lunedì 19 giugno 2006

Domande da 43 milioni di euro. il Foglio

Il “patto” saltato tra Consorte e i pm pone qualche sgradevole interrogativo

Giovanni Consorte, l’ex presidente di Unipol indagato per la scalata alla Banca nazionale del lavoro, ha reagito alla decisione dei pubblici ministeri di chiedere il sequestro di fondi suoi e del suo ex vice Ivano Sacchetti per 43 milioni, sostenendo che “c’era un patto con i magistrati”, che con quest’ultima mossa sarebbe stato violato.
La prima domanda che viene spontanea è: quale “patto”? I magistrati inquirenti hanno promesso a Consorte di non emettere ordinanze di sequestro o di custodia cautelare in cambio di confessioni o rivelazioni? Può darsi, ma questa sarebbe una (peraltro lodevole) eccezione alla prassi giustizialista, quella che basandosi sul tintinnio delle manette tendeva a ottenere, o estorcere, ammissioni e rivelazioni. Da questo interrogativo ne sorge un altro: qual è la ragione che ha indotto i pubblici ministeri a comportarsi in questo modo “anomalo” con Consorte e Sacchetti, a differenza per esempio di quel che hanno fatto ad altri banchieri?
Quei 43 milioni, si apprende, se ne stavano in vari istituti di credito da circa cinque anni, senza che i titolari, che di manovre finanziarie dovrebbero intendersi se, come dicono, hanno ricevuto consulenze milionarie, li utilizzassero in alcun modo. Ne avevano dunque la piena disponibilità o ne dovevano rispondere a terzi? Infine, ma non per ultimo, si pone l’interrogativo sulle ragioni che hanno indotto, proprio ora, quegli stessi pm a disdire il patto. Che cosa è cambiato nella posizione processuale di Consorte per giustificare questo mutamento repentino? Apparentemente proprio nulla. Si può pensare che invece sia cambiato qualcosa nei rapporti tra i magistrati e l’ambiente politico, gli sponsor di riferimento di Consorte durante la scalata a Bnl? Si tratta di domande che difficilmente riceveranno una risposta esauriente, e che proprio per questo è utile porre insistentemente. Consorte, che ovviamente va considerato innocente fino a condanna definitiva, ha rivelato l’esistenza di un “patto”, che è stato disdetto. E’ troppo voler sapere perché?

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Domanda interessante,commento un po' meno!!
Nn credo che si possa sostenere la tesi di un "patto" fra Consorte e la magistratura, o cmq nn su queste basi.Sicuramente sotto banco qualche tipo di accordo puo essere intrapreso ma nn la promessa di mantenere segreti 43 mil. di euro.
E cmq si tratta di presunte dichiarazioni che vanno accertate e confermate.

Anonimo ha detto...

Certo, importante sapere quale patto.

Ma forse più importante è "si può pattegiare" una questione del genere?

Come al solito la stampa e i nostri bravi politici girano sempre attorno al vero problema!

Mah!
Doppio Mah!!