotto i piedi ogni regola e ogni legge, sopraffanno i cittadini (quelli che hanno veramente diritto alla cittadinanza)
mentre
NESSUNO
si accorge che le vere vittime siamo noi
CHE I DIRITTI
delle vittime (cioè i poveri cittadini italiani) non contano un baffo.
E TUTTO IN NOME
DELL'ACCOGLIENZA,
slogan demenziale di una sinistra allo sfascio senza idee e senza elettori.
...si paventa l'avvento di un nuovo e peggiore fascismo si predica contro il razzismo e la xenofobia (i virus che stanno ammorbando l'Italia), quando poi ci accorgiamo che i poveri immigrati, ormai entrati in casa nostra, fanno il comodo loro, sovvertono leggi e costumi....
Pardon! mi sono sbagliato!
Chiedo venia!!!
Tutto questo è sintomatico dell'avvento di un radioso avvenire della società italiana che sarà (lo è già in questo senso)
MULTIETNICA
MULTIRAZZIALE
MULTICULTURALE
e, pardon, scusate la licenza!
MULTIDEMENZIALE!!!!
Il ministro della Difesa rimanda al mittente le accuse dell'Alto Commissariato per i rifugiati. "Organizzazioni che non contano niente"
Sempre più delicata la questione sui respingimenti dei migranti diretti in Italia e rimandati in Libia. Dopo le critiche dell'Alto Commissariato Onu per i rifugiati che ha parlato di inumanità nei respingimenti dei migranti verso la Libia, interviene La Russa che chiede le scuse dell'organizzazione internazionale.
Ankara - Una donna di 23 anni è stata mutilata del naso e delle orecchie come 'punizione' e per lavare l'onore della famiglia che l'accusa di aver tradito suo marito. Ne dà notizia oggi la stampa turca riferendo che i fatti sono accaduti ieri ad Agri, provincia a maggioranza curda nell'est della Turchia, al confine con Iran e Armenia. Y. A., queste le iniziali della donna, è stata trovata in un campo con le orecchie e il naso mozzati. La giovene aveva anche ferite al ventre con armi da taglio. Le sue condizioni sono critiche. Otto sospettati sono stati fermati dalla polizia. Stando ai giornali Milliyet e Hurriyet, sarebbero stati membri della famiglia del marito a torturare la giovane donna. Il consorte intanto risulta irreperibile.
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Questa è la mentalità dei rifugiati Curdi che arrivano da noi.
Essi portano con sé le loro tradizioni (che valgono come leggi) e le loro regole.
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E noi ... ci dobbiamo integrare.
Sì, perché sfido i "buonisti" a sostenere che certa gente può tranquillamente accettare il nostro modo di vivere, il nostro modo di relazionarci con le donne, le nostre leggi.
La CEI , Famiglia cristiana ,con annessi e connessi,hanno una loro casa :" Città del Vaticano" piuttosto immune dall'invasione del pattume straniero ;però si indispettiscono se gli abitanti di un'altra casa -l'Italia- vogliono salvaguardare se stessi e soprattutto i propri figli ai quali sarebbe (sarà) inevitabilmente scaricato l'onere del mantenimento di questi perlopiù delinquenti , fannulloni che anzichè rimboccarsi le maniche nei loro Paesi ( come facero a suo tempo i nostri nonni ed i nostri padri, NON DIMENTICHIAMOLI I LORO SACRIFICI ) preferisconi creare un altro loro Stato nel nostro Stato. Ma che accidenti la festeggiamo a fare la Festa della Liberazione? Per consegnare la nostra terra , casa nostra , alla feccia del mondo ?
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