domenica 15 settembre 2013

Nessuno s'indigna per il regolamento "contra personam". Salvatore Tramontano

 

La balla della trasparenza: contro Berlusconi tutto è possibile. Ma il voto segreto è un modo per difendere il parlamentare dalle pressioni della folla, delle lobby, dei ricatti del potere, da chi lo minaccia

Non c'è nulla di più fastidioso di certi fasulli paladini della legge. Contro Berlusconi tutto è possibile. Giochi sporchi, palesi o occulti.
C'è chi, come rivela Calderoli, tenta di accalappiare i voti leghisti in Parlamento per una nuova maggioranza senza Pdl. Ovviamente non è compravendita, ma come ha spiegato lo smacchiatore di giaguari, Bersani, il mercato di voti della sinistra è solo scouting. Poi c'è chi punta a cambiare in corsa le regole del gioco, con arroganza e ipocrisia, senza che nessuno si indigni. I grillini, che si sentono sempre dalla parte dei giusti, stanno facendo una campagna contro il voto segreto al Senato per cacciare Berlusconi dal Parlamento.

In questa battaglia trovano l'appoggio degli anti Cav più incalliti, il sostegno di un Pd sempre pronto a calpestare qualsiasi regola pur di eliminare l'uomo che non ha saputo sconfiggere con il voto. L'obiettivo è una legge fotografia, con il solo scopo di danneggiare Berlusconi. Non importa che il voto segreto non serva a tutelare i vigliacchi, ma qualcosa di molto più importante: la libertà del senatore. È una consuetudine antica. È un modo per difendere il parlamentare dalle pressioni della folla, delle lobby, dei ricatti del potere, da chi lo minaccia. È un freno al conformismo. Un parlamentare deve scegliere secondo coscienza, non perché ricattato dalla minoranza rumorosa. Tutto questo, naturalmente, è lontano dalla cultura grillina e dal giustizialismo della sinistra frustrata che si esalta nella piazza sovrana, con gli occhi euforici appena sente l'odore della ghigliottina virtuale.

I cinque stelle non riconoscono al singolo parlamentare nessuna autonomia, come vanno ripetendo in modo ossessivo: senatori e deputati sono i loro dipendenti. Ossia, i loro servi. Non pensano, eseguono. E non importa che il partito del comico genovese sia una minoranza degli italiani, loro sono convinti di essere il tutto. Quindi ogni loro opinione è legge. Difendono la Costituzione, ma continuano ad avere problemi con la democrazia. Questi qui comunque li conosciamo. Non sorprendono.

È più preoccupante l'atteggiamento dei senatori del Pd. Nessuno di loro crede a questa storia di abolire il voto segreto. Ma ormai hanno così paura di passare per democratici che abbassano la testa davanti a qualsiasi richiesta che arriva dagli antiberlusconiani più esagitati. Hanno paura di perdere voti e ancora di più temono di finire alla gogna su internet o su alcuni quotidiani. E questa paura gli fa ripudiare le ultime tracce di garantismo. Il volto più triste in questo caso è quello di Corradino Mineo che va a ingraziarsi i colleghi grillini, quasi umiliandosi: «Fate casino voi perché noi siamo sprovvisti di linea politica». E quello, il grillino, il senatore Nicola Morra, lo mette subito alla berlina, spifferando tutto. Qui anche la dignità si è persa. (il Giornale)

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