lunedì 29 dicembre 2008

Gli "unti", a sinistra. Davide Giacalone

La sinistra ha scoperto la sovranità popolare. Esulta, oh popolo! Siccome le feste non ci rendono buoni, e non si fanno sconti ad una sinistra immersa nel pantano del giustizialismo, diremo le cose in modo diverso ed urticante: la sinistra ha scoperto che Berlusconi aveva ragione. Così, qui ci si prende lo sfizio di spiegare perché c’è del marcio, in certe ragioni.
D’Alfonso, (ex?) sindaco di Pescara, eletto dalla sinistra e difeso da Veltroni, sostiene di dover rispondere solo agli elettori. Berlusconi disse che rispondeva solo ai suoi pari, i cittadini, perché l’eletto è “unto dal popolo”. Concetti identici, ma quando lo disse il secondo gli amici del primo volevano impalarlo. Concetti giusti, naturalmente, perché solo il popolo ha il potere e la legittimità per giudicare quelli che hanno governato, od il valore dei programmi di quanti desiderano farlo. Solo il popolo consegna la delega a governare, solo il popolo la toglie. Con un’eccezione, però: il controllo di legalità. Se l’eletto delinque non si deve attendere la riapertura delle urne, ma si può precederla con l’apertura della galera. Gli eletti, pertanto, non devono essere intoccabili, non sono sopra la legge.
Compito delicatissimo, quello di amministrare giustizia, perché può intersecare la sovranità popolare, così come può recidere la libertà personale. Funzione andata in malora, perché la giustizia in bancarotta neanche più somiglia al nome che porta. Nel generale troiaio si confonde l’accusa, mossa da un magistrato, con la colpevolezza, mai pronunciata da un giudice. E mentre la cultura delle regole va a farsi benedire, le bande contrapposte si muovono per i rispettivi amici, confondendo garantismo con innocentismo. Se si costringe alle dimissioni il governatore dell’Abruzzo e poi a votare il successore è un quarto dell’elettorato, il tutto senza che si sia intaccata l’innocenza dell’indagato, vuol dire che s’è ammalata tanto la democrazia quanto lo Stato di diritto.
Per questo, da tempo, urliamo l’urgenza della riforma, profonda e strutturale. Invece arrivano leggine a difesa di pochi e trucchetti balordi. Si sentono vittime, ora, a sinistra. La colpa è loro. Lo capisce Violante, ma fuori tempo massimo, senza vergogna e senza il coraggio di fare il conto dei torti sui quali si arrampicarono.

47 commenti:

Anonimo ha detto...

Ho sentito dire che il Governatore dell'Abruzzo troverà asilo nella Casa della Libertà (circondariale), sempre generosa e sollecita nell'accogliere fra le proprie fila inquisiti e condannati.

Irene

Anonimo ha detto...

Irene
Bene! Così il Pd rimane decapitato!
Il partito dei Giusti (il Pd) viene messo alla prova come la città di Sodoma, che venne distrutta per la mancanza del "Numero legale".
Ok?
Che per caso ci volete regalare tutto il partito? Grazie, tenetevelo! Ci bastano le ultime elezioni. Potete tenervi tutti i vostri "bramini". Ma lavateli bene!
Nuovo? No! Lavato con Perlana! Sì, Perlana!!!! Altro che Perlana!!!! Qui ci vuole l'acido muriatico!
Intanto, se vi piace, vi regaliamo Di Pietro Jr, con pancia, pizzetto (nessun riferimento, ohibo!) e doppio mento! Che amore! Tutto il Papà!

Anonimo ha detto...

Ribadisco che non nutro alcuna simpatia per il PD, e che trovo indecente il suo atteggiamento di mancata censura e copertura del comportamento di certi suoi esponenti.Il codice etico di un partito degno di questo nome, all'interno di un paese veramente democratico, imporrebbe come minimo la sospensione in attesa di chiarimento da ogni incarico pubblico. Qui in Italia, invece, vige un'omertà mafiosa. Lo stesso valga per il PDL, sempre pronto a prendersi la spazzaura umana prodotta dagli altri partiti e a candidarla. Unico criterio di scelta? Non che sia il migliore e il più onesto e preparato, ma che sia IL PIU' CORROTTO e LADRO.
Bravi, continuate così. Siete talmente "morali" che gli immorali transfughi voltagabbana degli altri partiti ve li prendete subito voi a tempo di record. Un altro inquisito fra le vostre fila: ci mancava.

p.s.: mi dispiace di non essere del PD per offrire il destro alla tua maldestra critica! :-)Ma tu contina pure con il refrain stonato della questione morale a coprire le malefatte del PDL e mi raccomando, non criticarlo mai, l'Unto del Sgnore è infallibile! :-)

Saluti!

Irene

Anonimo ha detto...

"Che per caso ci volete regalare tutto il partito? Grazie, tenetevelo! Ci bastano le ultime elezioni. Potete tenervi tutti i vostri "bramini". Ma lavateli bene!"


Non è necessario lavarli. Voi li volete sporchi e corrotti, altrimenti all'interno del vostro partito si distinguerebbero :-)

Irene

Anonimo ha detto...

... Voi li volete sporchi

Puliti non ne avete a disposizione.
Teneteveli tutti.
Grazie per il pensiero.

Anonimo ha detto...

... È la fine dell’ultimo giacobinismo. Di Pietro, il grande, parlava fino a qualche giorno fa del «partito etico», con l’arroganza morale di un Cromwell o di un Robespierre, con la religione delle mani pulite, con le liste di proscrizione e la ghigliottina morale in piazza, lì dove un tempo Beppe Grillo scandiva i nomi degli impresentabili. Di Pietro deve ora rendere conto di un partito che appare come una consorteria di piccole meschinità, dove le raccomandazioni sono considerate una prassi, una tradizione italiana. Deve fare i conti con il buon Mautone in manette e con la delusione dei suoi elettori, che inondano blog e siti internet di lacrime e rabbia.

Ecco. Questo è successo, una caduta politica, che tocca la «ragione sociale» dell’Italia dei valori. Cristiano Di Pietro può anche restare al suo posto. È il padre che deve spiegare ancora qualcosa. Chi è la talpa che lo ha informato dell’inchiesta? Lui prima ha detto di non sapere, poi ha tergiversato. Ha buttato lì un «c’era sulle agenzie». L’unica cosa certa è che Tonino ha subito trasferito Mautone a Roma. Ha chiuso i telefoni. Ha detto al figlio di non parlare più con il provveditore. Silenzio. Tutti sotto coperta. Era il 29 luglio 2007 e nessuna agenzia aveva mai raccontato quella storia. Solo uno spiffero, arrivato a Roma, a casa Di Pietro, da qualche parte. La chiamano fuga di notizie. Chissà, un favore tra ex colleghi. No, davvero il caso non è chiuso. Antonio Di Pietro non può pensare di cavarsela così: offrendoci la testa del figlio.
Vittorio Macioce

continua

http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=317726

Anonimo ha detto...

...mi dispiace di non essere del PD

A noi non interessa la tua appartenenza. Rispondiamo solo in base a quello che dici.
Per il resto tu puoi essere del Pd come del Cdu o di Rifondazione.
Anche noi non siamo del Pd. Ma non ragioniamo col metro del Pd. E' il Metro quello che rivela tante cose.
OK?

Anonimo ha detto...

ps
E intanto vi regaliamo

Tonino,
il leader perbenino,
col figlio viziatello,
un po' scapestratello,
che, senza una ... ragione,
telefona a ... Mautone,
dopo di che va fuori
dall'Ital de'Valori,
valori? no! Livori!!!
...
E giunto al fin
della licenza ho tocco ...!!!
Zac!

ciao ciao!
Tonino manda un salutone a tutti dal trattore!

Anonimo ha detto...

"A noi non interessa la tua appartenenza. Rispondiamo solo in base a quello che dici."


quel che tu banalizzi. Mi raccomando, continua a non rispondermi mai sul merito, ne riparleremo quando del Turco verà candidato per le europee dal PDL. Sono sicura che anche allora avrai a disposizione una pronta etichetta da attribuire all'altrui pensiero e che utilizzando uno degli slogan propagandistici (questione morale, il trattore di Tonino ecc ecc) riuscirai ancora una volta ad avvallare le malefatte del tuo partito. Mai vista una fede tanto incondizionata e cieca. Ne riparliamo in occasione delle europee. SE candiderete Del Turco, perderete la faccia per sempre.

Irene

maurom ha detto...

Che scandalo sarebbe candidare Del Turco se fosse innocente?

Irene, mi pare che tu dimentichi che esiste la presunzione di innocenza.

Non sarai di sinistra, ma dipietrista di sicuro.

Buon 2009 a te e a tutti i partecipanti al blog.

Anonimo ha detto...

Lo scandalo risiede nel fatto che PDL e PD sono INTERSCAMBIABILI, e che l'unico titolo per essere candidato dal PDL è essere inquisiti o condannati. Non so se Del Turco sia innocente, il problema è che NON LO SAPRO' MAI perché diventando deputato europeo non potrà essere processato, garantendosi di fatto l'IMPUNITA'.
Non so se sia colpevole, ma sicuramente il solo SOSPETTO che si sia macchiato di reati contro la pubblica amministrazione dovrebbe suggerire, a chiunque avesse buonsenso e amore per il proprio paese, di aspettare l'esito delle indagini a suo carico. Invece no, lo si candida, di fatto rendendolo immune da ogni indagine A PRIORI.

E poi trovo oltremodo ridicolo che proprio il PDL, che in questi giorni ha attaccato il PD per via della questione morale, accolga tra le proprie fila un INQUISITO che ancora deve dimostrare la propria innocenza, a fronte di gravi prove racolte dalla magistratura.

Il problema è l'IMPUNITA' di una casta che è non è soggetta al controllo di alcuno e ha invaso ogni aspetto della vita del nostro paese come un cancro mortale (sanità, sindacati ecc). Centrodestra e centrosinistra per me sono uguali, basta vedere come votano all'interno della giunta per le autorizzazioni a procedere, sempre d'accordo nel negarla.Una casta corrotta di oligarchi che si spartisce il potere in barba ad ogni equità e pudore.
Ricambio gli auguri di buon anno, mi piacerebbe ogni tanto leggere una tua critica dell'operato del governo, che non rappresenta il Verbo.

ciao,
Irene

Anonimo ha detto...

p.s.: presunzione di innocenza NON SIGNIFICA ESSERE INNOCENTI. Del Turco DEVE ANOCORA dimostrare la propria innocenza. Ecco perché è inopportuno candidarlo per un alto e delicato incarico publico. Dimostri prima la proria innocenza e poi si candidi con chi vuole.

Irene

Anonimo ha detto...

Lo scandalo risiede nel fatto che PDL e PD sono INTERSCAMBIABILI, e che l'unico titolo per essere candidato dal PDL è essere inquisiti o condannati. Non so se Del Turco sia innocente, il problema è che NON LO SAPRO' MAI perché diventando deputato europeo non potrà essere processato, garantendosi di fatto l'IMPUNITA'.
Non so se sia colpevole, ma sicuramente il solo SOSPETTO ...

Stalinismo!!!

Anonimo ha detto...

almeno, ogni tanto, cambia etichetta! :-)stalnista l'hai già usato più volte, così come pure maoista, castrista,dipietrista seguace di pol pot e che guavara ecc ecc....suvvia, un po' più di originalità! :-)

EMILIOFIDISTA!CICCHITTOLTRANZISTA!

Irene

Anonimo ha detto...

p.s.: tu assumeresti un domestico sospettato di essere un ladro a casa tua? No, non credo proprio, non prima che egli abbia chiarito la propria posizione! Perché allora affidare l'amministrazione della cosa pubblica, quanto vi è di piùdelicato, a una persna che è sotto indagine per reati contro la pubblica amministrazione? quel che non faresti a casa tua, lo approvi per lo Stato?

Ma vedo che non sei in grado di rispondermi nel merito, e usi la solita propaganda. Che pena.

Irene

Anonimo ha detto...

Anonimo ha detto...
p.s.: tu assumeresti un domestico sospettato di essere un ladro a casa tua ... ?

A casa mia sono libero di fare le scelte che credo siano opportune o meno nelmio esclusivo interesse.
Nella società ci sono le regole che affermano, e lo affermano in maniera incontrovertibile e cogente, che un cittadino è INNOCENTE fino a definitiva prova contraria.
A me di Del Turco non importa un bel fico secco; quello che mi interessa è il principio.
Sulla base del SOSPETTO!!! ... ma scherziamo? siamo nell'Italia del 2009 o nella Venezia dei Dogi? Perché non mettere ai "piombi" un cittadino il cui nome venga furtivamente introdotto nella "Bocca del Leone"?
Cambio etichetta. Castrismo? Spero che sia più attuale.
Saluti

Anonimo ha detto...

tu hai portato il mio pensiero parzialmente, soffermandoti sulla sola parola sospetto, e OMETTENDO IL RESTO del discorso. Lo hai TRAVISATO completamente. Io non ho nulla contro Del Turco, mi auguro che riesca a dimostrare la sua innocenza, ma IL PRINCIPIO per me sacro e inviolabile è che chiunque,ricoprendo una carica pubblica, sia indagato per reati contro la pubblica amministrazione dovrebbe essere immediatamente sospeso da ogni incarico pubblico, in attesa che chiarisca la sua posizione, e questo a tutela del più generale interesse dello Stato. Questo non significa essere stalinisti o vivere al tempo dei piombi come ritieni tu, bensì significa proteggere lo Stato e l'interesse dei cittadini. Del Turco potrà difendersi come meglio ritiene e con tutte le garanzie di legge: semplicemente,ritengo che non debba ricoprire cariche pubbliche (e ancor meno essere candidato acquistando l'immunità e quindi l'immunità) PRIMA DI AVER PRIMA CHIARITO LA SUA POSIZIONE.
Se poi vuoi continuare a banalizzare il mio discorso estrapolando quel che ti sembra più opportuno per i tuoi teoremi, stravolgendone il senso, liberissimo di farlo. In tutti i paesi civili si applica questo principio, che dovrebbe essere previsto dal codice etico di ogni partito. In Italia invece si fa a gara a candidare inquisiti per garantirgli l'immunità, IMPEDENDO DI FATTO CHE LA LORO POSIZIONE DI FRONTE ALLA LEGGE VENGA CHIARITA. Fino a prova contraria, Del Turco non è ancora definitivamente colpevole MA NEMMENO INNOCENTE. Che si difenda, faccia quel che vuole ma per il momento non amministri la cosa pubblica. Si tratta di buonsenso. Quel che manca in Italia.

Ritornare al tempo dei piombi per me significa invece essere amministrati da una casta politica che gode della più totale impunità di fronte alla legge e che non è soggetta al controllo di nessuno. Esattamente quel che sta succedendo adesso. I politici che all'interno della giunta per le autorizzazione a procedere NEGANO A PRIORI, concordemente, il permesso alla magistratura di indagare su TUTTI i politici, e GIUDICANO SE STESSI, con l'imparzialità e l'indipendenza che è facile immaginare.


Irene

Anonimo ha detto...

p.s.: hai già usato anche l'etichetta "castrista". sei monotono.

Irene

Anonimo ha detto...

p.s.2: quel che NON FARESTI MAI A CASA TUA, VORSTI PERMETTERLO PER TUTTI GLI ALTRI CITTADINI. Complimenti, hai un senso dello Stato davvero ammirevole. Non vorresti una persona sospettata di essere ladra e corrotta a casa tua ma ne ammetti la presenza all'interno dell'amministrazione pubblica così, magari, se è davvero colpevole, deruberà la collettività.

Bravo, bis
Irene

Irene

Anonimo ha detto...

Di Pietro, giallo sui rimborsi elettorali L'associazione che incassa 40 milioni

http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=317990

Anonimo ha detto...

Bravo, bis ...!!!!

A quante bottiglie di spumante ha fatto saltare il tappo?
Penso molte: si sente il ribollire delle bollicine che in corpo Le stanno ancora allegramente spumeggiando.
I suoi discorsi nascono da queste effervescenti e capricciose molecolucce di anidride carbonica (che stordimento!), come Venere nacque dalla spuma del mare! Non se la prenda, è tutta Allegria!!
Buone Feste!

Anonimo ha detto...

vedo che permane la sua incapacità di dialogare senza ricorrere ad argomentazioni deboli ed offensive (è lei che ragiona come chi ha bevuto, certamente non io, restituisco al mittente le sue sgradevoli illazioni). Se è in grado, risponda in merito alle argomentazioni. Ma evidentemente non ne ha capacità, né possiede garbo ed educazione. Non la trovo affatto spiritoso, solo acido. Persone come lei sanno solo aggredire, non argomentare.

Irene

Anonimo ha detto...

Non se la prenda, signora!
Si rilassi e lasci cadere tutta la maschera di serietà e di rigidezza morale che sciupano la sua, immagino, deliziosa femminilità.
Si calmi, faccia un buon pranzetto, vada a ballare e ... contro il logorio della vita moderna beva un Cinar!
Segua il mio consiglio disinteressato e, creda, molto rispettoso.
Buon Anno!

Anonimo ha detto...

Prendete un altro caso clamoroso, quello di Pescara. Il sindaco Luciano D’Alfonso crea un doppio problema. Da un lato perché i fatti che gli sono stati contestati, a prescindere da cosa dirà la sentenza, svelano lo spaccato di una gestione molto allegra: appartamenti privati (il suo) e sedi di partito ristrutturate a spese di un appaltatore; viaggi privati offerti in dono da sponsor munifici per lui e per la sua famiglia; persino i gazebo di una manifestazione elettorale prodiana! Dall’altro il problema politico di una candidatura ingombrante (di nuovo la sua), che ora molti vorrebbero sul tavolo delle elezioni europee, come simbolo di una rivincita anti-magistratura. Lusetti e i napoletani erano rutelliani, D’Alfonso invece è mariniano. Chi la fa l’aspetti, recita un celebre adagio.

Adesso il matrimonio asimmetrico
http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=317997
.....conclusione

fra Margherita e Ds svela una nuova crepa. La sposa che fino a ieri guardava con sospetto il suo sposo, adesso si trova ricambiata di uguali sentimenti. E il matrimonio è sempre più a rischio, per il cortocircuito fra il risultato delle europee e il peso imponderabile della questione morale.

Anonimo ha detto...

... Chi è senza peccato scagli la prima (di)pietra ...
... sic transit gloria mundi ...

Tutto è perfetto quando esce dalle mani del Creatore, ... ma tutto ciò che esce dalla mano dell'uomo (compresi i Ds) è vile e corrotto ...
Kappa

maurom ha detto...

Premesso che non mi risulta una prossima candidatura di Ottaviano Del Turco nelle file del Pdl, certe elucubrazioni mentali non mi attirano più di tanto.
Debbo, però, ribadire il mio profondo dissenso dalle considerazioni di Irene circa la presunzione di innocenza.

Il presunto innocente è INNOCENTE fino a prova contraria, cioè fino a sentenza definitiva.

Non esiste il sospetto, non esiste la probabilità che possa essere colpevole, non esiste accusa che possa scalfire un indagato.
Chi entra nel girone infernale di un avviso di garanzia è un cittadino che non perde un grammo di credibilità e di onestà, anche se un magistrato può persino chiederne la detenzione.

Troppo comodo per certi magistrati emettere avvisi di garanzia a raffica, gettare fango nel ventilatore e spargere schizzi dappertutto.
Ecco perché il centrodestra è diventato più garantista della sinistra, per tutelarsi anche dai magistrati troppo "zelanti".

Se nel nostro Paese la macchina della giustizia funzionasse ed i processi avessero una durata ragionevole, si potrebbe prendere in considerazione anche un'eventuale sospensione dalla vita politica degli inquisiti.
Oggi è impensabile.
Anche la prescrizione è diventata un'arma a doppio taglio: se, da un lato, "salva" l'indagato da una condanna tardiva, dall'altro non rende giustizia all'innocente che rimane sospettato a vita.

Anonimo ha detto...

... "Il presunto innocente è INNOCENTE fino a prova contraria, cioè fino a sentenza definitiva.
Troppo comodo per certi magistrati emettere avvisi di garanzia a raffica, gettare fango nel ventilatore e spargere schizzi dappertutto.
Anche la prescrizione è diventata un'arma a doppio taglio."
OK Mauro!
é la tesi che fin dal principio ho sostenuto!
Ma come fare a farla comprendere a chi vuole emarginare i cittadini (meglio se avversari politici) in base al semplice SOSPETTO? ...
Non era forse così ai tempi di Hitler e di Stalin? E non è così anche oggi a Cuba e in Cina?
Sostengono certe tesi e, nel contempo, si "spacciano" per Democratici e impersonano il "Grillo parlante", con la presunzione di impartire a chiunque lezioni di "bon ton", di morale, di assennatezza, dall'alto di una cattedra che poggia sulla infondata premessa dell'onniscienza e della Verità assoluta e incontrovertibile, diretta emanazione del Mondo platonico delle Idee, dove tutto è perfetto, immutabile, eterno. Platone, però, aveva concepito tutto questo come mèta ideale, fuori di questo mondo.
Qui, invece, c'è chi è convinto di averla in tasca per tirarla fuori in ogni occasione.
Se non è dogmatismo questo ...

Anonimo ha detto...

Il presunto innocente è INNOCENTE fino a ...
Ma purtroppo vedo che qualcuno vuole rovesciare la tesi:
Il presunto INNOCENTE è
COLPEVOLE!!!
fino a prova contraria (cioè fino al termine di lunghi processi che, se fortuna vuole, si risolvono con la dichiarazione definitiva di INNOCENZA - Innocente dopo 10/12 anni di udienze, avvocati, spese, perdita della salute, rovina della famiglia, ... e chi più ne ha ...): giusto? pare di sì, per i nostri impavidi miltanti di sx (fino a quando non tocca a loro, che sono persone speciali e, di conseguenza, inattaccabili, inossidabili, buoni per tutte le stagioni, col certificato di garanzia, il marchio DOC e quello di invecchiamento -imbottigliati nell'ottobre del 1917).
Per cui, ohimè! se le cose non cambiano siamo tutti
PRESUNTI COLPEVOLI!

Anonimo ha detto...

I SOSPETTABILI GARANTISTI DELL’ULTIMA ORA

http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=318210

...peggio del giustizialismo peloso pensavamo non ci fosse nulla. Ora scopriamo il garantismo peloso...

...quello di chi dimentica che il garantismo, per essere tale, non può ridursi a una concessione del gip: non si fonda su una frettolosa revisione del capo d’imputazione, ma piuttosto sul principio profondo secondo cui nessuno è colpevole fino a sentenza definitiva.
...

Anonimo ha detto...

Per Mauro,

non sono d’accordo con te, perché il rimedio che proponi (candidare a incarichi pubblici coloro che sono indagati proprio per reati contro la pubblica amministrazione, permettere che CONDANNATI DEFINITIVI siedano in Parlamento) è peggiore del male, e aggiunge ingiustizia a ingiustizia.

Le LEGGI LE SCRIVONO I POLITICI. L’eccessiva durata dei processi è da ascrivere anche e soprattutto alle leggi ipergarantiste che permettono agli avvocati della difesa di protrarre all’infinito i processi, avvalendosi di eccezioni e codicilli (SCRITTI DAI POLITICI, CHE SPESSO SONO GLI AVVOCATI DIFENSORI DI INQUISITI CHE SIEDONO ANCH’ESSI IN PARLAMENTO ) che garantiscono l’impunità ai delinquenti.

Non mi risulta che questo Governo e quelli precedenti abbiano scritto una sola legge seria per rendere il processo più rapido e più rispondente alle esigenze dei cittadini.
Non vedo cosa abbiano a che fare con la rapidità del processo provvedimenti come:
1) INDULTO (votato anche da Forza Italia)
2) TENTATIVO DI LIMITARE LE INTERCETTAZIONI A REATI CHE PREVEDANO PENE SUPERIORI AI 10 ANNI (restano esclusi tutti i reati contro la pubblica amministrazione, finanziari, fiscali)
3) Leggi finanziarie che tagliano le risorse destinate alla giustizia e alle forze di polizia.
4) Numerose leggi ad personam che hanno di fatto depenalizzato tutti i reati tipicamente commessi dai colletti bianchi dimezzando le pene previste, ormai irrisorie (abuso d’ufficio, corruzione, falso in bilancio ecc)

Se dobbiamo proprio parlare di garantismo, vorrei che si pensasse a GARANTIRE LA COLLETTIVITA’ dalle RUBERIE E SPRECHI DI UNA CLASSE POLITICA CORROTTA E IMMORALE. Ma nessuno ne parla, di un simile garantismo.
Se non esistesse un grave problema relativo alla selezione e alla moralità della classe dirigente , l’Italia non avrebbe IL TERZO DEBITO PUBBLICO AL MONDO.

Irene

Anonimo ha detto...

Per Mauro 2,

non ti risulta che sia attualmentecandidato per il PDL perché si tratta di una decisione ancora lontana nel tempo, per le elezioni europee. Ho mutuato la notizia da un'intervista resa al Corriere della sera dello stesso Del Turco, né io l'ho mai data per certa. ne riparleremo quando ci saranno le elezioni europee.Lungi dall'apprezzare le "elucubrazioni mentali", come tu gentilmente le hai definite solo perché non sono d'accordo con te, stavo semplicemente commentando una notizia, data dallo stesso Del Turco. Quanto alle cose cattive dette dal solito anonimo, non merita nemmeno una risposta, tanto sono povere nell'argomentazione. Si può essere in disaccordo senza aggredire e dire cattiverie, che nulla c'entrano con l'argomentazione politica.

Eccoti il brano dell'intervista:
Torniamo a Veltroni: lei ha una straordinaria possibilità per vendicarsi del suo silenzio. «Sarebbe?». Accettare la candidatura nel Pdl alle prossime elezioni europee. «L'ho letta, questa ipotesi. Sembra che qualche esponente del rango di Cicchitto e Sacconi stia pensando, effettivamente, a me». E lei? «Direi che è un poco prematuro fare questi discorsi... certo...». Certo? «Io tornerò a fare politica ovunque sia possibile farlo da riformista». Anche nel Pdl? «Guardi che il Pdl non è schiacciato, come si tende a dire, dal peso di Berlusconi... Perché nel Pdl, per esempio, davanti a una questione come quella della riforma della Giustizia, c'è dialettica, c'è spazio per le idee, c'è...». Va bene, onorevole. Capito. "

Fabrizio Roncone
14 dicembre 2008

dal sito del corriere della sera, dsponibile full text in internet

Anonimo ha detto...

Caro Mauro
stai attento a quello che dici, perché dietro la siepe c é sempre la solta signora bene informata che, appena sei a tiro, ti impallina e ti manda a casa col referto di 30 gg s.c.
Stai zitto e incassa.
Devi sapere che la signora non è di sinistra, ma il problema sta nell'accorgersene.
E tu pregala, imitando il celebre regista, Moretti, suo "compagno" di banco nella scuola di mistica comunista, esclamando: "...ma di' qualcosa di destra!".
Pertanto, fino a quel momento, vai scuola, studia! (come dice quel suo collega che ogni tanto dà del Caz...ro a chi non è daccordo con lui). Preparati bene, perché questi sinistri, come vedi, ti sciorinano articoli, leggi, princìpi (sacrosanti: cioè che fanno comodo a Loro), moniti, smentite, e quanto altro con una sicumera degna di Napoleone quando con lo sguardo dominava dall'alto di un colle il campo di battaglia.
Hai sentito? Se qualche giudice "disinvolto" ti manda l'avviso di garanzia, Eh!, ringrazia Dio se non finisci ai "Piombi" di Venezia e si limita a darti la semplice scomunica: l'interdizione perpetua dai pubblici uffici.
Perché, secondo i nostri sinistri, che non sbagliano mai, data la patente di infallibilità, basta il semplice SOSPETTO per farti fuori dall'agone politico. Sistema molto comodo per mettere da una parte quelli antipatici e fare largo agli amici e ai compagni di merende.
Non per niente si chiamano "Democratici".
E chi non beve con me, peste lo colga!

Anonimo ha detto...

Commenti frettolosi, e non innocenti, dimenticano che:

a. l’avviso di garanzia o la custodia cautelare non sono neanche indizi di colpevolezza;

b. la privazione cautelare della libertà è possibile, secondo la legge, solo se c’è concreto pericolo di fuga, rischio di reiterazione, per reati di sangue e pericolosi, o di effettivo inquinamento delle prove;

c. sia la disposizione che il venir meno delle misure cautelari non hanno nulla a che vedere con l’accertamento dei fatti, che spetta ad un tribunale vero (fra anni!). ...

DAL POST CHE PRECEDE

Anonimo ha detto...

.... non sono d’accordo con te, perché il rimedio che proponi (candidare a incarichi pubblici coloro che sono indagati proprio per reati contro la pubblica amministrazione, permettere che CONDANNATI DEFINITIVI siedano in Parlamento) è peggiore del male, e aggiunge ingiustizia a ingiustizia......

Presunti!!! COLPEVOLI che forse potrebbero venire CONDANNATI DEFINITIVAMENTE
Giustamente (saggezza popolare) a Livorno si dice
"Se la mi' nonna aveva le rote era un carretto!!!". OK?

siamo sempre nel campo del SE ... del POSSIBILE dell'INCERTO del VAGO del SUPPOSTO del FORSE del
SOSPETTO!!!

SOSPETTO?
La Bocca del Leone;
Stalin;
Hitler;
Castro;
Mio Mao ... & C.ni
Ok?

Anonimo ha detto...

da il Giornale

Il Duomo diventa meta dell’oltraggio islamico
di Salvatore Scarpino

Una brutta giornata, quella di ieri per Milano, Italia. Migliaia di palestinesi hanno invaso il centro per manifestare contro l'attacco israeliano ad Hamas nella striscia di Gaza. Hanno bruciato bandiere con la stella di David, hanno bruciato vessilli con stelle e strisce dell'Amerika odiata, con la interessata collaborazione dei comunisti di Rifondazione, spazzati dalla volontà popolare, ma sostenuti da un odio tenace che li collega all'esperienza infame di una dittatura condannata dalla storia.
La storia, quali delitti si compiono contro le sue lezioni. Striscioni e slogan dei manifestanti palestinesi paragonavano lo stato di Israele al Terzo Reich, una similitudine oltraggiosa che spiega a quali aberrazioni può condurre la predicazione dell'odio perseguita con la tenacia che le cause ignobili non meritano.
Ma c'è stato anche un altro oltraggio, un atto di prepotenza e di inciviltà che ci tocca direttamente, come italiani rispettosi di tutti e però consapevoli, si spera, dei nostri diritti e delle prerogative della nostra civiltà.
Una strategia precisa ha indotto i manifestanti palestinesi, più numerosi del previsto, con un rinforzo di militanti, italiani e arabi, entrati in campo all'ultimo momento, a forzare i limiti preassegnati alla manifestazione e ad irrompere sul sagrato del Duomo per una preghiera non preannunciata e tutto sommato intimidatoria. È comprensibile che le forze dell'ordine, in un delicato contestato politico-diplomatico, non abbiano contrastato la forzatura. Una preghiera, cosa volete che sia una preghiera? Ma si dà il caso che di fronte a quell'invasione si sono serrate le porte del Duomo. Per comprensibili motivi di sicurezza. Ve l'immaginate una processione di cristiani nella spianata davanti a una delle più importanti moschee dell'Islam?
Noi non siamo fermi alle Crociate, ma certi integralisti islamici sì. Credono ancora, vogliono credere che l'Occidente sia guidato da Goffredo di Buglione e cercano la rivincita in una jihad infinita. La preghiera sul sagrato del Duomo è un gesto dimostrativo, esemplare che i siti internet dell'integralismo islamico canteranno fino al più sperduto villaggio del Pakistan, dell'Ran, dell'Irak e dell'Indonesia, ovunque vigili l'occhio di Al Qaida.
Non siamo fermi alle Crociate e non esageriamo. Ma non possiamo sorvolare sul fatto che a guidare la preghiera sul sagrato sia stato l'imam Abu Imad, il predicatore della moschea di viale Jenner, già noto alla polizia e alla magistratura. Questo religioso, si fa per dire, ha avuto, il 20 dicembre del 2007, la condanna a 3 anni e otto mesi per associazione a delinquere aggravata dalla finalità di terrorismo internazionale. È stato ritenuto colpevole di avere collaborato a organizzare attentati in Italia e all'estero attraverso la costituzione di una cellula legata al «Gruppo salafita per la predicazione e il combattimento». Condanna confermata in appello nel novembre scorso.
In quale Paese viviamo? A un simile cattivo maestro è consentito muoversi, forzare i cordoni delle forze dell'ordine, predicare nel segno dell'odio in uno dei luoghi significativi della tradizione cristiana, per negarla e intimidirla. Siamo democratici, ma la scelta convinta di questo sistema non comporta essere imbelli e indifesi.

Anonimo ha detto...

non meriti nemmeno una risposta. Solo compassione.

Irene

Anonimo ha detto...

ps.: il mio commento sconsolato precedente è riferito a Mister Stalin - Mao mao - Ok

Irene

Anonimo ha detto...

"a. l’avviso di garanzia o la custodia cautelare non sono neanche indizi di colpevolezza"


hai ragione, caro amico. IL PM e il Giudice per le indagini preliminari sono dei sadici che si divertono a incarcerare le persone senza che a loro carico vi sia alcuna prova, non devono rispettare la legge, non motivamno mai le loro decisioni. La guardia di finanza e le forze di polizia si divertono ad effettuare lunghe e complesse indagini per anni raccogliendo prove fantasiose per il gusto masochista di leggere articoli e commenti come questo. Ho semplicemente osservato che, se questi politici, indagati PER GRAVI CAPI DI IMPUTAZIONE, dovessero essere colpevoli (ESISTE ANCHE QUESTA POSSIBILITA'!), il danno per la collettività sarebbe enorme, e che è una vergogna che in un paese civile i partiti, tutti, non applichino principi etici e non controllino l'operato dei loro membri. Buon senso, appunto quello che manca.

Irene

Anonimo ha detto...

p.s.2: all'anonimo Stalin, micio mao
non risponderò più ai tuoi commenti.puoi evitarti la fatica e il livore.

Irene

Anonimo ha detto...

Signora,
non mi sono mai interessate le sue livide risposte.
Faccia come meglio crede.

Anonimo ha detto...

Oggi Rai3 ci ha regalato una vera chicca. Ore 12:45 (indovina chi c’è oggi a pranzo?). Corrado Augias, con la solita “eleganza” , così, come niente fosse, ha servito il piatto forte della settimana: due ospiti ben noti per la loro neutralità ed imparzialità, due personaggi che mai, e dico, poi mai, hanno partecipato all’agone politico. Chi saranno questi due illustri ospiti che posseggono la rara dote di dare giudizi precisi, imparziali, disinteressati? L’arbitro Moreno, nell’ascoltarli, rimarrebbe sconcertato! E pensare, direbbe fra sé e sé, che il brevetto dell’imparzialità pensavo che spettasse solo a me! E invece …
Piatto del giorno (piatto unico): la preghiera (!!??!!) dei Musulmani in Piazza del Duomo a Milano.
Ospiti del salotto buono: Dario Fò e gentile Signora, Franca Rame.
Grandi sorrisi di Dario: bella manifestazione! Davvero bella! Stupenda! Complimenti alla città di Milano (!!)!!!
Come in un canone a due voci, alla sviolinata del gran Fò si univa quella della Franca: ma certo, certo, certo! Cose che riempiono il cuore di gioia, anzi di GIOIA!!! Vedere tutte quelle brave persone guidate dall’Iman della Moschea di viale Jenner (ma non è indagato per terrorismo? Forse la Franca non ne è al corrente); com’erano carini! Tutti accaniti contro Israele che stufa di prendere in testa i razzi di Hamas ad un certo punto ha perso la pazienza! (pazienza ci vuole, pazienza!). Ma perché prendersela con quei poveri terroristi, che poi, non sono tanto terroristi, perché stanno sempre in mezzo alla popolazione civile. E diamine!
Insomma una manifestazione proprio bella, bellissima, democratica, multiculturale e multietnica. Ma che volete di più? C’era pure l'Ucoii, quell'organizzazione (che Dio ce la conservi) che vuole far fuori il Crocefisso (via! il Crocefisso!), quell’organizzazione il cui capo ha "dimostrato" che il crocefisso altro non è che un cadaverino inchiodato su un pezzo di legno. Magnifico!
Forse è il primo passo per poter andare in pellegrinaggio in uno dei loro paesi e manifestare contro Hamas davanti ad una moschea. O no?
Bella trasmissione. Commovente. Degna di elogio per imparzialità e per vivacità di discussione. Dario-Franca-Corrado: idee diverse a confronto. Come si dice: un po’ di qua e un po’ di qua. Tutto di qua.
E le stelle stanno a guardare.
E i fessi stanno a pagare (l’abbonamento Rai).
RAI: DI TUTTO DI PIU’ (“più peggio” -scusate la licenza- di così!).
Chiusa finale:
e pensare che credevo (tutta fantasia) che al governo ci fosse anche la Lega!!!

Anonimo ha detto...

di Italo Calvino, 1980


"C’era un paese che si reggeva sull’illecito.

Non che mancassero le leggi, né che il sistema politico non fosse basato su principi che tutti più o meno dicevano di condividere.

Ma questo sistema, articolato su un gran numero di centri di potere, aveva bisogno di mezzi finanziari smisurati (ne aveva bisogno perchè quando ci si abitua a disporre di molti soldi non si è più capaci di concepire la vita in altro modo) e questi mezzi si potevano avere solo illecitamente, cioè chiedendoli a chi li aveva in cambio di favori illeciti.

Ossia, chi poteva dar soldi in cambio di favori, in genere già aveva fatto questi soldi mediante favori ottenuti in precedenza; per cui ne risultava un sistema economico in qualche modo circolare e non privo di una sua autonomia.

Nel finanziarsi per via illecita, ogni centro di potere non era sfiorato da alcun senso di colpa, perchè per la propria morale interna, ciò che era fatto nell’interesse del gruppo era lecito, anzi benemerito, in quanto ogni gruppo identificava il proprio potere col bene comune; l’illegalità formale, quindi, non escludeva una superiore legalità sostanziale.

Vero è che in ogni transazione illecita a favore di entità collettive è usanza che una quota parte resti in mano di singoli individui, come equa ricompensa delle indispensabili prestazioni di procacciamento e mediazione: quindi l’illecito che, per la morale interna del gruppo era lecito, portava con sé una frangia di illecito anche per quella morale.

Ma a guardar bene, il privato che si trovava ad intascare la sua tangente individuale sulla tangente collettiva, era sicuro di aver fatto agire il proprio tornaconto individuale in favore del tornaconto collettivo, cioè poteva, senza ipocrisia, convincersi che la sua condotta era non solo lecita ma benemerita.

Il paese aveva nello stesso tempo anche un dispendioso bilancio ufficiale, alimentato dalle imposte su ogni attività lecita e finanziava lecitamente tutti coloro che lecitamente o illecitamente riuscivano a farsi finanziare.

Poiché in quel paese nessuno era disposto non diciamo a fare bancarotta, ma neppure a rimetterci di suo (e non si vede in nome di che cosa si sarebbe potuto pretendere che qualcuno ci rimettesse), la finanza pubblica serviva ad integrare lecitamente in nome del bene comune i disavanzi delle attività che sempre in nome del bene comune si erano distinte per via illecita.

La riscossione delle tasse, che in altre epoche e civiltà poteva ambire di far leva sul dovere civico, qui ritornava alla sua schietta sostanza di atto di forza (così come in certe località all’esazione da parte dello Stato si aggiungeva quella di organizzazioni gangsteristiche o mafiose), atto di forza cui il contribuente sottostava per evitare guai maggiori, pur provando anziché il sollievo del dovere compiuto, la sensazione sgradevole di una complicità passiva con la cattiva amministrazione della cosa pubblica e con il privilegio delle attività illecite, normalmente esentate da ogni imposta.

Di tanto in tanto, quando meno ce lo si aspettava, un tribunale decideva di applicare le leggi, provocando piccoli terremoti in qualche centro di potere e anche arresti di persone che avevano avuto fino ad allora le loro ragioni per considerarsi impunibili.

In quei casi il sentimento dominante, anziché di soddisfazione per la rivincita della giustizia, era il sospetto che si trattasse di un regolamento di conti di un centro di potere contro un altro centro di potere.

Così che era difficile stabilire se le leggi fossero usabili ormai soltanto come armi tattiche e strategiche nelle guerre tra interessi illeciti oppure se i tribunali per legittimare i loro compiti istituzionali dovessero accreditare l’idea che anche loro erano dei centri di potere e di interessi illeciti come tutti gli altri.

Naturalmente, una tale situazione era propizia anche per le associazioni a delinquere di tipo tradizionale, che coi sequestri di persona e gli svaligiamenti di banche si inserivano come un elemento di imprevedibilità nella giostra dei miliardi, facendone deviare il flusso verso percorsi sotterranei, da cui prima o poi certo riemergevano in mille forme inaspettate di finanza lecita o illecita.

In opposizione al sistema guadagnavano terreno le organizzazioni del terrore che usavano quegli stessi metodi di finanziamento della tradizione fuorilegge e con un ben dosato stillicidio d’ammazzamenti distribuiti tra tutte le categorie di cittadini illustri e oscuri si proponevano come l’unica alternativa globale del sistema.

Ma il loro effetto sul sistema era quello di rafforzarlo fino a diventarne il puntello indispensabile e ne confermavano la convinzione di essere il migliore sistema possibile e di non dover cambiare in nulla.

Così tutte le forme di illecito, da quelle più sornione a quelle più feroci, si saldavano in un sistema che aveva una sua stabilità e compattezza e coerenza e nel quale moltissime persone potevano trovare il loro vantaggio pratico senza perdere il vantaggio morale di sentirsi con la coscienza a posto.

Avrebbero potuto, dunque, dirsi unanimemente felici gli abitanti di quel paese se non fosse stato per una pur sempre numerosa categoria di cittadini cui non si sapeva quale ruolo attribuire: gli onesti.

Erano, costoro, onesti, non per qualche speciale ragione (non potevano richiamarsi a grandi principi, né patriottici, né sociali, né religiosi, che non avevano più corso); erano onesti per abitudine mentale, condizionamento caratteriale, tic nervoso, insomma non potevano farci niente se erano così, se le cose che stavano loro a cuore non erano direttamente valutabili in denaro, se la loro testa funzionava sempre in base a quei vieti meccanismi che collegano il guadagno al lavoro, la stima al merito, la soddisfazione propria alla soddisfazione di altra persone.

In quel paese di gente che si sentiva sempre con la coscienza a posto, gli onesti erano i soli a farsi sempre gli scrupoli, a chiedersi ogni momento che cosa avrebbero dovuto fare.

Sapevano che fare la morale agli altri, indignarsi, predicare la virtù sono cose che riscuotono troppo facilmente l’approvazione di tutti, in buona o in mala fede.

Il potere non lo trovavano abbastanza interessante per sognarlo per sè (o almeno quel potere che interessava agli altri), non si facevano illusioni che in altri paesi non ci fossero le stesse magagne, anche se tenute più nascoste; in una società migliore non speravano perchè sapevano che il peggio è sempre più probabile.

Dovevano rassegnarsi all’estinzione? No, la loro consolazione era pensare che, così come in margine a tutte le società durate millenni s’era perpetuata una controsocietà di malandrini, tagliaborse, ladruncoli e gabbamondo, una controsocietà che non aveva mai avuto nessuna pretesa di diventare “la” società, ma solo di sopravvivere nelle pieghe della società dominante ed affermare il proprio modo di esistere a dispetto dei principi consacrati, e per questo aveva dato di sé (almeno se vista non troppo da vicino) un’immagine libera, allegra e vitale, così la controsocietà degli onesti forse sarebbe riuscita a persistere ancora per secoli, in margine al costume corrente, senza altra pretesa che di vivere la propria diversità, di sentirsi dissimile da tutto il resto, e a questo modo magari avrebbe finito per significare qualcosa di essenziale per tutti, per essere immagine di qualcosa che le parole non sanno più dire, di qualcosa che non è stato ancora detto e ancora non sappiamo cos’è."

Irene

Anonimo ha detto...

Molto bello il brano di Calvino!
Saluti
L'Innominato

Anonimo ha detto...

Mi fa piacere, caro Innominato,
che tu lo abbia apprezzato, ne ero certa.
Sto leggendo gli scritti corsari di Pasolini. Come sono tremende quelle parole, scritte agli inizi degli anni settanta, che ritraevano con una lucidità quasi allucinata l'orrore dell'esercizio del potere in Italia, mediocre, sempre incline al compromesso, opportunista, profondamente corrotto. le sue parole si attagliano perfettamente alla situazione che stiamo vivendo, in una maniera sconcertante. Ti suggerisco vivamente di leggerlo.
ciao,
Irene

Anonimo ha detto...

Ci vuole una riforma della giustizia. Subito. Ma solo in certi casi.

di Bruno Tinti

"Il sindaco è stato arrestato, l’onorevole è stato iscritto nel registro degli indagati, il ministro è stato intercettato.
Ci vuole una riforma della giustizia. Subito.
Il tribunale della libertà ha deciso che il sindaco (che ha dato le dimissioni) non potrà commettere altri reati di corruzione, motivo per il quale il GIP lo aveva arrestato; e quindi lo scarcera. Dunque il sindaco è innocente, il PM (e il GIP) un persecutore.
Ci vuole una riforma della giustizia. Subito.
Il tribunale ha condannato l’onorevole per favoreggiamento semplice mentre il PM aveva chiesto la condanna per favoreggiamento di mafiosi. Il PM ha commesso un grave errore e l’onorevole è stato ingiustamente perseguitato.
Ci vuole un riforma della giustizia. Subito.
La corte d’appello ha deciso che onorevoli e ministri sono responsabili di corruzione, turbativa d’asta, concussione e favoreggiamento; però ha escluso l’associazione a delinquere. Non avevano progettato di dedicarsi in pianta stabile al malaffare, vi si dedicavano quando capitava. Sono stati perseguitati da una magistratura politicizzata.
Ci vuole una riforma. Subito.

A leggere i giornali e guardare le televisioni sembra che i giudici non facciano altro che processare i politici. Purtroppo non è vero. Sarebbe bello che il malaffare politico venisse effettivamente scoperto, tutto, e sanzionato. Ma più che la punta dell’iceberg non si riesce a trovare. Per il resto del tempo, per il 99 % del tempo, i giudici si occupano di un altro tipo di delinquenti, quelli comuni, i ladri, i rapinatori, gli spacciatori di droga, gli assassini. Si occuperebbero anche di delinquenti border line, gli evasori fiscali, i falsificatori di bilancio, i bancarottieri; ma questi spesso appartengono all’altra categoria di delinquenti, quella dei politici, e allora la legge è congegnata in modo che questi processi non si riescano a fare.

Sicché i giudici si occupano prevalentemente di delinquenti comuni. Li perquisiscono, li pedinano, li intercettano, li arrestano, li processano. Talvolta li condannano, talaltra no. Talvolta il PM chiede al GIP di arrestare quel rapinatore che è stato riconosciuto da tre testimoni mentre un quarto ha avuto dei dubbi; e il GIP non lo arresta perché, dice, le prove della sua colpevolezza non sono poi così sicure. Talvolta dalle intercettazioni si scopre che ci sono altri delinquenti che prima non si conoscevano; e quindi il PM chiede al GIP di arrestarli e il GIP emette il suo bravo provvedimento di cattura. Talvolta il PM chiede al tribunale una condanna a 10 anni per associazione a delinquere e una quindicina di episodi di spaccio; e il tribunale condanna a 5 anni per 10 episodi di spaccio e assolve per l’associazione a delinquere. Talvolta addirittura il PM chiede l’assoluzione: non ci sono prove sufficienti signor giudice; e il giudice assolve.

Tutto questo succede centinaia di volte al giorno in centinaia di tribunali, di corti d’appello, di procure: si chiama amministrazione della giustizia; funziona così. I giudici studiano le carte, interrogano i testimoni, fanno perizie, ascoltano telefoni, insomma fanno il loro lavoro. E poi decidono. E speriamo che decidano bene, come in genere fanno. Qualche volta decidono male, si sbagliano; e il sistema (l’appello, la cassazione, il tribunale della libertà) prova a controllare gli errori. Magari poi il primo giudice non aveva sbagliato, anzi aveva proprio ragione, e sbaglia il secondo. Ma va bene così, quella che conta è l’ultima sentenza. E se è sbagliata? Beh, intanto non lo sappiamo se è sbagliata; e poi è l’ultima, questa è la legge, è questa quella che conta.

Qualcuno ha mai sentito i politici preoccuparsi della necessità delle riforme quando un assassino è stato assolto, un spacciatore scarcerato, un ladro acchiappato e messo in prigione su due piedi? Anzi, quale lassismo, quante pene miti! E la certezza della pena? Con tutti questi condannati e subito scarcerati? E le intercettazioni che hanno permesso di scoprire un intero clan dedito allo sfruttamento di tante povere ragazze violentate e buttate sulla strada? E la retata delle forze dell’ordine che ha arrestato 83 mafiosi e sequestrato un intero arsenale (esibito in bella fila sul tavolo della caserma)? Qui sì che lo Stato ha dato la sua risposta ai poteri criminali: una capillare indagine condotta da … coordinata da… ha permesso di smantellare etc. etc. Naturalmente a seguito di perquisizioni, sequestri, catture e … e intercettazioni.

Allora. Possibile che nessuno si chieda come mai la “riforma subito” sembra necessaria solo quando i delinquenti su cui si indaga o che si processa sono politici?
Voglio dire: magari una riforma è necessaria; per la verità io, che un poco me ne intendo, potrei indicare varie centinaia di riforme legislative, parecchie decine di assetti organizzativi da adottare domani, anzi oggi. Ma, prima di occuparsi di queste riforme (che ovviamente non hanno nulla a che fare con quelle che i politici illustrano con una sicurezza pari alla loro ignoranza), dovremmo chiederci perché l’idea della “riforma subito” gli viene sempre quando si tratta di un sindaco arrestato, di un onorevole iscritto nel registro degli indagati, di un ministro intercettato.

Il tormentone delle intercettazioni è un buon test che raccomando alla riflessione di tutti.
Allora: le intercettazioni si debbono fare per i reati di corruzione, peculato, concussione e in genere per i reati contro la pubblica amministrazione? Oppure no?.
Ma che razza di domanda è?
Il problema, semmai, dovrebbe essere: le intercettazioni servono per scoprire i reati e incastrare i colpevoli? Se si, allora si tratta di uno strumento di indagine che deve essere utilizzato sempre; se no, si tratta di un’attività inutile e costosa che dobbiamo abbandonare.
Una volta deciso che le intercettazioni sono uno strumento di indagine utile (non solo nemmeno Berlusconi ha mai detto che si tratta di uno strumento di indagine inutile; ma proprio il fatto che le vuole riservare ai reati di terrorismo e mafia dimostra che anche lui lo sa, che si tratta di strumenti di indagine necessari), porsi il problema dei reati per cui consentire le intercettazioni e di quelli per cui non consentirle significa solo decidere che alcuni reati li vogliamo scoprire e altri no.
Quindi, secondo i nostri politici, va bene scoprire terrorismo e mafia e mettere in prigione terroristi e mafiosi; ma scoprire corruttori, corrotti, falsificatori di bilanci, turbatori d’asta e metterli in prigione, questo no.

Mi pare di sentirli (come ci si abitua a tutto!): “Il punto è che le intercettazioni sono uno strumento invasivo della privacy e dunque solo in casi gravissimi si deve accettare che la vita privata delle persone venga violata. Quindi accettiamo malvolentieri questa aggressione all’intimità dei cittadini per reprimere reati gravissimi; ma non siamo disposti a pagare questo prezzo per reati come la corruzione e le sue sorelline”.

E già; quindi va bene intercettare le comunicazioni dei cittadini per il furto pluriaggravato (3 giovanotti che vanno a rubare le macchine parcheggiate sulla pubblica via – reato di cui agli artt. 110, 624, 625 n. 2 e 7 codice penale); va anche bene intercettare per il reato (una contravvenzione) di molestie (art. 660 codice penale); e poi va bene intercettare per una rapinetta alle poste o per lo spaccio di un centinaio di dosi di coca.

Però, ma che volete che sia una tangente, un finanziamento al partito, un appalto fatto vincere a un amico, un dirigente o un amministratore messo in qualche ente pubblico o sbattuto via da qualche ente pubblico. Robetta, non si può violare la privacy di tanti cittadini che hanno diritto alla tutela della loro vita privata etc. etc..

Ecco, se, prima di pensare alla “riforma della giustizia subito” si cominciasse a pensare “ma perché questi vogliono la “riforma della giustizia subito” solo in certi casi?”, si farebbe qualche passo avanti sulla strada, tanto per cominciare, del voto consapevole. Alle prossime elezioni...
Mah, mi sto spaventando da solo."

Irene

Anonimo ha detto...

Il vizietto, quando Tonino si faceva dar casa dai suoi inquisiti
http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=319998

Caso Napoli, Di Pietro davanti ai pm
http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=320008

Anonimo ha detto...

Caro Direttore,
eccomi ancora qui a rispondere alle altre domande che domenica scorsa Lei mi ha pubblicamente formulato. Come ha detto Lei, “abbiamo fatto trenta, facciamo trentuno”. Anzi, giacchè ci siamo, facciamo “trentadue”, visto che nel frattempo quelli de “Il Giornale” mi hanno sparato altra melma addosso (miei presunti favoritismi da Ministro). Eccomi, dunque, pronto a rispondere alle sei domande che mi ha posto (più una) carte e documenti alla mano che ovviamente le metto a disposizione come ho già fatto l’altra volta.
Prima domanda: “come potè acquistare la casa di Bergamo all’Inail se la legge glielo impediva?”.
Risposta: E chi l’ha detto che la legge me lo impediva? Ah sì, sempre quelli de “Il Giornale” ma sono frottole. Ricostruiamo i fatti. Il 10 novembre del 2004 ho partecipato ad un’asta pubblica, indetta dalla SCIP per conto dell’INAIL. Fra tanti altri immobili messi in vendita c’era anche un appartamento a Bergamo in via Locatelli 29. Trattavasi di una gara indetta per la seconda volta perché la prima era andata addirittura deserta (si vede che all’epoca nessuno lo voleva a quel prezzo). Il prezzo a base d’asta era di 204.085,00 euro. Io feci un’offerta di euro 261.661,00 che risultò essere la più alta. Il secondo in graduatoria offrì 245.000,00 euro. L’ufficiale rogante però assegnò inizialmente l’asta al secondo in graduatoria perché ritenne non sufficiente la documentazione da me fatta produrre. Feci ricorso e sia il TAR che il Consiglio di Stato mi dettero totalmente ragione. Fu così che finalmente il giorno 16 marzo 2006 sottoscrissi davanti al notaio Santangelo di Bergamo il relativo atto notarile di compravendita, subito dopo il verbale di aggiudicazione.
Tutto qui. Cosa mai c’è di illegale o di sbagliato in tutto questo? Ah sì, secondo quelli de Il Giornale ci sarebbe che io non avrei potuto partecipare a quella gara in quanto “pubblico amministratore” e quindi “la legge me lo impediva”. Ma non è vero che io all’epoca fossi un pubblico amministratore. Non lo ero né alla data in cui è avvenuta la gara (10 novembre 2004) né alla data in cui è avvenuto il rogito notarile (16 marzo 2006). Come a tutti noto, divenni Ministro della Repubblica – e cioè Pubblico amministratore - il giorno 17 maggio 2006! Peraltro all’epoca (nel 2004 e fino al 10 aprile 2006) non ero nemmeno parlamentare italiano. Ero sì parlamentare europeo ma dove sta scritto che un parlamentare europeo (o italiano che sia) per ciò solo non possa partecipare ad una gara? Nessuna legge lo vieta in quanto appunto gli eletti non sono per ciò solo anche pubblici amministratori. Pure le pietre sanno che sono Pubblici Amministratori i Ministri e gli assessori comunali, provinciali e regionali in carica ma non anche i consiglieri comunali, provinciali o regionali e nemmeno i semplici parlamentari.
Sempre con riguardo a questa vicenda, mi è stato pure contestato che io mi sarei servito di un “prestanome”, ma nemmeno questo è vero. In gergo tecnico - ed ancor più in quello comune e giornalistico - per “prestanome” si intende un “uomo di paglia” una “testa di legno”, una persona insomma che viene messa a capo di una qualche attività imprenditoriale o di una proprietà immobiliare per occultare chi ne è il reale beneficiario o proprietario. Invece nel caso di specie il “disciplinare d’asta pubblica” ed il relativo “modulo di partecipazione” predisposti della SCIP prevedevano la possibilità di avvalersi, ai sensi del’art. 1401 e segg. c.c., dell’ istituto del “contratto per persona da nominare” per l’espletamento delle formalità preliminari e solo per il tempo necessario ad esse: da nominare appunto, e non da nascondere, occultare, rendere inconoscibile. Ho allora incaricato Claudio Belotti a partecipare alla gara per mio conto (e solo per queste preliminari formalità). Poi al momento dell’aggiudicazione (nello stesso giorno) ho provveduto, come prevede la legge, anche ad indicare la mia persona come acquirente ed infatti l’atto di compravendita è stato fatto esclusivamente e direttamente a mio nome (come da atto notarile che le invio). Non vi è mai stato fatto quindi alcun acquisto per interposta persona o per “prestanome” che dir si voglia.
Seconda domanda: come spiega la doppiezza fra l’associazione IDV e il Movimento politico IDV?
Risposta: Ma non vi è alcuna doppiezza. Sono la stessa cosa. Come potrà anche Lei riscontrare dalla documentazione che Le metto a disposizione, essi hanno un unico codice fiscale ed unica partita IVA; una unicità dei conti corrente ove sono stati fatti affluire i rimborsi elettorali e da cui sono state effettuate le relative spese elettorali e di gestione; una unicità dei bilanci presentati agli Organi di controllo (Camera dei Deputati e Corte dei Conti); una unicità dei rendiconti presentati con riferimento alle spese elettorali sostenute nelle varie campagne elettorali; una unicità di documentazione con la quale la Tesoriera ha depositato i rendiconti ed i bilanci agli Uffici della Camera dei Deputati; una ed una sola sede sociale, Milano (mentre quella di Roma, alla pari di tante altre sparse in giro per Italia è solo una sede politica e di rappresentanza).
Al di là dei documenti formali, sul piano sostanziale aggiungo che – se avessi voluto davvero trasferire ad altre associazioni i rimborsi elettorali ricevuti – ne avevo pure lo strumento legislativo a cui ovviamente non ho fatto mai – dico mai – ricorso. Il comma 4 dell’art. 39 quaterdecies del D.L. 30.12.2005 n. 273 convertito con modificazioni dalla legge 23.02.2006 n. 51 permette, infatti, ai partiti politici di poter cedere i propri crediti anche ad altre realtà politiche e culturali (a proposito, ma perchè qualcuno in Parlamento nel febbraio 2006, pensò di emanare una norma del genere?).
Faccio anche notare che tutti gli organi amministrativi e di controllo hanno sempre riscontrato la legittimità dello Statuto di IDV così come adottato e la correttezza delle appostazioni di bilancio e della rendicontazione presentata. In particolare, lo Statuto e l’atto costitutivo sono stati consegnati al Ministero dell’Interno a cui è stato depositato in occasione del deposito del simbolo e della presentazione delle liste; alla Camera dei Deputati,a cui sono stati depositati sia in sede di richiesta di rimborso che di presentazione di rendiconto delle spese sostenute ed ancora più in generale ogni anno in occasione della presentazione periodica dei bilanci annuali. E’ stata la stessa Camera dei Deputati, investita formalmente della questione, ad affermare con deliberazione n. 35 del 29 luglio 2008 (che ovviamente pure Le invio) che “l’asserita distinzione soggettiva tra Associazione e Movimento Italia dei Valori non risulta allo stato rilevante ai fini del soggetto elettorale avente titolo ai rimborsi (e cioè la lista elettorale “Italia dei Valori – Lista Di Pietro”) e delle persone fisiche titolate a ricevere i rimborsi per conto di detta lista”.
Insomma per noi di IDV il partito e l’associazione sono sempre stati la stessa cosa, un solo e medesimo soggetto giuridico. In sostanza, l’Italia dei Valori si è comportato alla stessa stregua di tanti altri partiti, prevedendo clausole statutarie di garanzia per metterlo al riparo dai tanti soggetti strani che girovagano di partito in partito alla ricerca di occasioni propizie per spillare qualche quattrino (come appunto si è cercato di fare da parte di alcuni anche ai danni di IDV). Confronti, la prego, gli Statuti degli altri e riscontrerà che – specie nella fase iniziale della loro nascita – hanno sempre previsto clausole di garanzia. Anche nello Statuto di IDV vigente fino all’altro ieri c’erano clausole di garanzia a maglie molto strette ma mi pare normale che ciò possa avvenire almeno all’inizio di un’avventura politica così complessa, qual è indubbiamente la costituzione ed il decollo di un partito ad aspirazione nazionale. Peraltro, ora che l’Italia dei Valori è finalmente diventato maggiorenne, mi è parso giusto modificare lo Statuto in quella parte in cui riservava ai soci fondatori specifiche ed esclusive clausole di salvaguardia (tra cui la tesoreria). Il nuovo Statuto, emanato anche grazie ai Suoi apprezzati consigli, è consultabile ora sul sito ufficiale del partito.
Terza domanda: come spiega la gestione dei contributi elettorali al partito? Chi li ha incassati?
Risposta: I contributi elettorali ricevuti sono stati sempre, solo ed esclusivamente incassati dal partito dell’Italia dei Valori . Ribadisco quanto ho già avuto modo di precisarLe e documentarle la volta scorsa: i contributi pubblici incassati da IDV a tutto il 2007 sono stati pari a 19.908.596 euro e sono stati incamerati nei suoi specifici conti corrente (e precisamente il c/c n.ro 10633 aperto presso la Banca S. Paolo di Napoli – ag. 1 Montecitorio ed il c/c n.ro 29695 presso il Credito Bergamasco di Bergamo). Sempre sugli stessi conti sono stati incassati a tutto il 2007 ulteriori 761.909,00 euro a titolo di interessi attivi e per contributi degli aderenti ed eletti del partito. Da questi medesimi conti corrente è anche uscito il denaro per pagare tutte le spese (che ad oggi, come pure Le ho specificato nella precedente mia lettera, ammontano a tutto il 2007 ad euro 16.233.853 (come da copia dei bilanci che pure le ho già messo a disposizione). Ovviamente la differenza attiva, pari a euro 4.436.652, trovasi tuttora depositata presso le due banche predette, sempre, solo ed esclusivamente su conti di IVD, come può rilevarsi dai relativi estratti conto.
Quarta domanda: come spiega che fosse lui, Di Pietro, ad approvare i rendiconti IDV, senza altri controlli?
Risposta: Eh no! Non è così. Una cosa sono le clausole statutarie restrittive a suo tempo inserite in via cautelativa, altra cosa è il sistema dei controlli. Questi ci sono stati eccome, a iosa, come posso dimostrare e documentare. Vediamo innanzitutto cosa prescrive la legge al riguardo. L’art 8 legge 2/1992 e art. 1 legge 157/99 prescrive che il Tesoriere ogni anno deve predisporre il relativo “Rendiconto di esercizio” e annesse “Relazione della gestione” e “Nota integrativa al rendiconto”. Questi documenti devono essere poi sottoposti al vaglio di un “Collegio dei Revisori dei Conti”, scelti da appositi elenchi pubblici, ai quali compete per legge il controllo formale e sostanziale della veridicità del bilancio e della correttezza della relazione predisposta dal Tesoriere. Dopo la loro positiva verifica, il Rendiconto (o bilancio che dir si voglia) deve essere pubblicato su due quotidiani, di cui almeno uno a tiratura nazionale (evidentemente allo scopo di rendere noto a qualsiasi associato ed a tutta la collettività la gestione economica del partito). Poi la documentazione, unitamente alla relazione dei Revisori dei Conti va trasmessa alla Camera dei Deputati per il successivo controllo pubblico. Controllo che viene effettuato dall’apposito “Collegio parlamentare per il controllo dei rendiconti dei partiti” previsto dal predetto art. 8, comma 14 legge 2/97. Infine le decisioni del Collegio vengono resi di dominio pubblico (anche nei siti della Camera e del Senato).
Per quanto riguarda le spese che i partiti sostengono in occasione delle campagne elettorali, esse vengono analiticamente valutate dalla “Corte dei Conti – Collegio di controllo sulle spese elettorali”.
Ebbene, nel caso specifico dell’Italia dei Valori, il Tesoriere del partito (on.le Silvana Mura) ha sempre adempiuto ai predetti adempimenti ed ha sempre reso noto a tutti gli iscritti e simpatizzanti – e tutti i cittadini – il contenuto della predetta documentazione attraverso la pubblicazione sul sito internet del partito (italiadeivalori.it) ove e’ presente una apposita sezione denominata “Bilancio e Finanze”. Le metto a disposizione al riguardo, gentile Direttore, copia della relazione del “Collegio dei revisori” per la gestione finanziaria relativa agli anni dal 2001 al 2007, ove si dà conto di tutti i controlli da loro effettuati (anche sui conti bancari e le relative corrispondenze) e del loro giudizio favorevole. Le invio anche la certificazione della Camera dei Deputati per gli anni dal 2001 al 2006, in cui il Collegio parlamentare di controllo certifica le regolarità dei nostri bilanci. Trasmetto infine il Referto del “Collegio di controllo sulle spese elettorali della Corte dei Conti” che pure conclude, dopo approfondita analisi e verifica dei conti, sulla bontà e regolarità di quelli dell’Italia dei Valori (a proposito, ma lo sa che, con riferimento ad altri partiti, in tutti questi anni ci sono stati e ci sono vari problemi?).
Infine mi preme far rilevare che – quantunque l’originario Statuto di IDV prevedesse norme restrittive per l’approvazione dei bilanci - in realtà io, in tutti questi anni, ho sempre condiviso tale responsabilità con le strutture nazionali del partito (di fatto quindi, sperando le stesse clausole statutarie), come può rilevarsi esemplificativamente proprio con riferimento al bilancio 2004 approvato dall’Esecutivo nazionale IDV con delibera del 18/6/2005, che metto a sua disposizione.
Come può constatare, Direttore, gli organi del partito sono sempre stati informati ed i controlli ci sono stati eccome – anche da soggetti terzi, con cui non ho né ho mai avuto alcun rapporto personale – ed essi hanno sempre certificato la correttezza della contabilità di IDV.
Quinta domanda: Come spiega il giallo dell’IDV che pagava l’affitto della sede di Roma alla famiglia Di Pietro?
Risposta: Nessun giallo. Tutto alla luce del sole e tutto regolare. Anzi, con vantaggi proprio per IDV e senza alcun fine speculativo da parte mia (che anzi mi sono fatto pure carico per i primi anni di vita del partito, di sostenerlo economicamente, anche fornendo gratis le relative sedi, come per esempio avvenne all’epoca in cui la sede di IDV era a Busto Arsizio).
Nel merito, è successo che nel 2005 il partito – che in quel periodo era in affitto a Roma in via dei Prefetti 19 – dovette provvisoriamente ed in via di urgenza trovare un’altra sistemazione in quanto il proprietario dell’immobile aveva dei problemi con la giustizia legati proprio a quella proprietà. Siccome io nel frattempo avevo acquistato – tramite la società ANTOCRI a me facente capo – un appartamento a Roma in via Principe Eugenio ho provveduto conseguentemente a metterla temporaneamente a disposizione del partito. La locazione è durata meno di due anni ed infatti dall’estate 2007 il partito ha trasferito la propria sede in via di S. Maria 12, sempre a Roma. L’affitto è avvenuto alla luce del sole, con ratei semestrali sempre regolarmente fatturati e per importi che ho volutamente tenere al di sotto di quelli di mercato, proprio per evitare critiche. L’Italia dei Valori non ha ricevuto alcun nocumento da tali affittanze. Ne è riprova il fatto che la locazione del nuovo ufficio ove IDV si è successivamente trasferita ed ove trovasi tuttora (in zona sì più centrale ma molto più piccolo) prevede un canone annuo di 78.000 euro, a fronte dei 54.000 euro che invece pagava prima (come da contratti e ricevute che le invio). Come può constatare la locazione di ANTOCRI ad IDV non era una speculazione finanziaria, come qualcuno ha voluto surrettiziamente insinuare. D’altronde, se non avessi affittato a IDV, ben avrei potuto affittare ad altri, quanto meno alle stesse condizioni.
Sesta domanda: come spiega che Di Pietro seppe in anticipo che Mario Mautone, Provveditore alle opere pubbliche in Campania, era sotto inchiesta a Napoli?
Risposta: Nessuno mi ha mai detto che Mautone era sotto inchiesta a Napoli e men che meno che era sotto intercettazione (almeno fino a quando non furono proprio alcuni giornali e agenzie a darne illecitamente notizia) . E’ semplicemente successo che, quando divenni Ministro delle Infrastrutture, il Ministero era stato diviso in due (l’altro, quello dei Trasporti, venne affidato al collega Bianchi) e quindi bisognava ridefinire gli organici. Io, allora, utilizzai l’occasione per prendere una nutrita serie di provvedimenti di “rotazione” e “trasferimenti” di dirigenti ministeriali della cui opportunità nel frattempo mi ero reso conto (alcuni perché da troppo tempo rivestivano lo stesso incarico, altri – specie nel “delicato Sud” - perché erano da troppo tempo nello stesso posto, altri perché destinatari di inchieste interne, segnalazioni ed esposti, altri ancora per scadenza del mandato ed altri infine perché ritenuti più adatti a rivestire certi ruoli o certi uffici (non tutti possono fare tutto, giacchè c’è chi è più portato a fare una cosa e chi un’altra). Ho preso tali decisioni in assoluta autonomia e nell’ambito delle responsabilità istituzionali che mi competevano proprio in quanto Ministro (magari facessero tutti così!). D’altronde in alcuni Ministeri (come per gli Interni, la Difesa e l’Economia) le “rotazioni” e i “trasferimenti” sono da sempre una prassi codificata (i questori, i prefetti e gli Ufficiali superiori dei Carabinieri e della Guardia di Finanza ne sanno qualcosa, con tutti i traslochi che devono sopportare).
Nell’ambito di questa complessa e complessiva operazione (riguardante decine di casi) ho provveduto a spostare anche l’ing. Mario Mautone che, da Capo del Provveditorato di Napoli (incarico che egli già rivestiva allorchè io divenni Ministro), è così passato a Capo della Direzione edilizia statale del Ministero e quindi con la stessa qualifica e con funzioni dirigenziali analoghe (d’altronde non averi potuto fare diversamente giacchè egli è un funzionario pubblico e la legge, i TAR ed il Consglio di Stato impongono che chi ha una certa qualifica debba occupare la relativa funzione). Le ragioni personali riguardanti l’inserimento anche dell’ing. Mautone nella “rotazione” non avevano nulla di trascendentale e riguardavano all’epoca solo apprezzamenti di opportunità rispetto a notizie e segnalazioni che erano pervenute al Ministero (peraltro anche di minore rilevanza rispetto a talune segnalazioni riguardanti altri dipendenti). Di esse, comunque, nello specifico renderò testimonianza alla magistratura se me ne farà richiesta, trattandosi (come Lei capirà bene) di atti interni d’ufficio, peraltro in costanza di attività giudiziaria ancora coperta da segreto istruttorio. Ribadisco, infine, che non ci sono mai stati rapporti – né personali né politici – tra me e Mautone. C’è stato solo e sempre un reciproco, doveroso e corretto rapporto istituzionale in relazione ai ruoli ed agli incarichi che ciascuno di noi rivestiva. E’ falso quindi che io l’abbia nominato in una Commissione di collaudo per favorirlo. Egli era un Dirigente del Ministero (anche tecnicamente qualificato ed esperto) e dovendo io formare tante Commissioni di collaudo – ho dato un incarico anche a lui che ne aveva anche meno degli altri. Provi a chiedere ai Sindacati di categoria interni al Ministero e avrà la riprova della trasparenza che riportai nel settore. Altrettanto stucchevole e denigratoria è l’affermazione – pure riportata da quelli de Il Giornale - secondo cui la prova Mautone “sarebbe un mio uomo” deriverebbe dal fatto che egli era presente ad una cerimonia pubblica a Montenero di Bisaccia per presentare i lavori di restauro di un’antica torre saracena diroccata. E chi altro del Ministero doveva esserci se non il funzionario competente, e cioè il Direttore dell’edilizia statale? E chi altri dovevo portarmi appresso, come Ministro, se non il funzionario Mautone che da Provveditore aveva programmato le fasi ed il progetto di restauro?
Settima domanda: mi riferisco all’ultima “perla” de “Il Giornale” secondo cui
avrei dato o comunque mi sarei interessato a far avere all’avv. Ascione di Brescia una consulenza da una società autostradale.
Risposta: Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire. Questa circostanza è già stata smentita in tutte le sedi. Ribadisco che non ho dato mai alcuna consulenza ministeriale ad Ascione, né mi sono mai interessato a fargliene avere da qualcuno. Ed infatti egli non ha avuto mai alcun incarico dal Ministero. Egli ha avuto un incarico dalla “società concessionaria autostradale Brescia-Padova” (che col Ministero non c’entra nulla) per assisterla nelle questioni legali che la vedevano contrapposta alla Commissione Europea ed all’Anas e, tramite essa, anche ai Ministeri delle Infrastrutture, dell’Economia ed al CIPE. L’avv. Ascione è un ex magistrato, ora noto ed affermato legale che esercita nel Veneto e che non aveva e non ha certamente bisogno di me per le sue relazioni. E’ illogico ed offende il senso comune solo pensare che tutti coloro che – avendo avuto, come Ascione, oramai quindici anni fa, rapporti con me da magistrato - ora se fanno un’altra cosa, questa debba dipendere da me. Altro non so e non posso dire proprio perché non ho avuto alcun ruolo ed alcun rapporto al riguardo e mi dispiace davvero per le umiliazioni a cui vengono sottoposte terze persone che non c’entrano nulla, solo per attaccarmi.
Fin qui la parte che riguarda me. Attendo ora quella che riguarda gli altri. Potrei fare mille esempi ma ne cito uno solo una a cui LIBERO potrebbe dare risalto: ma le pare giusto che il Parlamento abbia varato una legge che permette l’erogazione dei rimborsi elettorale per tutti e cinque gli anni della legislatura anche quando questa nel frattempo si è interrotta e ne è subentrata un’altra? I partiti, oggi, dopo la caduta del Governo Prodi, stanno prendendo i rimborsi elettorali sia per la vecchia legislatura che per la nuova. L’Italia dei Valori si impegna a fare in Parlamento una specifica battaglia politica per l’eliminazione di questo iniquo balzello.
dipietro@italiadeivalori.it