giovedì 19 marzo 2009

Il "poverinismo" che beffa gli onesti. Maria Giovanna Maglie

Niente regole, siamo italiani. A un governo che si provi a introdurne, ad attrezzarci finalmente contro i pericoli di qualsiasi emergenza sociale, dalla sicurezza nazionale alla lotta al randagismo, rispondiamo tirando fuori i sentimenti più deteriori di compassione, solidarietà, rinuncia. Almeno questo fanno i membri più esposti e appariscenti, che siano giornalisti lanciati in ruoli pedagogici non richiesti, che siano politici dimentichi del mandato ricevuto; gli altri, maggioranza onesta turbata, non sanno a che santo votarsi per sperare in una vita tranquilla.In tre episodi recenti emblematici dell’emergenza nazionale le polemiche ruotano tutte nella direzione infelice che si potrebbe definire come sindrome del «poverinismo», ovvero poverino lui, poverina lei, povero cane, ma mai una volta poveri noi che ci siamo capitati e siamo vivi per caso.
I cani randagi terrorizzano le regioni del sud, hanno ucciso un bambino e martoriato una turista solo in Sicilia negli ultimi giorni, ma guai a proporne l’abbattimento. Il fenomeno del randagismo è sicuramente frutto di incuria, abbandono, indifferenza degli Enti locali, ma al pericolo reagire si deve, anche a costo di eliminare animali che sono divenuti di fatto un pericolo.Stupratori e maniaci sono un problema serio e grave, ma guai a proporre la castrazione, chimica e reversibile, intendiamoci, come possibile strumento di difesa, peraltro a volte richiesto anche dai condannati che si sentono impotenti a cambiare comportamento. Immediatamente vengono giù tutte le sacre geremiadi sull’inciviltà e la disumanità, e mentre si difendono i criminali, le vittime scivolano nell’ombra, come se di qualcosa fossero colpevoli.
Ai medici che si trovino nelle condizioni di assistere e curare degli stranieri clandestini e dunque illegali nel nostro Paese, si chiede di segnalarne la presenza. Il giuramento di Ippocrate non impedisce di denunciare la presenza di un ferito da un colpo d’arma da fuoco, di un bambino con ferite sospette, di una donna picchiata, anzi questo dovere fa parte del giuramento. Si può legittimamente esigere dal governo rigore nei confronti di chi consente gli sbarchi dei clandestini, un esempio per tutti la Libia di Gheddafi, ma non ha senso gridare alla barbarie se lo stesso governo impone regole e controlli contro l’impunità di chi circola clandestino in Italia. A forza di gridare al razzismo per impedire che i cittadini vengano garantiti, finirà che il razzismo lo provocheranno sul serio. Non facciamoci intimidire. (il Giornale)

3 commenti:

Anonimo ha detto...

... «Così — sottolinea un poliziotto dell'ufficio immigrazione di Roma — riusciamo a rimpatriarli solo a Natale e a carnevale, quando sono contenti di ritornare in famiglia. A spese nostre». Allora ci si può chiedere: è valida la Bossi-Fini? Spiega Saturno Carbone, segretario generale provinciale di Roma del Siulp, il sindacato di polizia: «Dobbiamo ragionare sulle cifre che si conoscono. Ad esempio le espulsioni in Italia nel 2008 sono state oltre 6.000, il 28 per cento in più rispetto all'anno prima. Ma le riammissioni per vari motivi sono state 6.424. Altro dato sconfortante è quello relativo agli sbarchi: 67.000 nei paesi Ue, 36.952 in Italia, più del 50 per cento». E va giù duro anche il segretario nazionale del Siulp, Giuseppe De Matteis: «La soluzione va oltre gli slogan. Quando uno straniero riceve il decreto di espulsione, non se ne va. E quando viene espulso, accompagnato alla frontiera e consegnato alle polizie locali, il più delle volte, dopo appena 48 ore, è già rientrato in Italia. Quando qualche tempo fa si è scatenata l'indignazione pubblica dopo il barbaro omicidio a Roma della signora Reggiani, la politica ha promesso migliaia di espulsioni. A tutt'oggi posso dirvi che le espulsioni reali sono state trentuno, a fronte degli oltre 6.000 decreti di espulsione, dal periodo 1 dicembre 2007 al 20 marzo 2008. E dei trentuno espulsi, quasi tutti sono già rientrati in Italia».

Michele Focarete
Corr S.
21 marzo 2009

Anonimo ha detto...

"Si può legittimamente esigere dal governo rigore nei confronti di chi consente gli sbarchi dei clandestini, un esempio per tutti la Libia di Gheddafi"

ah, già. Forse è per questo che il governo ha stipulato di recente un vergognoso e umiliante trattato con la Libia, con il quale, fra l'altro, si impegna a versare 250 milioni di dollari in 10 anni. Ma nonostante questa brillante trovata (alla faccia dei soldi che non ci sono per i sussidi di disoccupazione) gli immigrati continuano ad arrivare a migliaia ogni giorno proprio dalla Libia. Governo dall'azione efficace, non c'è che dire. Solo a parole, però.

Anonimo ha detto...

Purtroppo il governo si fa condizionare dalla Chiesa e dagli "isterici" della sinistra (vedi l'ultima sparata TV della demente Livia Turco) e non riesce a istituire concretamente un efficace strumento di espulsione. Quando avremo la guerra civile nelle nostre città tra italioti e immigrati (specie se musulmani) forse, ma dico forse, qualcosa cambierà, sempre che nel frattempo i vari Agnoletto, Diliberto, Turco eccetera siano scomparsi dalla scena politica.
Claudio