domenica 27 dicembre 2009

Moretti è bravo. L'arroganza è figlia del monopolio. Alberto Mingardi

È passato qualche giorno, è piovuto, siamo tornati alla normalità, e possiamo finalmente parlare di lui con la dovuta calma. Per lui s’intende Mauro Moretti. Il più mussoliniano dei manager di Stato, e non solo perché la sua missione della vita è fare arrivare i treni in orario. Mussoliniano perché quest’uomo, al culmine della tragedia delle ferrovie, s’è alzato, è uscito sul balcone, s’è piantato le mani sui fianchi, e ha urlato alla folla vociante: ringraziate se arrivate a destinazione. Portatevi un panino e una copertina. Se nevica, non è colpa mia. In sintesi: non rompete i coglioni.

Personalmente, sono convinto che lo sfogo di Moretti rientri in una categoria ben precisa. Quella di chi da giorni si sente di fare il possibile e oltre, e quando a un certo punto viene messo al muro dalle critiche, perde la brocca e si concede un vaffa. Moretti è un manager capace, che conosce il settore in cui opera e nello stesso tempo è bravissimo a imboccare i media e l’establishment, come ha fatto giocando sui tempi del Freccia Rossa. Giulio Andreotti, con la solita fulminante battuta, disse una volta a Pietro Nenni che i matti nei manicomi erano di due razze: quelli che si credevano Napoleone, e quelli che ambivano a ripianare i bilanci delle Ferrovie. Moretti, nella lunga storia dei gestori che si sono avvicendati al timone dei uno dei più perniciosi ed inefficienti monopolisti italiani, è l’Homo Sapiens che segue una genia di neanderthaliani. Fra l’altro, è anche simpatico. Efficiente come un very powerful CEO, introdotto come un sindacalista, accattivante come un lobbista, non c’è da stupirsi se i giornali in questi giorni non abbiano giocato a freccette con la sua testa. Come sarebbe stato il caso.

Ve l’immaginate, un manager di un’industria dolciaria - poniamo: della Ferrero - che davanti ad un coro di proteste dei consumatori per una partita di Ferrero Rocher difettosi e finiti comunque in negozio, risponde con la cravatta ben annodata e il capello in ordine: ma andatevene a quel Paese?No che non ve l’immaginate. Ludwig von Mises, forse il più grande economista del Ventesimo secolo, amava parlare di “sovranità del consumatore”. Milton Friedman descriveva l’economia come di un contesto nel quale si vota ogni giorno, in ogni momento: e gli elettori sono i consumatori. Ma perché i consumatori possano votare, non deve esserci un partito unico.

Il problema dei treni è precisamente questo. A tutti i pendolari italiani è ora limpidamente chiaro che viaggiamo (se ci va bene) sulla strada ferrata per gentile concessione del signor Moretti. Noi non acquistiamo un biglietto: siamo ospiti paganti. Il manager della Ferrero avrebbe chiesto scusa in cinese, e regalato all’universo mondo dei consumatori che, a torto o a ragione, si sentivano ingiuriati, Nutella a iosa. I viaggiatori italiani si sono presi cartellate in faccia dai compagni di sventura, hanno macinato chilometri battendo i denti, quelli che potevano si sono ingegnati diversamente, altrimenti hanno inghiottito i ritardi senza colpo ferire. Solo il Ministro Matteoli ha avuto per loro parole di conforto (grazie).

Moretti è un bravo manager - e non è responsabile della sua arroganza. La sua è l’educazione del monopolista. Quello che mangi questa minestra, o buttati pure dalla finestra. Il manager della Ferrero con una rispostaccia farebbe un danno al suo azionista, e rischierebbe il posto. Guai a mettere a repentaglio la reputazione dell’impresa per cui lavora. La reputazione dell’azienda di Moretti è ai minimi termini per definizione. Ci sono tre cose certe nella vita: la morte, le tasse, e il fatto che le ferrovie facciano schifo. È vero in quasi tutti i Paesi, ed è per questo che quando sull’Eurostar da Milano a Roma una vocina ci annuncia che "su questo treno è al lavoro un addetto per la pulizia delle toilettes" non ci viene da ridere. Perché sui treni, diversamente che al ristorante o in casa di amici, che i cessi non siano sporchi non è cosa che si possa dare per scontata.

Alle Ferrovie non serve un nuovo manager. Serve più concorrenza, serve una rete autenticamente indipendente, che faccia tariffe eque anche ai nuovi, eventuali competitori. E serve che si spuntino all’incumbent le unghie in modo che, quando una Regione (per esempio, il Piemonte) decide di ricorrere ad altri, aprendo trasparentemente le gare per il servizio locale, non si insinui che “ha messo all’indice” le FS (intervista di Moretti a Paolo Baroni, sulla Stampa del 19 dicembre) perché traguarda le elezioni.

In un’analisi per l’IBL, un giovane studioso di trasporti, Claudio Brenna, ha fatto una stima interessante. Oggi Trenitalia considera redditizio un servizio con una domanda media di 215 passeggeri a treno. “In uno scenario concorrenziale”, per Brenna, “a parità di prezzi attuali, ovunque ci sia una domanda media di almeno 126 passeggeri ci sarà almeno un'impresa che voglia effettuare servizio senza chiedere un euro allo Stato”. Per carità, l’onere della prova sta ai futuri new comers. Però, sostiene Brenna, l’inefficienza che si è accumulata in tanti anni di cattiva gestione crea interstizi in cui altri possono fare efficienza e provare a fare profitti, stando in piedi sul mercato. La performance delle Ferrovie sotto la neve è la prova provata che il monopolio nuoce anche al monopolista. A Moretti per essere ancora più bravo (e più gentile) serve un po' di ansia da prestazione, del genere che solo un concorrente privato puo' garantire. (il Riformista)

8 commenti:

Anonimo ha detto...

Se posso permettermi, dissento dall'articolo.
Se il termometro scende improvvisamente sotto i 12 gradi sotto zero, anche se vai in macchian ti porti panino e copertina.
Ricordo ancora una mia amica inglese che diceva di apprezzare moltissimo le ferrovie italiane, perche' erano economicissime.
A mio avviso Moretti ha detto cose di puro buonsenso e noi italiani siamo affetti dal solito autolesionismo.
Luigi

Acchiappabufale ha detto...

In questo articolo manca solo una cosa :l ad Moretti viene dalla Cgil , mentre il presidente delle fs Cipolletta viene da Confindustria :
un bell esempio di Consociativismo all italiana!!
interessante poi sarebbe sapere dei loro stipendi....

Acchiappabufale ha detto...

Non c entra nulla con le fs :

TRAVAGLIO MENTE, BORSELLINO DICE LA VERITA

http://www.youtube.com/watch?v=qFGswy75Smk&feature=player_embedded

Anonimo ha detto...

@ Acchiappabufale
ho visto anch'io quel video.
Non mi stupisce il solito metodo Travaglio.

Ti volevo ringraziare per il link che mettesti qualche discussione fa sulla storia delle privatizzazioni di Prodi.
Veramente interessante.
Luigi

Acchiappabufale ha detto...

ti riferisci a telecom e le storie d italia ??

http://www.disinformazione.it/telecom_e_le_storie.htm
Questo??

se ti interessa ti consiglio l intervista di Rino formica oggi su la stampa :"l errore di bettino fu l esilio" con un bel sottotitolo
"tangentopoli solo una rivolta di palazzo , non una rivoluzione"
e in cui si parla di un di pietro "utilizzato" :"ora (di pietro)è attivissimo e questo possiamo pensare stia bene a chi lo muove in qualunque parte del mondo si trovi...."


http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/immagineFrame.asp?comeFrom=rassegna&currentArticle=P0I98

In realta bisognerebbe mettere insieme quel periodo , tangentopoli, e le successive malaprivatizzazioni di prodi&co per vedere chi c era dietro quel disegno eversivo e reazionario di nome mani pulite.
O vedere chi finanzia le rivoluzioni colorate in italia ,
e complotta per far cadere questo governo.

Anonimo ha detto...

sono d'accordo con te e leggero' questo articolo con grande interessa.
Grazie
Luigi

Acchiappabufale ha detto...

Ancora su Travaglio-Borsellino

Le verità sull'intervista a Paolo Borsellino - 1 - by Segugio

http://www.youtube.com/watch?v=Pa4e1QqG0lg&feature=channel

Le verità sull'intervista a Paolo Borsellino - 2 - by Segugio

http://www.youtube.com/watch?v=_XMnjVGXqR8&feature=player_embedded

Acchiappabufale ha detto...

@ luigi

sul corriere c è una bella conversazione con Massimo Pini,collaboratore e biografo di Craxi, che rivela chiaramente chi erano i "veri" nemici di Bettino e i mandanti di manipulite (e successive malaprivatizazzioni).

Massimo Pini: «Craxi temeva
di essere ucciso con un caffè in cella»
Il biografo dell'ex leader Psi crede al complotto. «Per questo non tornò. Ma era nazionalista, amava la patria»

http://milano.corriere.it/milano/notizie/cronaca/09_dicembre_30/caffe-cella-craxi-massimo-pini-1602224525654.shtml