Ci sono numeri strombazzati (l’inflazione) e dati sottaciuti (il nuovo pil)
Ci sono numeri strombazzati e dati sottotaciuti. A fine anno si scopre, ad esempio, che le famiglie hanno dovuto subire rincari del 5,1 per cento (cifre di un dipartimento del Tesoro) nel settore dei prezzi liberalizzati. Si dice che l’Italia sia in declino, ma poi si constata che gli italiani consumano di più. L’Istat, inoltre, ha proceduto a una revisione del prodotto nazionale, il pil, fra il 1992 e il 2000, che ha comportato un suo aumento del 2 per cento. In parte ciò è dovuto al calcolo dei servizi finanziari delle famiglie, prima ignorati, che – secondo i criteri statistici europei – vanno considerati. In parte l’aumento dipende anche da una migliore valutazione della dinamica delle costruzioni, che ha portato a rilevarne un tasso di crescita molto maggiore di quello precedente, con effetti particolarmente notevoli per il volume di investimenti.
Queste rettifiche, riferite soltanto a pochi settori, e soltanto fino al 2000, confermano quanto più volte scritto dal Foglio sulla sottostima del nostro pil. Esse sono state passate sotto silenzio dalla grande stampa, forse perché si è pensato che la loro modesta entità non cambi sostanzialmente il quadro dell’economia italiana. Ma ciò è errato. Infatti, se – come sembra logico assumere – questa rivalutazione si ripercuoterà anche sul pil del 2005 e del 2006 per un 2 per cento (e vi sono buone ragioni per ritenere che la rettifica farà emergere un’altra quota di aumento del pil delle costruzioni), la prima conseguenza sarà che il rapporto debito/pil nel 2006 non sarà del 107,4 per cento, come stima il nostro governo, ma del 105,3. E nell’ipotesi che la rettifica del quinquennio 2001-2005, che sarà comunicata a marzo, comporti un altro 1-2 per cento di incremento del pil, il rapporto debito/pil scenderebbe ulteriormente al 104,3-103,3. Molto vicino a quella quota 100 che il governo uscente, con una politica di maggior contenimento della crescita disordinata della spesa corrente e con maggiori privatizzazioni, avrebbe potuto presentare agli elettori.
Anche il peso della pressione fiscale è destinato a mutare, con la rettifica del 2 per cento. Nel 2006, secondo le stime del documento previsionale e programmatico, doveva essere il 40,3 per cento, contro il 41,3 per cento del 2005. Ma considerando la rettifica del pil nel 2006 risulterebbe del 39,5 per cento. Si realizzerebbe così uno dei principali obiettivi del programma per questa legislatura, quello di portare la pressione fiscale verso il 39 per cento.
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