venerdì 26 giugno 2009

Berlusconi difende D'Alema. Affari italiani

Di Silvio Berlusconi, presidente del Consiglio
"Non ho mai condiviso i modi di chi ricorre ai pettegolezzi ed alle chiacchiere di vario genere per insinuare dubbi o gettare discredito nei confronti di qualcuno. Esprimo perciò tutta la mia solidarietà a Lorenzo Cesa. Se si leggono gli articoli sul Giornale di oggi si vede che su Cesa non c'è nulla di nulla ma basta un titolo che fa un nome per criminalizzare una persona e sconvolgere una famiglia. Conosco Cesa, gli sono amico e lo stimo al di là delle differenze politiche. Lo stesso voglio dire espressamente nei confronti dell'onorevole Massimo D'Alema, dei suoi collaboratori, della famiglia Agnelli e per quanti siano stati colpiti oggi da questo tipo di polemiche. Sono stato facile profeta quando ho previsto che l'imbarbarimento provocato da una ben precisa campagna di stampa avrebbe messo in moto una spirale che va assolutamente arrestata. Poiché io ho denunciato aggressioni a mio danno nessuno può pensare che io possa approvare analoghi metodi ed aggressioni nei confronti di chiunque".

9 commenti:

Anonimo ha detto...

Ma porca puttana !!!!
Il giornale di proprietà di Berlusconi, pubblica queste cose , e poi lo stesso Berlusconi porge la sua solidarietà ai diffamati !!!!
Ma cos'è , siete diventati matti a credere ancora alla sincerità di questo ipocrita ?
E poi vi lamentate se la gente intelligente considera l'elettorato di Berlusconi ignorante e rincoglionito dalle talevisioni ?

Simone82 ha detto...

Anonimo, l'unico rincoglionito sei tu (infatti pare voti a sinistra no?).

Essere editore di un giornale non significa esserne il direttore, e fino a prova contraria i pezzi e la linea editoriale vengono dettati dal direttore del giornale non già dal suo editore.
Mica siamo nei paesi comunisti, dove lo Stato comunista è al tempo stesso editore, censore, giornalista, magistratura, tribunale, etc. etc.

maurom ha detto...

Grazie Simone, bella risposta.

Anonimo ha detto...

Bè, visto che l'Editore in questione non ha esitato a cacciare dalla Rai i giornalisti che avevano diffamato, aspettiamoci la prossima epurazione del direttore del Giornale

Anonimo ha detto...

SCENARIO/ Berlusconi rischia il posto per L’Aquila e un gasdotto?
Mauro Bottarelli



«Il Pil, se non succede niente, in altre parole se non continua a cadere, alla fine di quest'anno sarà sceso del 5% circa». Lo ha detto, intervenendo alla presentazione del Rapporto sull'economia dell'Abruzzo, il governatore della Banca d'Italia Mario Draghi. Evviva, finalmente si dicono le cose chiare senza farsi prendere da ottimismi di facciata.


Ma, visto che l’ottimismo nei momenti di crisi può essere un’arma fondamentale, facciamoci due risate con le parole dell’ad di Unicredit, Alessandro Profumo: «Dire che tutti i problemi vengono dalle banche è strutturalmente sbagliato. L'economia reale è in difficoltà, le imprese, soprattutto le piccole, sono in difficoltà per il forte allungamento dei tempi di pagamento dei loro clienti e le banche le stanno sostenendo in questo fenomeno». Impagabile, Woody Allen è davvero un dilettante.



Caro Tremonti, diciamoci la verità: che colpa hanno i banchieri, d’altronde, se pur di rimettersi a posto il Core Tier 1 hanno chiuso i rubinetti nonostante gli aiuti di Stato - i Tremonti-bond che paghiamo direttamente noi correntisti con spread che assomigliano giorno dopo giorno a tagliole - e quelli della Bce? Già, perché nonostante i giornali italiani siano troppo impegnati a raccogliere le fondamentali dichiarazioni di attricette da night club di provincia, l’altro giorno la Banca centrale europea ha iniettato nel sistema creditizio la cifra record di 442 miliardi di euro con tasso d’interesse dell’1% proprio per facilitare la ripresa dell’economia reale: poveri banchieri, che colpa hanno se questa cifra eccede il prestito monstre erogato nel dicembre 2007 - quando il sistema era pressoché al collasso - di 349 miliardi?



Tremonti, da gentiluomo qual è, ha evitato i toni bruschi che un qualsiasi onesto lavoratore avrebbe di fronte a questo scempio della decenza. Ma rallegriamoci, su. Se il Pil italiano si contrarrà del 5% - ma preparatevi almeno a un 6,5-7% - quello irlandese, stando al Fondo Monetario, quest’anno avrà un picco del 13,5% con perdite sugli assets bancari per altre decine di miliardi: c’è sempre qualcuno che sta peggio.



E mentre in America spuntano sgradevoli coperture da parte della Fed riguardo l’acquisizione di Merrill Lynch da parte di Bank of America (ma volete mettere la gravità delle dichiarazioni di un D’Addario qualsiasi?), ecco che dai mercati arriva l’allarme vero: preparatevi a una cavalcata selvaggia dell’oro visto che il bene rifugio per eccellenza sarà l’arma utilizzata dalla Cina per difendersi dalla crisi del dollaro. In poche righe, con poche notizie, gli ottimisti da quattro soldi sono stati liquidati: chi gridava al miracolo scambiando speculazione e rimbalzi del gatto morto per green shots è servito.

Anonimo ha detto...

Ma siccome ilsussidiario.net si è fatto la brutta fama di azzeccarle tutte, ecco che il Financial Times di ieri non ci delude e piazza firma di mandante ed esecutore materiale sulla campagna di immondizia internazionale che sta coprendo Silvio Berlusconi. Se due giorni fa aveva usato il fioretto dell’avvertimento tra le righe, regalandoci un bel servizio sulle disgrazie della Russia e una garbata analisi sulle mire di Generali sul mercato assicurativo di quel paese, ecco che ieri il quotidiano della City è uscito allo scoperto dedicando l’intera pagina 9 al “Futuro di Berlusconi”.



Il pezzo principale, firmato da nientemeno che Guy Dinmore, altro non era che una rassegna del fuggi fuggi dal governo e delle prese di distanza dei ministri da un uomo sempre più isolato: un uomo che non si dimetterà, perché «a parte il suo orgoglio, dimettendosi perderebbe l’immunità dai processi garantitagli dalla sua schiacciante maggioranza».



Perfetto, la parola dimissioni è stata stampata a chiare lettere sulla carta giallina del bollettino dei naviganti. Di spalla, l’analisi diplomatica di James Blits da Londra, il quale definisce Berlusconi «un alleato indispensabile che sta mettendo a dura prova la pazienza di Usa e Ue». Accidenti, cosa ha fatto? Ha organizzato festini anche ad Anversa e Boston rubando le fidanzate a qualcuno? No, dopo aver detto che l’avvento in Francia e Germania di due governi dichiaratamente filo-atlantici (il Napoleone in sedicesima e miss “lo Stato pensa a tutto” filo-atlantici? Reagan si ribalta nella tomba) ha fatto in modo che «l’Italia contasse meno per la Casa Bianca», parole messe in bocca a un fantomatico Eu diplomat, ecco la vera ragione: «Un argomento di attrito con Ue e Usa, dicono diplomatici occidentali, è la decisione di siglare un accordo con la Russia per accelerare il progetto South Stream per un gasdotto nel Caspio. La Russia, infatti, sta costruendo un progetto alternativo a quello sostenuto dalle potenze occidentali e denominato Nabucco che porrebbe fine alla dipendenza europea dal gas russo. Il supporto di Berlusconi per Vladimir Putin è un motivo di rabbia a Washington e Bruxelles», conclude la solita fonte diplomatica Ue, probabilmente il portiere dello stabile in cui ha sede il Financial Times.



Visto, sono bastate 24 ore tra l’avvertimento in codice e l’attacco con il bazooka: anche giornali autorevoli e intelligenti come il quotidiano della City, quando devono portare a termine i compitini conferitigli dai padroni, si fanno prendere dalla fretta, sbagliano il timing e si fanno fare tana come i bambini impacciati e sovrappeso che perdono sempre a nascondino. «Non può giocare questo ruolo verso Putin, sta irritando gli americani», scriveva il Ft sotto dettatura di un’altra fonte Ue che ricordava come Berlusconi abbia deluso anche la Gran Bretagna cercando un dialogo con l’Iran. Poi, l’ultima stoccata: «Ora la nuova sfida è il G8 a L’Aquila, città colpita dal terremoto, una scelta che sta causando nervosismo nelle capitali mondiali».



Poverini, hanno paura delle scosse di assestamento i potenti del mondo. Come scritto ieri, confermiamo oggi: lasciate stare le confessioni estorte e pagate di prostitute più o meno dichiarate e preoccupatevi seriamente per questo nuovo tradimento della sovranità popolare in atto. È un altro 1992, occorre resistere. E leggere il Financial Times, da ieri chiaro come la lettera “Dear Boss” scritta dal giornalista Best per deviare le indagini su Jack lo Squartatore.



P.S. Garbata risposta al pezzo di John Lloyd pubblicato l’altro ieri in prima pagina su Repubblica: io vivo a Londra e scommetto quello che vuole che, fermando chiunque per strada, sceglierebbe tutta la vita un premier con il vizietto delle donne piuttosto che una classe politica di scrocconi tout-court che si fa pagare dai contribuenti anche la sabbietta del gatto, una barretta di cioccolato o la casetta per le anatre da mettere in piscina.

Anonimo ha detto...

Essere editore di un giornale non significa esserne il direttore, e fino a prova contraria i pezzi e la linea editoriale vengono dettati dal direttore del giornale non già dal suo editore.



per questo allo smemorato di collegno ricordo la cacciata di Montanelli quando il padrone Berlusconi non condivideva la linea editoriale


servi e padroni

Anonimo ha detto...

"Non ho mai partecipato a festini, nè ho mai frequentato minorenni o persone che fanno uso di droga. Rispetto tutti, ma non accetto solidarietà da nessuno, in particolare dal presidente del Consiglio".

LORENZO CESA

Anonimo ha detto...

Silvio, la prossima volta fatti gli stracazzi tuoi!!