mercoledì 4 aprile 2012

Rumeni a mano armata. Roberto Santoro

Dicendo che i delinquenti rumeni in Italia sono statisticamente il peggio sulla piazza si finisce per essere etichettati subito per razzisti. Di sicuro non c'è fine al peggio, e i magliari mafiosi e ndranghetisti nostrani sanno come farsi valere, ma certi predoni stranieri una marcia criminale in più ce l'hanno. Non è un discorso "genetico": di stupidaggini razziali sono piene le ideologie del Novecento, comprese, purtroppo, quelle made in Italy. Ma che un problema con la mala rumena ci sia, per un complesso miscuglio di ragioni storiche, politiche, giuridiche e culturali, non si dovrebbe negarlo a priori in nome del solito relativismo.

L'obiezione principale alla tesi "i delinquenti rumeni sono più feroci di altri" è presto detta: un'invenzione della stampa (di destra), che non guarda a quante donne vengono stuprate dai loro mariti e fidanzati italianissimi nelle quattro mura di casa, o ai bambini sciolti nell'acido come raccontano le cronache mafiose. "Italians do it better", solo che i nostri connazionali sbiadiscono perché il mostro in prima pagina fa più notizia se straniero, immigrato o clandestino.

Eppure i dati Istat degli anni scorsi qualcosa dimostrano. Secondo Marzio Barbagli, pur essendo il 5 per cento circa della popolazione, nel 2006 gli stranieri hanno compiuto un terzo dei reati totali, con percentuali più elevate in quelli predatori e violenti. Prima che la Romania entrasse nella Ue, dunque, si era già scoperto che i rumeni in Italia (sì, ok, ci sono anche i rom, popolosa minoranza di quel Paese) si macchiavano di più furti, rapine, stupri e traffici (stupefacenti e corpi umani) degli altri.

La prima spiegazione deriva probabilmente dall'idea, attraente per un criminale, che il nostro è uno Stato di diritto. Nell'Italia repubblicana non c'è mai stata la Securitate. Male che vada, qui prendi l'ergastolo. Un secolo e mezzo di civiltà giuridica ci ha messo una spanna sopra la dittatura di Ceaucescu, in cui si pensava che la tortura fosse un buon metodo per reprimere crimini e dissenso. Così, i tribunali italiani a un certo punto hanno rappresentato un agognato asilo per la diaspora criminale dell'Europa Orientale.

Qualche esempio. Il Mailat cittadino rumeno di origine rom che nel 2007 stuprò e sfondò il cranio a Giovanna Reggiani. Ergastolo, l'allora sindaco Veltroni indignato: "Prima dell'ingresso della Romania in Europa, Roma era la città più sicura al mondo", poi le ronde, la caccia all'uomo nei campi rom, il rampage neonazista al Pigneto. Alla fine che succede? Deportazioni di massa? Il gatto a nove code? Alcatraz? Niente di tutto questo. Voilà, la Corte d'Assise tramuta l'ergastolo di Mailat a 29 anni di pena, perché l'assassino della Reggiani "viveva in un ambiente degradato" e andava "rieducato" com'è giusto che sia nel Paese di Beccaria. E non lo diciamo con ironia.

Una giovane turista americana circuita da un homeless, sempre rumeno, a Villa Borghese, gettata in una fossa scavata sottoterra e stuprata (a Villa Borghese, non a Corviale), benché riesca a scappare miracolosamente dalle grinfie del suo aguzzino. Oppure la terribile storia di Luca Rosi, freddato con 4 colpi di pistola perché si era permesso di reagire quando uno dei tre rumeni della banda che era penetrata in casa dei suoi genitori, dopo aver rubato il rubabile, aveva intimato alla moglie del bancario: "Tu vieni con noi". La stessa banda qualche mese prima aveva fatto irruzione in casa di una anziana e l'aveva stuprata (un'anziana) dopo averle sottratto ciò che aveva.

Col tempo gli accordi tra le nostre forze dell'ordine e quelle rumene qualche risultato lo hanno prodotto e gli assassini di Rosi sono stati assicurati tutti alla giustizia (l'ultimo alla fine di marzo), ma possiamo aggiungere che la predisposizione della criminalità rumena alla violenza sulle donne è il riflesso di una società misogina e patriarcale, in cui le femmine stanno al loro posto, faticano in silenzio, e, se entriamo nel campo della criminologia, vengono sfruttate, vendute, prostituite?

Nel postcomunismo la "Tigre dell'Europa Orientale" è stata una nazione eccezionale, capace di stupire tutti con grandi risultati economici, ma forse un po' meno sensazionale dal punto di vista giudiziario e della lotta al crimine e alla corruzione. Quando la Romania convinse Bruxelles ad aprire le porte, alcune democrazie occidentali (Germania, Olanda, eccetera) ci pensarono due volte prima di spalancare le frontiere, imponendo caveat ben precisi agli immigrati. L'Italia, assieme alla Spagna, la pensavano diversamente. Di regole ne misero meno, per assicurarsi i traffici e le merci. Salvo poi rifarsi successivamente a suon di ronde, volontari verdi e respingimenti. Ma ormai la frittata era fatta. (l'Occidentale)

2 commenti:

Anonimo ha detto...

chissa' perchè pensi ai rumeni e non agli albanesi, eppure non si tratta di porte aperte europee e quelli fanno male lo stesso, anzi peggio

sei come santoro quello vero, fazioso e stupidotto

Anonimo ha detto...

il solito razzista. Noi Italiani tutta brava gente. Centinaia di sequestri di persone. Lupara bianca, autobombe, abbiamo esportato la mafia in tutto il mondo, mezzo parlamento inquisito e nessuno si dimette, amministrazioni comunali, sciolte per mafia, mi fermo qui. Non ci sono delinquenti buoni e quelli cattivi. Il Mailat cittadino rumeno?
Ma quanti articoli hai scritto sui circa 40 omicidi che ci sono stati in circa un anno con la giunta alemanno?