venerdì 25 ottobre 2013

Caso Berlusconi e democrazia deviata. Arturo Diaconale



Il caso Berlusconi costituisce un evidente fenomeno di distorsione violenta e incontrollata dello stato di diritto. Non solo per la persecuzione mediatico-giudiziaria che il Cavaliere ha subito dal momento della sua “discesa in campo” e nei vent’anni successivi.

Ma soprattutto per le conseguenze che la sua vicenda ha prodotto e che è destinata a seguitare ad avere sulla vita pubblica italiana. Il principale esito, che rappresenta la conferma definitiva agli occhi di ogni singolo cittadino di non vivere in una democrazia liberale fondata sullo stato di diritto, l’ha esposto nei giorni scorsi con sintetica efficacia Fedele Confalonieri di fronte ad un’assemblea di giovani imprenditori.

Parlando dell’ipotesi che in sostituzione di Berlusconi possa scendere in campo la figlia Marina, il presidente di Mediaset e amico storico dell’ex premier ha affermato che se Marina prendesse il posto di Silvio alla guida del Pdl-Forza Italia “subirebbe lo stesso calvario del padre”.

L’affermazione è passata sui media come un’indicazione della contrarietà di Confalonieri ad un eventuale impegno politico di Marina Berlusconi. Ed è probabile che il presidente di Madiaset l’abbia pronunciata proprio per esorcizzare un’eventualità che considera negativa per la tenuta e la sopravvivenza dell’impero economico berlusconiano.

Ma, se pure inconsapevolmente, le parole di Confalonieri denunciano una convinzione profondamente radicata nel Paese: chiunque avesse la folle intenzione di imitare Berlusconi decidendo di scendere in politica e puntando a costruire e magari guidare lo schieramento di centrodestra del Paese, subirebbe inevitabilmente il “calvario” che è stato riservato per vent’anni al Cavaliere.

Ciò che la frase di Confalonieri svela, infatti, è la convinzione generale che nel nostro Paese non sia possibile praticare la normale dialettica di ogni sistema democratico. Perché chiunque si proponga di porsi in contrasto ed in alternativa ai poteri forti dello stato burocratico costruito nei decenni dalla sinistra egemone, è destinato ad essere colpito, perseguitato ed eliminato con tutti i mezzi e i modi possibili del circo mediatico-giudiziario che fa capo agli stessi poteri forti. A nutrire una convinzione del genere non sono solo i berlusconiani più intransigenti. Questi ultimi, anzi, proprio perché berlusconiani duri e puri non si pongono neppure il problema del dopo-Cavaliere.

A nutrirla sono tutte le persone normali che vedono come il problema principale posto dalla questione di una eventuale successione alla leadership del centrodestra, sia rappresentato dalla impossibilità di trovare chi sia così folle e temerario da sfidare il tritacarne mediatico-giudiziario messo in piedi dai poteri forti per proteggere se stessi a dispetto di qualsiasi regola democratica.

E, paradossalmente, sono anche quelli che fanno parte del tritacarne che non perdono l’occasione di ostentare i loro strumenti e metodi di prevaricazione e distorsione per ammonire e tenere in riga chiunque osi solo immaginare di potersi impegnare contro lo stato burocratico dei privilegi. Ma fino a che punto può reggere un sistema fondato sulla minaccia e sulla violenza morale e materiale?  ( l'Opinione)

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