Non è bello, ma è così: della giustizia, quella vera, non importa a nessuno dei tanti commentatori, o delle tante coscienze a tassametro. Funziona il riflesso condizionato del giustizialismo, funziona la sfida fra poteri, avvince il clangore delle sciabolate, ma la giustizia ed il suo non funzionamento no, non interessa. Ecco la prova: nel giro di pochi giorni il governo ha varato prima un emendamento, destinato alla posposizione di alcuni processi, poi un decreto ed un disegno di legge che contengono indicazioni come la riduzione delle ferie per i magistrati (vanno in vacanza come i bimbi dell’asilo), l’estinzione delle cause per inerzia, le notifiche via mail e, per il processo del lavoro, il deposito contemporaneo di dispositivo e motivazione delle sentenze (per la verità è così, di già, anche per gli altri procedimenti, ma i giudici tendono a non leggere quegli articoli). Ebbene: della prima cosa si disputa e strilla, delle seconde nessuno si cura.
La prima mi parve sbagliata nel merito e nel metodo (ed ho l’impressione se ne siano resi conto, al governo), ma è impressionante i magistrati ritengano siano un centinaio di migliaia i processi che saranno sospesi. Seguitemi: la norma riguarda solo i reati commessi prima del giugno 2002 e sospende i procedimenti con pena prevista inferiore a dieci anni, ma noi siamo nel giugno del 2008, sei anni dopo, e secondo la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo quattro anni è il tempo massimo perché possa considerarsi ragionevole il procedimento, quindi, in almeno centomila casi, secondo i magistrati, l’Italia ha una giustizia incivile. Bella roba! Se, però, si discute dei possibili rimedi, e qualcuno lo si adotta, allora il pubblico sfolla e gli ardimentosi duellanti s’abbioccano. A loro non interessa la giustizia, ma i processi a Berlusconi.
Capovolgiamo, allora, il corretto ragionare, e vediamo se ci capiscono. Il processo per la corruzione di Mills non andrà da nessuna parte, perché: a. i giudici sono viziati da faziosità politica; b. il presunto reato è in prescrizione. Il verdetto, ammesso che ci si arrivi, sarà falsato ed inutile. Questa non è una giustizia su misura per Berlusconi, è la normalità, perché, nel nostro scassato Paese, le sentenze o non arrivano o sono parole al vento. L’ingiustizia è uguale per tutti.
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