venerdì 18 ottobre 2013

Scaglia di innocenza. Dario Vese

 



“È finito un incubo”, sono le parole di Silvio Scaglia assolto dall’accusa di maxiriciclaggio internazionale per oltre 2 miliardi di euro. Graziato, nella roulette russa della letteratura processuale italiana, dal sacro verbo il-fatto-non-sussiste.

Il fondatore di Fastweb, uno degli uomini più ricchi del pianeta, fondatore della prima società al mondo che su fibra ottica e adsl offriva tv digitale e video on demand, 35 mila posti di lavoro in pochi anni, fondatore e creativo di mille altre diavolerie. Forse il nuovo Olivetti, in ogni caso un geniaccio.

Per molti, a veder la storia attraverso le prime pagine e i titoli dei giornali, Scaglia sì può essere tutto questo, ma è soprattutto l’ideatore della più grande frode fiscale nella storia delle telecomunicazioni.

Per pochi, gli stessi che vogliono la responsabilità civile dei magistrati, Silvio Scaglia è il cittadino che affitta un aereo privato e dalle Antille vola in Italia per consegnarsi all’autorità giudiziaria che prontamente disporrà la sua misura di custodia cautelare. Pericolo di fuga?

Silvio Scaglia è il cittadino che sconta ingiustamente un anno da recluso, fra carcere e arresti domiciliari. Il cittadino che in regime di isolamento giudiziario riceve la sua prima visita dalla deputata radicale Rita Bernardini, e dalla folgorazione su quei dati del dramma carcere e giustizia nascerà il silvioscaglia.it. Una piattaforma in rete che racconta la sua storia per raccontare quella di tutti, dei troppi in attesa di giudizio, delle decine di migliaia di innocenti in una custodia cautelare che di extrema ratio conserva solo la parola extrema.

(the FrontPage)

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