lunedì 27 febbraio 2012

Berlusconi prescritto. Giustizia "non pervenuta", come sempre. Simona Bonfante

In Italia vengono prescritti 500 processi al giorno, imputato eccellente in più, imputato eccellente in meno. Un’amnistia di fatto, non legale ma reale. La legge, nel nostro ordinamento costituzionale, non dovrebbe farla la consuetudine, ma il Parlamento. E invece il Parlamento fa le leggi, le leggi vengono trasgredite e la magistratura, che deve rilevare reati e comminare sanzioni, non è capace di fare né l’uno né l’altro, nel senso che seleziona a suo insindacabile giudizio le notizie di reato cui dare seguito investigativo, non curandosi alla fine neppure della loro reale perseguibilità.

La voce ‘giustizia’ nel nostro paese è non pervenuta. Non essere in grado di amministrare giustizia ci rende un paese a democrazia monca, come l’Afghanistan. La Corte europea dei Diritti dell’Uomo praticamente lavora solo per noi: siamo tra i primi per lunghezza dei procedimenti e secondi solo alla Russia per i casi accertati di trasgressione dei Diritti dell’Uomo. Per il cliente italiano di giustizia, la CEDU è ormai una specie di quarto, estremo grado di giudizio al quale ricorrere per sopperire alla conclamata incapacità strutturale del nostro sistema giudiziario di amministrarla da sé. Praticamente commissariati, come in Afghanistan, appunto, dove il Diritto c’è ma non si pratica.

In questi vent’anni la politica si è occupata eccome di giustizia. Non però di quella negata ai cittadini normali. Non della tortura inflitta ai rei segregati nei patri lager chiamati galere. Non dell’insostenibilità finanziaria di un sistema retto sull’inefficienza impunita e la irresponsabilità addirittura premiata. Ci si è occupati di Berlusconi. Si sono investiti denari pubblici per perseguire Berlusconi. Si sono occupate procure intere per aprire sempre nuovi e mediaticamente premianti dossier investigativi su Berlusconi. Berlusconi, ovviamente, non ne è stato manco scalfito. Al contrario, ne è stato politicamente come eternato.

Lo hanno scritto, ieri, Pierluigi Battista sul Corriere e Mario Sechi su Il Tempo, e lo ha auspicato pure un politico culturalmente decostruito come Matteo Renzi, che la fine del processo Mills deve adesso aprire una pagina nuova. Ma che sia davvero così, Berlusconi a parte, francamente, nutro dubbi. Abbiamo celebrato pochi giorni orsono il ventennale di Mani Pulite, che di quella focale che punta al dito per non vedere la luna è stata l’apoteosi. La luna della giustizia, a giudicare dal tenore dei commenti tecnici e di quelli politici alla sentenza del Tribunale di Milano, continua ad essere oscurata.

Il procuratore del processo Tortora ha fatto carriera. Il caso di Yara Gambirasio è ancora nulla di più probatoriamente solido di un plastico di Bruno Vespa. Silvio Scaglia, l’ex ad di Fastweb, s’è fatto un anno di galera e, dal processo in corso, non si capisce ancora perché. L’ex presidente della regione Abruzzo, Ottaviano Del Turco, è stato costretto alle dimissioni, salvo poi scoprire che il reo era il suo accusatore. Intanto, qualche milionata di cittadini si rivolge alla magistratura per avere giustizia per un torto subito. Ecco, una pagina nuova si aprirà davvero quando il debito insoluto per il quale il cittadino-contribuente anonimo chiede giustizia diventerà motore dell’amministrazione quotidiana di quella roba chiamata Diritto.(Libertiamo)

6 commenti:

Anonimo ha detto...

ho detto berlusconi per coprire Attanasio

Grande Mills, anche tu al bagaglino

Anonimo ha detto...

Si sono investiti denari pubblici per perseguire Berlusconi. Il tuo padrone non è risultato innocente, anzi è colpevole. La prescrizione non l'assolve. Grazie alla legge a personam legge cirielli. La stessa cosa che è successo a giacalone quando ha preso le mazzette. Colpevole però il reato è stato prescritto per decorrenza dei termini. Cara simone bonfante per una corretta informazione devi dire tutta la verità.

Anonimo ha detto...

Solo un delinquente incallito, i suoi avvocati e i suoi complici potrebbero festeggiare una sentenza come quella emessa ieri dal Tribunale di Milano. Una sentenza che, tradotta in italiano, dice così: la prescrizione è scattata dieci giorni fa, grazie all’ultima disperata mossa perditempo degli on. avv. Ghedini e Longo (la ricusazione dei giudici), dunque non possiamo condannare B.; ma lo sappiamo tutti, visto che l’ha già stabilito la Cassazione, che nel 1999 l’avvocato Mills fu corrotto dalla Fininvest con 600 mila dollari nell’interesse di B., in cambio delle due false testimonianze con cui – come aveva lui stesso confidato al suo commercialista – l’aveva “salvato da un mare di guai”. Cioè gli aveva risparmiato la condanna per le tangenti Fininvest alla Guardia di Finanza.

Condanna che avrebbe fatto di B. un pregiudicato già nel 2001, con devastanti effetti a catena: niente più attenuanti generiche negli altri processi, dunque niente prescrizione dimezzata, ergo una raffica di condanne che oggi farebbero di lui non un candidato al Quirinale, ma un detenuto o un latitante. E se, al netto della falsa testimonianza prezzolata di Mills sulle tangenti alla Gdf, B. sarebbe stato condannato in quel processo, al netto della legge ex Cirielli sarebbe stato condannato anche ieri per avere corrotto Mills. Così come Mills sarebbe stato condannato due anni fa per essere stato corrotto da B. (invece si salvò anche lui grazie alla prescrizione, scattata due mesi prima). Quando infatti fu commesso il reato, nel 1999, la prescrizione per la corruzione giudiziaria scattava dopo 15 anni: dunque il reato si estingueva nel 2014. Ma nel 2005, appena scoprì che la Procura di Milano l’aveva beccato, B. impose la legge ex Cirielli, che tagliava la prescrizione da 15 a 10 anni.

Così il reato si estingueva nel 2009. Per questo la Cassazione, nel febbraio 2010, ha dovuto dichiarare prescritto il reato a carico del corrotto Mills (pur condannandolo a risarcire lo Stato italiano). E per questo ieri il Tribunale ha dovuto fare altrettanto col corruttore B. Fra il calcolo della prescrizione proposto dal pm Fabio de Pasquale e quello suggerito da Ghedini e Longo, il Tribunale ha scelto quello degli avvocati: la miglior prova, l’ennesima, che il Tribunale di Milano non è infestato di assatanate toghe rosse. Anzi, visti i precedenti, se i giudici hanno un pregiudizio, è a favore di B. Il quale, per la sesta volta, incassa una prescrizione a Milano: le altre cinque accertarono che comprò Craxi con 23 miliardi di lire, comprò un giudice per fregarsi la Mondadori e taroccò tre volte i bilanci del gruppo per nascondere giganteschi fondi neri usati per comprare tutto e tutti.

Ora càpita di ascoltare Angelino Jolie, avvocato ripetente, che delira di “folle corsa del pm” (dopo 8 anni di processo!); l’incappucciato Cicchitto che vaneggia di “assoluzione”; e l’imputato impunito che si rammarica (“preferivo l’assoluzione”), ma s’è ben guardato dal rinunciare alla prescrizione per farsi giudicare nel merito. Gasparri, poveretto, vorrebbe cacciare De Pasquale perché ha cercato di non far scattare la prescrizione. Ecco: per lui il compito dei magistrati è assicurare la prescrizione a tutti. Se l’ignoranza si vendesse a chili, sarebbe miliardario.

maurom ha detto...

Te la canti e te la suoni proprio quando si nomina Berlusconi...

Anonimo ha detto...

maurom parlaci della tua prescrizione,anche quelli erano giudici comunisti? cosi vediamo chi se la canta e chi se la suona. Parlaci del carcere, quando prendevi le tangenti "" soldi dei cittadini"" facevi il leone, poi finito in carcere sei diventato un canterino, che uomo giacalone. Sei il degno compare di b. peccato che non hanno buttato la chiave della cella. Avete rialzato la cresta, vi sentite protetti. devi dare la notizia corretta, se sei un giornalista serio.

maurom ha detto...

Una volta per tutte: io non sono Giacalone.

Posto molto spesso i suoi articoli perché ne condivido pienamente i contenuti.

Se vuoi continuare ad insultarlo vai a cercarlo nel suo sito; almeno avrà la possibilità di replicare.