giovedì 1 marzo 2012

Recita e liberalizzazioni. Davide Giacalone

L’unica cosa veramente liberalizzata è la propaganda. Un decreto partito con molte previsioni dirigistiche e, in qualche caso, tendenti a maggiori centralizzazioni, è stato raccontato come fosse l’avvento del libero mercato. Un Parlamento acquiescente e poco capace di essere rappresentante dell’elettorato è stato dipinto come combattente al fianco delle lobbies. Siamo arrivati al punto che i rilievi del Quirinale non si dirigono più contro la disomogeneità dei decreti, ma contro gli emendamenti parlamentari. La stessa presenza dei gruppi di pressione è stata tradotta da naturale e legittima manifestazione della democrazia in una specie di suo stupro. Il tutto producendo un imbevibile frullato in cui non si distinguono più le questioni di metodo da quelle di merito.

Il metodo funziona così: il governo presenta un decreto legge (qualsiasi), ovviamente controfirmato da un presidente della Repubblica che non è chiamato a discuterne il contenuto e la costituzionalità, ma a vagliarne l’eventuale danno agli equilibri costituzionali (giacché il decreto è immediatamente vigente, anche in attesa della conversione); il Parlamento lo discute e, prima di farne una legge, quindi di convertirlo, può cambiarlo; un Parlamento che non discute e non emenda lo abbiamo già avuto, per venti anni, e non ne sentiamo alcuna nostalgia; nel corso dei lavori parlamentari i gruppi d’interesse cercano di farsi valere, come avviene in tutte le democrazie che siano tali, spettando al Parlamento accettare o meno i loro suggerimenti; il lobbismo sta alla corruzione come San Valentino alle orge sadomaso; il governo può accettare gli emendamenti oppure opporsi a quelli, apponendo il voto di fiducia; se perde quella partita se ne va, se la vince tira dritto.

Il merito funziona in modo diverso: fermo restando il rispetto delle leggi e delle procedure parlamentari, ciascuno può sostenere quello che gli pare, salvo il diritto degli altri di metterlo in minoranza; se una determinata opinione, o un determinato interesse, non può esprimersi o è considerato improponibile, se viene messo a tacere, vuol dire che è già morto il Parlamento; i lobbisti rappresentano quegli interessi, spiegandone le ragioni ai legislatori, in un sistema funzionante ci sono lobbisti opposti, che tirano in direzioni diverse, sicché accomunarli in un medesimo lavoro è semplicemente demenziale; il risultato è sottoposto al giudizio degli elettori.

Mischiare le cose e dire che una determinata cosa è sbagliata perché c’erano i lobbisti a sostenerla significa non sapere dove sta di casa la democrazia. Immaginare che i decreti non possano essere discussi, e chiamare “assalto alla diligenza” ogni emendamento, significa essere inconsapevoli epigoni di Churchill, il quale sosteneva: la democrazia è bella quando a governare siamo in due e l’altro è a casa malato.

Veniamo alla sostanza: le liberalizzazioni governative sarebbero state divelte in tre casi: taxi, farmacie e professionisti. Peccato che non c’erano, sicché si fa fatica a svellerle. Nel caso dei taxi il governo propose l’ennesima autorità nazionale, chiamata a decidere il numero dei taxi necessari in ogni borgo, in modo da sottrarre i sindaci dalla pressione della lobby col tassametro. Non era una liberalizzazione (lo sarebbe stata dire che chiunque lo voglia, nel rispetto dei requisiti, può esercitare quella professione), ma un delirio centralistico. Ragionando in questo modo si liberino i sindaci anche dei loro elettori e si chiudano i municipi. Si risparmia, almeno. Risultato: la decisione spetta ai sindaci, com’era ovvio. Per le farmacie non era prevista alcuna liberalizzazione, ma un aumento delle medesime. E’ solo cambiato il parametro per deciderne il numero. Capirai! Sarebbe stata una liberalizzazione dire: qualsiasi farmacista apra una farmacia sappia di dovere rispettare i seguenti orari di apertura (non di chiusura), perché vendere medicine è un servizio al cittadino, oltre che un lavoro, il resto è lasciato al rischio della libera iniziativa. Per i professionisti, avvocati e notai in testa, la liberalizzazione non può consistere nell’aumento del loro numero, che sono già una marea, ma della concorrenza fra loro, il che ha a che vedere con tariffe, pubblicità e società miste, non con i preventivi scritti (e vorrei sapere come fa un penalista a presentarne uno, nel Paese dei processi decennali).

I correttivi parlamentari relativi a banche, benzinai e assicurazioni nulla hanno a che vedere con le liberalizzazioni (per le assicurazioni non c’è l’agente plurimandatario e si sono aumentate le pene per le frodi, che se questa è una liberalizzazione io sono una ballerina Bluebell).

In mancanza di tutto ciò ci si butta sulla propaganda: il governo volle liberalizzare, ma il Parlamento glielo impedì. Il che, sia chiaro, lo scrivo a difesa del Parlamento e della sua funzione, non di questi parlamentari, che se avessero mezza idea del loro dovere le liberalizzazioni, quelle vere, le avrebbero già fatte da lustri.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

L’unica cosa veramente liberalizzata è il vostro rosicamento per quanto sta facendo Monti

ROSICA ROSICA MA COME ROSICA

è finita cucù, il nano non c'è più!

Anonimo ha detto...

MAURO CARISSIMO,
da tempo immemorabile non scrivo più in questo sito, dato che sono stato minacciato da qualcuno che non era in perfetto accordo con me (diciamo così).
Riprendo la tastiera in mano per dire che sono molto deluso dal comportamento di Berlusconi. Non a causa dei processi, né delle questioni di Ruby e puttanelle varie. Ho sempre mantenuto un'equa distanza fra politica e affari personali.
La mia delusione consiste nel fatto che il Cav. dopo tanti bei discorsi ha dato l'appoggio praticamente incondizionato al gol Monti.
Questo ha comportato per me pensionato (dopo 43 anni di lavoro) la delusione di veder tagliuzzata, taglieggiata, svilita la pensione che mi sono duramente guadagnata.
Come se non bastasse hanno fatto rientra dalla finestra l'ICI sotto la voce IMU. CONSIDERATO CHE le tariffe vengono riviste, che vengono rivisti i criteri di tassazione e d altre diavolerie, un'altra buona parte di pensione se ne va per pagare al comune l'AFFITTO della casa dove abito, la quale è stata pagata dopo lunghi anni di risparmi (per la precisione non ha la vista sul colosseo).
Intanto il sig. Monti si pappa il lucroso vitalizio grazie alla recente nomina a SaV.
I grossi papaveri continuano a spassarsela coi soldi delle tasse (pensioni d'oro, consulenze, pensioni di consiglieri regionali intoccabili ... qui l'elenco non finirebbe più).
Sono veramente deluso e spiacente di dirti che per il PDL non voterò più.
Ti saluto con vero rammarico
ZEUS

Anonimo ha detto...

"In uno Stato democratico - ha fatto presente il Garante della privacy - il cittadino ha il diritto di essere rispettato fino a che non violi le leggi, non di essere un sospettato a priori". Proprio per questo l'Authority ha lanciare un forte monito al presidente del Consiglio Mario Monti denunciando è in atto, a ogni livello dell’amministrazione, e specialmente in ambito locale, una spinta al controllo e all'acquisizione di informazioni sui comportamenti dei cittadini che cresce di giorno in giorno. Per Pizzetti, infatti, il fenomeno rischia di portare a fenomeni di controllo sociale di dimensioni spaventose.
...E perché zio Silvio continua a sostenere il gov Monti?