venerdì 21 dicembre 2012

E se politica e banche avessero esagerato nella rincorsa a Lady Spread? Stefano Cingolani

                                   

Ora il differenziale Btp-Bund ondeggia senza curarsi di governo e voto. L’Abi infatti ringrazia più Draghi che Monti

Che lo spread sia un imbroglio è un grido di battaglia politico. Che sia un enigma è un dato di fatto. La differenza tra i titoli decennali italiani e tedeschi è sotto i 300 punti base, e nei giorni scorsi ha sfiorato i 287, la quota obiettivo indicata da Mario Monti per passare il testimone e dichiarare vittoria. Come mai? Certo non può essere la legge di stabilità che mostra tutti i difetti delle solite finanziarie; tanto meno questa coda sfilacciata di legislatura o le grandi riforme nel cassetto. E allora? Tenere la barra dritta, garantire continuità e rigore nei conti, assicurare il pareggio del bilancio nei termini prestabiliti sono premesse indispensabili. Tuttavia, i fondamentali dell’economia italiana restano gli stessi e alcuni indicatori chiave sono persino peggiorati: la recessione è più forte del previsto, il debito pubblico ha varcato i duemila miliardi e continua a salire rispetto al prodotto lordo.
Un bell’aiuto arriva dalla Grecia che forse vede un barlume nella notte. Gli imprenditori tedeschi sono più ottimisti. L’accordo sul bilancio americano sembra imminente in barba a tutti gli articoli dei menagrami sul baratro fiscale. Insomma, il clima esterno s’è rasserenato e in una economia nella quale le percezioni contano quanto le azioni, tutto fa brodo. Ma incide anche un altro, importantissimo fattore, che ieri l’Assobancaria (Abi) ha messo in evidenza: “L’allentamento delle tensioni sui mercati finanziari è il risultato della decisa azione da parte della Bce”, e non tanto “dell’apprezzamento generale delle politiche” nazionali e comunitarie, scrive il rapporto di previsione per il prossimo anno. L’Abi ha in mente l’intervento di Mario Draghi in agosto e quel bazooka (l’Omt) pronto anche se resta in armeria. Ma non solo. Facciamo un passo indietro di un anno, quando venne varato il programma straordinario di sostegno alle banche, con prestiti illimitati all’un per cento. In due tranche, sono stati erogati mille miliardi di euro. Le banche italiane hanno prelevato dal bancomat Bce circa 250 miliardi, di questi ben 147 sono serviti ad acquistare titoli di stato. Oggi nella pancia del sistema bancario nazionale ci sono circa 340 miliardi in Btp (176 miliardi), Bot, Cct, Ctz. Ciò ha consentito il successo delle aste sui nuovi titoli e ha spento la speculazione su quelli già emessi. Un effetto sistemico, dunque, stimolato anche dalla moral suasion della Banca d’Italia. Ma nulla è gratis. In uno scenario di tensioni, paura, sfiducia tra le stesse istituzioni finanziarie, l’utilizzo dei prestiti per comperare titoli ha spiazzato il credito alle famiglie e alle imprese.
I bilanci si sono riempiti di zavorra. Banca Intesa, secondo le stime di Mediobanca R&S, ha da sola 80 miliardi in titoli della Repubblica italiana, pari a una volta e mezza il suo capitale netto; Unicredit ne conserva per 41 miliardi, due terzi del capitale disponibile. Venderli è suicida, bisogna aspettare che cambi il vento, tenerli vuol dire immobilizzare grandi risorse. L’Abi calcola che, rispetto a un anno fa, i prestiti alle famiglie e i mutui per l’acquisto di case sono a crescita zero, il credito al consumo è sceso di sei punti. Dunque, le banche hanno salvato l’Italia, ma non gli italiani. I quali debbono far fronte alle proprie esigenze finanziarie intaccando i risparmi o la ricchezza accumulata in passato. L’enigma dello spread non è risolto, ma appare più chiaro. Analizzando l’ottovolante dello spread che i giornaloni continuano a pubblicare su mezza pagina, si vede chiaramente che la correlazione tra picchi degli interessi e decisioni politiche è vera solo in un periodo di tempo relativamente breve, tra ottobre e novembre dello scorso anno, quando si consuma il governo Berlusconi. C’è una nuova impennata tra l’inverno e la primavera, nonostante il taglio alle pensioni e le misure fiscali del decreto salva Italia varato da Mario Monti. Poi i tassi italiani salgono e scedono con quelli spagnoli. Da settembre in qua lo spread tra Madrid e Roma si allarga di circa cento punti base, ma le due curve continuano a muoversi in sintonia. Di qui ad aprile non esisterà nessun governo in grado di andare oltre il day-by-day, quindi che cosa può impedire una nuova tempesta? Certo un miglioramento della situazione spagnola, ma soprattutto la forte voglia di tornare a muoversi, comprare, vendere, investire, fare profitti. Insomma, gli animal spirits. La moneta è stata nascosta sotto un materasso globale, al caldo rifugio dei Bund tedeschi, dei T-bond americani e dei titoli francesi che danno un rendimento inferiore a due punti percentuali. Ma così, non si fanno utili e non si mette in moto l’economia.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

bellissimo il video della "fidanzata" di silvio che balla il CALIPPO...
silvio bella "fidanzata" ti sei trovato, peccato che il giocattolo è di facciata per abbindolare i cattolici fessi, mi dispiace non serve a niente paisà,non smuove voti, puoi bleffare quanto vuoi CA NIUSCUN E' FESS!!

O CALIPPO!!!

Anonimo ha detto...

Tre, forse quattro consiglieri di amministrazione. Due vice direttori generali con enormi poteri gestionali. Manager che siedono su poltrone vere, pesanti. Uomini e donne che ancora governano testate giornalistiche, programmi, spazi strategici di palinsesto, uffici stampa. L'esercito di Berlusconi in Rai è ancora tutto lì e viene ora assillato dal leader che vuole condurre in tv la sua ultima campagna elettorale. Dice bene il direttore generale della televisione di Stato, Gubitosi: "Il Cavaliere ha approcciato direttamente le reti e le testate giornalistiche" cercando sponde ovunque per questa sua forsennata tournée.

Lo spietato Manuale Cencelli lo vuole in quota Lega Nord. Ma le origini socialiste, mai rinnegate, ne fanno interlocutore fidato di Berlusconi. Antonio Marano - vice direttore generale della Rai con delega pesantissima alla "Offerta televisiva e radiofonica" - si è beccato una condanna (in primo grado) a un anno e quattro mesi, a novembre, pur di non tradire certi vincoli di fedeltà. Durante il processo, il Gup di Milano chiede a Marano se davvero avesse cancellato la trasmissione di Massimo Fini Cyrano su esplicito ordine di Forza Italia nel lontano 2003, quando era direttore di RaiDue. E' una domanda retorica, visto che Massimo Fini aveva registrato segretamente una chiacchierata con Marano da cui emergeva chiara la congiura forzista. Ma in tribunale Marano non ammette un bel niente, semmai contesta la legittimità della registrazione ed è condannato così per falsa testimonianza.

Anonimo ha detto...

Gianfranco Comanducci è l'altro vice direttore generale Rai dagli enormi poteri. Acquisti, servizi immobiliari sono dossier milionari che passano per la sua scrivania. Berlusconiano anche lui. Anzi, "previtiano" doc, per il rapporto che lo unisce all'ex ministro e avvocato di Berlusconi, Cesare Previti.

Nelle trattative segrete con gli ambasciatori di Mario Monti, alla vigilia della nomina del nuovo consiglio della Rai, il ministro uscente Paolo Romani è il plenipotenziario del Cavaliere. Ed è lui a chiedere che Lorenza Lei, direttore generale uscente, venga trasferita alla guida della concessionaria pubblicitaria Sipra. Un iter che "iscrive" la Lei - di colpo - al partito berlusconiano. Stessa etichetta che si attacca alla schiena di Angelo Teodoli, da novembre a capo della Seconda Rete. Nel 2009, d'altra parte, Teodoli ha ricevuto una super offerta da Mediaset ed è trattenuto a Viale Mazzini promosso a vice direttore di RaiUno.

In consiglio di amministrazione, Antonio Pilati non sta lì a vedere se il Cavaliere fa capolino in questo o quel programma. Tra gli estensori della legge Gasparri, esperto dei media nel cuore di Confalonieri, lui guarda semmai alle questioni industriali. Molto più politico è il ruolo del consigliere Antonio Verro, sette anni da deputato di Forza Italia prima di approdare a Viale Mazzini. La stessa Maria Luisa Todini vola al Parlamento europeo, a soli 28 anni, nel 1994 sotto le insegne forziste.

Anonimo ha detto...

Tra gli irriducibili berlusconiani, in prima fila c'è Bruno Vespa che avrebbe ospitato il Cavaliere in prima serata se non fosse intervenuto il direttore generale Gubitosi a bloccare la cosa. Berlusconi, invece, fa in tempo a sfondare a Uno Mattina, nello spazio che è sotto la responsabilità di Susanna Petruni, vicinissima allo storico portavoce del Cavaliere Paolo Bonaiuti. Lo stesso Bonaiuti che, a braccetto dell'ex ministro Gasparri, è ospite d'onore al matrimonio della giornalista, a ottobre scorso in Campidoglio.

Il network berlusconiano ha infinite altre ramificazioni e arriva fino all'Ufficio Stampa. Dove siede un dirigente dai modi civili, esperto e prudente. Quel Fabrizio Casinelli che vanta anni di militanza nei palazzi del potere romano, portavoce dei gruppi parlamentari forzisti.