venerdì 6 ottobre 2006

La meritocrazia è preziosa per i deboli. Davide Giacalone

Nella legge finanziaria, a saper cercare, ci si trova di tutto. Dicevamo della proibizione di vendere alcool ai minorenni, concordando. Ma dei giovani ci si occupa anche per quel che riguarda la selezione scolastica, che già è estremamente bassa.
Ebbene, nell’articolo 66 si ragiona così: avere dei ripetenti significa dovere affrontare costi superiori, perché la stessa persona frequenta due volte la stessa classe, allora, per risparmiare è necessaria “l’adozione di interventi finalizzati alla prevenzione ed al contrasto degli insuccessi scolastici attraverso la flessibilità e l’individualizzazione della didattica, anche al fine di ridurre il fenomeno delle ripetente”. Una prosa che, già da sola, racconta quanti guasti crea il non bocciare taluni.
Il criterio in sé, secondo il quale promuovendo tutti si risparmia, non merita d’essere commentato. Interessa di più capire chi viene danneggiato, chi paga. Ecco, deve essere chiaro che una scuola non formativa e non selettiva è una gran fregatura per i più svantaggiati e, per dirla in modo più preciso, per i più poveri, per quei ragazzi che non erediteranno una rendita di posizione. Se sei figlio di un ricco, campi tranquillo riscuotendo affitti, interessi, cedole. Se sei figlio di un notaio puoi anche studiare diritto colpendo di rovescio, tanto, alla fine, ti lasciano uno studio dispensabolli con il quale campi più che bene. Anche il figlio del tassista, in barba all’iniziale decreto Bersani, può contare sul non aumento delle licenze. Ma chi nasce in famiglie che si guadagnano da vivere cercando spazi nel mercato, chi non ha rendite sulle quali contare, chi non ha santi cui votarsi, chi può contare solo su se stesso e sulle proprie capacità paga, ed assai caro, il fatto d’investire anni ed anni della propria vita in una scuola che non promuove e fa avanzare i più bravi, fermando gli altri, ma, al contrario, promuove tutti, lasciando che le differenze rimangano, ma siano date dal come si è nati. Una grande ingiustizia.
La lettura di quel comma, con il suo andamento cunicolare e malsociologico, induce a pensare che sia in corso uno sforzo affinché nessuno resti indietro.
Sembra giusto, ma non lo è. La scuola pubblica deve essere aperta a tutti, e tutti devono essere messi nelle condizioni d’eccellere. Ma, dopo, chi eccelle deve andare avanti e chi non riesce ha il diritto di impiegare in modo più produttivo il tempo. Alla fine, insomma, si riafferma l’idea che il sistema dell’istruzione ha come scopo il titolo di studio, e siccome tutti hanno diritto a studiare tutti hanno diritto al titolo di studio. Con questo andazzo, appunto, sono i più deboli a rimetterci, mentre i più forti possono tranquillamente conservarsi tali, oltre che, eventualmente, zucconi.

9 commenti:

Anonimo ha detto...

stai diventando comunista????

:-)

maurom ha detto...

Mrblk, leggi bene.
Non sono mai stato e mai sarò comunista.

Anonimo ha detto...

Pratcamente si è descritto l'art.3 della Costituzione. La stessa che quel immenso pozzo di conoscenza e sapere che risponde al nome di Calderoli voleva riscrivere.Ma per fortuna è stato "bocciato" e rimandato in ValBrembana

Anonimo ha detto...

Il Cavaliere che difende Farina: un indagato (che ha sempre detto di essere innocente) che difende un indagato (che ha confessato di depistare)

Attaccano la libertà
di SILVIO BERLUSCONI
Caro Direttore, Le scrivo per manifestare a Lei e a Libero la mia solidarietà totale e motivata per quanto è accaduto e sta accadendo al Suo vice Renato Farina. È palese la strumentalità degli attacchi contro Farina. Colpendo lui, si voleva e si vuole far perdere credibilità al quotidiano che Lei ha fondato e dirige. Lei, dottor Feltri, come del resto Farina, non siete mai stati teneri con me. Ma la vostra critica alla Casa delle libertà è un pungolo autorevole anche se, a volte, lo confesso, urticante. continua...

Maurom questi sono articoli che dovresti pubblicare!!!
Da paura!!!Da panico!!!

Anonimo ha detto...

Mauro
ma qualcuno avrà il coraggio di rivelare a D'Alema che la tanto decantata "equità" se la son messa sotto i piedi ?

Anonimo ha detto...

a proposito di scuola, e di bambini:

http://www.disinformazione.it/scuole.htm

Anonimo ha detto...

L'italietta che governa e quella che fa opposizione...
naturalmente si fa per dire...


Il ministro della Giustizia Clemente Mastella sostiene da tempo che non si può cancellare con un tratto di penna, come peraltro l'Unione aveva promesso, la controriforma Castelli dell'ordinamento giudiziario, perché al Senato la maggioranza non è autosufficiente e deve cercare il consenso della Cdl. Così ha avviato trattative con alcune preclare figure del centrodestra, fra le quali il senatore Schifani. Risultato: la Castelli verrà solo emendata in alcuni punti (come la separazione della carriere), mentre resterà o andrà in vigore in altri (fra i quali l'orrenda gerarchizzazione delle Procure, contro cui l'Anm sta per scioperare).

L'altroieri s'è votato e, a causa dell'astensione di tre dipietristi, contrari all'inciucio col centrodestra, il governo è andato sotto. Domanda: ma se bastano tre astenuti per andare sotto, a che è servito il compromesso con l'opposizione, visto che la maggioranza non s'è allargata nemmeno di un'unità? Per andare allo scontro col centrodestra, tanto valeva andarci con un'abrogazione totale della Castelli, anziché cedere su molti (troppi) punti che, alla conta, non hanno portato nemmeno un voto in più. L'impressione è che qualcuno faccia il furbo, e fare i furbi alle spalle degli elettori non è una bella cosa.

Seconda furbata. Com'era ampiamente prevedibile, anche Luigi Chiatti, il cosiddetto mostro di Foligno, condannato a 30 anni per gli omicidi di Simone Allegretti (4 anni) e di Lorenzo Paolucci (13 anni), beneficerà dell'indulto, cioè uscirà di prigione tre anni prima e godrà in anticipo dei benefici della legge Gozzini. L'indulto varato a fine luglio dall'Unione meno Di Pietro più Forza Italia e Udc, infatti, comprende tutti gli omicidi commessi prima del maggio 2006. Ma, com'era ampiamente prevedibile, chi l'ha votato tenta di scaricarne le conseguenze sui magistrati. È il caso delle ineffabili onorevoli Erminia Mazzoni (Udc) e Maria Burani Procaccini (FI), sdegnate contro i magistrati che, applicando la legge dell'indulto approvata con i voti determinanti dell'Udc e di FI, ha concesso lo sconto di pena a Chiatti. La Mazzoni si dice “sconcertata”. Par di sognare: questa brava donna prima vota uno sconto di pena di 3 anni per gli omicidi, poi chiede pene più alte per gli omicidi. La Burani Procaccini, in quanto Burani, ha votato l'indulto, e ora in quanto Procaccini definisce “vergognosa e schifosa” la decisione dei giudici, frutto di una legge che i giudici non hanno votato, ma lei sì. Notevole anche il capogruppo dell'Udeur in commissione Giustizia Gino Capotosti, che trova “di dubbio gusto sottoporre i parenti delle vittime a una nuova, gratuita sofferenza”: l'Udeur è il partito del ministro della Giustizia che non solo ha votato, ma ha sponsorizzato l'indulto, infischiandosi delle vittime dei beneficiari. Non si può nemmeno dire “chi è causa del suo mal, pianga se stesso”, perché qui chi piange non ha causato il male, e chi ha causato il male fa il furbo accusando i giudici che non c'entrano nulla.

A questo proposito, ieri Susanna Ripamonti ha riportato le giustificazioni fornite dai membri della giunta per le elezioni della Camera, che dal mese di maggio mena il can per l'aia sulla sentenza che dichiara interdetto in perpetuo dai pubblici uffici, e dunque decaduto dal seggio di deputato, il cosiddetto onorevole Cesare Previti, condannato definitivamente a 6 anni per corruzione giudiziaria, arrestato in giugno, trasferito dopo 5 giorni ai domiciliari e prossimamente libero e bello grazie all'indulto. Pare che il presidente dell'insigne consesso, il forzista Bruno, e il responsabile delle incompatibilità, l'ulivista Burchiellaro, sostengano di non poter cacciare l'abusivo perché la Cassazione non ha ancora depositato le motivazioni, e che il presidente Fausto Bertinotti abbia sollecitato la Corte a spicciarsi. Purtroppo l'argomentazione non sta in piedi: le sentenze della Cassazione sono immediatamente esecutive fin dal deposito del dispositivo, tant'è che il condannato a pene superiori a 3 anni viene arrestato subito dopo e attende in carcere le motivazioni. Lo stesso vale per le pene accessorie, come l'interdizione dai pubblici uffici. Se lorsignori non hanno il coraggio di mettere Previti alla porta, lo dicano chiaramente. Ma non facciano i furbi con scuse ridicole. Come si dice a Napoli, accà nisciuno è fesso.

Anonimo ha detto...

Se ci fosse vera meritocrazia l'80% dei comunisti starebbe a casa(non in finta malattia intendo dire...).
Auguratevi che ciò non accada mai...se no, dovreste smetterla di parassitare e cominciare a produrre per vivere.

Luciano Ardoino ha detto...

Cari Amici, mi sono divertito ad assemblare le Vostre e altrui opinioni come in un puzzle ed è uscito fuori che:


in Italia pare improvvisamente scoppiata la moda della meritocrazia, ne parlano tutti, oramai persino qualche sindacalista illuminato.
Il buon Brunetta la definisce come base imprescindibile; la nuova capace Presidentessa dei giovani di Confindustria Federica Guidi nel Suo primo discorso a S. Margherita ha menzionato questa qualità ben oltre le venti volte; la valida Mercegaglia ricorre quasi giornalmente ad elencarla (televisione e quotidiani) come necessaria ed irrinunciabile virtù; i nostri politici, senza distinzione di colore, la elencano come punto cardine del futuro e quindi come una necessità inevitabile per uno stato moderno che sappia avvalersi dei propri talenti e delle proprie risorse umane, e poi scienziati, docenti, giornalisti e chi più ne ha più ne metta.
Per non parlare poi di come e quanto venga elencata nel mio settore e cioè il turismo, che essendo in fase di stagnazione o addirittura in quella di declino per alcune regioni italiane e quindi più bisognoso dei ‘meritevoli’, si arrivi ad aggregarla anche a discorsi turistico/sociali e di aiuto umanitario; indicando l’inevitabilità d’esserlo per apparire brava gente. Mi risulta esattamente l’opposto; la brava gente è per forza degna e in particolare chi ha raggiunto meritocratamente notevoli posizioni in settori, anche se non prettamente politici, è chiaramente apprezzabile e quindi si suppone debba essere considerato.
Personalmente, non potrei essere maggiormente d'accordo, se considero che questa è stata una delle ragioni della mia passata fuga dall'Italia; ma qui da noi?
Nel nostro paese, permettetemi di dirlo cari amici, si tende soprattutto ad eliminare ed allontanare quelli che vengono considerati o solo ritenuti meritevoli poiché un domani potrebbero toglierti il ‘careghino’, senza calcolare che è fonte di grande intelligenza e anche benessere personale il saper individuare i soggetti migliori; vedi Montezemolo con Marchionne, Gianni Agnelli con Romiti, Berlusconi con Gianni Letta, vedi, vedi, vedi…per non parlare del troppo passato, Vi tedierei.
Probabilmente questo avviene veramente ai massimi livelli, ma scendendo nella piramide organizzativa è sempre così ricercata la meritocrazia?
Ma si sta veramente inseguendo, in verità, il modello di una società-governo migliore come descritto da Platone con la sua giusta e saggia meritocrazia, o forse sta diventando addirittura una parola abusata, irritante, retorica?
Il successo, il prestigio, il potere si conseguono sempre ed esclusivamente in virtù delle doti, delle capacità, del curriculum e dei meriti personali?
Già perché, poniamo il caso che la parola meritocrazia venga erroneamente usata per descrivere che il proprio stato sociale è raggiunto attraverso la competizione, e dove quindi il criterio di "merito" può di fatto sparire a fronte della furbizia (qualsiasi persona scaltra vive infatti molto meglio, si erge ed è più ascoltato di un forse più meritevole cittadino, ma non certo per pregio, solo per competizione); quindi forse è meglio essere scaltri o concorrenziali che meritevoli…e questo era facilmente comprensibile anche perché la cultura italiana è nel complesso scarsamente orientata alla meritocrazia e l’efficacia nella cultura cattolica tende ad essere posta più sui valori di comunità e di solidarietà che su quelli di individualità e di merito, che sono più vicini alla mentalità, ispirata dalla religiosità protestante, del mondo anglosassone.
Ritengo che la questione del merito e della meritocrazia venga troppo spesso menzionata, elencata e affrontata con superficialità e soprattutto se applicata nella vita di tutti i giorni, che per quello che riguarda la mia breve esperienza in Italia e quella politica attuale, è una brutta parola che è meglio non dire.
Non ne abbiano a male coloro i quali si intravedono arrivati, nella scalata o in prossimità della meta perché certe considerazioni spettano a noi, popolo della base, senza la quale niente si assesta stabilmente; è un nostro diritto migliorativo.
Non ne abbiano a male quelli che si ritengono sprecati, inascoltati e a volte persino inutili o derisi, perché come spessissimo accade, la storia insegna e nel caso specifico ci tramanda che Winston Churchill fu un ottimo sostenitore della vera meritocrazia e così pure Ronald Reagan, presidente rimpianto da ogni buon repubblicano, fu di certo protagonista di questa svolta ideologica, e Galilei, Marconi… La compagnia è molto buona, ottima direi!
Anche loro ebbero non poche difficoltà a valorizzarne il concetto ma tennero duro e al fin della licenza solitamente si tocca…la storia la sappiamo!
Tutto questo unicamente per mia esperienza aziendale; a Voi quella politica!
Con stima
Luciano Ardoino