venerdì 15 marzo 2013

Ma quale conflitto di interessi... Carlo Cafirru


Cari direttori e frequentatori di questo autorevolissimo giornale, consentitemi di rivolgervi le tre domande che seguono, per tentare di mettere almeno tre punti fermi, nel caos assordante della politica italiana.

1° E’ legittimo che in una democrazia un grosso imprenditore come Berlusconi si candidi a fare politica in mezzo a 5-6 milioni di dipendenti pubblici e privati prestati di diritto o di fatto alla politica diretta o indiretta, palese o occulta? Oppure è legittimo solo ai giudici?

2° E se manca la legge sul conflitto di interessi, l’imprenditore che fa politica, si avvantaggia di maggiori profitti, o corda per impiccarsi?

3° E se l’assenza della legge, (che tutti dicono scandalosamente vantaggiosa per Berlusconi) ha legittimato le istituzioni italiane a giocare con lui come il gatto col topo; in presenza di una civilissima e democraticissima legge, quale potere aggiuntivo avrebbe avuto la magistratura su quel “propenso a delinquere”: quello di castrarlo o scorticarlo vivo?

Io non sono un addetto ai lavori e non potrei giurarci, ma temo che in questo Paese la politica (e non solo) sia sconfinata abbondantemente in pazzia.

In Italia è a dir poco illuso l’imprenditore che si candida a fare politica personalmente come Berlusconi, visto che rimanendo nel mercato, i politici se li poteva portare al guinzaglio come cani da passeggio: semplicemente scopiazzando il vecchio Agnelli o il nuovo Marchionne.

E lo è doppiamente la classe politica e giudiziaria italiana convinta di proteggere i lavoratori e lo Stato “lisciando” il pelo agli imprenditori fino a scorticarli vivi.

Se gli italiani non fossero una razza quanto meno disattenta e smemorata, saprebbero che gli imprenditori non hanno bisogno di avviare legalmente una impresa per vivere. Vivono perché hanno la capacità di produrre ricchezza per sé a prescindere, non per gentile concessione dello Stato che li classifica imprenditori e li autorizza a creare imprese e assumere lavoratori, per poi sfruttarli e istigarli al suicidio.

Le imprese sono indispensabili alle banche per fare profitti, allo Stato per incassare tributi, ai professionisti parcelle astronomiche e ai dipendenti pubblici e privati per incassare stipendi. Gli unici che dell’impresa potrebbero fare tranquillamente a meno e che ci rimettono alla grande sono proprio gli imprenditori. (Uno onesto a prova di bomba atomica, partito nel 1980 con un miliardo fra proprietà e contanti, nel 1990 il fisco e le banche gli avevano lasciato un bel cartone gigante come tetto sulla testa.)

Perciò temo (a giudicare dai vantaggi reali che l’imprenditoria comporta) che quella degli imprenditori possa essere ormai classificata malattia ossessivo compulsava come il gioco d’azzardo, visto che si scannano ad ingrassare usurai, sindacalisti, lavoratori, professionisti, politici e giudici che hanno il potere di farseli alla griglia insieme alle loro famiglie, sia in presenza che in assenza di una legge dello Stato.

Con i soldi che aveva Berlusconi 20 anni fa, avrebbe potuto chiudere le imprese e vivere da miliardario per il resto della vita. Ma alla malattia incurabile di imprenditore, gli si è aggiunta quella di politico con la fissazione della riforma della giustizia, per la gioia dei suoi persecutori, che lavorano alacremente ad accopparlo, per salvare lo Stato italiano dalla “incessante pioggia acida di tasse miliardarie che il propenso a delinquere Berlusconi versa da mezzo secolo”.

Venti anni fa, l’emergenza nazionale, era che il potenziale tiranno Berlusconi potesse mangiarsi l’Italia mancando la legge sul conflitto di interessi. Ora siamo all’emergenza opposta: senza quella legge l’Italia si sta mangiando Berlusconi e la povera illusione di democrazia di destra che lui si era scannato a garantire. Ma delle due quale è l’emergenza vera?

Una marea di imbecilli urla ancora come ossessa, “Berlusconi fatti processare”. Ed è l’unica cosa che gli hanno consentito di fare in venti anni a sue spese. In Italia grazie a Berlusconi abbiamo una democrazia finta. Senza Berlusconi e la sua armata brancaleone di destra in liquefazione costante, avremo una bellissima dittatura. O peggio? (the FrontPage)

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