giovedì 5 settembre 2013

Lettera aperta a Silvio Berlusconi. Christian Rocca


......"Lei ha i mezzi e le capacità, ed è già riuscito a fare i miracoli con le pizze e con i fichi che le passa il convento e che si ritrova intorno. Ma allo stesso tempo, ci pensi bene: lei è soltanto una meteora. Un outsider. Un uomo politico senza eredi. Le sue idee, signor presidente, sono legate alla sua persona e alla sua fortuna. E già adesso scricchiolano ogni qualvolta un Follini o un Fini o un Casini o un Buttiglione prova a fare la faccia feroce. Quando deciderà di ritirarsi, caro presidente, non avrà nessuno a cui passare lo scettro. Non resterà niente. Non potrà restare niente. Sarà cancellato e liquidato come un’altra parentesi della storia italiana. I suoi colleghi americani, invece, non hanno avuto problemi di questo tipo: sono diventati maggioranza culturale, sociale e politica nel paese. Lo spiega mirabilmente un libro che la sua Mondadori ha appena tradotto dall’inglese, sia pure in colpevole ritardo e con un titolo così orrendo che reputo offensivo ripetere (in originale è The Right Nation).

I suoi colleghi americani, insomma, non si sono accontentati di vincere una volta o due e poi tirare a campare. Hanno provato a cambiare l’America e ci sono riusciti, al punto che la più importante delle fondazioni di cui le dicevo all’inizio, la Olin Foundation, ha appena deciso di chiudere bottega per l’esaurimento della propria ragione sociale: l’obiettivo è stato raggiunto. Il vecchio John Olin era stato chiaro con i suoi: voglio che spendiate i miei soldi entro una generazione. Detto e fatto. John e sua moglie Evelyn, mentre erano in vita, hanno sborsato 145 milioni di dollari. Dal 1982 la Fondazione ha finanziato libri, progetti, giornali, riviste, centri studi, ricerche, corsi, dottorati, borse di studio, associazioni di avvocati e club letterari per un totale di 380 milioni di dollari. I soldi di John Olin hanno finanziato la Heritage Foundation, cioè il serbatoio di idee della rivoluzione liberale reaganiana, e l’American Enterprise, il fulcro dell’attuale era bushiana.

Sono università senza studenti, templi del sapere e delle sue applicazioni pratiche. Sono fabbriche che producono pensiero. Sono la forza degli Stati Uniti. L’idea che tagliare le tasse è uno strumento per rilanciare l’economia è stata finanziata con i soldi di John Olin. E oggi nessun politico americano ha il coraggio di sostenere il contrario. Se nel 1994 l’avesse fatto anche lei, caro presidente, oggi si troverebbe con un mucchio di guai in meno. Sono stati i soldi di John Olin a creare il Centro per la Democrazia di Chicago, dove sono cresciute le menti più lucide dell’America odierna. Sono stati i soldi di John Olin a trasformare le coltissime lezioni del professor Allan Bloom e poi le tesi di Charles Murray in straordinari best seller che hanno cambiato i connotati del dibattito culturale e sociale americano. Mi chiedo, anzi le chiedo, perché non prova a fare lo stesso in Italia? Perché non tenta di rivoluzionare il nostro paese fin dalle fondamenta, specie ora che s’è accorto che da solo non ce la può fare e che nella stanza dei bottoni, i bottoni non ci sono? Perché non comincia a finanziare think tank seri, quindi diversi dai contenitori buoni soltanto per le passerelle mondane che abbiamo oggi in Italia?

Perché non finanzia con borse di studio e sovvenzioni individuali giovani ricercatori che producano papers, documenti e idee alternative a quelle che ci fornisce l’establishment intellettuale? Perché non usa una piccolissima parte del suo impero mediatico per fare la rivoluzione liberale? Si tratta certamente di un impegno generazionale, ma non crede che sia ben più utile di un orizzonte che non supera la più ravvicinata scadenza elettorale? Probabilmente rinunciare all’ennesimo Bonolis le farebbe guadagnare di meno, ma è sicuro che non ne valga la pena? Crede, per esempio, che il suo amico Murdoch, e parlo dello Squalo Murdoch, non abbia calcolato al centesimo quanto sia conveniente perdere quei milioni di dollari che perde per pubblicare un giornale influente come il Weekly Standard? Perché, ad esempio, non lancia sul mercato un newsmagazine autorevole e di alto livello come l’Economist o il New Yorker? Perché non fonda una specie di Radio Radicale televisiva che faccia servizio pubblico come si deve? Mi domando, anzi le domando, perché non apre una sezione della sua casa editrice dedicata a libri che non siano soltanto favori ad amici o barzellette su Totti o su Bush o di Michael Moore?

Ancora: le pare sensato che le sue televisioni siano le uniche del mondo occidentale a non avere uffici di corrispondenza negli Stati Uniti? Non crede che ciò possa spiegare l’esplosione di bandiere arcobaleno sulle finestre dei nostri palazzi? Le pare normale che il suo Giornale abbia inaugurato il sito Internet soltanto qualche settimana fa? Com’è possibile che nessuno dei suoi collaboratori sia corso a farsi spiegare dal gruppo di Ideazione le potenzialità della blog revolution? Io non l’ho mai votata, signor presidente. Ma le scrivo questa lettera perché credo che lei sia l’unico in grado di poter seguire l’esempio dei suoi colleghi americani e aiutare l’Italia a diventare un paese pienamente liberale, purché si ricordi che il conservatorismo americano è rivolto al futuro, visto che l’unica cosa che vuole conservare è la libertà. Con una sola frase, insomma, le chiedo di far confliggere i suoi interessi economici con i suoi interessi politici. E di far prevalere questi ultimi. Si guadagnerà la fama di statista e nel lungo termine non sarà il suo unico guadagno."


Con questa lettera aperta di Christian Rocca pubblicata da Ideazione e di cui riporto solo l'ultima parte, esattamente otto anni fa nasceva questo blog.
Inutile sottolineare l'attualità e la fondatezza di questo appello: dovrebbe essere il manifesto programmatico della nuova "Forza Italia".

In questi anni siamo stati visitati da più di 185 mila lettori e speriamo che a qualcosa sia servito il nostro lavoro di supporto ad un centrodestra che ha trovato solo in Berlusconi il portabandiera.

Personalmente mi sarei aspettato maggiore partecipazione e coinvolgimento attraverso i commenti che erano liberi e non censurati: invece i più affezionati sono stati i "compagni" che ce ne hanno dette di tutti i colori.
E' proprio per questo che postiamo di nuovo l'appello di Rocca: oltre ad una classe dirigente che manca nel centrodestra anche gli elettori ed i simpatizzanti non partecipano più di tanto al dibattito politico. E' un peccato perché gli spazi che non occupiamo noi vengono subito conquistati dagli avversari che non mollano più la presa.

Facciamo, quindi, circolare le nostre idee, prendiamoci i nostri spazi, non vergogniamoci di essere di centrodestra e/o berlusconiani, abbiamo il coraggio di uscire allo scoperto e di smascherare una sinistra che assieme alla grande delusione grillina, non ha idee, progetti e programmi se non quello di far fuori il Cav.

Ringrazio tutti coloro che in questi anni ci hanno seguito e spero che la platea si allarghi perché la nostra sopravvivenza dipende anche da noi.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

caro maurom
leggo spessoil blog. Talvolta, anni addietro, ho anche partecipato a lunghe discussioni nei commenti. Il problema è che chi è di centro destra di solito lavora e non ha il tempo di discutere sui vari blog, per questo wikipedia per esempio è il luogo dei sinistri.
Mi spiace che ci lasci questo spazio, ma mi creda che non c'è stata disaffezione per i contenuti, ma pura mancanza di tempo.
Grazie per il suo lavoro che ho sempre molto gradito e good luck!
Luigi

maurom ha detto...

Grazie Luigi,
so che molti leggono i post e non lasciano commenti.
Significa che sono sostanzialmente d'accordo e non fanno come certuni che, pur di scrivere qualcosa, parlano di aria fritta.
Il tuo commento mi fa molto piacere: così non mi sento solo...
Pensa che anche i compagni hanno smesso di insultarci.

Ciao e grazie.

Vortex ha detto...

In generale chi e' di sinistra consuma tasse mentre chi e' di destra le produce.

Per i sinistri la politica e' tutto. Ne dipendono. Per un impiegato statale, che opera in un contesto dove il merito o demerito non viene ne premiato ne punito, e' economicamente piu' produttivo fare attivita' politica. E' li che si trova la leva di controllo sul proprio portafoglio. In questo senso i sinistri agiscono da attori economici razionali.

Per i destri la politica e' secondaria. La massima efficienza economica si ottiene lavorando. E se il peso fiscale diventa schiacciante e' piu' produttivo emigrare piuttosto che sventolare bandiere in piazza o commentare sui blog a manetta.

Io, visto l'aria che tira, ho appena fatto due settimane a Montecarlo. Per mia moglie era una vacanza, per me uno studio di delocalizzazione. Faccio 250 mila all' anno. 187 mila vanno allo stato (65% sul reddito + 10 punti di tasse indirette) e 63 mila a me e alla mia famiglia. E' semplicemente assurdo restare qui a donare il futuro di mio figlio allo stato anno dopo anno nella speranza che le cose cambieranno.

La triste realta' e' che il mio stare in Italia finanza una decina di parassiti e quindi automaticamente genera una decina di voti PD. Andandomene tolgo dal piatto un voto di destra, si, ma anche dieci di sinistra. Alla fine e' cosi che si vota e si fa politica da destra; andandosene e lasciando che i parassiti si scannino tra di loro.

maurom ha detto...

Ciao Vortex,
benvenuto e complimenti per essere così mattiniero.

Non posso che condividere il tuo commento anche se non sarei così pessimista.

Ok delocalizzare, ma dipende da quello che si produce: noi siamo "artigiani" insuperabili e, anche se la manodopera straniera è a buon mercato, dubito che siano alla nostra altezza.

Comunque sono convinto che abbiamo toccato il fondo ed ora non possiamo che risalire: i tempi sono maturi per una rivoluzione liberale e per togliere di mezzo il parassitismo.

Io credo ancora in Berlusconi e sono certo che non mollerà e farà tesoro degli errori del passato.

Grazie per il tuo commento e arriverci alla prossima.

Anonimo ha detto...

Purtroppo, e qui ribadisco, bisogna avere tempo libero per discutere sui blog. Io ho dovuto impormi un taglio drastico perché il lavoro è diventato troppo pressante. Sappia però che ho molto gradito la sua iniziativa, per il tempo in cui ho potuto seguirla!
Conto di leggere ancora gli articoli che lei posta, compatibilmente con il tempo che avrò a disposizione!
Buona giornata!
Luigi