sabato 20 giugno 2009

Il ricatto. Davide Giacalone

I fatti sono d’infinita miseria. Che se ne debba parlare è umiliante. Ma non c’è nulla di casuale, come avvertimmo già dieci giorni fa: dal compleanno alla mondana con il registratore, dalle foto all’inchiesta giudiziaria, c’è chi conosceva anticipatamente le tappe ed ha costruito il ricatto. Già la sola esistenza del ricatto è cosa d’enorme gravità, obbligandoci a riflessioni amare. Non solo sui ricattatori.
La prendo alla lontana, ma serve a capire. Camillo Benso, conte di Cavour, primo presidente del Consiglio del regno italiano, perse la testa per una ballerina magiara (o prussiana, non si sa): Bianca, che di cognome faceva Ronzani perché sposata. Camillo fece avere soldi, del governo, al marito, poi ne diede, dei propri, anche a lei. Gliene diede anche il nipote del conte, per riavere, dopo la morte del congiunto, le lettere infuocate di passione. Lei accettò, ma siccome con certe vocazioni si nasce, alcune le aveva già vendute (e c’è chi sostiene che non sia stata estranea alla morte prematura). Furono ritrovate, a Vienna, sicché gli amici dello statista le distrussero. Così va il mondo. O, meglio, andava.
Oggi, invece, non si butta via nulla. Cerchiamo di non buttare neanche il cervello, però, e non abbocchiamo tutti alla messa in scena. Guardate i fotogrammi di questo film, fatelo in maniera fredda, senza passioni antiberlusconiane, ma senza nemmeno un grammo di benevolenza per il protagonista passivo. Vi pare possibile che si monti uno scandalo colossale sulla stupidata di una festa di compleanno? E vi pare possibile che si distribuiscano foto scandalistiche dove quello nudo è un ceco di nome Topolánek (un nome, un programma), che se ne sta con la sua compagna e che, del resto, fu già protagonista di uno scandalo rosa, avendo tradito la moglie, Topolánková (aridaje)? Ma neanche l’Eco della Parrocchia avrebbe osato montarci su una campagna moralistica! Invece è successo, perché chi ha indotto a muovere il primo passo sapeva delle tappe successive, quindi sapeva che la cosa non sarebbe morta subito, e nel ridicolo.
Non credo che si tratti della sinistra, politicamente intesa. E neppure dei giornali, intesi come redazioni. Quelli sono strumenti. Neanche troppo vispi: pensate al Corriere della Sera, che in una pagina pubblica il numero di telefono delle agenzie che forniscono puttane, ed in quella appresso si scandalizza perché qualcuno ha telefonato. Qui non ci sono segugi del giornalismo, perché altrimenti non avrebbero preso cantonate epocali, intervistato gente che poi si scusa, o pubblicato che una venditrice di prestazioni intime avrebbe voluto dei favori per i propri terreni, sui quali, a questo punto, può coltivare patate per l’eternità. No, questa è roba più sozza.
La vedo così: nel 1992 i partiti di governo raccoglievano più voti di qualsiasi altra coalizione li abbia succeduti, e furono fatti fuori con un colpo giudiziario. Ancora tutto da raccontare. Ci hanno provato e riprovato con Berlusconi, ma non ha funzionato. Se la cosa avesse una finalità prettamente politica, occorrerebbe lavorare per un’opposizione seria e vincente, puntando sulle debolezze (che non sono poche) del governo. Invece nessuno ha la minima fiducia in questa opposizione, neanche quelli che la guidano. La politica l’hanno prima ammazzata e poi seppellita. La demolizione del capo del governo non serve tanto a prendere il suo posto, ma a far affari senza che nessuno si metta di traverso, a riprodurre la meravigliosa stagione del saccheggio, che con le maleprivatizzazioni mise in tasche private la gran parte del patrimonio industriale pubblico. Vorrei tanto sbagliarmi, ma se guardo all’energia, alla meccanica ed ai cantieri, vedo la ciccia che si vuol sbranare, e ganasce non solo italiane. Se guardo a chi possiede i grandi giornali, i conti mi tornano fin troppo.
Ci buttiamo tutti a difendere il governo, dunque? Calma. Mi sono abbondantemente rotto l’anima di vedere una squadra di superficiali occuparsi di cose serie. Le storie d’amore istituzionali non si contano più. E che diamine, ma non hanno altro da fare? Stiano attenti, perché l’etica pubblica ha le sue regole, che è giusto rispettare. Vale anche per il presidente: nessuno vuole ridurlo a frate trappista, che neanche noi ce ne sentiamo la benché minima vocazione, ma la funzione pubblica richiede costumi più morigerati, più consoni. Anche a me sta sul gozzo l’ipocrisia, ma questo non autorizza alla spontaneità disinibita.
L’ultima arrivata, alla ribalta della notorietà fondata sul materasso, è anche candidata alle elezioni. Bisogna che se ne rendano conto: è offensivo. Lo è per i cittadini chiamati a votare, lo è ancor di più per i militanti che si danno da fare con sincera passione (ce ne sono tanti), cui i potentati locali sbarrano la strada per evitare concorrenza reale. Alle politiche nazionali sono i partiti a scegliere gli eletti, e ne portano la responsabilità. Dove ci sono le preferenze tendono a svuotare le liste, in modo che i designati siano comunque eletti. Signori, con cordiale franchezza: fa schifo.
I moralisti senza morale lo fanno ancor di più, ma è triste il Paese in cui si debba scegliere in una classifica così organizzata. Il giustizialismo trinariciuto fece fuori molte persone per bene, che si dimisero all’arrivo dell’avviso di garanzia (quando non si ammazzarono). Il risultato è che oggi non ci si dimette neanche se condannati. Guardo con preoccupazione quel che succede, e non vorrei che il lenocinio divenisse titolo di merito.

23 commenti:

Anonimo ha detto...

""La demolizione del capo del governo non serve tanto a prendere il suo posto, ma a far affari senza che nessuno si metta di traverso, a riprodurre la meravigliosa stagione del saccheggio, che con le maleprivatizzazioni mise in tasche private la gran parte del patrimonio industriale pubblico. Vorrei tanto sbagliarmi, ma se guardo all’energia, alla meccanica ed ai cantieri, vedo la ciccia che si vuol sbranare, e ganasce non solo italiane. Se guardo a chi possiede i grandi giornali, i conti mi tornano fin troppo.""

Basta leggere queste poche righe per capire chi si nasconde dietro i complotti che da 15 anni avvelenano il paese .

VIVACOSSIGA

Anonimo ha detto...

A questo artico aggiungerei questi

OBAMA COME GIUDA di Alessandro Sallusti

http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna&currentArticle=M3KON

SE IL CAVALIERE SFIDA GLI YANKEE COME MATTEI di RENATO BESANA http://rassegna.governo.it/testo.asp?d=37161474

Il premier e la sindrome dell’«anatra zoppa»: disegno contro di me
http://www.corriere.it/politica/09_maggio_22/premier_verderami_c811f6c6-46a1-11de-a4e0-00144f02aabc.shtml

L OMBRA DEL COMPLOTTO di Lucia annunziata

http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/gEditoriali.asp?ID_blog=25&ID_articolo=6003&ID_sezione=29&sezione=

COSI NELLE STANZE DEL OTERE S AVANZA L OMBRA DEL COMPLOTTO

http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=354668

MONTA L INTRIGO DI OBAMA CONTRO SILVIO
http://www.libero-news.it/blogs/view/546

«Sì, puntano a far fuori Silvio È Draghi il loro candidato»
http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=358660

Cossiga: "Silvio pesta i piedi agli Usa,
ecco perché lo vogliono far fuori"
http://quotidianonet.ilsole24ore.com/2009/05/30/184698-cossiga_pesta_piedi_agli.shtml

Il ricordo: "Così colpirono anche mio padre
"http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=359276

Se anche il "Corriere" si accoda a "Repubblica"
http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=359808

VIVACOSSIGA

Anonimo ha detto...

Basta leggere queste poche righe per capire chi si nasconde dietro i complotti che da 15 anni avvelenano il paese .


dal 2001 al 2006 nessun complotto il signor B. ha governato per 5 anni senza complotti

quindi tranquilo

Anonimo ha detto...

Gnocca continua
Non gliene va bene una, alle Eve Braun che si accalcano nel bunker del fuhrerino da fureria. Denunciano il complotto di D’Alema, poi si scopre che il pm barese Pino Scelsi che indaga su Puttanopoli è lo stesso che indagò su una mazzettina a D’Alema (prescrizione). Allora ecco un altro scoop del Giornale: «È cresciuto in Lotta continua il pm che insegue il premier». Panico negli altri house organ: erano in Lotta continua anche Marcenaro e Panella del Foglio, Briglia della Mondadori, Capuozzo del Tg5, Liguori del Tgcom. Ora il Giornale è costretto a scrivere che la nota toga rossa indaga sull’assessorato alla Sanità della giunta Vendola e sulla frequentazione tra il vicepresidente Frisullo e il noto Tarantini, «utilizzatore iniziale» delle ragazze. E le due testimoni che inguaiano Reo Silvio sono forziste sfegatate: la “escort” Patrizia e la “ragazza immagine” Barbara, candidate nella lista Fitto («La Puglia prima di tutto»). Pare pure che nell’allegra brigata si sniffasse coca, si importassero ragazze dall’Est, si molestassero telefonicamente minorenni, si sfruttasse la prostituzione. Cioè si violassero contemporaneamente il pacchetto sicurezza Maroni per l’arresto dei clandestini, la Fini-Giovanardi per l’arresto dei tossici, la legge Carfagna per l’arresto di squillo e clienti, la legge Carfagna-2 per l’arresto degli “stalker”. Non vorremmo che Al Pappone finisse dentro per una legge fatta da lui. Per intanto Calderoli, che aveva proposto la castrazione fisica dei pedofili («un bel colpo di forbici, e zac!»), non lo fanno più entrare a Palazzo Grazioli. Non si sa mai.

Anonimo ha detto...

Partita doppia
Cosa c'è dietro la campagna diffamatoria contro Berlusconi

L’operazione diffamatoria a carico del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, che pare implichi anche la co-regia di Massimo d’Alema che dopo la dichiarazione maldestra da Bari con cui aveva ipotizzato una scossa politica ora cerca di tirarsene fuori, non ha come obbiettivo quello di rafforzare il Pd. Bensì quello di abbattere l’attuale coalizione di governo ed insediare al suo posto un governo tecnico o misto. Che, col pretesto di traghettare l’Italia fuori dalla attuale crisi morale ed economica, attuerebbe una nuova ondata di privatizzazioni e di interventi statali a pro’ di soggetti privati bisognosi di pubblico denaro, giustificandoli con il pubblico bene. Come è accaduto in Gran Bretagna e in Belgio e Olanda quando il governo ha allargato i cordini della borsa per i salvataggi delle grandi banche.

I giornalisti di “Repubblica” e degli altri giornali che conducono questa campagna diffamatoria avvalendosi di materiale segreto delle procure della Repubblica, sapevano già in partenza che la loro campagna avrebbe nuociuto al Pd in quanto avrebbe coinvolto importanti leader politici regionali e locali pugliesi di tale partito. Non potevano non sapere che le “hostess” di Bari che lavorano per l’imprenditore Tarantini nelle pubbliche relazioni avevano molti rapporti con i politici del Pd della Puglia. E quindi sanno bene che nella misura in cui si getta fango su Berlusconi per fatti privi di rilevanza penale, si avvalora l’ipotesi che nel Pd pugliese ci sia del marcio, dotato di rilevanza penale.

D’altra parte questi giornali non possono ignorare che se l’opinione pubblica credesse che dietro questa campagna di stampa vi è un complotto ordito dal Pd, l‘immagine di questo partito ne sarebbe gravemente danneggiata dati gli spregiudicati metodi illegali con cui viene condotta questa lotta personale. La tesi per cui il fine giustifica i mezzi, propria dei partiti comunisti, è stata condannata dal tribunale dell’uomo della strada, che è più autorevole di qualsiasi tribunale ufficiale.

Anonimo ha detto...

Non è certo sfuggito all’opinione pubblica che le fotografie sotto sequestro giudiziario scattate da Antonello Zappadu con lunghi appostamenti nei pressi di Villa Certosa e ad Olbia all’arrivo dell’aereo del presidente del consiglio con ospiti privati, non potevano non comportare dei complici che lo aiutassero a violare i controlli dei servizi di sicurezza e che lo informassero sull’arrivo di ospiti da fotografare. Non è sfuggito all’opinione pubblica che Antonello Zappadu, che fotografava clandestinamente con il teleobbiettivo gli ospiti di Berlusconi, se fosse stato scoperto sul fatto avrebbe rischiato grosso perché si sarebbe potuto supporre che facesse parte di qualche organizzazione terroristica per cui riprendeva la scena di futuri attentati. E’ pertanto logico supporre che Zappadu non agisse da solo e che in suoi prolungati appostamenti facessero parte di un piano preordinato. E questo deve essere stato organizzato da persone tanto potenti e credibili da potergli garantire che avrebbe potuto portare a termine la sua impresa rischiosa senza essere acciuffato come un ingenuo paparazzo, dopo il primo o il secondo appostamento.

Inoltre solo uno sprovveduto può credere che fosse possibile realizzare le fotografie e le intercettazioni telefoniche di cui si alimenta la campagna giornalistica riguardante le collaboratrici di Gianpaolo Tarantini senza la complicità di qualche persona addetta ai servizi di sicurezza di Palazzo Grazioli. Come può una escort pugliese rischiare di entrare nella dimora privata del presidente del consiglio con una macchina fotografica nascosta nel suo abbigliamento se non le è stato detto che qualche guardiano chiuderà un occhio? E che senso ha supporre che essa porti con se quella macchina fotografica, “per sua difesa”, dato che lei fa di professione la attività di accompagnatrice di persone importanti? Pare ovvio supporre che volesse usare quell’apparecchio per scattare foto che le servissero per un ricatto o per la cessione con lucro a qualcuno che intendeva procurasene per una campagna diffamatoria. Questo qualcuno non può essere certo Gianpaolo Tarantini, dato che lui si era appena trasferito a Roma per esercitarvi una attività di solito svolta da signore del gran mondo: quella di organizzare serate in cui si invitano persone importanti che ci vanno gratis per svago e assieme ad esse si invitano altre persone che pagano per avere l’occasione di conoscere gli ospiti big. A volte sperando di entrare in relazione con loro ma a volte anche solo per potersene vantare con altri. E come si può immaginare che il Tarantini sia talmente fesso o pazzo da mettere in piedi, a Roma, non una agenzia di pubbliche relazioni come quella che ho appena descritto ma una agenzia “pubblica” di donne squillo così da rischiare di farsi arrestare al primo colpo per sfruttamento della prostituzione? E’ evidente che anche lui è stato “incastrato”. E pertanto che il complotto esiste.

Anonimo ha detto...

Ma la diffamazione a carico di Silvio Berlusconi, sino ad ora, è basata su prove costruite ad arte che non reggono a un serio esame e su presunte prove che non sono state divulgate con la scusa patetica di non volere violare il segreto istruttorio, così tante volte violato.

L’ipotesi che Silvio Berlusconi abbia gestito uno sfruttamento di prostituzione assieme a Gianpaolo Tarantini, comunque, è grottesca. Al massimo egli, come ha detto il suo avvocato, sarebbe stato l’“utente” sfortunato dei servizi di una donna che ha deciso di prostituirsi allo scopo di ricavarne del denaro fotografando la persona per cui si è mercificata o che si è associata ad una amica che ha fotografato il suo mercimonio. Non vedo perché scandalizzarsi del fatto che il professor Ghedini ed io usiamo il termine “utente”, che allude alla prestazione sessuale o para sessuale come a una merce. La “mercificazione “ di sé medesimi è un fenomeno così denominato nella sociologia prima ancora che nel diritto. Il termine vale sia per la prostituzione femminile sia per quella maschile, quindi non ha niente di anti femminista. Ed è particolarmente appropriato quando la persona che si fa merce, lo fa per un ricatto dell’utente e quindi si mercifica due volte. Chi intinge la sua penna con compiacimento in queste mercificazioni vere o presunte, non può giustificarsi sostenendo che opera sulla base di principi etici. Il fine non giustifica i mezzi.

Anonimo ha detto...

D’altra parta da quando Silvio Berlusconi è sulla scena politica, contro di lui si è esercitata una costante persecuzione, prima con martellanti iniziative giudiziarie, ora con queste iniziative di moralismo cinico, con un linciaggio mediatico che non si può spiegare solo con l’obbiettivo dell'aumento di tiratura dei giornali. Ciò serve a gruppi finanziari e industriali che vorrebbero rovesciare Berlusconi e liquidare l’era berlusconiana per fruire dei vantaggi di una nuova ondata di privatizzazioni con le carte segnate e di altri benefici a loro favore, da parte di un governo a cui possono dare ordini. Ritorna cioé la fase di mattanza, che ho visto nascere e crescere, di “mani pulite” che servì ai capitalisti senza capitali per impadronirsi delle vacche grasse che allora facevano gola.

Fra le vacche grasse che fanno gola adesso fanno spicco la Rai, la Cassa Depositi e Prestiti, Finmeccanica e le reti delle imprese di pubbliche utilità pubbliche vale a dire di Eni ed Enel e delle ex imprese municipalizzate. La cannibalizzazione della Rai, analoga a quella che fu attuata per Italtel e per la Finsider, servirebbe per dare a operatori italiani del ramo e ad operatori italiani in cerca di un nuovo ramo, delle aziende e degli impianti particolarmente interessanti nella nuova epoca del digitale terrestre. Chi si insediasse nella Cassa depositi e prestiti potrebbe risolvere molti problemi bancari di sotto capitalizzazione. Poi ci sono le reti delle imprese locali dei servizi di pubblica utilità e dei due colossi Eni, Enel. Togliendo la proprietà delle reti a queste due grandi imprese si otterrebbero due risultati: quello di dare ai nuovi proprietari una ricca rendita garantita e quello di ridurre la capacità competitiva di due compagnie il cui successo internazionale dà molto fastidio ai concorrenti esteri. Finmeccanica, con i suoi contratti negli Usa nel settore difesa è un boccone ghiotto, il cui controllo può essere ottenuto con un piccolo investimento se ci si appoggia a qualche banca d’affari.

L’elenco non è finito. Ma non c’è bisogno di andare oltre. C’è solo da aggiungere una frase di Marx, che riguarda gli eventi della storia che si ripetono e che la prima volta si presentano come tragedia. E la seconda come farsa.

Di Francesco forte

Anonimo ha detto...

secondo me sono tutte cazzate, quelle vere sono le troie vestite da babbo natale e quelle che si sono fotografate nei bagni di palazzo grazioli

a Forte, più fatti e meno parole

Anonimo ha detto...

sensazionale!
foto eccezionale! un teleobiettivo riprende baffino che si spara una sega guardando le foto del paparazzo sardo!

alvaro ha detto...

Così berlusconi ha ammesso di conoscere la troia, di essersela scopata ma, poverino, di non aver capito che era troia.
Ma se una te la molla la sera in cui la conosci cosa pensi che sia: una volontaria della croce rossa, reparto anziani con problemi di erezione?
E la moglie a casa? Potrà avere dei dubbi, potrà incazzarsi e chiedere il divorzio? Potrà avere le sue ragioni o dovrà per forza essere massacrata dai giornalisti servi del marito?
E voi a parlare di complotto... ma per piacere.

Anonimo ha detto...

MORALISTI A SENSO UNICO
di Mario Giordano

Ora molti parlano di «emergenza morale» nel nostro Paese. Ebbene: se di emergenza morale si tratta (e sottolineo: se) se non altro, nel nostro Paese non è cominciata ora. È cominciata già da un pezzo, come dimostrano i documenti che pubblichiamo oggi. Sinceramente, avremmo voluto evitarlo: rovistare nei boudoir a destra o a sinistra non è proprio il sogno che abbiamo coltivato quando da bambini giocavamo al piccolo giornalista. Ma tant’è. Ci hanno costretto, da settimane, a parlare soltanto di veline e prostitute, lettoni grandi e autoscatti nelle toilette. E sostengono che sia obbligatorio farlo perché uno scandalo così (ma così come?) non si era mai visto. Ci danno a intendere che, prima che arrivasse Berlusconi, fossero tutti casti e puri, piccoli emuli di santa Maria Goretti prestati alla politica, candidi e immacolati come la neve. Ci vogliono far credere che nei palazzi della politica circolassero soltanto tomi di Schopenhauer e saggi sull’amore platonico o sul pensiero di Carlo Marx.
Non è così. E ve lo dimostriamo. Ciò che raccontiamo oggi, infatti, succedeva ai tempi del governo D’Alema. Fra i protagonisti ci sono alcuni amici del Baffino, proprio quello che oggi va in giro a sollevare il mustacchio scandalizzato. Erano tutti esperti di Carlo Marx, s’intende, e probabilmente anche di amore platonico: non solo di quello, però. E infatti in questa storia c’è una maîtresse, ci sono squillo, ci sono incontri che si consumano non in case private (come è e resta Palazzo Grazioli) ma addirittura dentro i palazzi dell’istituzione. C’è, insomma, un’emergenza morale a luci rosse, molto rosse, con fatti certi e assai più gravi delle accuse scagliate finora contro Berlusconi. Telefonate hard comprese.
Leggete bene gli articoli di Gian Marco Chiocci e, in parallelo, di Stefano Zurlo. Da una parte abbiamo alcuni episodi (di ieri) non lievi e indiscutibilmente documentati; dall’altra una serie di polveroni sollevati oggi senza che nessuno chiarisca in modo accettabile where is the beef, dov’è la ciccia, cioè dov’è il problema, dov’è lo scandalo (dopo aver scoperto che a Cortina si fanno le feste e che a casa, alla sera, qualche volta capita di giocare a poker: ma guarda un po’...). E allora perché oggi tutti, a cominciare proprio dagli ex libertini, dagli ex cantori dell’amore libero e del sesso estremo, di fronte a poco si scoprono bacchettoni e strillano all’emergenza morale, mentre dieci anni fa di fronte a molto stavano rigorosamente zitti?
Converrete con noi che, se tutte le domande sono legittime, anche questa si può fare. Ed è per fare questa domanda, solo per questo, che pubblichiamo i documenti sulle escort del clan D’Alema. Vogliamo chiedere: come mai allora l’inchiesta fu rapidamente archiviata e nessuno volle sfruttare politicamente quei fatti che pure (lo ripetiamo) sono assai più clamorosi di quelli che da qualche settimana Repubblica sta brandendo come una clava contro Berlusconi? Perché quei documenti non finirono ai giornali? Perché, anche se molti sapevano, nessuno osò parlarne?

Anonimo ha detto...

segue
Qualche lettore dirà: perché le luci rosse, in quel caso, erano rosse prima di tutto politicamente. Può essere. Per rendersi conto della doppia morale della sinistra basta leggere l’incredibile intervista di Ezio Mauro all’Avvocato Agnelli ai tempi del sexygate di Clinton: com’era indignato l’attuale direttore di Repubblica dall’uso politico dello scandalo! Com’era nauseato dalle bassezze americane e sicuro che, da noi, tal punto di infamia non si sarebbe raggiunto mai! Invece è stato raggiunto. Anzi, di più: è stato proprio lui a raggiungerlo. Che cosa è successo nel frattempo? Semplice e drammatico insieme: come abbiamo scritto nei giorni scorsi è stato rotto un patto silenzioso e antico, quello per cui la lotta politica si fermava davanti alla camera da letto, rispettava la vita privata e non s’intrometteva nell’educazione dei figli altrui. La rottura di quel patto è la vera sciagura che stiamo vivendo, il vero scandalo che dobbiamo temere. Abbiamo l’impressione infatti (ma più che un’impressione è una certezza) che d’ora in avanti, immondizia dopo immondizia, sarà sempre più difficile liberarci da questo fetore. A noi non piace, al Paese fa male. E allora a chi giova tutto ciò? Chi l’ha voluto, risponda.

Anonimo ha detto...

repetita iuvant :

D’altra parta da quando Silvio Berlusconi è sulla scena politica, contro di lui si è esercitata una costante persecuzione, prima con martellanti iniziative giudiziarie, ora con queste iniziative di moralismo cinico, con un linciaggio mediatico che non si può spiegare solo con l’obbiettivo dell'aumento di tiratura dei giornali. Ciò serve a gruppi finanziari e industriali che vorrebbero rovesciare Berlusconi e liquidare l’era berlusconiana per fruire dei vantaggi di una nuova ondata di privatizzazioni con le carte segnate e di altri benefici a loro favore, da parte di un governo a cui possono dare ordini. Ritorna cioé la fase di mattanza, che ho visto nascere e crescere, di “mani pulite” che servì ai capitalisti senza capitali per impadronirsi delle vacche grasse che allora facevano gola.

Fra le vacche grasse che fanno gola adesso fanno spicco la Rai, la Cassa Depositi e Prestiti, Finmeccanica e le reti delle imprese di pubbliche utilità pubbliche vale a dire di Eni ed Enel e delle ex imprese municipalizzate. La cannibalizzazione della Rai, analoga a quella che fu attuata per Italtel e per la Finsider, servirebbe per dare a operatori italiani del ramo e ad operatori italiani in cerca di un nuovo ramo, delle aziende e degli impianti particolarmente interessanti nella nuova epoca del digitale terrestre. Chi si insediasse nella Cassa depositi e prestiti potrebbe risolvere molti problemi bancari di sotto capitalizzazione. Poi ci sono le reti delle imprese locali dei servizi di pubblica utilità e dei due colossi Eni, Enel. Togliendo la proprietà delle reti a queste due grandi imprese si otterrebbero due risultati: quello di dare ai nuovi proprietari una ricca rendita garantita e quello di ridurre la capacità competitiva di due compagnie il cui successo internazionale dà molto fastidio ai concorrenti esteri. Finmeccanica, con i suoi contratti negli Usa nel settore difesa è un boccone ghiotto, il cui controllo può essere ottenuto con un piccolo investimento se ci si appoggia a qualche banca d’affari.

L’elenco non è finito. Ma non c’è bisogno di andare oltre. C’è solo da aggiungere una frase di Marx, che riguarda gli eventi della storia che si ripetono e che la prima volta si presentano come tragedia. E la seconda come farsa.

Anonimo ha detto...

Festini hard alla Camera, la maitresse: "Alitalia non potrà dire no a D'Alema"
di Gian Marco ChiocciVota1
Quei quattro amici legati a Massimo da affari e politica Dai veltroniani a Di Pietro, chi gode per i guai di Baffino

aiuto Appalti, squillo e festini a Palazzo. Sì, proprio dentro la Camera dei deputati. Nell’ufficio di un «personaggio importante», per dirla con l’ispettore della Squadra mobile che s’era subito mosso dopo la soffiata di una prostituta, una sua fonte. ...

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Anonimo ha detto...

?????
stai male?

Anonimo ha detto...

Festini hard alla Camera, la maitresse: "Alitalia non potrà dire no a D'Alema"

Appalti, squillo e festini a Palazzo. Sì, proprio dentro la Camera dei deputati. Nell’ufficio di un «personaggio importante», per dirla con l’ispettore della Squadra mobile che s’era subito mosso dopo la soffiata di una prostituta, una sua fonte. Lo sbirro della Buoncostume aveva scoperto che ben due squillo entravano a Montecitorio senza lasciare documenti all’ingresso e che dopo esser stata accolta da un «segretario», una di loro successivamente veniva fatta accomodare in una stanza dove di lì a poco si sarebbe «congiunta carnalmente» con un personaggio, all’epoca, definito «importante». Se sia lo stesso che ha anche convinto i commessi a non registrare il passaggio della escort, non lo sapremo mai visto che l’inchiesta nata sul finire del 1999 è abortita pochi mesi dopo con la condanna a un anno (previo patteggiamento) della sola maîtresse che organizzava gli incontri coi politici.

E proprio dalle carte di quell’inchiesta dimenticata escono ora le intercettazioni e i verbali delle escort che tirano in ballo i fedelissimi dell’ex premier Massimo D’Alema. Più informative della Squadra mobile di Roma che ribadiscono come la maîtresse R.F. contattasse «noti personaggi del mondo politico e di enti pubblici» al fine «di ottenere appalti o erogazioni in denaro» organizza per loro «incontri a sfondo sessuale». A mo’ d’esempio l’ex capo della Mobile, Nicolò D’Angelo, allega una lunga serie di conversazioni nella sua nota alla procura. A cominciare da quella del 29 settembre nella quale Vincenzo Morichini, fedelissimo del leader Ds, ex ad di Ina-Assitalia, parla con la maîtresse di una festa a casa di Franco Mariani (già dirigente pci, presidente dell’ente porto di Bari, dalemiano di ferro)».

Anonimo ha detto...

«IO HO FATTO LA BRAVA MA... GLI AMICI SONO STATI CATTIVI»
La donna dice di averlo saputo direttamente la sera prima «dal suo amico Roberto» (De Santis, eminenza grigia dell’ex premier, azionista delle sale bingo, l’imprenditore che vendette la barca Ikarus a Baffino, ndr) intervenuto a una cena a casa di Franco dove erano presenti la maîtresse e due squillo. «Io ho fatto la brava bambina - ride la donna al cellulare - mentre Franco e Roberto con le mie amiche hanno fatto i cattivi... ». Solo il giorno prima la maîtresse aveva cercato di portare a casa un affare pubblicitario in corso con l’Ina-Assitalia, affare osteggiato a suo dire da Checchino Proietti (parlamentare Pdl, all’epoca segretario di Gianfranco Fini). Così chiama direttamente Morichini in ufficio: «Senti, quella lista sarà pronta per giovedì». A quel punto Morichini - scrive la polizia - «le comunica che vorrebbe scopare. Lui le dice che le ha risolto i problemi con la Banca di Roma e con l’Alitalia. R.F. gli rappresenta che se gli risolve i problemi, lei si metterà a “tappetino” con lui». In realtà i problemi con Alitalia persistono. Così la maîtresse pensa di sbloccare la questione dell’appalto del calendario Alitalia ricorrendo agli amici che contano.

«MA QUESTI SONO PAZZI A DIRE NO A D’ALEMA»
È decisa a far valere le sue amicizie importanti, e lo confessa candidamente al telefono: «Ma questi so’ pazzi, ma che stiamo scherzando? L’Alitalia che dice di no a D’Alema! Ma non esiste, non è possibile... ». Più avanti aggiungerà, sempre al telefono, che adesso «lei andrà con Franco (Mariani) ed Enzo (Morichini) dal direttore generale il quale dovrà dirle di no davanti a loro». Passano quattro giorni e Mariani richiama la donna dicendole che sta andando lui a parlare da Zanichelli (pubbliche relazioni Alitalia). Alcune telefonate dopo, ecco l’ok di Mariani nel sunto della polizia. «Franco chiama R.F. e le comunica che ha parlato con Marco (Zanichelli, ndr) e lo stesso ha garantito che gli darà una mano per il convegno alla presidenza del Consiglio facendogli assegnare la sponsorizzazione richiesta, e che farà rifare nuovamente a R.F. la rivista dell’Alitalia». Le telefonate successive vertono su un festino a cui la maîtresse porterà due ragazze: «Porta anche la tua sorellina... », scherza Mariani. «Ok, ti devo dare il numero di una nuova massaggiatrice, così cambi un po’... », ribatte lei. Ma non c’è solo l’Ina-Assitalia nei desiderata della maîtresse. Per perorare le cause dell’amica, Morichini si spende direttamente col presidente dell’Acea. E intanto R.F. si dà un gran da fare per allietare i suoi amici. A Maria P., il 21 settembre, ricorda che in settimana deve «chiudere la storia con la Banca di Roma» altrimenti si trova «in grossa difficoltà».

Anonimo ha detto...

«DEVO PORTARE COMPAGNIA? DUE, CHE SIAMO GIÀ TROPPE»
Chiacchierando con un’altra ragazza della sua scuderia, Eliana C., le ricorda di andare a casa di Franco per la festa. «Eliana - annota il poliziotto che ascolta in cuffia - le chiede in modo criptato: “Quante compagnie devo portare?”. R.F. risponde che bastano due, “perché sono già molte”... ». Laconico il commento del capo della Squadra mobile nella sua ennesima corrispondenza con la procura: «La donna che inequivocabilmente procura ragazze a molte persone organizzando incontri sessuali, utilizza però tale “chiave di accesso” per ottenere dai destinatari di queste “attenzioni” che sembrano essere tutti ai vertici di strutture pubbliche e private, favori e indebite pressioni al fine di ottenere benefici economici nella forma di ghiotti appalti o incarichi ben remunerati. Appare infatti chiaro che ci troviamo di fronte a un particolare sfruttamento della prostituzione, in cui il ruolo di R.F. è quello di una maîtresse molto particolare». Sesso in cambio di un aiutino per gli affari.

«ERAVAMO IN 6 A FARE SESSO CON AMICI IMPORTANTI... »
Tra festini e appalti, gli agenti della Settima sezione della Mobile tra settembre e ottobre 1999, sono costretti a convocare in questura una quindicina di ragazze protagoniste dei party a luci rosse organizzati dalla maîtresse per gli amici influenti. È Stefania C. a svelare il giro: «Mi venne detto che R.F. aveva bisogno di incontri a sfondo sessuale con suoi amici (...). Il primo incontro avvenne a piazza Colonna» dirimpetto Palazzo Chigi. «Ricordo che eravamo in sei, tre uomini e tre donne, e la serata proseguì negli uffici di via della Colonna Antonina dove avemmo separatamente incontri sessuali (...). Ricevetti da R.F. la somma di 600mila lire, e ricordo che organizzava tali incontri sessuali al fine di chiudere contratti di lavoro che erano in corso (...). Ricordo infine che durante gli incontri sessuali sia io che le altre partecipanti, eravamo sotto lo stretto controllo di R.F. la quale faceva attenzione che nessuna di noi stringesse rapporti con i suoi amici intervenuti, che lei diceva essere personaggi molto importanti». Il 20 ottobre anche Giovanna F., nel suo verbale, fa riferimento alle assidue frequentazioni politiche della maîtresse mirate a mettere le mani su vari appalti, specie in Alitalia: «La prima volta che siamo uscite insieme, R.F. mi chiese se fossi disposta a uscire con lei unitamente a suoi “importanti amici”. In quell’occasione mi rappresentò che dovevo avere dei rapporti sessuali con gli stessi, in cambio avrebbe provveduto lei a sdebitarsi con me facendomi una serie di regali, rappresentandomi che tali amicizie erano fondamentali per lei al fine di procurarsi una serie di appalti presso importanti società sia pubbliche che private (...). Gli incontri sessuali - continua Giovanna F. - sono stati quattro. A questi, a fasi alterne, hanno partecipato Franco Mariani insieme a un certo Roberto (De Santis, ndr) e in una occasione con tale Enzo Morichini, con il citato Roberto» o a casa di Mariani al Colosseo oppure direttamente nell’ufficio della maîtresse in via della Colonna Antonina.

Anonimo ha detto...

«ANCHE LO STRIPTEASE PER IL PARTITO DI SINISTRA»
«In un appuntamento a sfondo sessuale organizzato da R.F. - prosegue Giovanna F. - oltre alla stessa ho partecipato io e una ragazza che conosco con il nome di Arianna. Questo incontro avvenne a casa di Mariani. Per tale prestazione come da accordi precedenti ho ricevuto in regalo da Rita un anello in metallo bianco e brillanti». Il 22 ottobre sfila negli uffici della polizia in via di San Vitale Patrizia C., altra ragazza gettonatissima dalla maîtresse: «Durante alcune serate conobbi molti amici di R.F. che lei mi diceva appartenessero al mondo politico (...). Ho avuto tre rapporti sessuali con l’uomo di nome Franco mentre R.F e le altre erano rimaste al piano di sotto dove era in corso uno striptease. Alcuni dei presenti si scambiavano effusioni amorose (...). Durante gli incontri cercavo di avere con i suoi amici un atteggiamento positivo e carino, anche perché a dire di R.F. loro appartenendo al partito della sinistra erano in grado di procurarmi facilmente il lavoro (...) e ricordo che R.F. diceva che le persone che incontravamo alle feste erano personaggi influenti che servivano per il suo lavoro». Eliana C. non è da meno: «R.F. in alcune occasioni mi ha invitato in alcune feste private (...) e l’ultima a cui sono andata l’ha organizzata un certo Franco in zona Colosseo». Concludendo: «Sono a conoscenza che R.F. ha contattato per farsi “aiutare” in questa situazione Franco Mariani, non so se lo stesso si sia attivato o meno, R.F. mi ha detto in passato che Franco è un personaggio politico».

TARIFFA FISSA: 800MILA E IN REGALO ANELLI
Sulle presunte protezioni politiche di cui avrebbe goduto R.F. per fronteggiare l’offensiva della polizia e della magistratura finite a curiosare tra gli appalti vinti in Alitalia, parla anche Anna Maria G. interrogata il 15 ottobre 1999 al secondo piano della questura: «A un certo punto R.F. ha concluso il suo sfogo dicendo che aveva importanti amicizie politiche e che non le potevano fare nulla perché lei era pulita». Come contropartita economica alle prestazioni effettuate dalle ragazze nei festini organizzati per gli uomini vicini all’ex premier Massimo D’Alema, R.F. «faceva regali (anelli, telefonini, giacche di pelle, somme di denaro per interventi di chirurgia estetica, ecc. ) oppure pagava di tasca sua». Fino a sfiorare il milione di lire.

Anonimo ha detto...

anche quelli di sinistra come SIlvio? allora è proprio vero che sono tutti uguali!!!
Puttanopoli

PAPIGIRLS

Anonimo ha detto...

anche quelli di sinistra come SIlvio?

peggio, molto peggio!!! pra lo sai!
...

MA C’È CHI PUÒ FARE IL BARBARO
di Mario Giordano

Basta con l’imbarbarimento della politica? Ma sicuro. Noi siamo d’accordo. Figuriamoci. Ora però qualcuno glielo può dire anche a D’Avanzo, per cortesia? Qualcuno può avvertire Ezio Mauro? E magari pure D’Alema, quello che parla di scossa, o Franceschini, quello che va a discutere dell’educazione dei figli altrui? Sono cinquanta giorni che, praticamente da soli, contro tutti, urliamo al mondo che usare la vita privata come strumento di lotta politica è una vergogna. Ci hanno sempre risposto che non capiamo nulla. Che usare la vita privata come strumento di lotta politica è segno di democrazia. Ma sicuro: ne abbiamo sentite di tutti i colori. Abbiamo sentito gli ex cantori dell’amore libero e del sesso in stile ’68 (e anche un po’ ’69 ) che ci hanno fatto austere lezioni di morale. E abbiamo letto le dotte prolusioni di filosofi della teoretica scalfariana costretti ad arrampicarsi sugli specchi per giustificare la nuova versione dell’antiberlusconismo in salsa di Novella 2000. In cinquanta giorni nessuno che si scandalizzasse per l’imbarbarimento della politica. Nemmeno una volta. Mai.
Però è bastato che il Giornale raccontasse due giorni fa delle escort del clan D’Alema, ed ecco che all’improvviso si sono scandalizzati tutti. Ah, l’imbarbarimento della politica. Quando poi ieri abbiamo segnalato (dato di cronaca) che la maîtresse che organizzava gli incontri sexy fra le squillo e gli uomini del clan D’Alema era socia in affari con il segretario dell’Udc Lorenzo Cesa, è scoppiato il finimondo. Ah, due volte ah, l’imbarbarimento della politica! Signora mia, non se ne può più: ma dove arriveremo? Come se fino all’altro ieri sui quotidiani italiani si fosse soltanto parlato dei problemi dell’astrofisica nucleare o del rapporto fra armonia celeste e sistema dodecafonico, anziché di veline, Noemi, foto rubate e lettoni più o meno grandi, gossip e prostitute.
Basta con l’imbarbarimento della politica? Per carità, non ne vediamo l’ora. Ma dov’erano Cesa e D’Alema e Casini quando l’imbarbarimento della politica andava a sfruculiare in modo osceno dentro la privacy di Berlusconi? Dov’erano quando i giornali mettevano alla gogna i suoi ospiti in Sardegna, colpevoli soltanto di prendere il sole?

Anonimo ha detto...

segue

Dov’erano quando le foto private ai bordi di una piscina privata in una villa privata diventavano, senza nessuna ragione, di pubblico dominio mondiale? Dov’erano quando il primo ministro di un Paese straniero veniva messo alla berlina col suo Topolanek al vento? Dov’erano quando qualcuno faceva avere ai giornalisti amici le registrazioni della D’Addario e le foto nella toilette di Palazzo Grazioli? Non avevano nulla da dire, allora, sull’imbarbarimento della politica?
Restiamo convinti che nell’inchiesta insabbiata nel ’99 sulle escort del clan D’Alema c’era molta più sostanza che in tutto il polverone sollevato adesso contro Berlusconi. Di tutto questo presunto scandalo, da Noemi a Tarantini, scusateci, ma noi continuiamo a non vedere where is the beef, dov’è la ciccia, cioè dov’è il problema. Anche ieri ci siamo deliziati con due pagine di Giuseppe D’Avanzo su Repubblica, senza trovarci null’altro, a parte un mare di noia e una rassegna stampa un po’ malfatta. E dire che il giornalista, in genere, sa fiutare le piste giuste: com’è che da due mesi si accanisce sul caso senza cavarci il vero scoop? Come mai il gruppo editoriale l’Espresso, che ha scatenato fior di inviati senza limite di budget, a caccia di testimonianze, ragazze pentite, rivelazioni choc, deve limitarsi a montare la panna con foto di ragazze in barca e banali cene, roba che non metterebbero in imbarazzo nemmeno i catecumeni di un oratorio brianzolo?
Ribadisco: nell’inchiesta che abbiamo pubblicato in questi due giorni c’è molta più sostanza che in tutto il materiale D’Avanzo. Sono saltati fuori, tanto per dire, incontri fra esponenti politici ed escort all’interno di Montecitorio. E poi ci sono uomini assai vicini a D’Alema che parlano di «problemi risolti» con la Banca di Roma e altre aziende. C’è la maîtresse che chiede favori per Alitalia. Si parla di incontri a luci rosse, nei palazzi delle istituzioni, cui partecipa un «uomo politico molto importante». Ora noi domandiamo: com’è che a Bari sono state convocate ragazze su ragazze per sapere tutto della cena in una casa privata, mentre nessuno ha voluto saperne di più su quell’uomo politico molto importante che incontrava escort a Montecitorio? Dicono: l’inchiesta è stata archiviata dopo il patteggiamento della maîtresse. Ecco, appunto: perché in Italia certe inchieste (quelle contro Berlusconi) non finiscono mai e quelle contro gli altri vengono rapidamente insabbiate? Perché ci sono magistrati che continuano ad accanirsi su quello che il Cavaliere faceva vent’anni fa e invece non è interessante quello che facevano gli uomini di D’Alema dieci anni fa?
Può piacere o no, ma quello che abbiamo fatto in questi giorni è uno degli esperimenti più interessanti della doppia morale che vige in questo Paese. Come vi abbiamo confessato il primo giorno, ci siamo avventurati nel boudoir del clan D’Alema con qualche titubanza: in linea di massima, crediamo che la politica debba evitare di infilarsi sotto le lenzuola altrui. Ma siamo stati costretti a misurarci su questo terreno. E ora, dopo l’esplosione della polemica, siamo più convinti che mai che fosse giusto tutto ciò, se non altro per mettere in luce l’ipocrisia dei nuovi moralisti, quelli per cui l’imbarbarimento della politica si può a patto che si faccia i barbari contro Berlusconi. Scusateci, ma sono davvero senza pudore: qualche anno fa hanno scritto che era sbagliato attaccare Clinton su una questione così personale come la Lewinsky; qualche tempo fa hanno scritto che era sbagliato attaccare Sircana su una questione così personale come il trans; ora scrivono che è sbagliato attaccare il clan D’Alema e Cesa per una questione così personale come la relazione con una maîtresse. Nel frattempo però hanno sferrato il più violento attacco personale a base di gossip e violazione della privacy che si sia mai visto in un Paese civile. Dal che si deduce la legge fondamentale di questa Repubblica fondata sul lavoro di Ezio Mauro: in politica vale tutto. Ma proprio tutto. Solo se è contro il Cavaliere, però.