La sciocca idea di un’altra commissione di verifica della spesa pubblica
Da un articolo di ieri sul Giornale di Fabrizio Ravoni – molto informato sulle questioni di finanza pubblica – si scopre che l’articolo 46 della Finanziaria sostituisce la commissione di garanzia per la statistica, con una nuova che non si occuperà soltanto della regolarità delle procedure della statistica nazionale, ma avrà anche poteri sull’informazione statistica fornita dalle amministrazioni che si occupano di finanza pubblica. L’articolo 46 ha allarmato la Ragioneria generale dello stato – l’organismo inquadrato tra i dipartimenti del ministero dell’Economia che predispone la legge di bilancio e la Finanziaria, e verifica la compatibilità finanziaria delle leggi di spesa – perché teme un commissariamento di fatto da parte di Palazzo Chigi da cui dipende la nuova commissione.
L’idea di istituire un nuovo soggetto è insensata almeno per due motivi. Primo: la commissione si sovrapporrebbe ad altri organismi di verifica, oltre alla Ragioneria c’è la Corte dei Conti e per la parte statistica (di intrinseco valore politico) l’Istat e in proiezione Eurostat. Secondo: subito dopo le elezioni il neo-ministro dell’Economia ha istituito una inutile commissione di verifica dei conti pubblici che, dopo aver promesso di svelare terribili segreti contabili, ha finito con il confermare i dati sul deficit già comunicati in campagna elettorale dal governo uscente, precedentemente accusato di mentire. E nel caso avesse dato numeri diversi l’unico ad avvantaggiarsene sarebbe stato l’arbitro delle guerre di cifre, Luca Ricolfi, il quale sul numericamente corretto sta costruendo una solida fortuna di ricerca
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