Nessuno si chiede come mai tutti gli studenti dell’ultimo anno delle scuole superiori sono oggi impegnati negli esami di maturità. Sembra normale, invece non lo è. La ragione risiede in un concetto anacronistico e da superare, il valore legale del titolo di studio. Funziona così: siccome il foglio di carta da dei diritti, che nell’amministrazione pubblica sono anche soldi, sarà un esame di Stato a stabilire chi lo avrà e chi no.
Dato, però, che su come esaminare ci sono idee diverse, la maturità cambia una o due volte l’anno: con crediti o senza, con commissioni interne, esterne, un po’ ed un po’. Sono l’ultimo baluardo della meritocrazia? Ma va là! Sono un rito inutile.
Anziché esaminare chi esce si dovrebbe esaminare chi chiede d’entrare. Mentre i voti degli esami non dicono niente sulla qualità della scuola (e neanche le bocciature con finalità statistica), interessanti sarebbero i dati su che fine fanno quegli studenti. Mi spiego. La selezione deve avvenire negli anni, deve essere un esercizio quotidiano. Se si vuole avere un quadro dell’andamento nazionale allora si usi uno strumento come lo statunitense SAT (Scholastic Aptitude Test), simulando quei questionari Ocse che, regolarmente, mettono i nostri giovani fra i più ignoranti e fessi. Poi si tengano dati aggiornati sulla successiva carriera scolastica dei ragazzi che hanno frequentato questo o quell’istituto, così come di cosa hanno combinato nella vita. Per le famiglie sarà una guida alla scelta. L’esame lo si faccia a chi vuole andare all’università, usando il collaudato ETS (Educational Testing Service), così da stabilire su quali intelligenze scommettere ed investire.
L’egualitarismo nell’ignoranza è un vantaggio per i privilegiati mentre la selezione del sapere funziona ed è preziosa per poveri e non protetti. Per funzionare ha bisogno di alcuni presupposti: a. libertà di scelta per le famiglie, compresa quella di quali scuole pagare; b. investimenti privati e pubblici in borse di studio e ricerca; c. non finanziamento delle scuole e delle università che non funzionano; d. credere che il far correre i migliori sia un vantaggio per tutti. Il corollario è l’abrogazione del valore legale, così la facciamo finita con gli esami di maturità e le annuali, patetiche, rimembranze dei presunti famosi.
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1 commento:
d'accordissimo!
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