Al direttore - Fausto Bertinotti in Cina è riuscito di nuovo a spiazzarci sostenendo una tesi davvero formidabile: i problemi e l’assenza di diritti fondamentali per i cinesi non dipenderebbero dai decenni di un regime comunista di quel paese, ma dal fatto che non vi sarebbe abbastanza comunismo. A parte che, alla luce di queste dichiarazioni, sarebbe logico aspettarsi anche l’indicazione di almeno un paese in cui il comunismo sia riuscito a garantire il rispetto dei diritti umani, comunque la questione merita di essere vista da vicino.
Infatti, pochi giorni fa, di fronte alla notizia dell’uccisione da parte delle autorità cinesi di decine di contadini nella provincia di Dongzhou, Bertinotti ha dichiarato che il mancato rispetto dei diritti umani in Cina, “non dipende dal tipo di regime, ma dalla dipendenza dal mercato capitalistico”, arrivando fino a elaborare un’analogia sostanziale tra la repressione compiuta dalla polizia cinese e quella della polizia italiana contro le manifestazioni anti Tav e contro il G8 di Genova. Ieri, invece, durante la visita guidata, e strettamente controllata, in Tibet, ha dichiarato che “non vede repressioni religiose in Cina”.
Ora, solo per limitarci alle notizie degli ultimi giorni, 29 pastori protestanti delle chiese non riconosciute sono stati arrestati nella provincia di Henan durante un incontro dove si parlava dell’epidemia di Aids che ha colpito quella regione, e 5 monaci buddisti sono stati arrestati nel monastero Drepung di Lhasa per il loro sostegno al Dalai Lama. Più in generale, il controllo sulle attività religiose in Cina è ferreo e l’adesione all’ideologia del regime è condizione indispensabile per la nomina di esponenti religiosi. Su un punto però Bertinotti ha ragione, quando afferma che le gerarchie cattoliche sono interessate a dialogare con il governo cinese.
Il Vaticano, infatti, nonostante nella Chiesa vi sia chi batte per la piena libertà religiosa, ha scelto in Cina e Vietnam una linea di collaborazione con i governi che mira ad instaurare rapporti diplomatici ufficiali, anche se in cambio di restrizioni alla libertà di culto. Per le due Chiese italiane, quella comunista e quella cattolica, diciamo noi radicali, la libertà non è mai al primo posto.
Matteo Mecacci, via Internet
Risposta del Direttore
Bertinotti è tanto delizioso quando sussurra comunismo domestico ammorbidito dal realismo nei nostri salotti nazionali, compresa qualche buona idea, quanto surreale a contatto con il comunismo vero. Quel comunismo vero, anche se in conto capitale come in Cina, dovremmo evitarcelo, e lui dovrebbe evitarlo. Quanto al Vaticano, caro il mio radicale, cerchi di non interferire e rispetti il Concordato.
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